Cosa Succede Se Una Ditta Individuale Non Paga Le Tasse?

Una ditta individuale ha l’obbligo di pagare regolarmente le tasse e i contributi, e l’inadempienza fiscale può portare a una serie di conseguenze legali ed economiche significative. Se una ditta individuale non paga le tasse, il fisco può intervenire con azioni di recupero forzato, come sanzioni amministrative, interessi di mora, pignoramenti di beni e, nei casi più gravi, la dichiarazione di fallimento.

Questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti di ditte individuali, esaminerà in dettaglio cosa accade quando una ditta individuale non riesce a onorare i propri debiti fiscali, quali sono le possibili conseguenze e le soluzioni disponibili per il debitore.

Cosa accade quando una ditta individuale non paga le tasse?

Quando una ditta individuale non paga le tasse, si avvia una serie di conseguenze fiscali, legali ed economiche che possono compromettere gravemente la stabilità dell’attività e del suo titolare. La prima fase di questa inadempienza fiscale riguarda l’invio di avvisi di pagamento e cartelle esattoriali da parte dell’Agenzia delle Entrate o dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Questi documenti richiedono al debitore di saldare i debiti fiscali entro un termine specifico, che solitamente è di 60 giorni dalla notifica. Se la ditta non regolarizza la sua posizione entro questo termine, iniziano le azioni di riscossione forzata.

Le sanzioni fiscali applicate per il mancato pagamento delle tasse possono essere molto gravose. Le sanzioni aumentano in base alla durata del ritardo e all’importo del debito non saldato. A questo si aggiungono gli interessi di mora calcolati sul totale del debito e che si accumulano fino al pagamento completo. Inoltre, vengono aggiunte spese di notifica e procedurali che aumentano ulteriormente l’importo finale dovuto.

Se il titolare della ditta continua a non pagare, l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha il diritto di avviare misure coercitive. Queste possono includere il pignoramento di beni mobili e immobili, il fermo amministrativo di beni mobili registrati (come veicoli) e il pignoramento presso terzi, che può riguardare lo stipendio, i conti bancari o i crediti verso clienti. In casi più gravi, l’ente può anche iscrivere un’ipoteca sugli immobili di proprietà del titolare della ditta. Queste azioni esecutive possono bloccare l’operatività della ditta, rendendo difficoltoso proseguire l’attività.

Uno degli scenari peggiori è la dichiarazione di fallimento della ditta individuale. Se i debiti fiscali diventano troppo elevati o se il titolare non è in grado di trovare un accordo con il fisco, l’autorità giudiziaria può decretare il fallimento della ditta. In questo caso, tutti i beni della ditta, inclusi i beni personali del titolare, vengono liquidati per saldare i debiti. Questo processo può essere particolarmente devastante, soprattutto perché in una ditta individuale non c’è distinzione giuridica tra il patrimonio personale e quello dell’attività, e il titolare rischia di perdere anche beni privati come la casa.

Tuttavia, esistono alcune possibilità per evitare il fallimento e le azioni esecutive più drastiche. Una delle opzioni è la rateizzazione del debito fiscale. Il debitore può richiedere di pagare il debito fiscale in comode rate, che vengono stabilite in base alla sua capacità economica. Per i debiti inferiori a 120.000 euro, la rateizzazione viene concessa automaticamente, mentre per importi superiori è necessario dimostrare uno stato di temporanea difficoltà finanziaria. Le rate possono essere dilazionate fino a un massimo di 72 mesi, e in alcuni casi eccezionali fino a 120 mesi.

Un altro strumento di supporto per le ditte individuali in difficoltà è rappresentato dalle disposizioni del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questo codice prevede una serie di misure che aiutano i debitori in crisi a riorganizzare i propri debiti e a riprendere il controllo delle proprie finanze. La procedura di sovraindebitamento è particolarmente utile per le ditte individuali che non possono essere dichiarate fallite ma che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica. Grazie a questa procedura, il titolare della ditta può presentare un piano del consumatore al tribunale, che consente di ristrutturare i debiti in base alla propria capacità di pagamento. Durante l’esecuzione del piano, tutte le azioni esecutive vengono sospese, il che offre al debitore un po’ di respiro e la possibilità di continuare la sua attività.

In alcuni casi, quando il titolare della ditta non ha i mezzi per ripagare i propri debiti anche con il piano del consumatore, può richiedere l’esdebitazione. Questo è un meccanismo che permette ai debitori incapienti di ottenere la cancellazione dei debiti residui, una volta conclusa la liquidazione del patrimonio. L’esdebitazione offre una seconda possibilità al debitore, consentendogli di liberarsi dai debiti nonostante non sia riuscito a soddisfare integralmente i creditori.

L’esperienza di chi non paga le tasse è chiaramente complessa e richiede spesso l’intervento di professionisti, come commercialisti o avvocati specializzati in crisi d’impresa, per gestire le negoziazioni con l’Agenzia delle Entrate e le procedure di sovraindebitamento. Senza un’adeguata assistenza legale o fiscale, è facile che il titolare della ditta si ritrovi sopraffatto dalle conseguenze del mancato pagamento, con conseguenti perdite di beni personali e difficoltà operative insormontabili.

Riassunto per punti:

  • Mancato pagamento delle tasse comporta cartelle esattoriali e sanzioni, con interessi di mora e spese aggiuntive.
  • Se non si paga entro 60 giorni, possono essere avviate azioni esecutive come pignoramenti, fermi amministrativi e ipoteche.
  • Il rischio di fallimento è concreto se il debito diventa troppo elevato e non viene trovato un accordo con il fisco.
  • È possibile chiedere la rateizzazione del debito, con piani fino a 72 o 120 rate mensili.
  • Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre soluzioni di ristrutturazione del debito, come il piano del consumatore o la liquidazione del patrimonio.
  • L’esdebitazione consente di cancellare i debiti residui per i debitori incapienti, offrendo una seconda opportunità.

Quali sono le sanzioni fiscali applicate per il mancato pagamento delle tasse?

Quando una ditta individuale non paga le tasse nei tempi previsti, il fisco applica una serie di sanzioni fiscali che aumentano in base al ritardo nel pagamento e all’importo dovuto. Le sanzioni hanno lo scopo di penalizzare il comportamento omissivo del contribuente e incentivare il pagamento tempestivo, e variano a seconda della durata del ritardo e della gravità della violazione. Vediamo nel dettaglio le principali sanzioni fiscali previste.

Inizialmente, se il pagamento viene effettuato con un leggero ritardo, le sanzioni possono essere ridotte attraverso il ravvedimento operoso, un meccanismo che consente al contribuente di regolarizzare spontaneamente la propria posizione fiscale pagando una sanzione ridotta rispetto a quella che sarebbe altrimenti applicata.

  1. Sanzione ridotta con il ravvedimento operoso:
  • Se il pagamento avviene entro 14 giorni dal termine originario, la sanzione è ridotta allo 0,1% per ogni giorno di ritardo.
  • Dal 15° al 30° giorno di ritardo, la sanzione è pari all’1,5% dell’importo dovuto.
  • Tra 31 e 90 giorni, la sanzione aumenta al 1,67%.
  • Se il pagamento avviene entro un anno, la sanzione è pari al 3,75%.
  1. Sanzioni per ritardi superiori:
  • Oltre l’anno, per i pagamenti effettuati oltre i 90 giorni ma entro i 2 anni, la sanzione ordinaria è del 30% dell’importo dovuto, come stabilito dall’articolo 13 del Decreto Legislativo 471/1997.
  • Se il pagamento avviene oltre due anni dal termine, la sanzione resta pari al 30% del debito, ma a questo si aggiungono ulteriori interessi di mora che vengono calcolati giornalmente.
  1. Interessi di mora:
    Gli interessi di mora sono un ulteriore aggravio economico che si accumula in caso di ritardo nel pagamento delle imposte. Gli interessi di mora vengono calcolati in percentuale su base giornaliera, a partire dal giorno successivo alla scadenza del termine per il pagamento. Il tasso degli interessi è aggiornato annualmente dall’Agenzia delle Entrate e varia a seconda dell’anno fiscale in questione.
  2. Sanzioni per omissioni più gravi:
    In caso di omissioni più gravi, come il mancato versamento dell’IVA o la mancata dichiarazione dei redditi, le sanzioni possono essere molto più severe. Se il contribuente non presenta la dichiarazione dei redditi entro i termini, la sanzione può arrivare fino al 120-240% dell’importo dovuto, con un minimo di 250 euro, come previsto dall’articolo 1 del Decreto Legislativo 471/1997.
  3. Cartelle esattoriali:
    Se il debitore non paga nemmeno dopo la notifica delle prime sanzioni, l’Agenzia delle Entrate invia una cartella esattoriale per recuperare l’importo dovuto. Se la cartella non viene pagata entro 60 giorni dalla notifica, il fisco può procedere con azioni esecutive, come il pignoramento di beni mobili e immobili o il fermo amministrativo su beni mobili registrati, come veicoli.

Le sanzioni per il mancato pagamento delle tasse non si limitano a penalità economiche, ma possono estendersi a conseguenze ben più gravi, come il blocco dell’attività o addirittura la dichiarazione di fallimento, nei casi più gravi. Queste misure mirano a tutelare l’erario e garantire il recupero delle somme dovute, ma per il debitore è possibile accedere a soluzioni di rateizzazione del debito o avvalersi del ravvedimento operoso per ridurre le sanzioni.

Riassunto per punti:

  • Sanzioni ridotte con il ravvedimento operoso: da 0,1% a 3,75% in base al ritardo.
  • Sanzione ordinaria: 30% dell’importo dovuto per pagamenti oltre i 90 giorni.
  • Interessi di mora calcolati giornalmente.
  • Sanzioni per omissioni gravi: 120-240% dell’importo non versato.
  • Possibili azioni esecutive (pignoramenti, fermi amministrativi) se il debito non viene saldato dopo la cartella esattoriale.

Quali sono le conseguenze a lungo termine se una ditta non regolarizza i propri debiti fiscali?

Quando una ditta individuale non regolarizza i propri debiti fiscali, le conseguenze a lungo termine possono essere molto gravi e incidere sia sulla sua continuità operativa sia sul patrimonio personale del titolare. Le ditte individuali non godono di una separazione giuridica tra patrimonio aziendale e personale, il che significa che le responsabilità finanziarie dell’attività si riflettono direttamente sul proprietario. Questo comporta una serie di potenziali misure che possono essere messe in atto dalle autorità fiscali e dalle agenzie di riscossione, con ripercussioni a lungo termine per l’imprenditore.

Pignoramenti e Fermi Amministrativi

Uno degli effetti principali del mancato pagamento delle tasse è l’avvio di procedure esecutive da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Queste possono includere il pignoramento di beni mobili e immobili, il fermo amministrativo di veicoli o altri beni registrati e il pignoramento presso terzi, che colpisce conti correnti o crediti che la ditta individuale ha verso clienti o partner commerciali.

Il pignoramento dei beni comporta il blocco delle proprietà, che possono essere vendute all’asta per soddisfare il credito del fisco. Questo può paralizzare l’operatività dell’impresa, in quanto l’imprenditore perde la disponibilità dei beni necessari per la propria attività, come veicoli, attrezzature o persino gli uffici o i locali aziendali. Il pignoramento dei conti correnti, inoltre, può bloccare i fondi necessari per pagare fornitori o dipendenti, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria della ditta.

Ipoteca sugli Immobili

Un’altra conseguenza importante è l’iscrizione di un’ipoteca sugli immobili. Se i debiti fiscali non vengono pagati entro un certo periodo di tempo, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può iscrivere un’ipoteca sugli immobili di proprietà dell’imprenditore. Questo vuol dire che, in caso di vendita dell’immobile, il ricavato andrà prioritariamente al fisco fino a copertura del debito. Se il debito è particolarmente elevato, il rischio è che l’immobile venga venduto all’asta per soddisfare i creditori, lasciando il debitore senza patrimonio immobiliare e senza fondi per proseguire l’attività.

Interessi e Sanzioni Accumulati

Oltre alle misure esecutive, i debiti fiscali non pagati continuano a generare interessi di mora e sanzioni, che si accumulano col passare del tempo. Gli interessi vengono calcolati su base giornaliera a partire dal giorno successivo alla scadenza del pagamento. Inoltre, le sanzioni variano in base alla durata del ritardo e all’importo dovuto, arrivando fino al 30% dell’importo non pagato, oltre agli interessi di mora.

Nel lungo termine, il debito fiscale può crescere esponenzialmente, diventando insostenibile per il titolare della ditta. Questo crea una spirale di indebitamento dalla quale è difficile uscire senza interventi legali mirati, come l’accesso a piani di rateizzazione o soluzioni di sovraindebitamento.

Rischio di Fallimento

Se il debito diventa troppo elevato e la ditta non è in grado di pagarlo né di trovare accordi con l’ente di riscossione, il rischio più grave è la dichiarazione di fallimento. In Italia, la normativa sul fallimento si applica generalmente alle imprese, ma anche le ditte individuali possono essere soggette a fallimento se hanno debiti significativi e non riescono a onorare le proprie obbligazioni fiscali. Il fallimento comporta la liquidazione dei beni personali e aziendali del titolare per soddisfare i creditori, e può lasciare l’imprenditore privo di risorse e senza la possibilità di riprendere l’attività.

La dichiarazione di fallimento ha anche conseguenze legali: il fallito può essere soggetto a limitazioni patrimoniali e restrizioni nell’attività imprenditoriale per un certo periodo di tempo, che di fatto bloccano qualsiasi possibilità di ripresa economica.

Difficoltà nell’Accesso al Credito

Un’altra conseguenza importante è l’impatto che i debiti fiscali non pagati hanno sul profilo creditizio dell’imprenditore. Le informazioni relative ai debiti fiscali e alle azioni esecutive sono spesso registrate in banche dati consultabili da istituti di credito e altri fornitori di servizi finanziari. Questo rende molto difficile per l’imprenditore ottenere nuovi prestiti, finanziamenti o linee di credito per far crescere o sostenere l’attività. Anche se la ditta riesce a riprendersi finanziariamente, le difficoltà di accesso al credito possono limitare notevolmente la possibilità di espandere l’attività o di investire in nuovi progetti.

Sovraindebitamento e Esdebitazione

In caso di sovraindebitamento, quando il titolare della ditta non è in grado di far fronte ai debiti accumulati, è possibile accedere alle procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Una di queste è il piano del consumatore, che consente al debitore di riorganizzare i debiti e presentare al tribunale un piano di pagamento sostenibile. Durante l’esecuzione del piano, tutte le azioni esecutive vengono sospese, e il debitore può continuare a operare.

Un’altra soluzione è l’esdebitazione, che permette al debitore incapiente (che non ha beni sufficienti per soddisfare i creditori) di ottenere la cancellazione dei debiti residui una volta conclusa la liquidazione del patrimonio. Questo meccanismo offre una seconda opportunità all’imprenditore, ma implica comunque la perdita dei beni e la necessità di avviare una procedura legale complessa.

Riassunto per punti:

  • Pignoramenti e fermi amministrativi bloccano i beni mobili e immobili della ditta e del titolare.
  • L’ipoteca sugli immobili può portare alla vendita all’asta per soddisfare i creditori fiscali.
  • I debiti accumulano sanzioni e interessi, rendendo la situazione finanziaria sempre più critica.
  • Il fallimento è il rischio più grave, con la liquidazione dei beni personali e aziendali.
  • Le difficoltà di accesso al credito limitano la ripresa e la crescita dell’attività.
  • Le procedure di sovraindebitamento e esdebitazione offrono vie d’uscita, ma richiedono l’intervento del tribunale e la perdita dei beni.

È possibile richiedere la rateizzazione del debito fiscale per una ditta individuale con debiti?

Sì, è possibile per una ditta individuale con debiti fiscali richiedere la rateizzazione del debito fiscale. Questo strumento permette al debitore di ripagare gradualmente il debito in base alla propria capacità economica, evitando azioni esecutive immediate come pignoramenti o ipoteche. Vediamo nel dettaglio come funziona la rateizzazione del debito fiscale per una ditta individuale.

Condizioni per la Rateizzazione

La rateizzazione può essere richiesta per debiti fiscali risultanti da cartelle esattoriali emesse dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. La ditta individuale può presentare domanda di rateizzazione se si trova in una condizione di difficoltà economica temporanea, che le impedisce di pagare l’intero debito in un’unica soluzione.

Per debiti fino a 120.000 euro, la rateizzazione è concessa in modo automatico e non richiede la presentazione di ulteriori documentazioni. L’unica condizione è che il debitore presenti la domanda entro i termini indicati nella cartella esattoriale o nelle altre comunicazioni ufficiali inviate dall’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Per debiti superiori a 120.000 euro, è necessario fornire prova di una difficoltà economica, come bilanci che attestano l’incapacità della ditta di far fronte al pagamento del debito in un’unica soluzione. Questo accertamento permette di valutare la condizione finanziaria della ditta e stabilire un piano di rientro compatibile con le sue risorse.

Numero di Rate e Durata

La rateizzazione standard prevede il pagamento del debito in 72 rate mensili, ma in situazioni di grave difficoltà economica, il piano di rateizzazione può essere esteso fino a 120 rate (10 anni). Questa dilazione offre un importante sollievo finanziario, consentendo alla ditta individuale di continuare a operare senza subire immediatamente azioni esecutive.

Le rate sono calcolate in base alla situazione finanziaria del debitore, e il numero di rate varia in funzione dell’importo del debito e della capacità di pagamento della ditta. Nel caso in cui il debitore non riesca a rispettare il piano di rateizzazione, il mancato pagamento di cinque rate anche non consecutive comporta la decadenza del beneficio della rateizzazione, e l’intero debito torna a essere esigibile in un’unica soluzione.

Presentazione della Domanda

Per richiedere la rateizzazione, la ditta deve presentare la domanda presso l’Agenzia delle Entrate Riscossione. La domanda può essere presentata online, attraverso i canali telematici messi a disposizione dall’Agenzia, oppure recandosi direttamente presso gli uffici territoriali. È importante compilare correttamente la domanda e includere tutta la documentazione richiesta, soprattutto nel caso di debiti superiori a 120.000 euro.

Interessi e Sanzioni

La rateizzazione non sospende completamente l’applicazione degli interessi e delle sanzioni. Sulle somme rateizzate continuano a maturare interessi di dilazione, calcolati su base annua. Il tasso di interesse viene stabilito annualmente dall’Agenzia delle Entrate e varia in funzione dell’anno fiscale in corso.

Vantaggi della Rateizzazione

La rateizzazione permette alla ditta di evitare azioni esecutive immediate, come il pignoramento dei beni mobili o immobili, o l’iscrizione di ipoteche sugli immobili di proprietà. Inoltre, se il debitore rispetta il piano di rateizzazione, può continuare a gestire normalmente la propria attività senza subire blocchi operativi dovuti al mancato pagamento delle imposte.

Un altro vantaggio della rateizzazione è che può essere richiesta anche per cartelle esattoriali già notificate. Questo offre una possibilità di rimediare alla situazione prima che vengano intraprese azioni più drastiche da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Esempio pratico

Consideriamo una ditta individuale che ha accumulato debiti fiscali per un totale di 80.000 euro. Il titolare della ditta si trova in una situazione di difficoltà economica temporanea e non è in grado di pagare l’intera somma in un’unica soluzione. Presentando la richiesta di rateizzazione, l’Agenzia delle Entrate Riscossione concede un piano di pagamento in 72 rate mensili, ciascuna dell’importo di circa 1.111 euro, con un tasso di interesse applicato sulle rate rimanenti.

Riassunto per punti:

  • La rateizzazione è concessa per debiti fino a 120.000 euro senza necessità di dimostrare difficoltà economiche.
  • Per debiti superiori a 120.000 euro, è necessario fornire documentazione che attesti l’incapacità di pagare in un’unica soluzione.
  • La durata della rateizzazione può essere estesa fino a 120 rate mensili in caso di difficoltà grave.
  • Gli interessi continuano a maturare sulle rate, ma l’Agenzia delle Entrate Riscossione sospende le azioni esecutive durante il piano di rientro.
  • Il mancato pagamento di cinque rate comporta la decadenza del piano e l’esigibilità immediata dell’intero debito.

La rateizzazione del debito fiscale rappresenta una soluzione fondamentale per le ditte individuali che si trovano in difficoltà economiche, permettendo loro di continuare a operare mentre regolarizzano la loro posizione fiscale.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza può aiutare la ditta individuale in difficoltà?

Sì, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) può fornire un importante aiuto alle ditte individuali che si trovano in difficoltà finanziarie. Questo codice introduce strumenti specifici volti a prevenire e gestire situazioni di crisi economica e di sovraindebitamento, offrendo soluzioni per evitare il fallimento e per riorganizzare i debiti.

Il Codice della Crisi d’Impresa è stato pensato per proteggere le imprese in difficoltà economica, comprese le ditte individuali, e ha l’obiettivo di favorire una gestione tempestiva delle crisi aziendali, prima che la situazione diventi irreparabile. Le ditte individuali, non essendo separate giuridicamente dal loro titolare, sono particolarmente vulnerabili a crisi di liquidità e indebitamento, ma grazie a questo codice, possono usufruire di strumenti specifici per evitare che il debito diventi insostenibile.

Procedura di Sovraindebitamento

Uno degli strumenti principali del Codice è la procedura di sovraindebitamento, destinata ai soggetti che non possono essere dichiarati falliti, come le ditte individuali. Il sovraindebitamento si riferisce a quella condizione di incapacità del debitore di far fronte ai propri debiti con le risorse disponibili. Attraverso questa procedura, il titolare di una ditta individuale in difficoltà può ristrutturare i debiti e ottenere una sospensione delle azioni esecutive in corso, come i pignoramenti o le ipoteche.

La procedura di sovraindebitamento prevede diverse opzioni:

  • Piano del consumatore: È una delle soluzioni più importanti per le ditte individuali che non possono essere dichiarate fallite. Il piano del consumatore consente di presentare al tribunale una proposta per il pagamento dei debiti, basata sulle reali possibilità economiche del debitore. Durante l’esecuzione del piano, tutte le azioni esecutive vengono sospese, permettendo al titolare della ditta di continuare a operare senza dover affrontare il rischio di fallimento o la perdita immediata dei beni.
  • Accordo con i creditori: La ditta può cercare un accordo con i propri creditori attraverso un piano di rientro approvato dal tribunale. Questo piano può includere riduzioni dell’importo del debito o una dilazione dei pagamenti. Il tribunale garantisce la correttezza dell’accordo, e una volta approvato, l’accordo vincola tutti i creditori, anche quelli che non hanno espresso consenso, ma la cui approvazione è stata superata a maggioranza.
  • Liquidazione controllata del patrimonio: In alternativa, la ditta individuale può optare per la liquidazione del proprio patrimonio sotto la supervisione del tribunale. Questa procedura permette di vendere i beni della ditta per soddisfare i creditori, ma una volta concluso il processo, il debitore può ottenere la liberazione da ogni debito residuo tramite la esdebitazione.

Esdebitazione del Debitore

Un altro strumento chiave offerto dal Codice della Crisi d’Impresa è l’esdebitazione del debitore incapiente, che è particolarmente utile per i titolari di ditte individuali che, anche dopo la liquidazione del patrimonio, non sono in grado di saldare integralmente i debiti. L’esdebitazione consente di cancellare i debiti residui dopo la liquidazione, dando al debitore una seconda possibilità per ripartire senza l’oppressione del debito.

Per ottenere l’esdebitazione, il debitore deve dimostrare di aver agito in buona fede, di aver collaborato con le autorità e di non aver compiuto atti di frode o malafede durante la gestione dei debiti. Questo strumento è particolarmente rilevante per le ditte individuali, poiché permette di ripulire completamente la propria posizione debitoria e ricominciare, anche se si è perso il patrimonio.

Strumenti di Allerta e Prevenzione

Un altro aspetto innovativo del Codice della Crisi d’Impresa è l’introduzione di strumenti di allerta e di prevenzione, volti a individuare tempestivamente i segnali di crisi economica. Le ditte individuali sono tenute a monitorare la loro situazione finanziaria attraverso specifici indicatori, come la capacità di pagare debiti e la liquidità. Se emergono segnali di difficoltà, la ditta è tenuta a intervenire subito, cercando di negoziare con i creditori o attivando le procedure di sovraindebitamento.

Questo sistema di allerta mira a evitare che una situazione di crisi venga trascurata fino al punto di diventare irrecuperabile. In tal modo, si favorisce un intervento tempestivo per ristrutturare i debiti o cercare soluzioni con i creditori prima che la situazione degeneri.

Vantaggi del Codice della Crisi per le Ditte Individuali

I vantaggi del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza per le ditte individuali sono molteplici. In primo luogo, consente di evitare il fallimento, che per una ditta individuale può essere devastante, poiché colpisce non solo l’attività, ma anche il patrimonio personale del titolare. Grazie agli strumenti come la procedura di sovraindebitamento, la ditta ha l’opportunità di ristrutturare i debiti in modo sostenibile, evitando le azioni esecutive e consentendo la continuazione dell’attività.

In secondo luogo, il Codice introduce la possibilità di ottenere una cancellazione del debito attraverso l’esdebitazione, che è particolarmente utile per quei titolari che, dopo aver subito una crisi economica, vogliono ripartire senza l’onere del debito passato.

Infine, gli strumenti di allerta e prevenzione sono fondamentali per aiutare le ditte individuali a identificare tempestivamente le difficoltà finanziarie e a intervenire in modo efficace, evitando che la situazione peggiori fino al punto di non ritorno.

Riassunto per punti:

  • La procedura di sovraindebitamento aiuta le ditte individuali a ristrutturare i debiti e a sospendere le azioni esecutive in corso.
  • Il piano del consumatore permette di pagare i debiti in base alla capacità economica, garantendo la continuità operativa della ditta.
  • La liquidazione controllata del patrimonio consente di vendere i beni per soddisfare i creditori, con la possibilità di ottenere l’esdebitazione.
  • L’esdebitazione permette la cancellazione dei debiti residui, offrendo una seconda possibilità ai debitori incapienti.
  • Gli strumenti di allerta permettono di intervenire tempestivamente in caso di crisi, evitando che la situazione finanziaria degeneri.

In sintesi, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre soluzioni efficaci per le ditte individuali in difficoltà, consentendo loro di ristrutturare i debiti, evitare il fallimento e ottenere una seconda possibilità di ripartenza senza l’onere dei debiti passati.

Cos’è l’esdebitazione e come funziona per le ditte individuali?

L’esdebitazione è un meccanismo giuridico introdotto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) che permette a una persona fisica o a una ditta individuale di essere esonerata dal pagamento dei debiti residui, a condizione che questi non possano essere soddisfatti neanche attraverso la liquidazione del patrimonio. Questo strumento offre una vera e propria seconda opportunità ai debitori che, pur non avendo beni sufficienti a coprire i loro debiti, possono liberarsi di tali obbligazioni una volta concluso il processo di liquidazione controllata del patrimonio.

Funzionamento dell’Esdebitazione

Per le ditte individuali, l’esdebitazione entra in gioco dopo che tutti i beni del titolare della ditta sono stati venduti per soddisfare i creditori, e quando non vi è più alcuna risorsa disponibile per estinguere i debiti residui. L’idea alla base di questo istituto è che, in alcune situazioni, il debitore non è più in grado di pagare i debiti, anche se viene liquidato tutto il suo patrimonio, e che continuare a pretendere il pagamento dei debiti residui sarebbe ingiusto e controproducente. L’esdebitazione concede quindi una cancellazione dei debiti che non sono stati saldati durante il processo di liquidazione.

Requisiti per l’Esdebitazione

Affinché una ditta individuale o il suo titolare possa beneficiare dell’esdebitazione, devono essere soddisfatti alcuni requisiti fondamentali. In particolare:

  • Buona fede del debitore: Il debitore deve dimostrare di aver agito in buona fede, cioè di aver collaborato durante la procedura di liquidazione e di non aver nascosto o dissipato il patrimonio.
  • Assenza di comportamenti fraudolenti: Il debitore non deve aver compiuto atti di frode o dolo nei confronti dei creditori. La frode o la malafede impedirebbero l’accesso all’esdebitazione.
  • Conclusione della liquidazione: L’esdebitazione può essere concessa solo dopo che la procedura di liquidazione è stata completata e il patrimonio del debitore è stato distribuito tra i creditori.
  • Partecipazione alla procedura: Il debitore deve aver partecipato attivamente alla procedura, fornendo tutte le informazioni richieste e cooperando con gli organi preposti.

Come richiedere l’Esdebitazione

La richiesta di esdebitazione deve essere presentata al tribunale competente al termine della procedura di liquidazione. Il debitore deve presentare una domanda in cui si dichiara impossibilitato a soddisfare i crediti residui e chiede di essere liberato dai debiti non saldati. Il giudice, una volta verificato che tutti i requisiti sono soddisfatti, emetterà un’ordinanza che concede l’esdebitazione e che libera il debitore dall’obbligo di pagare i creditori per i debiti residui.

Cosa succede dopo l’Esdebitazione

Una volta concessa, l’esdebitazione ha effetto immediato: il debitore non è più tenuto a pagare i debiti non soddisfatti con la liquidazione del patrimonio. Questo significa che, da quel momento in poi, il titolare della ditta individuale può riprendere la propria attività o avviarne una nuova senza essere oppresso dai debiti del passato. Tuttavia, l’esdebitazione non si applica a tutti i tipi di debiti: debiti alimentari, risarcimenti per danni o sanzioni amministrative e penali non sono cancellabili tramite l’esdebitazione.

Vantaggi per le Ditte Individuali

L’esdebitazione è uno strumento fondamentale per le ditte individuali che si trovano in una situazione di sovraindebitamento. Dato che una ditta individuale non separa giuridicamente il patrimonio dell’impresa da quello personale del titolare, il fallimento della ditta può comportare la perdita di tutti i beni personali del debitore. Grazie all’esdebitazione, il titolare della ditta può ripulire la propria posizione debitoria e ripartire, anche dopo aver perso gran parte del patrimonio durante la liquidazione.

Esempio Pratico

Immaginiamo che un piccolo imprenditore abbia accumulato debiti per 200.000 euro a causa della crisi economica e della riduzione dei ricavi. Dopo aver venduto tutto il patrimonio disponibile (compreso un magazzino e alcune attrezzature), il ricavato è stato di soli 50.000 euro, insufficienti a coprire il debito. Dopo la liquidazione del patrimonio e la distribuzione dei fondi ai creditori, l’imprenditore presenta richiesta di esdebitazione. Il tribunale accerta che l’imprenditore ha agito in buona fede e non ha nascosto beni. Concede quindi l’esdebitazione, cancellando i debiti residui. Questo permette all’imprenditore di ricominciare senza il peso del debito.

Riassunto per punti:

  • L’esdebitazione permette di cancellare i debiti residui dopo la liquidazione del patrimonio.
  • Si applica a soggetti che hanno agito in buona fede e che non hanno nascosto beni o compiuto atti fraudolenti.
  • La domanda di esdebitazione deve essere presentata al tribunale al termine della procedura di liquidazione.
  • L’esdebitazione offre una seconda possibilità alle ditte individuali, liberandole dai debiti residui.
  • Non tutti i debiti sono cancellabili: risarcimenti per danni, debiti alimentari e sanzioni non possono essere esdebitati.

In conclusione, l’esdebitazione rappresenta una soluzione cruciale per le ditte individuali che si trovano in una situazione di sovraindebitamento, offrendo una via d’uscita per riprendere l’attività senza essere oppresse da debiti insostenibili.

Esempi pratici di ditta individuale che utilizza la procedura di sovraindebitamento

Ecco alcuni esempi pratici di come una ditta individuale può utilizzare la procedura di sovraindebitamento per superare una situazione finanziaria critica, riprendere il controllo dei propri debiti e trovare una via d’uscita legale.

Esempio 1: Crisi economica e piano del consumatore

Maria è la titolare di una piccola impresa artigianale. A causa della crisi economica e del calo degli ordini, si ritrova in una situazione di sovraindebitamento, con debiti che ammontano a 100.000 euro verso fornitori e banche. Nonostante l’attività stia continuando, non è in grado di onorare i pagamenti e ha ricevuto diverse richieste di pagamento dai creditori, inclusa una cartella esattoriale dall’Agenzia delle Entrate.

Maria decide di accedere alla procedura di sovraindebitamento prevista dal Codice della Crisi d’Impresa. In collaborazione con il suo avvocato, presenta un piano del consumatore al tribunale. Il piano prevede di saldare il debito in rate compatibili con il suo reddito, dilazionate su 10 anni, e offre ai creditori la possibilità di recuperare una parte del credito senza ricorrere a costose azioni legali. Durante la procedura, tutte le azioni esecutive, come il pignoramento o l’ipoteca, vengono sospese.

Il tribunale approva il piano, che consente a Maria di mantenere la sua attività e di ristrutturare il debito. I creditori accettano il piano di rientro, e Maria riesce a riorganizzare le sue finanze, evitando il fallimento e salvaguardando la sua attività.

Esempio 2: Accordo con i creditori

Luca è un piccolo imprenditore che gestisce una ditta individuale di trasporti. A seguito di una cattiva gestione finanziaria e di una riduzione degli affari, ha accumulato un debito di 150.000 euro con vari creditori, tra cui fornitori di carburante e leasing per i veicoli. Non riuscendo più a gestire i debiti e con diverse minacce di azioni legali in arrivo, Luca rischia il pignoramento dei veicoli della sua azienda, che sono essenziali per la sua attività.

Luca decide di optare per la procedura di accordo con i creditori all’interno della procedura di sovraindebitamento. Insieme al suo consulente legale, prepara una proposta da sottoporre ai creditori, offrendo loro di pagare una parte dei debiti e dilazionando il restante in rate sostenibili. Il tribunale accetta il piano e convoca una riunione con i creditori, i quali, con una maggioranza qualificata, approvano l’accordo.

Grazie a questo accordo, Luca evita il pignoramento dei suoi mezzi, continua l’attività e ha tempo per riprendersi finanziariamente, pagando i creditori secondo i termini concordati.

Esempio 3: Liquidazione del patrimonio e esdebitazione

Giovanni è il titolare di una ditta individuale che opera nel settore delle costruzioni. A causa di una serie di investimenti sbagliati e dell’impossibilità di incassare alcune commesse, Giovanni accumula debiti per un totale di 300.000 euro. I creditori, inclusa una banca, iniziano le procedure esecutive per il pignoramento di alcuni immobili di proprietà di Giovanni, ma il valore dei beni non è sufficiente a coprire l’intero debito.

Giovanni, in mancanza di alternative, sceglie la strada della liquidazione controllata del patrimonio all’interno della procedura di sovraindebitamento. Il tribunale nomina un liquidatore che si occupa della vendita dei beni della ditta, tra cui alcuni terreni e macchinari, per soddisfare i creditori.

Al termine della liquidazione, i proventi non coprono completamente il debito. Giovanni chiede l’esdebitazione, cioè la cancellazione del debito residuo. Il tribunale concede l’esdebitazione, poiché Giovanni ha agito in buona fede e ha collaborato durante la procedura, dimostrando di non aver occultato beni o compiuto atti fraudolenti. Grazie a questa misura, Giovanni può ripartire senza più l’onere dei debiti rimasti.

Riassunto per punti:

  • Il piano del consumatore permette di ristrutturare il debito e dilazionarlo in base alla capacità di pagamento del debitore, sospendendo le azioni esecutive.
  • L’accordo con i creditori consente di negoziare un piano di rientro del debito approvato dal tribunale, vincolante per tutti i creditori.
  • La liquidazione del patrimonio permette di vendere i beni del debitore e, se i debiti residui non vengono coperti, ottenere l’esdebitazione, liberando il debitore dalle obbligazioni non saldate.

La procedura di sovraindebitamento è uno strumento efficace per le ditte individuali che si trovano in difficoltà economiche, offrendo una via d’uscita legale e sostenibile per riprendere il controllo della propria attività o ricominciare senza l’oppressione del debito.

Cosa succede se una ditta individuale non riesce a pagare i debiti nemmeno con la rateizzazione o il piano del consumatore?

Se una ditta individuale non riesce a pagare i debiti nemmeno dopo aver ottenuto una rateizzazione o aver attivato il piano del consumatore all’interno della procedura di sovraindebitamento, le conseguenze possono essere molto gravi e portare a ulteriori azioni esecutive o alla liquidazione forzata del patrimonio del titolare. Tuttavia, esistono ancora alcuni strumenti e soluzioni previste dalla legge per affrontare la situazione.

Mancato pagamento della rateizzazione o del piano del consumatore

Se una ditta individuale, nonostante la concessione della rateizzazione o l’approvazione del piano del consumatore, non riesce a rispettare i pagamenti previsti, il principale rischio è la decadenza dal beneficio della rateizzazione o del piano stesso. Questo significa che:

  • Il debito residuo diventa immediatamente esigibile in un’unica soluzione.
  • Le azioni esecutive, come i pignoramenti e le ipoteche, che erano state sospese durante la rateizzazione o il piano del consumatore, possono riprendere.
  • L’Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere con misure coercitive, come il pignoramento di beni mobili e immobili, o il fermo amministrativo sui veicoli.

Nel caso della rateizzazione, la decadenza dal beneficio avviene quando il debitore non riesce a pagare cinque rate anche non consecutive. Per il piano del consumatore, se il debitore non rispetta i pagamenti stabiliti dal tribunale, l’intera procedura potrebbe essere annullata.

Liquidazione controllata del patrimonio

Se la ditta individuale non riesce a far fronte ai debiti neanche con le agevolazioni ottenute, la soluzione finale potrebbe essere la liquidazione controllata del patrimonio. Questo strumento, previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, permette di vendere tutti i beni del debitore per soddisfare i creditori, sotto la supervisione del tribunale e di un liquidatore nominato.

La liquidazione controllata è un’alternativa alla dichiarazione di fallimento e consente di evitare ulteriori pignoramenti individuali. Il patrimonio della ditta viene venduto, e il ricavato viene utilizzato per saldare i creditori in base all’ordine delle loro priorità. Una volta conclusa la liquidazione, se ci sono debiti residui, è possibile accedere alla esdebitazione, che consente di cancellare i debiti rimanenti e offrire al debitore una seconda possibilità di ripartenza.

Esdebitazione del debitore incapiente

Se, anche dopo la liquidazione del patrimonio, i debiti non possono essere interamente saldati, il titolare della ditta individuale può chiedere l’esdebitazione. Questa procedura permette al debitore di liberarsi dai debiti residui, purché dimostri di aver agito in buona fede e di non aver compiuto atti fraudolenti. L’esdebitazione è un’opportunità importante per le ditte individuali, in quanto consente al titolare di ripulire completamente la sua posizione finanziaria e ripartire senza l’oppressione dei debiti passati.

L’esdebitazione non si applica a tutti i debiti: alcune obbligazioni, come i risarcimenti per danni e i debiti alimentari, non possono essere cancellati.

Dichiarazione di fallimento

Nel caso in cui il debitore non riesca a gestire il sovraindebitamento e non sia in grado di avvalersi delle misure di protezione previste, l’alternativa estrema è la dichiarazione di fallimento. Il fallimento comporta la liquidazione completa del patrimonio del titolare della ditta e la chiusura dell’attività. Questa procedura viene gestita dal tribunale e da un curatore fallimentare, che si occupa di vendere i beni e distribuire il ricavato ai creditori.

Il fallimento non solo comporta la perdita dei beni aziendali e personali, ma ha anche ripercussioni legali per il titolare, che potrebbe essere soggetto a limitazioni nelle sue future attività imprenditoriali e a controlli più stringenti da parte delle autorità fiscali.

Possibilità di negoziazione con i creditori

Anche in situazioni critiche, una ditta individuale può tentare di negoziare con i creditori per evitare il fallimento o la liquidazione totale del patrimonio. Attraverso un accordo extragiudiziale, il debitore può cercare di ottenere condizioni più favorevoli, come una riduzione dell’importo totale del debito (saldo e stralcio) o ulteriori dilazioni dei pagamenti.

Un avvocato specializzato in diritto fallimentare e sovraindebitamento può essere fondamentale per gestire queste trattative e ottenere il miglior risultato possibile, evitando che la situazione degeneri ulteriormente.

Riassunto per punti:

  • Se non vengono rispettati i pagamenti della rateizzazione o del piano del consumatore, il debito residuo diventa immediatamente esigibile e le azioni esecutive riprendono.
  • La liquidazione controllata del patrimonio consente di vendere i beni della ditta sotto la supervisione del tribunale e saldare i creditori, con la possibilità di accedere all’esdebitazione per i debiti residui.
  • L’esdebitazione permette di cancellare i debiti residui, offrendo al debitore una seconda opportunità, a patto che non siano stati compiuti atti fraudolenti.
  • In casi estremi, la ditta può essere dichiarata fallita, con la conseguente liquidazione di tutti i beni e limitazioni legali per il titolare.
  • È possibile cercare di negoziare un accordo extragiudiziale con i creditori per evitare il fallimento o la liquidazione totale del patrimonio.

In sintesi, se una ditta individuale non riesce a pagare i debiti neanche con la rateizzazione o il piano del consumatore, restano a disposizione strumenti come la liquidazione controllata e l’esdebitazione, che permettono di gestire in modo ordinato la crisi e, in alcuni casi, liberarsi dei debiti residui per ripartire.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Di Ditte Individuali

Affrontare una situazione di sovraindebitamento per una ditta individuale è un processo complesso, delicato e, spesso, emotivamente logorante. Quando i debiti accumulati diventano insostenibili, l’imprenditore può sentirsi sopraffatto dalle richieste dei creditori, dalle azioni esecutive e dalla prospettiva di vedere la propria attività e, talvolta, il proprio patrimonio personale, dissolversi. In questo contesto, la figura di un avvocato esperto in cancellazione debiti per ditte individuali diventa cruciale per proteggere i diritti del debitore e per trovare una soluzione legale che permetta di superare la crisi senza compromettere irreversibilmente la situazione finanziaria.

L’importanza di un avvocato specializzato risiede nella capacità di navigare il complesso quadro normativo che regola la gestione dei debiti e delle crisi d’impresa. In particolare, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti come il piano del consumatore, la procedura di sovraindebitamento e l’esdebitazione, che possono essere attivati per ristrutturare i debiti o, in alcuni casi, cancellarli. Tuttavia, la corretta applicazione di questi strumenti richiede una profonda conoscenza della normativa e una gestione strategica delle relazioni con i creditori e con il tribunale.

Uno dei principali vantaggi di affidarsi a un avvocato esperto è la possibilità di evitare errori procedurali che potrebbero compromettere la difesa del debitore. La legge, infatti, impone tempistiche rigorose per presentare istanze e documentazioni, e il mancato rispetto di tali termini può comportare la perdita di opportunità fondamentali, come la possibilità di ottenere la sospensione delle azioni esecutive o di negoziare un accordo con i creditori. Un avvocato esperto può garantire che ogni passaggio della procedura venga seguito in modo corretto, evitando che il debitore si ritrovi in una situazione ancora più complicata a causa di errori formali.

Inoltre, un professionista legale può negoziare in modo più efficace con i creditori. Molti creditori, infatti, preferiscono trovare una soluzione concordata piuttosto che affrontare lunghe e costose battaglie legali o tentare di recuperare il credito attraverso il pignoramento dei beni, che spesso non copre l’intero debito. Un avvocato esperto può negoziare un accordo di saldo e stralcio, una soluzione che permette di pagare una parte del debito in cambio della cancellazione del resto, offrendo così al debitore la possibilità di ripianare la situazione con un impegno finanziario ridotto e più sostenibile.

Il ruolo dell’avvocato diventa ancora più essenziale quando si entra nelle fasi più complesse della procedura di sovraindebitamento o nella liquidazione controllata del patrimonio. La liquidazione, se gestita in modo sbagliato, può portare alla perdita di tutti i beni del debitore, compresi quelli personali, con conseguenze devastanti non solo per l’attività, ma anche per la vita privata. Un avvocato esperto è in grado di proteggere al meglio il patrimonio residuo, negoziando con i creditori per ridurre le richieste e cercando di preservare i beni essenziali per il proseguimento dell’attività, quando possibile.

L’esdebitazione, d’altro canto, è un istituto legale di grande rilevanza per le ditte individuali, ma può essere ottenuta solo a determinate condizioni. Un avvocato esperto è in grado di verificare che il titolare della ditta soddisfi i requisiti richiesti dalla legge per ottenere l’esdebitazione e può presentare in modo corretto la richiesta al tribunale. La cancellazione dei debiti residui attraverso l’esdebitazione rappresenta una seconda possibilità per il debitore, permettendogli di ripartire da zero senza l’onere del debito passato.

È importante sottolineare che l’avvocato non solo fornisce una consulenza legale, ma offre anche un supporto strategico e psicologico fondamentale in una fase di grande stress. Affrontare da soli una situazione di sovraindebitamento può risultare paralizzante, e molte decisioni possono essere prese sulla base della paura o dell’ansia piuttosto che su una valutazione oggettiva delle opzioni disponibili. Avere al proprio fianco un avvocato esperto permette di affrontare la crisi in modo razionale e con una prospettiva strategica, aumentando le possibilità di ottenere un esito favorevole.

Un altro aspetto fondamentale è la gestione delle tempistiche. Le procedure di sovraindebitamento, liquidazione e esdebitazione richiedono una gestione accurata delle tempistiche, che devono essere rispettate rigorosamente per evitare il decadimento delle opportunità di difesa. Un avvocato esperto sa come monitorare i tempi e garantire che le azioni necessarie siano intraprese nei giusti tempi, evitando ritardi che potrebbero danneggiare ulteriormente il debitore.

Non va dimenticato che la gestione di una crisi di sovraindebitamento non riguarda solo il presente, ma ha ripercussioni sul futuro finanziario del debitore. La capacità di ottenere finanziamenti, la reputazione professionale e la possibilità di avviare nuove iniziative imprenditoriali possono essere influenzate dalla gestione della crisi. Un avvocato esperto in cancellazione debiti può lavorare per minimizzare l’impatto della crisi sul futuro del debitore, cercando di preservare la sua capacità di operare sul mercato e mantenere una buona posizione creditizia.

In conclusione, affrontare una situazione di sovraindebitamento per una ditta individuale è un percorso difficile e pieno di insidie, ma non è una battaglia persa. Con l’assistenza di un avvocato esperto in cancellazione debiti, il debitore può accedere a strumenti legali che lo proteggono e lo aiutano a riprendere il controllo della propria vita finanziaria. L’avvocato fornisce non solo le competenze tecniche necessarie per gestire le procedure legali, ma anche il supporto strategico per negoziare con i creditori, proteggere il patrimonio residuo e garantire che ogni passaggio della crisi venga gestito nel modo più efficiente e con il minore impatto possibile sul futuro del debitore.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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