Pensione e Cartelle Esattoriali Non Pagate: Cosa Faccio?

Le cartelle esattoriali rappresentano uno strumento attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate Riscossione (AER) procede al recupero di crediti vantati nei confronti dei contribuenti. Quando tali debiti rimangono insoluti, possono sorgere implicazioni significative, specialmente in relazione alla pensione. Questo articolo approfondisce le conseguenze delle cartelle esattoriali non pagate sulla pensione e fornisce indicazioni su come gestire tali situazioni.

Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti di pensionati.

Cos’è una cartella esattoriale?

Una cartella esattoriale è un atto emesso dall’Agenzia delle Entrate Riscossione che intima al contribuente il pagamento di somme dovute a titolo di imposte, contributi o sanzioni. Essa rappresenta un titolo esecutivo che, in caso di mancato pagamento, può dar luogo a procedure esecutive come pignoramenti o ipoteche.

Quali sono le conseguenze del mancato pagamento di una cartella esattoriale?

Il mancato pagamento di una cartella esattoriale comporta una serie di conseguenze legali e finanziarie che possono incidere significativamente sulla situazione economica del debitore. La cartella esattoriale è un atto emesso dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AER) che intima al contribuente il pagamento di somme dovute a titolo di imposte, contributi o sanzioni. In caso di inadempimento, l’AER ha facoltà di attivare diverse procedure per recuperare il credito.

Una delle prime misure adottate è l’applicazione di sanzioni e interessi di mora. Questi incrementano l’importo originario del debito, rendendo più gravoso l’adempimento per il contribuente. Le sanzioni possono variare in base alla tipologia di tributo e al ritardo accumulato, mentre gli interessi di mora sono calcolati su base annuale e aggiornati periodicamente.

Se il debito rimane insoluto, l’AER può procedere con azioni cautelari, come l’iscrizione di ipoteca su beni immobili del debitore. L’ipoteca serve a garantire il credito e può essere iscritta anche sulla prima casa, purché il debito superi determinate soglie. Un’altra misura cautelare è il fermo amministrativo dei veicoli intestati al debitore, che ne impedisce la circolazione fino al saldo del debito.

In assenza di pagamento, l’AER può avviare procedure esecutive, tra cui il pignoramento dei beni del debitore. Il pignoramento può riguardare beni mobili, immobili, conti correnti, stipendi o pensioni. Per quanto riguarda il pignoramento dello stipendio o della pensione, la legge prevede limiti specifici: generalmente, è pignorabile fino a un quinto dell’importo netto, con alcune eccezioni in base alla natura del credito e all’entità della retribuzione o pensione.

Il pignoramento del conto corrente comporta il blocco delle somme presenti fino a concorrenza del debito. Tuttavia, per i conti su cui vengono accreditati stipendi o pensioni, esistono limiti di impignorabilità: le somme già accreditate prima del pignoramento sono impignorabili fino all’importo pari al triplo dell’assegno sociale, mentre per gli accrediti successivi si applica il limite di un quinto.

Oltre alle misure esecutive, il mancato pagamento delle cartelle esattoriali può comportare ulteriori conseguenze, come l’impossibilità di ottenere certificati di regolarità fiscale, necessari per partecipare a gare d’appalto o per accedere a determinati benefici fiscali. Inoltre, il debitore potrebbe essere segnalato nelle banche dati dei cattivi pagatori, con ripercussioni sulla possibilità di ottenere finanziamenti o mutui.

Per evitare tali conseguenze, è fondamentale agire tempestivamente. Il contribuente può richiedere una rateizzazione del debito, presentando apposita istanza all’AER. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È importante rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

In alternativa, se si ritiene che la cartella esattoriale sia illegittima o infondata, è possibile presentare ricorso entro i termini previsti dalla legge, che variano in base alla natura del debito. Ad esempio, per i tributi erariali il termine è di 60 giorni dalla notifica della cartella. È consigliabile consultare un professionista esperto in materia fiscale per valutare la fondatezza del ricorso e le strategie difensive più appropriate.

Riassumendo in sintesi:

  • Il mancato pagamento di una cartella esattoriale comporta l’applicazione di sanzioni e interessi di mora, aumentando l’importo del debito.
  • L’AER può adottare misure cautelari come l’iscrizione di ipoteca su beni immobili e il fermo amministrativo dei veicoli.
  • In caso di inadempimento persistente, possono essere avviate procedure esecutive, tra cui il pignoramento di beni mobili, immobili, conti correnti, stipendi o pensioni, nel rispetto dei limiti di impignorabilità previsti dalla legge.
  • Il debitore potrebbe incontrare difficoltà nell’ottenere certificati di regolarità fiscale e nell’accesso al credito, a causa di segnalazioni nelle banche dati dei cattivi pagatori.
  • Per evitare tali conseguenze, è possibile richiedere una rateizzazione del debito o presentare ricorso contro la cartella esattoriale, valutando attentamente le opzioni disponibili e agendo tempestivamente.

Il mancato pagamento delle cartelle esattoriali può influire sulla mia pensione?

Il mancato pagamento delle cartelle esattoriali può avere ripercussioni significative sulla pensione, in particolare attraverso il pignoramento di una parte dell’importo mensile. L’Agenzia delle Entrate Riscossione (AER) ha la facoltà di avviare procedure esecutive per recuperare i crediti vantati nei confronti dei contribuenti inadempienti, e tra queste rientra il pignoramento presso terzi, che può coinvolgere direttamente l’ente erogatore della pensione, come l’INPS.

La normativa italiana prevede specifici limiti al pignoramento delle pensioni, al fine di garantire al pensionato un minimo vitale per la sussistenza. In particolare, la legge stabilisce che la parte impignorabile della pensione corrisponde all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari.

È importante sottolineare che, se la pensione viene accreditata su un conto corrente, le somme già depositate al momento del pignoramento sono impignorabili fino all’importo pari al triplo dell’assegno sociale. Le somme eccedenti sono pignorabili nei limiti di un quinto. Per gli accrediti successivi, si applica direttamente il limite di un quinto.

Per evitare il pignoramento della pensione, è consigliabile regolarizzare tempestivamente le posizioni debitorie con l’AER. Tra le opzioni disponibili vi è la possibilità di richiedere una rateizzazione del debito, presentando apposita istanza all’AER. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È fondamentale rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

In alternativa, se si ritiene che la cartella esattoriale sia illegittima o infondata, è possibile presentare ricorso entro i termini previsti dalla legge, che variano in base alla natura del debito. Ad esempio, per i tributi erariali il termine è di 60 giorni dalla notifica della cartella. È consigliabile consultare un professionista esperto in materia fiscale per valutare la fondatezza del ricorso e le strategie difensive più appropriate.

In conclusione, il mancato pagamento delle cartelle esattoriali può influire negativamente sulla pensione, attraverso il pignoramento di una parte dell’importo mensile. Per tutelare i propri diritti e garantire la sussistenza economica, è fondamentale agire tempestivamente, valutando le opzioni disponibili per regolarizzare la posizione debitoria o contestare eventuali irregolarità.

Quali sono i limiti al pignoramento della pensione?

La legge stabilisce che la pensione può essere pignorata nei seguenti limiti:

  • Pensione fino a 2.500 euro: Pignorabile fino a un decimo.
  • Pensione tra 2.501 e 5.000 euro: Pignorabile fino a un settimo.
  • Pensione oltre 5.000 euro: Pignorabile fino a un quinto.

Inoltre, esiste una soglia di impignorabilità pari all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è di 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro.

Cosa succede se la mia pensione è l’unica fonte di reddito?

Se la pensione rappresenta l’unica fonte di reddito, il mancato pagamento delle cartelle esattoriali può comportare il pignoramento di una parte della stessa. Tuttavia, la legge italiana prevede specifiche tutele per garantire al pensionato un minimo vitale necessario alla sussistenza.

In particolare, la normativa stabilisce che la pensione è impignorabile fino all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari.

È importante sottolineare che, se la pensione viene accreditata su un conto corrente, le somme già depositate al momento del pignoramento sono impignorabili fino all’importo pari al triplo dell’assegno sociale. Le somme eccedenti sono pignorabili nei limiti di un quinto. Per gli accrediti successivi, si applica direttamente il limite di un quinto.

Per evitare il pignoramento della pensione, è consigliabile regolarizzare tempestivamente le posizioni debitorie con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Tra le opzioni disponibili vi è la possibilità di richiedere una rateizzazione del debito, presentando apposita istanza all’Agenzia. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È fondamentale rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

In alternativa, se si ritiene che la cartella esattoriale sia illegittima o infondata, è possibile presentare ricorso entro i termini previsti dalla legge, che variano in base alla natura del debito. Ad esempio, per i tributi erariali il termine è di 60 giorni dalla notifica della cartella. È consigliabile consultare un professionista esperto in materia fiscale per valutare la fondatezza del ricorso e le strategie difensive più appropriate.

In conclusione, anche se la pensione è l’unica fonte di reddito, il mancato pagamento delle cartelle esattoriali può comportare il pignoramento di una parte della stessa. Tuttavia, la legge prevede specifiche tutele per garantire al pensionato un minimo vitale. È fondamentale agire tempestivamente per regolarizzare la posizione debitoria o contestare eventuali irregolarità, al fine di tutelare i propri diritti e garantire la sussistenza economica.

Come posso evitare il pignoramento della pensione?

Per evitare il pignoramento della pensione, è fondamentale adottare strategie preventive e conoscere le tutele legali previste. Ecco alcune misure da considerare:

1. Regolarizzare i debiti in sospeso: La soluzione più efficace è saldare tempestivamente le cartelle esattoriali o i debiti pendenti. In caso di difficoltà economiche, è possibile richiedere una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione (AER), che consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in situazioni di comprovata difficoltà.

2. Verificare la prescrizione dei debiti: Alcuni debiti possono essere soggetti a prescrizione, ovvero l’estinzione del diritto del creditore a esigere il pagamento dopo un determinato periodo. È consigliabile consultare un professionista per verificare se i debiti in questione siano prescritti e, in tal caso, opporsi al pignoramento.

3. Presentare opposizione al pignoramento: Se si ritiene che il pignoramento sia illegittimo o vi siano irregolarità procedurali, è possibile presentare opposizione al giudice dell’esecuzione entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. Motivazioni valide possono includere errori nella notifica, prescrizione del debito o eccesso di pignoramento oltre i limiti di legge.

4. Conoscere i limiti legali al pignoramento della pensione: La legge italiana prevede specifici limiti al pignoramento della pensione per garantire al pensionato un minimo vitale. In particolare, la parte impignorabile della pensione corrisponde all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari.

5. Evitare comportamenti elusivi: Tentare di sottrarre la pensione al pignoramento attraverso stratagemmi, come il trasferimento dei fondi su conti intestati a terzi o il ritiro in contanti dell’intero importo, può essere considerato un atto in frode ai creditori e comportare conseguenze legali. È preferibile adottare soluzioni legali e trasparenti per la gestione dei debiti.

6. Consultare un professionista: Affidarsi a un avvocato esperto in diritto tributario o in procedure esecutive può offrire un supporto prezioso nella valutazione della propria situazione debitoria, nell’individuazione delle strategie più appropriate e nella tutela dei propri diritti.

In conclusione, per evitare il pignoramento della pensione è essenziale agire tempestivamente, conoscere le tutele legali previste e, se necessario, avvalersi del supporto di un professionista qualificato. Adottare un approccio proattivo nella gestione dei debiti contribuisce a proteggere la propria stabilità economica e a garantire il rispetto dei propri diritti.

Come posso verificare se ho cartelle esattoriali non pagate?

Per verificare se hai cartelle esattoriali non pagate, puoi utilizzare diversi strumenti messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AER). Ecco i principali metodi:

1. Accesso all’Area Riservata Online: L’AER offre un’area riservata sul proprio sito web dove è possibile consultare la propria situazione debitoria. Per accedere, è necessario disporre di credenziali SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Una volta effettuato l’accesso, seleziona la sezione “Situazione debitoria – consulta e paga” per visualizzare l’elenco delle cartelle esattoriali emesse a tuo carico, distinguendo tra quelle da saldare e quelle già saldate.

2. Utilizzo dell’App Equiclick: L’AER ha sviluppato l’applicazione mobile “Equiclick”, disponibile per dispositivi iOS e Android. Dopo aver effettuato l’accesso con le tue credenziali SPID o CIE, puoi consultare la sezione “La mia situazione debitoria” per verificare le cartelle esattoriali in sospeso e quelle già saldate.

3. Richiesta tramite Email: Se preferisci non utilizzare i servizi online, puoi inviare una richiesta via email al servizio contribuenti dell’AER. Nella richiesta, indica i tuoi dati personali e specifica la necessità di ottenere informazioni sulle cartelle esattoriali a tuo carico. L’AER fornirà le informazioni richieste tramite lo stesso canale.

4. Contatto Telefonico: L’AER mette a disposizione un servizio di assistenza telefonica. Chiamando il numero 060101, puoi parlare con un operatore che, previa verifica della tua identità, ti fornirà informazioni sulla tua situazione debitoria.

5. Accesso agli Sportelli Fisici: Se preferisci un contatto diretto, puoi recarti presso uno degli sportelli territoriali dell’AER. Porta con te un documento d’identità valido e il codice fiscale. Un operatore ti assisterà nella consultazione della tua posizione debitoria e potrà fornirti copie delle cartelle esattoriali eventualmente emesse.

6. Richiesta di Estratto di Ruolo: L’estratto di ruolo è un documento che riporta l’elenco delle cartelle esattoriali a tuo carico. Puoi richiederlo attraverso l’area riservata del sito dell’AER o presentando una domanda presso gli sportelli fisici. Questo documento ti permetterà di avere una visione completa dei tuoi debiti esattoriali.

Consigli Utili:

  • Verifica Periodica: È consigliabile controllare periodicamente la propria situazione debitoria per evitare sorprese e gestire tempestivamente eventuali pendenze.
  • Conservazione delle Comunicazioni: Mantieni una copia di tutte le comunicazioni ricevute dall’AER e delle ricevute di pagamento effettuate, in modo da poterle esibire in caso di necessità.
  • Assistenza Professionale: Se riscontri anomalie o hai dubbi sulla tua situazione debitoria, valuta la possibilità di rivolgerti a un professionista esperto in materia fiscale per ottenere supporto e chiarimenti.

Utilizzando questi strumenti, potrai monitorare efficacemente la tua posizione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e adottare le misure necessarie per regolarizzare eventuali debiti in sospeso.

Cosa devo fare se ricevo una cartella esattoriale?

Se si riceve una cartella esattoriale, è consigliabile:

  • Verificare la correttezza: Controllare che i dati e gli importi siano corretti.
  • Valutare la prescrizione: Accertarsi che il debito non sia prescritto.
  • Pagare o rateizzare: Procedere al pagamento o richiedere una rateizzazione.
  • Presentare ricorso: Se si ritiene che la cartella sia illegittima, presentare ricorso entro i termini previsti.

Quali sono i termini per presentare ricorso contro una cartella esattoriale?

I termini per presentare ricorso variano in base alla natura del debito:

  • Tributi locali: 60 giorni dalla notifica.
  • Contributi previdenziali: 40 giorni dalla notifica.
  • Tributi erariali: 60 giorni dalla notifica.

Posso richiedere una rateizzazione delle cartelle esattoriali?

Sì, è possibile richiedere una rateizzazione delle cartelle esattoriali. L’AER prevede piani di dilazione fino a 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche.

Quali sono i requisiti per ottenere una rateizzazione delle cartelle esattoriali?

Per ottenere la rateizzazione delle cartelle esattoriali, è necessario soddisfare specifici requisiti stabiliti dalla normativa italiana. Questi requisiti variano in base all’importo del debito e alla situazione economica del contribuente.

1. Importo del debito fino a 120.000 euro:

Per debiti fino a 120.000 euro, il contribuente può richiedere una rateizzazione ordinaria fino a un massimo di 72 rate mensili (6 anni). In questo caso, è sufficiente dichiarare di trovarsi in una temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica, senza necessità di presentare documentazione a supporto. La rata minima è pari a 50 euro.

2. Importo del debito superiore a 120.000 euro:

Per debiti superiori a 120.000 euro, oltre alla dichiarazione di temporanea difficoltà economica, è necessario fornire documentazione che attesti tale condizione. Per le persone fisiche o ditte individuali in contabilità semplificata, è richiesta la certificazione relativa all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) del nucleo familiare. Per le persone giuridiche o ditte individuali in contabilità ordinaria, è necessaria la documentazione contabile che evidenzi la sussistenza della condizione di temporanea difficoltà economica, determinata dal valore dell’indice di liquidità, che deve essere inferiore a 1.

3. Rateizzazione straordinaria fino a 120 rate:

In presenza di una comprovata e grave situazione legata alla congiuntura economica, il contribuente può richiedere una rateizzazione straordinaria fino a un massimo di 120 rate mensili (10 anni). In questo caso, è necessario presentare una documentazione più approfondita che attesti l’impossibilità di sostenere il pagamento secondo un piano ordinario.

4. Proroga del piano di rateizzazione:

Se le condizioni economiche del contribuente peggiorano ulteriormente e non è decaduto dalla rateizzazione, è possibile richiedere un prolungamento del piano di rateizzazione. Anche in questo caso, è necessaria una documentazione che attesti il peggioramento della situazione economica.

5. Decadenza dal beneficio della rateizzazione:

È importante rispettare le scadenze delle rate. Per le rateizzazioni concesse dal 16 luglio 2022, la decadenza si verifica al mancato pagamento di 8 rate anche non consecutive. In caso di decadenza, l’importo residuo diventa riscuotibile per intero in unica soluzione, e non è possibile ottenere una nuova rateizzazione per gli stessi debiti.

6. Modalità di presentazione della domanda:

La richiesta di rateizzazione può essere presentata attraverso diversi canali:

  • Online: Utilizzando il servizio “Rateizza adesso” disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
  • PEC: Trasmettendo il modello di richiesta debitamente compilato e firmato all’indirizzo PEC relativo alla provincia di emissione della cartella.
  • Sportelli fisici: Presentando la domanda presso gli sportelli dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

È fondamentale compilare correttamente il modulo di richiesta e allegare tutta la documentazione necessaria per attestare la situazione di difficoltà economica, se richiesta.

In conclusione, per ottenere la rateizzazione delle cartelle esattoriali, è essenziale valutare l’importo del debito e la propria situazione economica, presentando la domanda correttamente e fornendo, se necessario, la documentazione richiesta. Rispettare le scadenze delle rate è cruciale per mantenere il beneficio della dilazione ed evitare ulteriori azioni esecutive da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Cosa succede se non rispetto il piano di rateizzazione?

Se non si rispettano le scadenze del piano di rateizzazione, l’Agenzia delle Entrate Riscossione (AER) può revocare il beneficio della dilazione. In tal caso, l’intero debito residuo diventa immediatamente esigibile, e l’AER può avviare azioni esecutive come il pignoramento di beni o della pensione.

Come posso oppormi al pignoramento della pensione?

Per opporsi al pignoramento della pensione, è fondamentale comprendere le procedure legali disponibili e agire tempestivamente. Ecco i passaggi principali da seguire:

1. Verifica della legittimità del pignoramento: Prima di intraprendere qualsiasi azione, è essenziale accertarsi che il pignoramento sia stato effettuato nel rispetto delle normative vigenti. La legge italiana prevede specifici limiti al pignoramento delle pensioni per garantire al pensionato un minimo vitale. In particolare, la parte impignorabile della pensione corrisponde all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari. Se il pignoramento supera questi limiti, potrebbe essere considerato illegittimo.

2. Presentazione dell’opposizione al pignoramento: Se ritieni che il pignoramento sia illegittimo o presenti irregolarità, puoi presentare un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Questa opposizione deve essere proposta dinanzi al giudice competente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato in diritto esecutivo per redigere l’atto di opposizione e rappresentarti in giudizio.

3. Richiesta di sospensione dell’esecuzione: Contestualmente all’opposizione, è possibile richiedere al giudice la sospensione dell’esecuzione del pignoramento. Il giudice valuterà se sussistono gravi motivi per concedere la sospensione, come l’evidente illegittimità del pignoramento o la presenza di circostanze che rendono ingiusta l’esecuzione.

4. Rateizzazione del debito: Se il pignoramento è legittimo ma desideri evitare ulteriori trattenute sulla pensione, puoi richiedere una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È fondamentale rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

5. Verifica della prescrizione del debito: Alcuni debiti possono essere soggetti a prescrizione, ovvero l’estinzione del diritto del creditore a esigere il pagamento dopo un determinato periodo. È consigliabile consultare un professionista per verificare se i debiti in questione siano prescritti e, in tal caso, opporsi al pignoramento.

6. Assistenza legale: Affidarsi a un avvocato esperto in diritto esecutivo è fondamentale per valutare la legittimità del pignoramento, presentare l’opposizione nei termini previsti e tutelare efficacemente i propri diritti.

In conclusione, opporsi al pignoramento della pensione richiede un’azione tempestiva e informata. È essenziale verificare la legittimità del pignoramento, presentare l’opposizione entro i termini stabiliti e, se necessario, richiedere la sospensione dell’esecuzione. L’assistenza di un professionista qualificato può fare la differenza nella tutela dei propri diritti e nella gestione efficace della situazione.

Quali sono i tempi per presentare opposizione al pignoramento della pensione?

L’opposizione al pignoramento deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. È fondamentale rispettare questo termine per evitare la decadenza del diritto di opposizione.

Cosa posso fare se il pignoramento della pensione è già in corso?

Se il pignoramento della pensione è già in corso, è fondamentale agire prontamente per tutelare i propri diritti e, se possibile, ridurre l’impatto economico della procedura esecutiva. Ecco le azioni che puoi intraprendere:

1. Verifica della legittimità del pignoramento: Assicurati che il pignoramento sia stato effettuato nel rispetto delle normative vigenti. La legge italiana prevede specifici limiti al pignoramento delle pensioni per garantire al pensionato un minimo vitale. In particolare, la parte impignorabile della pensione corrisponde all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari. Se il pignoramento supera questi limiti, potrebbe essere considerato illegittimo.

2. Presentazione di un’opposizione all’esecuzione: Se ritieni che il pignoramento sia illegittimo o presenti irregolarità, puoi presentare un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Questa opposizione deve essere proposta dinanzi al giudice competente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato in diritto esecutivo per redigere l’atto di opposizione e rappresentarti in giudizio.

3. Richiesta di sospensione dell’esecuzione: Contestualmente all’opposizione, è possibile richiedere al giudice la sospensione dell’esecuzione del pignoramento. Il giudice valuterà se sussistono gravi motivi per concedere la sospensione, come l’evidente illegittimità del pignoramento o la presenza di circostanze che rendono ingiusta l’esecuzione.

4. Rateizzazione del debito: Se il pignoramento è legittimo ma desideri evitare ulteriori trattenute sulla pensione, puoi richiedere una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È fondamentale rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

5. Verifica della prescrizione del debito: Alcuni debiti possono essere soggetti a prescrizione, ovvero l’estinzione del diritto del creditore a esigere il pagamento dopo un determinato periodo. È consigliabile consultare un professionista per verificare se i debiti in questione siano prescritti e, in tal caso, opporsi al pignoramento.

6. Assistenza legale: Affidarsi a un avvocato esperto in diritto esecutivo è fondamentale per valutare la legittimità del pignoramento, presentare l’opposizione nei termini previsti e tutelare efficacemente i propri diritti.

In conclusione, se il pignoramento della pensione è già in corso, è essenziale agire tempestivamente per verificare la legittimità della procedura, presentare eventuali opposizioni e valutare soluzioni alternative come la rateizzazione del debito. L’assistenza di un professionista qualificato può fare la differenza nella tutela dei propri diritti e nella gestione efficace della situazione.

La pensione di invalidità può essere pignorata?

La pignorabilità della pensione di invalidità dipende dalla sua natura: se si tratta di una prestazione assistenziale o previdenziale.

Pensioni di invalidità civile e indennità di accompagnamento: Queste prestazioni, erogate dall’INPS, sono di natura assistenziale e mirano a garantire un sostegno economico a persone con disabilità. Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, tali somme sono impignorabili, in quanto destinate a garantire il minimo vitale del beneficiario. Pertanto, né la pensione di invalidità civile né l’indennità di accompagnamento possono essere oggetto di pignoramento.

Assegno ordinario di invalidità: Diversamente, l’assegno ordinario di invalidità è una prestazione previdenziale basata sui contributi versati dal lavoratore. Essendo equiparabile alle normali pensioni, può essere soggetto a pignoramento. Tuttavia, la legge prevede specifici limiti per tutelare il beneficiario. In particolare, le somme dovute a titolo di pensione non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Solo la parte eccedente tale importo può essere pignorata, nella misura stabilita dalla legge.

Pensione di inabilità: La pensione di inabilità, concessa in caso di assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa, è anch’essa una prestazione previdenziale. Di conseguenza, può essere pignorata secondo le stesse modalità e limiti previsti per l’assegno ordinario di invalidità.

Conclusione: In sintesi, le prestazioni assistenziali come la pensione di invalidità civile e l’indennità di accompagnamento sono impignorabili. Le prestazioni previdenziali, quali l’assegno ordinario di invalidità e la pensione di inabilità, possono essere pignorate, ma solo entro i limiti stabiliti dalla legge per garantire al beneficiario un minimo vitale.

Cosa succede se la pensione pignorata viene accreditata su un conto corrente?

Quando una pensione soggetta a pignoramento viene accreditata su un conto corrente, si applicano specifiche disposizioni legali per tutelare il beneficiario e garantire il soddisfacimento dei creditori. La normativa italiana distingue tra le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento e gli accrediti successivi.

1. Somme già presenti sul conto al momento del pignoramento: Le somme derivanti da accrediti pensionistici già depositate sul conto corrente prima della notifica del pignoramento sono impignorabili fino all’importo pari al triplo dell’assegno sociale. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, l’importo impignorabile sarà di 1.500 euro. Le somme eccedenti tale soglia possono essere pignorate integralmente.

2. Accrediti pensionistici successivi al pignoramento: Per le somme accreditate successivamente alla notifica del pignoramento, si applicano le stesse regole previste per il pignoramento diretto della pensione. In particolare, la parte impignorabile della pensione corrisponde all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari.

3. Operatività del conto corrente: A seguito del pignoramento, la banca è tenuta a bloccare le somme pignorate e a renderle indisponibili al titolare del conto. Tuttavia, il debitore mantiene la facoltà di disporre liberamente delle somme non soggette a pignoramento, nel rispetto dei limiti sopra indicati.

4. Procedura di assegnazione delle somme pignorate: Dopo la notifica del pignoramento, il creditore deve avviare la procedura per l’assegnazione delle somme pignorate. Il giudice dell’esecuzione, verificata la regolarità della procedura e l’assenza di opposizioni, emette un’ordinanza di assegnazione, con la quale dispone il trasferimento delle somme pignorate al creditore.

5. Possibilità di opposizione: Il debitore ha il diritto di opporsi al pignoramento se ritiene che vi siano irregolarità o vizi procedurali. L’opposizione deve essere proposta entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento, mediante ricorso al giudice competente.

In conclusione, quando una pensione pignorata viene accreditata su un conto corrente, è essenziale distinguere tra le somme già presenti al momento del pignoramento e gli accrediti successivi, applicando i limiti di impignorabilità previsti dalla legge. È consigliabile consultare un professionista esperto in materia per valutare la propria situazione specifica e adottare le misure più opportune per tutelare i propri diritti.

Posso cambiare banca per evitare il pignoramento della pensione?

Cambiare banca per evitare il pignoramento della pensione non è una soluzione efficace. L’AER può individuare il nuovo conto e procedere al pignoramento delle somme accreditate. È preferibile affrontare il debito attraverso le vie legali previste.

Cosa succede se non ho beni intestati oltre alla pensione?

Se la pensione è l’unica fonte di reddito e non si possiedono altri beni intestati, l’AER può comunque procedere al pignoramento della pensione nei limiti di legge. Tuttavia, non potrà aggredire ulteriori beni inesistenti.

È possibile ottenere una sospensione del pignoramento della pensione?

Sì, è possibile ottenere la sospensione del pignoramento della pensione attraverso specifiche procedure legali. Per farlo, è fondamentale agire tempestivamente e seguire i passaggi previsti dalla normativa italiana.

1. Presentazione di un’opposizione all’esecuzione: Se ritieni che il pignoramento sia illegittimo o presenti irregolarità, puoi presentare un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Questa opposizione deve essere proposta dinanzi al giudice competente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato in diritto esecutivo per redigere l’atto di opposizione e rappresentarti in giudizio.

2. Richiesta di sospensione dell’esecuzione: Contestualmente all’opposizione, è possibile richiedere al giudice la sospensione dell’esecuzione del pignoramento. Il giudice valuterà se sussistono gravi motivi per concedere la sospensione, come l’evidente illegittimità del pignoramento o la presenza di circostanze che rendono ingiusta l’esecuzione.

3. Rateizzazione del debito: Se il pignoramento è legittimo ma desideri evitare ulteriori trattenute sulla pensione, puoi richiedere una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È fondamentale rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

4. Verifica della prescrizione del debito: Alcuni debiti possono essere soggetti a prescrizione, ovvero l’estinzione del diritto del creditore a esigere il pagamento dopo un determinato periodo. È consigliabile consultare un professionista per verificare se i debiti in questione siano prescritti e, in tal caso, opporsi al pignoramento.

5. Assistenza legale: Affidarsi a un avvocato esperto in diritto esecutivo è fondamentale per valutare la legittimità del pignoramento, presentare l’opposizione nei termini previsti e tutelare efficacemente i propri diritti.

In conclusione, per ottenere la sospensione del pignoramento della pensione è essenziale agire tempestivamente, presentare un’opposizione motivata e, se necessario, richiedere la rateizzazione del debito. L’assistenza di un professionista qualificato può fare la differenza nella tutela dei propri diritti e nella gestione efficace della situazione.

Cosa devo fare se ricevo una comunicazione di pignoramento della pensione?

Ricevere una comunicazione di pignoramento della pensione è un evento che richiede attenzione immediata e azioni tempestive per tutelare i propri diritti e minimizzare le conseguenze finanziarie. Ecco i passaggi da seguire:

1. Analisi della comunicazione ricevuta: Esamina attentamente la comunicazione per comprendere l’origine del debito, l’importo dovuto e l’autorità o il creditore che ha avviato la procedura di pignoramento. Queste informazioni sono essenziali per determinare le azioni successive.

2. Verifica della legittimità del pignoramento: Assicurati che la procedura sia stata eseguita nel rispetto delle normative vigenti. La legge italiana prevede specifici limiti al pignoramento delle pensioni per garantire al pensionato un minimo vitale. In particolare, la parte impignorabile della pensione corrisponde all’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. L’importo eccedente tale soglia può essere pignorato nei limiti di un quinto per i crediti ordinari. Se il pignoramento supera questi limiti, potrebbe essere considerato illegittimo.

3. Consultazione con un legale specializzato: È consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto in diritto esecutivo o in materia previdenziale. Un professionista potrà valutare la legittimità del pignoramento, fornire consigli su eventuali azioni legali da intraprendere e assisterti nella gestione della situazione.

4. Presentazione di un’opposizione all’esecuzione: Se ritieni che il pignoramento sia illegittimo o presenti irregolarità, puoi presentare un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Questa opposizione deve essere proposta dinanzi al giudice competente entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato in diritto esecutivo per redigere l’atto di opposizione e rappresentarti in giudizio.

5. Richiesta di sospensione dell’esecuzione: Contestualmente all’opposizione, è possibile richiedere al giudice la sospensione dell’esecuzione del pignoramento. Il giudice valuterà se sussistono gravi motivi per concedere la sospensione, come l’evidente illegittimità del pignoramento o la presenza di circostanze che rendono ingiusta l’esecuzione.

6. Rateizzazione del debito: Se il pignoramento è legittimo ma desideri evitare ulteriori trattenute sulla pensione, puoi richiedere una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in caso di comprovate difficoltà economiche. È fondamentale rispettare le scadenze delle rate, poiché il mancato pagamento di un determinato numero di rate comporta la decadenza dal beneficio della dilazione e la ripresa delle azioni esecutive.

7. Verifica della prescrizione del debito: Alcuni debiti possono essere soggetti a prescrizione, ovvero l’estinzione del diritto del creditore a esigere il pagamento dopo un determinato periodo. È consigliabile consultare un professionista per verificare se i debiti in questione siano prescritti e, in tal caso, opporsi al pignoramento.

8. Monitoraggio continuo: Mantieni un controllo costante sulla tua situazione finanziaria e sulle comunicazioni ricevute. Eventuali ulteriori azioni da parte dei creditori o dell’autorità esecutiva devono essere gestite prontamente per evitare complicazioni aggiuntive.

In conclusione, ricevere una comunicazione di pignoramento della pensione richiede un’azione immediata e informata. È essenziale comprendere la natura del debito, verificare la legittimità della procedura, consultare un legale specializzato e valutare le opzioni disponibili per tutelare i propri diritti e minimizzare l’impatto economico della situazione.

Posso richiedere l’annullamento delle cartelle esattoriali?

È possibile richiedere l’annullamento delle cartelle esattoriali se:

  • Il debito è prescritto.
  • Vi sono errori materiali o di calcolo.
  • La cartella è stata notificata in modo irregolare.

In tali casi, è necessario presentare un’istanza di autotutela all’AER o un ricorso presso l’autorità competente.

Quali sono i diritti del pensionato in caso di pignoramento?

In Italia, i pensionati soggetti a pignoramento godono di specifici diritti e tutele volti a garantire loro un tenore di vita dignitoso. La normativa prevede limiti e condizioni precise per il pignoramento delle pensioni, assicurando che una parte dell’importo rimanga sempre disponibile al beneficiario.

1. Impignorabilità del “minimo vitale”: La legge stabilisce che una quota della pensione, definita “minimo vitale”, non può essere pignorata. Questo importo corrisponde al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, il minimo vitale sarà di 1.000 euro. Pertanto, solo la parte eccedente tale soglia può essere oggetto di pignoramento.

2. Limite massimo pignorabile: Sulla quota eccedente il minimo vitale, il pignoramento non può superare un quinto (20%) dell’importo. Questo limite si applica ai debiti di natura ordinaria, come quelli verso privati o istituti finanziari.

3. Pignoramento per debiti fiscali: In caso di debiti verso l’Agenzia delle Entrate, i limiti di pignoramento variano in base all’importo della pensione:

  • Pensione fino a 2.500 euro: pignorabile fino a un decimo (10%) della parte eccedente il minimo vitale.
  • Pensione tra 2.500 e 5.000 euro: pignorabile fino a un settimo (circa 14,28%) della parte eccedente il minimo vitale.
  • Pensione oltre 5.000 euro: pignorabile fino a un quinto (20%) della parte eccedente il minimo vitale.

4. Impignorabilità di alcune prestazioni: Alcune tipologie di pensioni e indennità sono totalmente impignorabili, tra cui:

  • Pensione di invalidità civile: trattandosi di una prestazione assistenziale, è impignorabile.
  • Indennità di accompagnamento: anch’essa impignorabile in quanto destinata a supportare le esigenze quotidiane del beneficiario.

5. Procedura di pignoramento: Il pignoramento della pensione può avvenire:

  • Presso l’ente erogatore (es. INPS): il creditore notifica l’atto di pignoramento direttamente all’ente, che trattiene la quota pignorata prima dell’erogazione al pensionato.
  • Presso il conto corrente del pensionato: se la pensione è già stata accreditata, il pignoramento avviene sul conto corrente. In questo caso, le somme già presenti sul conto sono impignorabili fino al triplo dell’assegno sociale (es. 1.500 euro se l’assegno sociale è 500 euro). Le somme eccedenti possono essere pignorate.

6. Diritto all’opposizione: Il pensionato ha il diritto di opporsi al pignoramento se ritiene che vi siano irregolarità o violazioni dei propri diritti. L’opposizione deve essere presentata al giudice competente entro termini specifici dalla notifica dell’atto di pignoramento. È consigliabile consultare un legale specializzato per valutare la situazione e intraprendere le azioni più opportune.

In conclusione, la normativa italiana offre diverse tutele ai pensionati in caso di pignoramento, garantendo un minimo vitale impignorabile e stabilendo limiti precisi sulle somme pignorabili. È fondamentale essere informati sui propri diritti e, in caso di dubbi o contestazioni, rivolgersi a professionisti del settore per una consulenza adeguata.

Cosa succede se il debito è stato già pagato ma ricevo comunque un pignoramento?

Se il debito è stato già saldato ma si riceve comunque un pignoramento, è fondamentale:

  • Presentare immediatamente un’istanza di opposizione al giudice dell’esecuzione.
  • Fornire prove del pagamento effettuato.
  • Contattare l’AER per chiarire la situazione.

Posso negoziare direttamente con l’AER per evitare il pignoramento?

Sì, è possibile negoziare direttamente con l’AER per evitare il pignoramento, proponendo:

  • Un piano di rateizzazione del debito.
  • Un saldo e stralcio, ovvero il pagamento di una somma inferiore a quella dovuta in cambio dell’estinzione del debito.

Cosa succede se ignoro le cartelle esattoriali?

Ignorare le cartelle esattoriali può comportare gravi conseguenze legali e finanziarie. Quando un contribuente non adempie al pagamento di una cartella esattoriale entro i termini previsti, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ADER) ha il diritto di avviare procedure esecutive per recuperare il credito. Queste azioni possono includere:

  • Pignoramento del conto corrente: L’ADER può bloccare il conto corrente del debitore, notificando sia la banca che il contribuente. Se il pagamento non avviene entro 60 giorni, le somme presenti sul conto possono essere prelevate fino a coprire l’importo dovuto.
  • Fermo amministrativo dei veicoli: L’ADER può disporre il fermo amministrativo dei veicoli intestati al debitore, impedendone l’utilizzo fino al saldo del debito.
  • Ipoteca su beni immobili: Per debiti superiori a determinate soglie, l’ADER può iscrivere ipoteca su immobili di proprietà del debitore, con il rischio di espropriazione in caso di mancato pagamento.
  • Pignoramento dello stipendio o della pensione: L’ADER può richiedere al datore di lavoro o all’ente previdenziale di trattenere una quota dello stipendio o della pensione del debitore fino al soddisfacimento del credito.

È importante sottolineare che l’ADER può procedere con queste azioni senza necessità di un’ulteriore autorizzazione giudiziaria, rendendo il processo rapido ed efficace. Pertanto, ignorare le cartelle esattoriali non impedisce l’avvio di tali procedure, ma anzi può accelerarle.

Per evitare queste conseguenze, è consigliabile:

  • Verificare la propria posizione debitoria: Controllare eventuali cartelle esattoriali non pagate e gli importi dovuti.
  • Richiedere una rateizzazione: Se non è possibile saldare l’intero importo, è possibile richiedere una dilazione del pagamento all’ADER, suddividendo il debito in rate mensili.
  • Consultare un professionista: Un avvocato o un consulente fiscale può fornire assistenza nella gestione del debito e nella valutazione delle opzioni disponibili.

In conclusione, ignorare le cartelle esattoriali può portare a misure esecutive che incidono significativamente sulla situazione economica e patrimoniale del contribuente. Affrontare tempestivamente la situazione, valutando le opzioni di pagamento o rateizzazione, è fondamentale per evitare ulteriori complicazioni.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati Cancellazione Debiti Di Pensionati

Affrontare il pignoramento della pensione rappresenta una sfida complessa che richiede una comprensione approfondita delle normative vigenti e delle procedure legali coinvolte. La pensione, spesso unica fonte di reddito per molti cittadini, è soggetta a specifiche tutele previste dalla legge italiana. Tuttavia, in presenza di debiti non saldati, i creditori possono intraprendere azioni esecutive per recuperare le somme dovute, includendo il pignoramento della pensione stessa.

La normativa italiana stabilisce limiti precisi al pignoramento delle pensioni, con l’obiettivo di garantire al pensionato un minimo vitale necessario per il proprio sostentamento. In particolare, l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile prevede che una parte della pensione, equivalente all’assegno sociale aumentato della metà, sia impignorabile. Ad esempio, se l’assegno sociale è pari a 500 euro, la soglia impignorabile sarà di 750 euro. Solo la parte eccedente tale importo può essere oggetto di pignoramento, e comunque entro il limite di un quinto per i debiti ordinari.

Nonostante queste tutele, la complessità delle procedure esecutive e la variabilità delle situazioni individuali rendono fondamentale l’assistenza di un professionista specializzato. Un avvocato esperto in cancellazione debiti per pensionati può offrire un supporto indispensabile in diverse fasi del processo.

Innanzitutto, un legale specializzato è in grado di analizzare la legittimità del pignoramento, verificando il rispetto dei limiti imposti dalla legge e l’aderenza alle procedure previste. In caso di irregolarità, l’avvocato può presentare un’opposizione all’esecuzione, tutelando così i diritti del pensionato.

Inoltre, un avvocato può assistere il pensionato nella negoziazione con i creditori, valutando la possibilità di accordi stragiudiziali o piani di rientro del debito che evitino il pignoramento della pensione. Queste soluzioni, spesso più rapide e meno onerose, possono rappresentare un’alternativa efficace alle lunghe e costose procedure giudiziarie.

È importante sottolineare che la gestione autonoma di tali situazioni può esporre il pensionato a rischi significativi, tra cui la perdita di ulteriori somme di denaro o l’aggravamento della propria posizione debitoria. L’assistenza di un avvocato esperto consente di affrontare la situazione con maggiore sicurezza, garantendo che ogni azione intrapresa sia conforme alla legge e mirata alla tutela degli interessi del pensionato.

In conclusione, il pignoramento della pensione è una procedura che, sebbene regolamentata da norme a tutela del pensionato, può comportare conseguenze rilevanti sulla qualità della vita dell’individuo. Per questo motivo, è essenziale non sottovalutare l’importanza di un supporto legale qualificato. Affidarsi a un avvocato esperto in cancellazione debiti per pensionati rappresenta una scelta strategica per difendere efficacemente i propri diritti e affrontare con maggiore serenità le difficoltà economiche derivanti da situazioni debitorie.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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La consulenza fisica, a differenza da quella esclusivamente digitale, avviene sempre a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono il punto di vista personale degli Autori, maturato sulla base della loro esperienza professionale. Non devono essere considerate come consulenza tecnica o legale. Per chiarimenti specifici o ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si invita a tenere presente che l’articolo fa riferimento al contesto normativo vigente alla data di redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono cambiare nel tempo. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per un utilizzo inappropriato delle informazioni contenute in queste pagine.
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Giuseppe Monardo

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