Il pignoramento del conto corrente è un’azione legale aggressiva che può compromettere seriamente la stabilità finanziaria di un debitore, bloccando i suoi fondi e lasciandolo senza accesso alle risorse necessarie per le spese quotidiane. Quando un conto corrente viene pignorato, la banca blocca le somme presenti e le destina al pagamento dei debiti. Il pignoramento può derivare da vari tipi di debiti, inclusi debiti fiscali, bancari e personali, e seguire procedure differenti a seconda della natura del credito. In caso di pignoramento del conto corrente, è essenziale agire il prima possibile per comprendere i propri diritti e adottare le migliori misure difensive.
Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente.
Che cos’è il pignoramento del conto corrente e come funziona?
Il pignoramento del conto corrente è una procedura esecutiva che consente a un creditore di recuperare somme dovute dal debitore prelevandole direttamente dal suo conto bancario. Questa misura si attiva quando il debitore non ha soddisfatto un obbligo di pagamento nei confronti del creditore, che ha ottenuto un titolo esecutivo come una sentenza, un decreto ingiuntivo o un atto notarile. In seguito, il creditore notifica al debitore un atto di precetto, che rappresenta un ultimo invito a saldare il debito entro un termine prestabilito (solitamente 10 giorni). Se il debitore non paga entro questo periodo, il creditore può richiedere il pignoramento del conto corrente.
Il processo inizia con una notifica all’istituto bancario che detiene il conto corrente. Una volta ricevuto l’ordine di pignoramento, la banca è obbligata a congelare l’importo indicato fino alla copertura del debito, compresi eventuali interessi e spese legali. Durante questa fase, il debitore non può più accedere alle somme pignorate, il che può portare a una limitazione significativa delle sue risorse finanziarie.
Limiti di pignorabilità
Esistono delle restrizioni su quanto il creditore può effettivamente prelevare dal conto. Se il conto è destinato all’accredito di uno stipendio o di una pensione, il legislatore ha imposto dei limiti per garantire che il debitore possa mantenere un minimo vitale. Ad esempio:
- Conti con accrediti di stipendio: il pignoramento è limitato al 20% dello stipendio netto mensile eccedente una soglia minima pari a circa 1.006 euro.
- Conti con accrediti di pensioni: la legge garantisce un minimo vitale pari a tre volte l’assegno sociale (circa 1.509 euro nel 2024), quindi solo la parte eccedente questa soglia può essere pignorata.
Questi limiti garantiscono al debitore una tutela di base, specialmente in situazioni in cui lo stipendio o la pensione rappresentano l’unica fonte di reddito. Per conti che non ricevono accrediti periodici di stipendi o pensioni, il pignoramento può includere l’intero saldo fino alla copertura del debito.
Durata e revoca del pignoramento
Il pignoramento resta attivo fino a quando il debito non viene saldato. Tuttavia, esistono strumenti come la rateizzazione del debito, che permette di dilazionare il pagamento in più rate e sospendere temporaneamente il pignoramento dopo il versamento della prima rata. Se il debitore paga completamente il debito, il creditore ha un termine di 30 giorni per richiedere alla banca lo sblocco delle somme residue.
Quali somme possono essere pignorate?
Le somme presenti sul conto corrente possono essere pignorate fino al limite del debito dovuto, ma la legge stabilisce alcuni limiti specifici per tutelare il minimo vitale del debitore. In particolare, per i conti dove vengono accreditati stipendi o pensioni, è prevista una protezione minima per garantire al debitore un reddito essenziale. Se il conto corrente riceve accrediti mensili come lo stipendio, il pignoramento può avvenire solo sul 20% dell’importo eccedente il minimo vitale, che è fissato a circa 1.006 euro. Nel caso delle pensioni, invece, la soglia minima non pignorabile è tre volte l’assegno sociale, che nel 2024 corrisponde a circa 1.509 euro.
Cosa fare subito dopo il pignoramento?
Dopo aver ricevuto la notifica di pignoramento del conto corrente, è fondamentale agire rapidamente per limitare le conseguenze e cercare di sbloccare l’accesso alle risorse finanziarie. Ecco alcuni passi chiave da seguire subito dopo il pignoramento:
- Verifica dell’importo bloccato e della documentazione: Controlla la somma pignorata e verifica che l’importo bloccato sia conforme al debito indicato nell’atto di precetto. Assicurati che siano rispettati i limiti legali di pignorabilità, soprattutto se il conto riceve accrediti come lo stipendio o la pensione. In tal caso, una parte del saldo dovrebbe essere intoccabile.
- Richiesta di informazioni alla banca: Contatta la tua banca per ottenere dettagli sul blocco, confermare l’importo effettivamente pignorato e ricevere chiarimenti sulle somme non pignorabili, come la quota minima garantita per le pensioni o gli stipendi. La banca può informarti sullo stato del procedimento e sui passi successivi.
- Considerazione della rateizzazione: Per i debiti fiscali, valuta la possibilità di richiedere una rateizzazione del debito presso l’Agenzia delle Entrate, che sospende il pignoramento dopo il versamento della prima rata. Questo piano permette di recuperare l’accesso al conto, a condizione che tu rispetti i pagamenti successivi.
- Presentazione di un’opposizione al pignoramento: Se ritieni che il pignoramento sia stato effettuato in modo irregolare, puoi presentare opposizione al pignoramento entro 40 giorni. L’opposizione consente di contestare errori procedurali (come la mancata notifica) o vizi di merito (come un calcolo errato del debito). Questa azione richiede il supporto di un avvocato per assicurare che le motivazioni siano solide e presentate correttamente al giudice.
- Considerazione delle procedure di sovraindebitamento: Se sei in grave difficoltà economica, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre soluzioni come il piano del consumatore o la liquidazione controllata dei beni, che possono sospendere i pignoramenti e permettere di ristrutturare il debito in modo sostenibile.
Agire prontamente dopo un pignoramento è fondamentale per minimizzare l’impatto economico e proteggere il reddito necessario al proprio sostentamento.
Si può richiedere una rateizzazione del debito in caso di conto corrente bloccato?
Sì, è possibile richiedere una rateizzazione del debito anche quando il conto corrente è già stato pignorato e bloccato. La rateizzazione è particolarmente utile per debiti fiscali, come quelli verso l’Agenzia delle Entrate, e permette di sospendere temporaneamente il pignoramento una volta accettata la richiesta e pagata la prima rata. Questo strumento consente di recuperare l’accesso alle somme presenti sul conto corrente, alleggerendo l’impatto del debito e distribuendolo su più pagamenti.
Per avviare il processo di rateizzazione, il debitore deve presentare una richiesta documentata al creditore, generalmente all’Agenzia delle Entrate, dimostrando la propria situazione economica e giustificando l’impossibilità di saldare immediatamente il debito. È essenziale che il debitore rispetti il piano di pagamento proposto, poiché un mancato pagamento potrebbe riattivare il pignoramento e rendere inefficace la rateizzazione.
Oltre ai debiti fiscali, anche altri creditori privati possono, in alcuni casi, accettare di sospendere il pignoramento in cambio di un pagamento rateale concordato. Tuttavia, questo tipo di accordo è solitamente frutto di una negoziazione e potrebbe richiedere l’assistenza di un avvocato per garantire che le condizioni siano chiare, sostenibili e rispettate da entrambe le parti.
Riassunto per punti:
- Rateizzazione possibile: Anche con un conto bloccato, il debitore può chiedere la rateizzazione del debito, soprattutto per i debiti fiscali.
- Richiesta formale: La domanda deve includere documentazione economica che giustifichi la richiesta e venga inviata al creditore.
- Sospensione del pignoramento: Una volta approvata e versata la prima rata, il pignoramento è sospeso e il conto può essere sbloccato.
- Importanza di rispettare il piano: Il mancato pagamento può riattivare il pignoramento e annullare i benefici della rateizzazione.
- Supporto legale consigliato: La negoziazione con creditori privati per un pagamento rateale può richiedere l’assistenza di un avvocato per ottenere condizioni sostenibili e vincolanti.
È possibile presentare opposizione al pignoramento?
Sì, è possibile presentare opposizione al pignoramento, ma è necessario agire entro tempi specifici e seguire una procedura rigorosa. L’opposizione consente al debitore di contestare la validità del pignoramento o di evidenziare eventuali irregolarità nella procedura, richiedendo la revisione o persino l’annullamento dell’azione esecutiva. Esistono due principali tipologie di opposizione: l’opposizione agli atti esecutivi e l’opposizione all’esecuzione.
1. Opposizione agli atti esecutivi: Questa forma di opposizione viene utilizzata per contestare errori di procedura, come la mancata notifica dell’atto di precetto (il documento che intima al debitore di pagare prima del pignoramento) o il mancato rispetto dei limiti di pignorabilità. Per esempio, se l’importo pignorato supera il limite legale del 20% dello stipendio netto o tre volte l’assegno sociale per le pensioni, il debitore può presentare opposizione. In questi casi, il giudice può ordinare una revisione delle somme bloccate e, in alcuni casi, ridurre l’importo del pignoramento.
2. Opposizione all’esecuzione: Questa opposizione si basa invece sulla contestazione del debito stesso o della sua esigibilità. È utilizzata, ad esempio, quando il debitore ritiene di non dovere nulla al creditore o sostiene che il debito sia prescritto. In questi casi, il debitore richiede l’annullamento dell’intero pignoramento. La procedura è più complessa poiché richiede una verifica approfondita della validità del credito e della documentazione allegata.
L’opposizione deve essere presentata entro 40 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. Trascorso questo periodo, il debitore perde il diritto di contestare la procedura e il pignoramento prosegue fino al completo soddisfacimento del credito. È fortemente consigliato il supporto di un avvocato specializzato per preparare l’opposizione, poiché la procedura è tecnicamente complessa e richiede la conoscenza dei dettagli legali.
Riassunto per punti:
- Possibilità di opposizione: Il debitore può contestare il pignoramento presentando opposizione agli atti esecutivi o all’esecuzione.
- Opposizione agli atti esecutivi: Si utilizza per errori procedurali come la mancata notifica o il superamento dei limiti di pignorabilità.
- Opposizione all’esecuzione: Consente di contestare la validità del debito stesso o la sua esigibilità.
- Termine di presentazione: Deve essere presentata entro 40 giorni dalla notifica del pignoramento.
- Assistenza legale consigliata: L’opposizione è una procedura complessa che richiede il supporto di un avvocato per garantire la corretta applicazione delle norme e massimizzare le probabilità di successo.
Che ruolo ha il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza nel caso di un pignoramento?
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre strumenti specifici per aiutare i debitori in gravi difficoltà economiche a gestire i debiti e, in molti casi, a bloccare o sospendere i pignoramenti. Questo Codice nasce con l’obiettivo di prevenire il fallimento delle imprese e di tutelare i debitori non fallibili (come privati cittadini, piccoli imprenditori e professionisti) che si trovano in situazioni di sovraindebitamento. Esistono tre principali procedure previste dal Codice che possono aiutare a fermare un pignoramento: il piano del consumatore, l’accordo di ristrutturazione dei debiti e la liquidazione controllata dei beni.
Il piano del consumatore è pensato per i privati cittadini non legati ad attività imprenditoriali. Consente al debitore in sovraindebitamento di presentare al giudice un piano di ristrutturazione del debito basato sulle proprie reali capacità economiche. Se il giudice approva il piano, il pignoramento viene sospeso, permettendo al debitore di adempiere ai pagamenti con rate sostenibili e proteggendo il reddito necessario al proprio sostentamento.
L’accordo di ristrutturazione dei debiti è invece destinato anche a piccole imprese e professionisti, consentendo loro di negoziare un piano di rimborso con i creditori. Se l’accordo viene accettato dalla maggioranza dei creditori (almeno il 60%) e omologato dal giudice, diventa vincolante anche per i creditori dissenzienti, bloccando le azioni esecutive in corso, incluso il pignoramento. Questo strumento permette a piccoli imprenditori e lavoratori autonomi di evitare il blocco dei conti aziendali e di garantire la continuità dell’attività.
Infine, la liquidazione controllata dei beni è una soluzione definitiva per debitori incapienti che non sono in grado di sostenere un piano di ristrutturazione. In questo caso, il debitore mette a disposizione dei creditori il proprio patrimonio, ottenendo in cambio la sospensione del pignoramento e la possibilità di richiedere l’esdebitazione al termine della liquidazione. L’esdebitazione permette di cancellare il debito residuo, offrendo al debitore una ripartenza senza vincoli economici.
Riassunto per punti:
- Piano del consumatore: Blocca il pignoramento per privati cittadini, consentendo di pagare il debito con rate sostenibili approvate dal giudice.
- Accordo di ristrutturazione dei debiti: Permette ai piccoli imprenditori di negoziare con i creditori e bloccare le esecuzioni in corso.
- Liquidazione controllata dei beni: Per debitori incapienti, consente di liquidare i beni e ottenere l’esdebitazione, cancellando i debiti residui.
- Assistenza legale: L’aiuto di un avvocato specializzato è fondamentale per accedere alle procedure previste dal Codice, presentare la documentazione e ottenere la sospensione del pignoramento.
Cosa prevede l’esdebitazione per i debitori incapienti?
L’esdebitazione è una misura legale prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza per i debitori incapienti, ossia quelli che si trovano in una situazione economica insostenibile e non dispongono di risorse sufficienti per coprire i propri debiti residui. Questa procedura consente al debitore di ottenere la cancellazione totale dei debiti dopo aver messo a disposizione tutti i beni possibili per soddisfare, almeno parzialmente, i creditori. L’esdebitazione offre quindi una “ripartenza” per il debitore, liberandolo dai debiti che non può realisticamente pagare, con l’obiettivo di garantirgli una nuova stabilità finanziaria e la possibilità di reinserirsi nella vita economica.
Per accedere all’esdebitazione, il debitore deve soddisfare alcuni requisiti essenziali, come la dimostrazione dell’incapacità economica e della buona fede. Il debitore deve provare di non aver volutamente aggravato la propria situazione economica e di aver collaborato con i creditori mettendo a disposizione il proprio patrimonio, anche se minimo. Il giudice, valutando il comportamento del debitore, può concedere l’esdebitazione solo in casi di reale necessità e in presenza di un comportamento trasparente.
Non tutti i debiti, però, possono essere cancellati tramite esdebitazione. Esistono infatti alcune eccezioni, come gli obblighi di mantenimento familiare (come il sostegno per coniugi o figli), le sanzioni derivanti da reati, e alcuni debiti fiscali specifici. In altre parole, anche con l’esdebitazione, il debitore potrebbe dover far fronte a questi debiti prioritari.
L’esdebitazione rappresenta un’opportunità unica, poiché può essere concessa solo una volta nella vita del debitore, evidenziando il carattere eccezionale di questa misura. Si tratta quindi di una possibilità importante, che consente di chiudere definitivamente i conti con i debiti insostenibili e di ottenere una ripartenza economica.
Riassunto per punti:
- Cos’è l’esdebitazione: La cancellazione totale dei debiti per i debitori incapienti, dopo aver messo a disposizione i beni residui.
- Requisiti: Incapacità economica comprovata e comportamento di buona fede del debitore.
- Eccezioni: Non si applica ai debiti per mantenimento familiare, sanzioni penali e alcuni debiti fiscali.
- Una sola volta nella vita: L’esdebitazione può essere concessa una sola volta, sottolineando il suo carattere eccezionale.
Quanto dura un pignoramento del conto corrente?
La durata di un pignoramento del conto corrente dipende dal tempo necessario per soddisfare il credito del creditore e dall’eventuale intervento del debitore per sospendere o ristrutturare il debito. Una volta che il pignoramento è attivato e la banca ha bloccato le somme sul conto, il pignoramento rimane valido fino a quando l’importo del debito non è completamente estinto. Tuttavia, esistono alcune variabili che possono influenzare la durata effettiva:
- Estinzione del debito: Se il debitore paga integralmente il debito, inclusi interessi e spese legali, il creditore ha l’obbligo di notificare alla banca lo sblocco del conto entro 30 giorni. A quel punto, la banca può ripristinare l’accesso alle somme sul conto.
- Rateizzazione del debito: Nel caso di debiti fiscali, ad esempio, è possibile richiedere una rateizzazione. Una volta che il piano di rateizzazione è approvato e la prima rata viene pagata, il pignoramento viene sospeso temporaneamente. Il conto può essere sbloccato durante il periodo della rateizzazione, a condizione che il debitore rispetti tutti i pagamenti successivi.
- Opposizione al pignoramento: Se il debitore presenta opposizione al pignoramento per motivi di irregolarità nella procedura o per contestare l’importo dovuto, il giudice può sospendere temporaneamente il pignoramento in attesa di una decisione. La durata del pignoramento dipende quindi dall’esito della procedura giudiziaria.
In assenza di interventi del debitore, il pignoramento dura fino al soddisfacimento completo del debito.
Come agire in caso di pignoramento di un conto cointestato?
In caso di pignoramento di un conto corrente cointestato, il procedimento segue alcune regole specifiche per proteggere i diritti del co-titolare non coinvolto nel debito. Il pignoramento può colpire solo la quota di saldo appartenente al debitore, poiché il co-titolare ha il diritto di preservare la propria parte di fondi. In genere, salvo diversa indicazione del giudice, si presuppone che il conto sia suddiviso in quote uguali tra i cointestatari: se il conto è intestato a due persone, la quota pignorabile sarà il 50% del saldo totale; per tre cointestatari, sarà il 33%, e così via.
Azioni da intraprendere
- Verifica delle quote: Appena notificato il pignoramento, il co-titolare del conto può verificare che sia stato bloccato solo l’importo corrispondente alla quota del debitore. Se l’intero saldo è stato erroneamente pignorato, è possibile fare ricorso per ottenere lo sblocco della propria quota.
- Presentazione di opposizione: Se il co-titolare ritiene che la sua quota sia stata coinvolta in modo non corretto, può presentare opposizione al giudice dell’esecuzione per chiedere la separazione delle quote e garantire l’accesso alla parte di saldo che gli spetta.
- Accordo con il creditore: Se il debitore riesce a raggiungere un accordo di pagamento con il creditore, il pignoramento sul conto può essere sospeso, sbloccando l’intero saldo e permettendo l’accesso sia al debitore sia al co-titolare.
Agire prontamente in caso di pignoramento su un conto cointestato è fondamentale per garantire la tutela dei diritti del co-titolare e assicurarsi che solo la quota effettiva del debitore venga bloccata.
È possibile evitare il pignoramento trasferendo fondi prima della notifica?
In teoria, il trasferimento di fondi prima della notifica di un pignoramento potrebbe sembrare una soluzione per evitare il blocco del conto corrente. Tuttavia, è importante sapere che questa azione può essere vista come un tentativo di eludere il pagamento del debito, con possibili conseguenze legali. Quando un creditore avvia una procedura esecutiva, esistono misure che permettono di recuperare eventuali trasferimenti sospetti, considerati atti in frode ai creditori. La legge prevede che i trasferimenti di somme rilevanti effettuati poco prima del pignoramento possano essere revocati dal giudice, obbligando il debitore a restituire i fondi al fine di soddisfare il creditore.
Inoltre, se il trasferimento di fondi è fatto con l’intento di sottrarre denaro ai creditori, il debitore potrebbe anche essere soggetto a sanzioni, specialmente se il pignoramento è stato avviato da un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate. Tentativi di svuotamento o trasferimento del conto, specie dopo l’avvio di un procedimento esecutivo, sono quindi altamente sconsigliati, poiché potrebbero risultare in provvedimenti di blocco ulteriori o in azioni per il recupero forzoso delle somme trasferite.
Invece di trasferire fondi per evitare il pignoramento, può essere utile valutare soluzioni legali come la rateizzazione del debito o, se in grave difficoltà economica, considerare le procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che consentono di negoziare con i creditori in modo conforme alla legge.
Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti
Affrontare un pignoramento del conto corrente può avere ripercussioni profonde e durature sulla stabilità economica e sul benessere del debitore. La procedura esecutiva del pignoramento rappresenta una delle forme più invasive di recupero del credito, poiché agisce direttamente sui fondi del debitore, privandolo immediatamente della disponibilità di risorse che potrebbero essere essenziali per le spese quotidiane. In un contesto così delicato, avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente si rivela indispensabile per affrontare questa situazione in modo adeguato e tutelare al meglio i propri diritti.
Un avvocato specializzato offre un supporto cruciale già dalle prime fasi del pignoramento. Prima di tutto, può verificare che tutte le procedure siano state rispettate correttamente, identificando eventuali errori procedurali che possano invalidare o sospendere il pignoramento. La legge italiana prevede infatti dei vincoli specifici riguardo alla notifica dell’atto di precetto e ai limiti di pignorabilità delle somme depositate sul conto. Un esperto legale è in grado di individuare eventuali irregolarità nella procedura, come una notifica non conforme, una mancata osservanza dei limiti di pignorabilità, o una violazione delle soglie minime che garantiscono il cosiddetto “minimo vitale” per il debitore. Grazie a queste competenze, l’avvocato può contestare prontamente eventuali anomalie, presentando al giudice un’opposizione ben strutturata e documentata.
Affrontare un pignoramento senza il supporto di un avvocato significa spesso esporsi a rischi maggiori, specialmente se il debitore non è pienamente consapevole dei propri diritti e delle opzioni difensive a disposizione. Un professionista del settore non solo possiede le conoscenze giuridiche necessarie, ma sa anche come affrontare le difficoltà pratiche che emergono durante un procedimento esecutivo. La presenza di un avvocato esperto permette di agire rapidamente e in modo mirato, evitando errori che potrebbero compromettere la possibilità di sospendere o ridurre il pignoramento.
Oltre all’opposizione, un avvocato specializzato può valutare e proporre soluzioni alternative al pignoramento, come la rateizzazione del debito. Questo strumento, particolarmente utile per i debiti fiscali, consente di sospendere temporaneamente il pignoramento e dilazionare il pagamento in più rate mensili. Tuttavia, ottenere la rateizzazione richiede che il debitore presenti una documentazione economica dettagliata e una richiesta formale all’ente creditore. Con il supporto di un legale, questa richiesta può essere formulata in modo accurato e completo, aumentando le probabilità di ottenere l’approvazione del piano rateale e garantendo che le rate siano sostenibili per il debitore.
In situazioni di sovraindebitamento grave, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre altre soluzioni per bloccare il pignoramento e ottenere una gestione sostenibile del debito. Il piano del consumatore, ad esempio, è uno strumento pensato per le persone fisiche non legate ad attività d’impresa e consente di proporre un piano di pagamento basato sulle reali capacità economiche del debitore. Un avvocato può aiutare il debitore a redigere e presentare questo piano al giudice, garantendo che ogni dettaglio sia conforme alla normativa. L’approvazione del piano del consumatore comporta la sospensione immediata del pignoramento, offrendo al debitore la possibilità di adempiere al debito in modo graduale e proporzionato al proprio reddito.
Per i piccoli imprenditori o artigiani, l’accordo di ristrutturazione dei debiti consente invece di negoziare un piano di rimborso con i creditori e ottenere la sospensione delle azioni esecutive. Tuttavia, questo accordo richiede il consenso della maggioranza dei creditori (almeno il 60%), oltre all’omologazione del giudice. L’assistenza di un avvocato specializzato è determinante per gestire le trattative con i creditori e garantire che l’accordo sia redatto in modo vincolante e sostenibile.
In ultima analisi, il Codice della Crisi prevede la liquidazione controllata dei beni con possibilità di esdebitazione, ovvero la cancellazione del debito residuo. Questa procedura rappresenta una soluzione definitiva per i debitori incapienti, ma richiede la messa a disposizione di tutti i beni del debitore. La procedura di esdebitazione è complessa e richiede una solida preparazione legale, poiché il giudice valuta attentamente la buona fede e la reale impossibilità del debitore di saldare il debito residuo. Un avvocato specializzato può guidare il debitore in questo percorso, garantendo che i requisiti siano rispettati e che la procedura venga eseguita nei modi e nei tempi corretti.
Affrontare un pignoramento del conto corrente senza l’assistenza di un avvocato significa rischiare di perdere risorse essenziali, compromettendo non solo la propria situazione economica, ma anche il proprio benessere e la stabilità familiare. Con il supporto di un legale esperto, il debitore ha maggiori possibilità di ottenere una risoluzione favorevole, tutelando le risorse necessarie per il proprio sostentamento e riducendo le conseguenze negative del pignoramento. Un avvocato qualificato non solo conosce in dettaglio la normativa, ma sa anche come navigare tra le difficoltà pratiche di un pignoramento, proteggendo il cliente in ogni fase del procedimento. Affidarsi a un professionista del settore significa dunque investire nella propria sicurezza economica e nella possibilità di costruire un futuro libero dai debiti.
Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).
Perciò se hai necessità di un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente, qui di seguito trovi tutti i nostri contatti per un aiuto rapido e sicuro.