Quanto Possono Pignorare Su Uno Stipendio di 1.500€?

Quando si parla di pignoramento dello stipendio, uno degli aspetti più critici riguarda l’importo massimo che può essere trattenuto dal reddito mensile del debitore. Nel caso di uno stipendio di 1.500 euro netti al mese, la legge italiana stabilisce limiti precisi per tutelare il debitore, garantendo che quest’ultimo possa continuare a vivere dignitosamente nonostante le trattenute.

Il pignoramento dello stipendio è regolato dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile. Questo articolo definisce la percentuale massima del reddito netto che può essere pignorata per soddisfare i debiti, stabilendo che per i debiti ordinari, come prestiti personali, mutui, o altre forme di credito non prioritario, non può essere trattenuto più di un quinto (20%) dello stipendio netto. Quindi, se il debitore percepisce uno stipendio netto di 1.500 euro al mese, il massimo che può essere pignorato è 300 euro. Questo limite ha l’obiettivo di bilanciare il diritto del creditore a recuperare il proprio credito con la necessità del debitore di mantenere un reddito sufficiente per le spese essenziali.

Tuttavia, esistono situazioni in cui il limite del quinto può essere superato. Ad esempio, per i debiti alimentari, che riguardano il mantenimento di figli o del coniuge, la legge consente di pignorare fino a un terzo dello stipendio netto. Pertanto, su uno stipendio di 1.500 euro, il pignoramento per debiti alimentari potrebbe arrivare fino a 500 euro al mese. Questa disposizione riflette l’importanza che il legislatore attribuisce agli obblighi alimentari, considerati essenziali per il sostentamento di persone a carico del debitore.

Inoltre, il pignoramento può diventare ancora più complesso in presenza di più debiti. Se un debitore ha debiti di diversa natura, come un debito ordinario e un debito alimentare, la somma complessiva pignorabile può aumentare. Tuttavia, la legge stabilisce che, anche in presenza di pignoramenti multipli, la somma totale trattenuta dallo stipendio non può superare il 50% del reddito netto mensile. Quindi, nel caso di uno stipendio di 1.500 euro, il massimo pignorabile, anche in presenza di più debiti, sarebbe 750 euro. La priorità nel pagamento viene data ai debiti alimentari, seguiti dai debiti fiscali e contributivi, e infine dai debiti ordinari.

Le tutele per il debitore non si limitano ai limiti percentuali sul pignoramento. Esistono anche specifiche esenzioni per alcune categorie di reddito. Ad esempio, le indennità di malattia, gli assegni familiari e altre prestazioni sociali non possono essere pignorate. Questo significa che, se parte del reddito del debitore è costituita da queste indennità, tali somme non saranno soggette a pignoramento. Questa protezione è essenziale per garantire che il debitore possa continuare a sostenere le spese di base, anche in presenza di debiti significativi.

Un altro aspetto importante riguarda i conti correnti su cui viene accreditato lo stipendio. Se lo stipendio viene accreditato su un conto corrente, la legge prevede che non possa essere pignorata una somma superiore a quella che eccede tre volte l’importo dell’assegno sociale, che nel 2024 è fissato a circa 702 euro. Ciò significa che, se il saldo del conto corrente è costituito esclusivamente dall’accredito dello stipendio, una parte significativa resterà disponibile per il debitore. Ad esempio, su uno stipendio di 1.500 euro accreditato su un conto corrente, solo la parte eccedente circa 2.106 euro può essere pignorata.

Queste norme si inseriscono in un contesto normativo più ampio che mira a proteggere i debitori in difficoltà economiche. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), ad esempio, prevede diverse procedure di sovraindebitamento per aiutare i debitori a ristrutturare i propri debiti in modo sostenibile. Tra queste, l’accordo di composizione della crisi e il piano del consumatore sono strumenti che possono essere utilizzati per bloccare temporaneamente i pignoramenti in corso e negoziare un piano di pagamento che tenga conto delle reali capacità economiche del debitore. Queste procedure sono particolarmente utili per chi si trova in una situazione di insolvenza e non riesce a gestire i propri debiti con i soli redditi disponibili.

È importante sottolineare che il pignoramento dello stipendio comporta anche conseguenze a lungo termine. Oltre alla riduzione immediata del reddito disponibile, il pignoramento viene segnalato nelle banche dati creditizie, come la CRIF. Questo può rendere difficile ottenere nuovi finanziamenti in futuro, poiché la storia creditizia del debitore sarà compromessa. Pertanto, è fondamentale che il debitore sia consapevole dei propri diritti e delle tutele offerte dalla legge, e che consideri tutte le opzioni disponibili per gestire il proprio debito in modo efficace.

In conclusione, il pignoramento su uno stipendio di 1.500 euro può comportare la trattenuta di una parte significativa del reddito, ma la legge italiana offre diverse tutele per proteggere il debitore da una riduzione eccessiva del suo potere d’acquisto. È essenziale che chi si trova in difficoltà economiche si informi sui propri diritti e consideri tutte le opzioni disponibili per evitare che il pignoramento comprometta ulteriormente la propria capacità di mantenere un livello di vita dignitoso. Rivolgersi a un avvocato esperto in diritto esecutivo e procedure di sovraindebitamento può essere una scelta decisiva per gestire al meglio la situazione e proteggere il proprio futuro finanziario.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Qual è il Limite di Pignorabilità per uno Stipendio di 1.500€?

Il limite di pignorabilità per uno stipendio netto di 1.500 euro è determinato da specifiche normative italiane che stabiliscono quanto del reddito di un lavoratore possa essere trattenuto per soddisfare debiti non pagati. La legge italiana, attraverso l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, prevede che per i debiti ordinari (come prestiti, mutui o altre obbligazioni finanziarie non prioritarie), il massimo pignorabile sia un quinto del reddito netto. Pertanto, su uno stipendio di 1.500 euro, il massimo che può essere trattenuto è 300 euro al mese.

Questa limitazione del 20% è stata stabilita per garantire che il debitore mantenga una parte sufficiente del proprio stipendio per far fronte alle spese quotidiane essenziali, come l’affitto, le bollette e il cibo. Tuttavia, questa protezione può essere diversa a seconda della natura del debito. Per i debiti alimentari, che riguardano il mantenimento di figli o del coniuge, la legge consente di pignorare fino a un terzo dello stipendio netto. Quindi, se il debito è legato a obblighi alimentari, possono essere trattenuti fino a 500 euro su uno stipendio di 1.500 euro al mese.

In casi in cui il debitore abbia più debiti, la legge stabilisce che il totale delle somme pignorate non può mai superare il 50% del reddito netto mensile. Quindi, nel caso di uno stipendio di 1.500 euro, anche in presenza di più creditori, il massimo pignorabile non supererebbe i 750 euro al mese. La priorità nel pignoramento viene data ai debiti alimentari, seguiti dai debiti fiscali e contributivi, e infine dai debiti ordinari.

Esistono anche tutele specifiche per alcune categorie di redditi. Le indennità di malattia, gli assegni familiari e altre prestazioni sociali sono esenti dal pignoramento. Inoltre, se lo stipendio viene accreditato su un conto corrente, la legge prevede che non possa essere pignorata una somma superiore a quella che eccede tre volte l’importo dell’assegno sociale, che nel 2024 è fissato a circa 702 euro. Questo significa che una parte significativa del saldo del conto corrente, se costituito esclusivamente dall’accredito dello stipendio, resterà disponibile per il debitore.

Queste misure di protezione sono essenziali per garantire che, nonostante il pignoramento, il debitore possa continuare a vivere in modo dignitoso. Tuttavia, è importante che il debitore conosca i propri diritti e si informi su tutte le opzioni disponibili per gestire la propria situazione finanziaria, specialmente in presenza di più debiti. La consulenza di un avvocato esperto in diritto esecutivo può essere decisiva per garantire che il pignoramento avvenga nei limiti stabiliti dalla legge e per esplorare alternative come le procedure di sovraindebitamento, che possono offrire soluzioni più sostenibili per la gestione dei debiti.

Riassunto per punti:

  • Pignoramento ordinario: massimo 20% dello stipendio netto (300 euro su 1.500 euro).
  • Debiti alimentari: fino a un terzo dello stipendio netto (500 euro su 1.500 euro).
  • Pignoramento multiplo: massimo 50% dello stipendio netto (750 euro su 1.500 euro).
  • Esenzioni: indennità di malattia, assegni familiari e altre prestazioni sociali sono non pignorabili.
  • Protezione del conto corrente: somma pignorabile limitata a quanto eccede tre volte l’importo dell’assegno sociale.
  • Consulenza legale: fondamentale per garantire il rispetto dei limiti di legge e per esplorare alternative di gestione del debito.

E se il Debito è di Natura Alimentare?

Se il debito è di natura alimentare, la legge italiana prevede limiti di pignorabilità diversi e più elevati rispetto ai debiti ordinari. I debiti alimentari riguardano gli obblighi di mantenimento verso familiari, come figli, coniugi o ex coniugi, e sono considerati prioritari rispetto ad altri tipi di debiti. Di conseguenza, il pignoramento su uno stipendio per debiti alimentari può essere più oneroso.

In particolare, l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce che per i debiti alimentari è possibile pignorare fino a un terzo dello stipendio netto del debitore. Quindi, se una persona percepisce uno stipendio netto di 1.500 euro al mese, la somma massima pignorabile per un debito alimentare può arrivare fino a 500 euro al mese.

Questo limite riflette la priorità che il sistema giuridico italiano assegna agli obblighi alimentari. L’obiettivo è garantire che il debitore contribuisca adeguatamente al mantenimento dei familiari a suo carico, come i figli minori o il coniuge in caso di separazione o divorzio, anche se questo comporta una maggiore riduzione del suo reddito disponibile rispetto a un pignoramento per debiti ordinari.

Nel contesto di un pignoramento multiplo, dove il debitore ha sia debiti alimentari sia altri tipi di debiti, la somma complessiva pignorabile può aumentare. Tuttavia, il limite massimo complessivo non può superare il 50% dello stipendio netto. In questo scenario, il debito alimentare ha la precedenza, e l’eventuale restante parte del pignoramento può essere utilizzata per soddisfare altri creditori. Quindi, su uno stipendio di 1.500 euro, in presenza di debiti alimentari e ordinari, si potrebbe trattenere fino a 750 euro, con 500 euro destinati ai debiti alimentari e 250 euro ai debiti ordinari.

È importante notare che, nonostante la maggiore percentuale pignorabile, la legge continua a garantire al debitore la possibilità di mantenere una parte del proprio reddito per le necessità quotidiane. Tuttavia, la pressione economica può essere considerevole, soprattutto quando si tratta di pignoramenti significativi come quelli per debiti alimentari. Pertanto, è consigliabile che il debitore sia consapevole dei propri diritti e delle possibilità di difesa legale.

In casi di particolare difficoltà economica, il debitore può valutare di ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Queste procedure permettono di ristrutturare i debiti in modo sostenibile, bloccando temporaneamente i pignoramenti in corso e permettendo al debitore di negoziare un piano di pagamento che tenga conto delle sue reali capacità economiche. Questi strumenti possono essere particolarmente utili quando il debitore si trova a dover affrontare pignoramenti per debiti alimentari che compromettono gravemente la sua capacità di mantenere un livello di vita adeguato.

Riassunto per punti:

  • Pignoramento per debiti alimentari: Fino a un terzo dello stipendio netto (500 euro su 1.500 euro).
  • Priorità nei pignoramenti multipli: I debiti alimentari hanno la precedenza su altri tipi di debiti.
  • Limite massimo: La somma totale pignorabile non può superare il 50% dello stipendio netto (750 euro su 1.500 euro).
  • Consulenza legale: Fondamentale per gestire pignoramenti elevati e valutare l’accesso a procedure di sovraindebitamento.

Come Funziona il Pignoramento se Sono Presenti Più Debiti?

Quando un debitore ha più debiti con creditori diversi, la somma complessiva pignorabile non può superare il 50% dello stipendio netto. Questo significa che, anche se ci sono più creditori che richiedono il pignoramento dello stipendio, il totale delle somme trattenute non potrà mai superare i 750€ su uno stipendio di 1.500€. La priorità nel pagamento viene data ai debiti alimentari, seguiti dai debiti fiscali e contributivi, e infine dai debiti ordinari.

Quali Sono le Protezioni per il Debitore?

La legge italiana prevede specifiche protezioni per i debitori, soprattutto per evitare che vengano privati di una parte eccessiva del loro reddito. Oltre al limite del quinto per i debiti ordinari, esistono anche esenzioni per alcune categorie di redditi. Ad esempio, le somme destinate a indennità di malattia, assegni familiari e altre prestazioni sociali non possono essere pignorate. Queste protezioni sono fondamentali per garantire che il debitore possa continuare a vivere dignitosamente, anche in presenza di pignoramenti.

Se lo stipendio viene accreditato su un conto corrente, la legge prevede che non possa essere pignorata una somma superiore a quella che eccede tre volte l’importo dell’assegno sociale (circa 702€ nel 2024). Quindi, se il saldo del conto corrente è costituito esclusivamente dall’accredito dello stipendio, una parte significativa resterà intatta e disponibile per il debitore.

Cosa Fare se si è in Difficoltà Economica?

Quando si è in difficoltà economica, specialmente se si è soggetti a pignoramenti su stipendio o altri redditi, è fondamentale agire tempestivamente per evitare che la situazione peggiori. Ci sono diversi passi che si possono intraprendere per gestire una crisi finanziaria e ridurre l’impatto dei pignoramenti, garantendo al contempo che si possa continuare a soddisfare le necessità quotidiane. Ecco cosa fare se ci si trova in difficoltà economica.

Innanzitutto, è essenziale comprendere appieno la propria situazione finanziaria. Questo significa fare un bilancio accurato di entrate e uscite, identificando le spese essenziali e quelle superflue. Una volta che si ha una visione chiara delle proprie finanze, è possibile adottare strategie per ridurre i costi e migliorare la gestione del denaro. Ad esempio, può essere utile tagliare le spese non essenziali, come abbonamenti e spese ricreative, e destinare i fondi risparmiati al pagamento dei debiti.

Se il pignoramento dello stipendio o di altre fonti di reddito sta compromettendo gravemente la tua capacità di far fronte alle spese quotidiane, potresti considerare di negoziare direttamente con i creditori. In molti casi, i creditori sono disposti a rivedere i termini del debito se dimostri di essere in una situazione di difficoltà economica. Potresti chiedere una riduzione delle rate mensili, una dilazione del pagamento o addirittura una riduzione dell’importo complessivo dovuto. La negoziazione può essere un’opzione particolarmente efficace se il tuo obiettivo è quello di evitare il pignoramento o di ridurre l’importo che viene trattenuto dal tuo reddito.

Un’altra opzione da considerare è il ricorso alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Queste procedure sono state introdotte per aiutare i debitori che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica a ristrutturare i propri debiti in modo sostenibile. Ci sono tre principali procedure disponibili:

  1. Accordo di Composizione della Crisi: Questa procedura permette al debitore di proporre ai creditori un piano di pagamento che tiene conto delle sue reali capacità economiche. Il piano deve essere approvato dalla maggioranza dei creditori e omologato dal giudice. Una volta approvato, il piano diventa vincolante per tutti i creditori, compresi quelli che non hanno accettato la proposta.
  2. Piano del Consumatore: Questo strumento è riservato ai debitori che non svolgono attività imprenditoriale. Il vantaggio principale del piano del consumatore è che non richiede l’approvazione dei creditori, ma deve essere valutato dal giudice, che ne verifica la fattibilità e la buona fede del debitore. Il piano del consumatore può prevedere una ristrutturazione del debito che include la riduzione delle somme dovute o la dilazione dei pagamenti nel tempo.
  3. Liquidazione del Patrimonio: Questa procedura prevede la vendita dei beni del debitore per soddisfare i creditori. Tuttavia, alcune proprietà essenziali, come la prima casa, possono essere escluse dalla liquidazione. Questa opzione è generalmente considerata come ultima risorsa, da utilizzare solo quando non è possibile raggiungere un accordo con i creditori o quando le altre procedure di sovraindebitamento non sono fattibili.

Se il pignoramento riguarda debiti fiscali, potresti considerare di richiedere una rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate. La rateizzazione consente di dilazionare il pagamento del debito fiscale in più rate mensili, riducendo così la pressione finanziaria immediata. Inoltre, in alcuni casi, è possibile ottenere la sospensione del pignoramento in attesa di definire un piano di pagamento con l’Agenzia delle Entrate.

È anche fondamentale che, in caso di difficoltà economica, si cerchi il supporto di un avvocato specializzato in diritto esecutivo e procedure di sovraindebitamento. Un avvocato può aiutarti a comprendere i tuoi diritti, a esplorare le opzioni disponibili e a negoziare con i creditori. Inoltre, può assisterti nella presentazione di istanze al giudice per contestare il pignoramento se ritieni che le somme trattenute eccedano i limiti stabiliti dalla legge o se vi sono state irregolarità nella procedura.

Infine, non bisogna sottovalutare l’importanza di gestire lo stress e l’ansia legati alle difficoltà economiche. Affrontare una situazione di pignoramento può essere estremamente stressante, e il supporto psicologico può essere utile per mantenere la lucidità necessaria a prendere decisioni informate e strategiche. Cercare il sostegno di amici, familiari o professionisti della salute mentale può fare la differenza nel mantenere il benessere personale durante una crisi finanziaria.

Riassunto per punti:

  • Analisi finanziaria: Valuta entrate, uscite e taglia le spese non essenziali.
  • Negoziazione con i creditori: Proponi piani di pagamento alternativi per ridurre l’importo pignorato.
  • Procedure di sovraindebitamento: Considera l’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore, o la liquidazione del patrimonio.
  • Rateizzazione del debito fiscale: Richiedi una dilazione dei pagamenti all’Agenzia delle Entrate per ridurre la pressione finanziaria immediata.
  • Assistenza legale: Rivolgiti a un avvocato specializzato per gestire il pignoramento e esplorare tutte le opzioni legali.
  • Supporto psicologico: Cerca sostegno per gestire lo stress e mantenere il benessere durante la crisi finanziaria.

Esempi Pratici di Pignoramento su uno Stipendio di 1.500€

Consideriamo alcuni esempi per chiarire come queste regole si applicano nella pratica.

Esempio 1: Debito Ordinario Un lavoratore con uno stipendio netto di 1.500€ ha contratto un debito di 5.000€ con una banca. La banca ottiene un’ordinanza di pignoramento e, ogni mese, 300€ (il 20% dello stipendio) vengono trattenuti direttamente dalla busta paga fino a quando il debito non viene saldato. Il debitore continua a ricevere 1.200€ al mese, che può utilizzare per le spese quotidiane.

Esempio 2: Debito Alimentare Supponiamo che lo stesso lavoratore abbia anche un debito alimentare di 3.000€ per il mantenimento dei figli. Il tribunale autorizza un pignoramento di un terzo dello stipendio netto, pari a 500€. Questi 500€ vengono trattenuti ogni mese fino a quando il debito alimentare non viene estinto, lasciando al debitore un netto mensile di 1.000€.

Esempio 3: Pignoramento Multiplo Se il lavoratore ha entrambi i debiti, ordinario e alimentare, la somma massima pignorabile non può superare il 50% dello stipendio netto, cioè 750€. La priorità viene data al debito alimentare, quindi 500€ vengono trattenuti per il mantenimento dei figli, e i restanti 250€ per il debito bancario. In questo caso, il lavoratore riceverebbe 750€ al mese fino all’estinzione dei debiti.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti

Navigare attraverso una situazione di sovraindebitamento e pignoramento è un’esperienza estremamente complessa e stressante. Le leggi italiane, pur prevedendo una serie di protezioni per il debitore, non sono sempre facili da comprendere e applicare senza un’adeguata assistenza legale. In questi casi, la presenza di un avvocato esperto in cancellazione dei debiti diventa non solo utile, ma spesso fondamentale per evitare errori che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione finanziaria.

Uno degli aspetti più importanti che un avvocato specializzato può offrire è la conoscenza approfondita della normativa vigente e delle procedure legali applicabili. In Italia, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) ha introdotto una serie di strumenti specifici per la gestione del sovraindebitamento, come l’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore e la liquidazione del patrimonio. Queste procedure sono progettate per offrire una via d’uscita ai debitori in difficoltà, ma richiedono una preparazione e una presentazione accurata delle richieste per essere approvate dai tribunali. Senza l’assistenza di un avvocato esperto, c’è il rischio concreto che queste procedure vengano respinte o che non si ottengano i benefici sperati.

Un avvocato specializzato è in grado di analizzare la situazione specifica del debitore, identificando quali tra le varie opzioni disponibili sia la più appropriata. Non tutte le soluzioni sono adatte a ogni caso: per esempio, mentre l’accordo di composizione della crisi potrebbe essere ideale per un imprenditore con numerosi creditori, il piano del consumatore potrebbe essere più adatto a un privato che non svolge attività imprenditoriale. Inoltre, l’avvocato può guidare il debitore attraverso il processo di negoziazione con i creditori, cercando di ottenere termini più favorevoli o la riduzione del debito, obiettivi difficilmente raggiungibili senza una rappresentanza legale competente.

L’importanza di avere un avvocato al proprio fianco emerge con particolare forza quando si tratta di opporsi a pignoramenti che si ritengono illegittimi o eccessivi. Il pignoramento dello stipendio o del conto corrente è una misura pesante, ma non sempre viene applicato in modo corretto. La legge impone limiti specifici a quanto può essere trattenuto dal reddito del debitore, e questi limiti devono essere rispettati in ogni circostanza. Un avvocato esperto può individuare eventuali violazioni di questi limiti e presentare un’opposizione efficace in tribunale. Inoltre, può assistere nella preparazione della documentazione necessaria per dimostrare che una parte del reddito o dei beni pignorati è esente da pignoramento, come nel caso delle indennità assistenziali o del minimo vitale per le pensioni.

Un altro aspetto cruciale dell’assistenza legale riguarda la gestione delle segnalazioni nelle banche dati creditizie. Un pignoramento o un’insolvenza non solo riducono il reddito disponibile, ma compromettono anche la capacità del debitore di ottenere credito in futuro. Le segnalazioni nelle centrali rischi, come la CRIF, possono rendere molto difficile l’accesso a nuovi finanziamenti, con ripercussioni a lungo termine sulla stabilità finanziaria del debitore. Un avvocato esperto può fornire consulenza su come gestire queste segnalazioni, ad esempio attraverso la richiesta di cancellazione delle stesse in caso di errori o irregolarità, o negoziando con i creditori per ottenere la rimozione delle segnalazioni una volta che il debito è stato saldato.

Oltre agli aspetti legali e finanziari, l’assistenza di un avvocato offre un supporto psicologico importante. Sapere di avere al proprio fianco un professionista competente che conosce il sistema e che può guidare nelle decisioni cruciali riduce lo stress e l’ansia che inevitabilmente accompagnano situazioni di sovraindebitamento. Questo supporto consente al debitore di affrontare la situazione con maggiore serenità e fiducia, sapendo di poter contare su un esperto che lavora per proteggere i suoi interessi.

Infine, l’avvocato non si limita a gestire l’emergenza del pignoramento, ma può aiutare a pianificare una strategia di lungo termine per il recupero della stabilità finanziaria. Questo può includere la consulenza su come evitare future situazioni di indebitamento, la ristrutturazione dei debiti in modo che siano sostenibili, e l’assistenza nella ricostruzione del merito creditizio una volta che la crisi è stata superata. Queste strategie a lungo termine sono essenziali per garantire che il debitore non solo risolva la crisi attuale, ma anche che sia meglio preparato a gestire le proprie finanze in futuro.

In conclusione, l’assistenza di un avvocato esperto in cancellazione dei debiti e pignoramenti è una risorsa inestimabile per chi si trova in difficoltà economica. Non solo offre le competenze tecniche necessarie per navigare attraverso la complessità delle normative e delle procedure legali, ma fornisce anche il supporto e la guida necessari per superare una delle situazioni più difficili che un debitore possa affrontare. Investire nella consulenza legale giusta può fare la differenza tra il ritrovarsi intrappolati in una spirale di debiti e pignoramenti, e riuscire a ritrovare un equilibrio finanziario e una serenità a lungo termine.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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