Cosa Succede Se Non Mi Trovano Alla Consegna Di Un Decreto Ingiuntivo?

Quando si riceve un decreto ingiuntivo, ci si trova di fronte a un ordine del tribunale che impone il pagamento di una somma di denaro entro un termine specifico, solitamente 40 giorni. Questo strumento legale, disciplinato dagli articoli 633 e seguenti del Codice di Procedura Civile italiano, è utilizzato dai creditori per ottenere rapidamente il pagamento di crediti certi, liquidi ed esigibili senza dover intraprendere una causa ordinaria. Tuttavia, può accadere che il destinatario non sia reperibile al momento della consegna del decreto ingiuntivo. In tali casi, si attivano specifiche procedure legali per garantire che la notifica del decreto venga comunque considerata valida.

Se il debitore non è reperibile, l’ufficiale giudiziario procede lasciando un avviso di tentata notifica presso l’abitazione o il luogo di lavoro del debitore. Secondo l’articolo 140 del Codice di Procedura Civile, l’ufficiale giudiziario deposita il decreto ingiuntivo presso la casa comunale di residenza del debitore e invia una comunicazione per raccomandata AR al destinatario, informandolo del deposito. Se il destinatario non ritira il documento entro i termini indicati, solitamente 10 giorni dalla ricezione dell’avviso, la notifica si considera comunque perfezionata per compiuta giacenza.

La notifica per compiuta giacenza ha implicazioni legali significative. Una volta perfezionata la notifica, il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, permettendo al creditore di avviare le procedure esecutive per il recupero del credito. Questo significa che il creditore può richiedere il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione. Secondo l’articolo 543 del Codice di Procedura Civile, il pignoramento può essere effettuato anche presso terzi, come il datore di lavoro o la banca del debitore.

Il mancato ritiro del decreto ingiuntivo non impedisce quindi la prosecuzione delle azioni legali. Se il debitore non ritira il documento entro i termini e non presenta opposizione, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo comporta l’avvio delle procedure esecutive da parte del creditore. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2021 le esecuzioni forzate per decreti ingiuntivi sono aumentate del 15% rispetto all’anno precedente, evidenziando la frequenza con cui i creditori ricorrono a questo strumento per recuperare i crediti.

Il debitore ha comunque il diritto di opporsi a un decreto ingiuntivo anche se non lo ha ritirato. L’opposizione deve essere presentata entro 40 giorni dalla data in cui la notifica si considera perfezionata. L’opposizione si propone mediante citazione in giudizio davanti al tribunale competente, come stabilito dagli articoli 645 e seguenti del Codice di Procedura Civile. Durante il procedimento di opposizione, il debitore può contestare l’esistenza del debito, la sua quantificazione o la validità della notifica. È importante notare che il termine per l’opposizione decorre dalla data in cui la notifica si considera perfezionata, non dalla data effettiva di ricezione del documento da parte del debitore.

Se il debitore non presenta opposizione entro i termini previsti, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo significa che il creditore può procedere con l’esecuzione forzata del decreto, richiedendo il pignoramento dei beni del debitore. Le conseguenze del mancato pagamento di un decreto ingiuntivo esecutivo possono essere gravi. Il pignoramento dei beni mobili può includere automobili, mobili, oggetti di valore e altri beni personali del debitore. Gli immobili possono essere sequestrati e venduti all’asta, e i conti correnti possono essere bloccati. Inoltre, una parte dello stipendio o della pensione del debitore può essere prelevata direttamente alla fonte, con limiti stabiliti dalla legge per garantire un minimo vitale.

Un esempio pratico di opposizione al decreto ingiuntivo potrebbe essere quello di un debitore che riceve un decreto ingiuntivo per un debito di 10.000 euro ma riesce a dimostrare che ha già pagato 5.000 euro. In questo caso, il debitore può presentare opposizione al decreto ingiuntivo, fornendo prove del pagamento parziale. Se il tribunale accoglie l’opposizione, può ridurre l’importo del decreto ingiuntivo in base alle prove presentate.

I costi associati all’opposizione a un decreto ingiuntivo possono variare in base alla complessità del caso e alle tariffe degli avvocati. In generale, l’opposizione comporta il pagamento delle spese legali, che includono le spese di notifica, i diritti di cancelleria e gli onorari degli avvocati. Secondo l’Ordine degli Avvocati, i costi medi per un’opposizione a un decreto ingiuntivo possono oscillare tra i 1.500 e i 5.000 euro, a seconda della complessità del caso.

Le tempistiche per l’opposizione a un decreto ingiuntivo prevedono un termine di 40 giorni dalla notifica perfezionata. Una volta presentata l’opposizione, il processo può durare diversi mesi o anche anni, a seconda della complessità del caso e dei carichi di lavoro del tribunale. Se il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, il processo esecutivo può iniziare immediatamente e può durare da alcuni mesi a diversi anni, a seconda della natura dei beni da pignorare e delle eventuali opposizioni sollevate dal debitore.

Avere un avvocato esperto in esecuzioni e decreti ingiuntivi può essere di grande aiuto per il debitore. Un avvocato esperto può fornire una consulenza preziosa su come gestire al meglio la situazione, valutare la validità del decreto ingiuntivo, preparare l’opposizione e rappresentare il debitore in tribunale. Inoltre, l’avvocato può assistere il debitore nelle negoziazioni con i creditori per cercare soluzioni alternative, come la rinegoziazione del debito o la proposta di un piano di pagamento rateale.

In conclusione, quando un debitore non è reperibile alla consegna di un decreto ingiuntivo, si attivano procedure legali che garantiscono comunque la validità della notifica e la possibilità per il creditore di avviare le procedure esecutive. Il debitore ha il diritto di opporsi al decreto, ma deve farlo entro i termini stabiliti dalla legge. Affrontare tempestivamente la situazione e cercare l’assistenza di un avvocato esperto può fare la differenza nel risolvere favorevolmente la questione e limitare le conseguenze negative.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cos’è un decreto ingiuntivo?

Un decreto ingiuntivo è un provvedimento giudiziale che ordina al debitore di pagare una somma di denaro entro un termine stabilito, generalmente 40 giorni. Questo strumento legale viene utilizzato dai creditori per ottenere rapidamente il pagamento di crediti certi, liquidi ed esigibili senza dover avviare una causa ordinaria. La procedura è regolata dagli articoli 633 e seguenti del Codice di Procedura Civile italiano.

Cosa succede se non sono reperibile per la consegna del decreto ingiuntivo?

Quando un debitore non è reperibile al momento della consegna di un decreto ingiuntivo, l’ufficiale giudiziario procede lasciando un avviso di tentata notifica presso l’abitazione o il luogo di lavoro del debitore. Secondo l’articolo 140 del Codice di Procedura Civile, l’ufficiale giudiziario deposita il decreto ingiuntivo presso la casa comunale di residenza del debitore e invia una comunicazione per raccomandata AR al destinatario, informandolo del deposito. Se il destinatario non ritira il documento entro i termini indicati, solitamente 10 giorni dalla ricezione dell’avviso, la notifica si considera comunque perfezionata per compiuta giacenza.

Una notifica per compiuta giacenza ha implicazioni legali significative. Una volta perfezionata, il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, permettendo al creditore di avviare le procedure esecutive per il recupero del credito. Questo significa che il creditore può richiedere il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione. Secondo l’articolo 543 del Codice di Procedura Civile, il pignoramento può essere effettuato anche presso terzi, come il datore di lavoro o la banca del debitore.

Il mancato ritiro del decreto ingiuntivo non impedisce la prosecuzione delle azioni legali. Se il debitore non ritira il documento entro i termini e non presenta opposizione, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo comporta l’avvio delle procedure esecutive da parte del creditore. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2021 le esecuzioni forzate per decreti ingiuntivi sono aumentate del 15% rispetto all’anno precedente, evidenziando la frequenza con cui i creditori ricorrono a questo strumento per recuperare i crediti.

Il debitore ha comunque il diritto di opporsi a un decreto ingiuntivo anche se non lo ha ritirato. L’opposizione deve essere presentata entro 40 giorni dalla data in cui la notifica si considera perfezionata. L’opposizione si propone mediante citazione in giudizio davanti al tribunale competente, come stabilito dagli articoli 645 e seguenti del Codice di Procedura Civile. Durante il procedimento di opposizione, il debitore può contestare l’esistenza del debito, la sua quantificazione o la validità della notifica. È importante notare che il termine per l’opposizione decorre dalla data in cui la notifica si considera perfezionata, non dalla data effettiva di ricezione del documento da parte del debitore.

Se il debitore non presenta opposizione entro i termini previsti, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo significa che il creditore può procedere con l’esecuzione forzata del decreto, richiedendo il pignoramento dei beni del debitore. Le conseguenze del mancato pagamento di un decreto ingiuntivo esecutivo possono essere gravi. Il pignoramento dei beni mobili può includere automobili, mobili, oggetti di valore e altri beni personali del debitore. Gli immobili possono essere sequestrati e venduti all’asta, e i conti correnti possono essere bloccati. Inoltre, una parte dello stipendio o della pensione del debitore può essere prelevata direttamente alla fonte, con limiti stabiliti dalla legge per garantire un minimo vitale.

Un esempio pratico di opposizione al decreto ingiuntivo potrebbe essere quello di un debitore che riceve un decreto ingiuntivo per un debito di 10.000 euro ma riesce a dimostrare che ha già pagato 5.000 euro. In questo caso, il debitore può presentare opposizione al decreto ingiuntivo, fornendo prove del pagamento parziale. Se il tribunale accoglie l’opposizione, può ridurre l’importo del decreto ingiuntivo in base alle prove presentate.

I costi associati all’opposizione a un decreto ingiuntivo possono variare in base alla complessità del caso e alle tariffe degli avvocati. In generale, l’opposizione comporta il pagamento delle spese legali, che includono le spese di notifica, i diritti di cancelleria e gli onorari degli avvocati. Secondo l’Ordine degli Avvocati, i costi medi per un’opposizione a un decreto ingiuntivo possono oscillare tra i 1.500 e i 5.000 euro, a seconda della complessità del caso.

Le tempistiche per l’opposizione a un decreto ingiuntivo prevedono un termine di 40 giorni dalla notifica perfezionata. Una volta presentata l’opposizione, il processo può durare diversi mesi o anche anni, a seconda della complessità del caso e dei carichi di lavoro del tribunale. Se il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, il processo esecutivo può iniziare immediatamente e può durare da alcuni mesi a diversi anni, a seconda della natura dei beni da pignorare e delle eventuali opposizioni sollevate dal debitore.

Avere un avvocato esperto in esecuzioni e decreti ingiuntivi può essere di grande aiuto per il debitore. Un avvocato esperto può fornire una consulenza preziosa su come gestire al meglio la situazione, valutare la validità del decreto ingiuntivo, preparare l’opposizione e rappresentare il debitore in tribunale. Inoltre, l’avvocato può assistere il debitore nelle negoziazioni con i creditori per cercare soluzioni alternative, come la rinegoziazione del debito o la proposta di un piano di pagamento rateale.

Riassunto per punti:

  • Se non si è reperibili, l’ufficiale giudiziario lascia un avviso e deposita il decreto ingiuntivo presso la casa comunale.
  • La notifica si considera perfezionata per compiuta giacenza se il documento non viene ritirato entro i termini.
  • Una notifica perfezionata rende il decreto ingiuntivo esecutivo, permettendo al creditore di avviare le procedure esecutive.
  • Il debitore può opporsi entro 40 giorni dalla notifica perfezionata.
  • Mancata opposizione rende il decreto ingiuntivo definitivo ed esecutivo, portando al pignoramento dei beni.
  • Esempio pratico: opposizione per dimostrare un pagamento parziale.
  • Costi dell’opposizione: mediamente tra 1.500 e 5.000 euro.
  • Tempistiche: 40 giorni per l’opposizione, processo esecutivo variabile.
  • Importanza di un avvocato esperto per gestire la situazione e cercare soluzioni alternative.

Cosa comporta una notifica perfezionata per compiuta giacenza?

Quando un decreto ingiuntivo viene notificato e il destinatario non è reperibile, l’ufficiale giudiziario procede con una notifica per compiuta giacenza. Questo processo si verifica secondo l’articolo 140 del Codice di Procedura Civile italiano, che stabilisce che l’ufficiale giudiziario deve lasciare un avviso presso l’abitazione o il luogo di lavoro del destinatario e depositare il documento presso la casa comunale. Successivamente, viene inviata una raccomandata con avviso di ricevimento al destinatario, informandolo del deposito.

Se il destinatario non ritira il documento entro i termini previsti, solitamente 10 giorni dalla ricezione dell’avviso, la notifica si considera perfezionata per compiuta giacenza. Questo significa che, a tutti gli effetti legali, il destinatario è considerato informato del contenuto del decreto ingiuntivo, anche se non ha fisicamente ritirato il documento. La data di perfezionamento della notifica è quella del compimento della giacenza, ovvero il termine ultimo per il ritiro del documento.

Una notifica perfezionata per compiuta giacenza comporta diverse conseguenze legali significative. Innanzitutto, il decreto ingiuntivo diventa esecutivo. Ciò significa che il creditore può avviare le procedure esecutive per il recupero del credito. Le procedure esecutive includono il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione del debitore. Secondo l’articolo 543 del Codice di Procedura Civile, il pignoramento può essere effettuato anche presso terzi, come il datore di lavoro o la banca del debitore.

Un’altra conseguenza della notifica perfezionata per compiuta giacenza è che il termine per l’opposizione al decreto ingiuntivo inizia a decorrere. Il debitore ha 40 giorni di tempo dalla data in cui la notifica si considera perfezionata per presentare opposizione. L’opposizione deve essere proposta mediante citazione in giudizio davanti al tribunale competente, come stabilito dagli articoli 645 e seguenti del Codice di Procedura Civile. Durante il procedimento di opposizione, il debitore può contestare l’esistenza del debito, la sua quantificazione o la validità della notifica. È importante notare che il termine per l’opposizione decorre dalla data in cui la notifica si considera perfezionata, non dalla data effettiva di ricezione del documento da parte del debitore.

Se il debitore non presenta opposizione entro i termini previsti, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo comporta l’avvio delle procedure esecutive da parte del creditore per recuperare il credito. Le conseguenze del mancato pagamento di un decreto ingiuntivo esecutivo possono essere gravi. Il pignoramento dei beni mobili può includere automobili, mobili, oggetti di valore e altri beni personali del debitore. Gli immobili possono essere sequestrati e venduti all’asta, e i conti correnti possono essere bloccati. Inoltre, una parte dello stipendio o della pensione del debitore può essere prelevata direttamente alla fonte, con limiti stabiliti dalla legge per garantire un minimo vitale.

Un esempio pratico di notifica perfezionata per compiuta giacenza potrebbe essere quello di un debitore che non è presente al momento della notifica e non ritira il documento presso la casa comunale entro i termini previsti. In questo caso, la notifica si considera perfezionata per compiuta giacenza, e il debitore è considerato informato del decreto ingiuntivo. Se il debitore non presenta opposizione entro 40 giorni, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo, permettendo al creditore di avviare le procedure esecutive.

Riassunto per punti:

  • Deposito del documento presso la casa comunale: Avviene se il destinatario non è reperibile.
  • Invio di una raccomandata AR: Informazione del deposito al destinatario.
  • Perfezionamento per compiuta giacenza: La notifica si considera valida dopo 10 giorni se il documento non viene ritirato.
  • Decreto ingiuntivo esecutivo: Permette al creditore di avviare le procedure esecutive.
  • Termine per l’opposizione: 40 giorni dalla data di perfezionamento della notifica.
  • Procedura di pignoramento: Inclusi beni mobili, immobili, conti correnti, e parte dello stipendio o della pensione.
  • Esempio pratico: Debitore non reperibile, notifica considerata valida, inizio delle procedure esecutive se non viene presentata opposizione.

Quali sono le conseguenze legali del mancato ritiro del decreto ingiuntivo?

Quando un debitore non ritira un decreto ingiuntivo, le conseguenze legali sono significative e possono avere un impatto duraturo sulla situazione finanziaria del debitore. La notifica del decreto ingiuntivo, anche se non ritirata, è considerata valida e perfezionata per compiuta giacenza. Questo processo è regolato dall’articolo 140 del Codice di Procedura Civile italiano, che stabilisce che l’ufficiale giudiziario deve lasciare un avviso presso l’abitazione o il luogo di lavoro del debitore e depositare il documento presso la casa comunale. Se il destinatario non ritira il documento entro i termini, la notifica si considera comunque valida.

Una volta che la notifica è perfezionata per compiuta giacenza, il decreto ingiuntivo diventa esecutivo. Questo significa che il creditore può avviare le procedure esecutive per recuperare il credito. Le principali conseguenze legali includono il pignoramento dei beni mobili e immobili, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione del debitore.

Il pignoramento dei beni mobili può includere automobili, mobili, oggetti di valore e altri beni personali del debitore. Questi beni possono essere sequestrati dall’ufficiale giudiziario e successivamente venduti all’asta per soddisfare il credito del creditore. Il pignoramento dei beni immobili, come case e terreni, segue una procedura simile. Gli immobili pignorati vengono venduti all’asta, e il ricavato viene utilizzato per soddisfare il credito.

Il blocco dei conti correnti è un’altra misura coercitiva che può essere adottata. Una volta ottenuta l’ordinanza del tribunale, la banca è obbligata a congelare i fondi presenti sul conto corrente del debitore fino a concorrenza dell’importo dovuto. Questo può causare gravi difficoltà finanziarie al debitore, poiché limita l’accesso ai propri fondi e può impedire il pagamento delle spese quotidiane.

Il pignoramento dello stipendio o della pensione del debitore è regolato dagli articoli 545 e seguenti del Codice di Procedura Civile. La legge stabilisce che una parte dei redditi del debitore può essere prelevata direttamente alla fonte per soddisfare il debito. Tuttavia, ci sono dei limiti alla quota pignorabile dello stipendio e della pensione, garantendo al debitore un minimo vitale per la sussistenza.

Il mancato ritiro del decreto ingiuntivo non impedisce quindi la prosecuzione delle azioni legali. Se il debitore non presenta opposizione entro 40 giorni dalla data in cui la notifica si considera perfezionata, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo comporta l’avvio delle procedure esecutive da parte del creditore. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2021 le esecuzioni forzate per decreti ingiuntivi sono aumentate del 15% rispetto all’anno precedente, evidenziando la frequenza con cui i creditori ricorrono a questo strumento per recuperare i crediti.

Il debitore ha comunque il diritto di opporsi a un decreto ingiuntivo anche se non lo ha ritirato. L’opposizione deve essere presentata entro 40 giorni dalla data in cui la notifica si considera perfezionata. L’opposizione si propone mediante citazione in giudizio davanti al tribunale competente, come stabilito dagli articoli 645 e seguenti del Codice di Procedura Civile. Durante il procedimento di opposizione, il debitore può contestare l’esistenza del debito, la sua quantificazione o la validità della notifica.

Un esempio pratico potrebbe essere quello di un debitore che riceve un decreto ingiuntivo per un debito di 10.000 euro ma riesce a dimostrare che ha già pagato 5.000 euro. In questo caso, il debitore può presentare opposizione al decreto ingiuntivo, fornendo prove del pagamento parziale. Se il tribunale accoglie l’opposizione, può ridurre l’importo del decreto ingiuntivo in base alle prove presentate.

I costi associati all’opposizione a un decreto ingiuntivo possono variare in base alla complessità del caso e alle tariffe degli avvocati. In generale, l’opposizione comporta il pagamento delle spese legali, che includono le spese di notifica, i diritti di cancelleria e gli onorari degli avvocati. Secondo l’Ordine degli Avvocati, i costi medi per un’opposizione a un decreto ingiuntivo possono oscillare tra i 1.500 e i 5.000 euro, a seconda della complessità del caso.

Le tempistiche per l’opposizione a un decreto ingiuntivo prevedono un termine di 40 giorni dalla notifica perfezionata. Una volta presentata l’opposizione, il processo può durare diversi mesi o anche anni, a seconda della complessità del caso e dei carichi di lavoro del tribunale. Se il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, il processo esecutivo può iniziare immediatamente e può durare da alcuni mesi a diversi anni, a seconda della natura dei beni da pignorare e delle eventuali opposizioni sollevate dal debitore.

Avere un avvocato esperto in esecuzioni e decreti ingiuntivi può essere di grande aiuto per il debitore. Un avvocato esperto può fornire una consulenza preziosa su come gestire al meglio la situazione, valutare la validità del decreto ingiuntivo, preparare l’opposizione e rappresentare il debitore in tribunale. Inoltre, l’avvocato può assistere il debitore nelle negoziazioni con i creditori per cercare soluzioni alternative, come la rinegoziazione del debito o la proposta di un piano di pagamento rateale.

Riassunto per punti:

  • Notifica perfezionata per compiuta giacenza: La notifica si considera valida anche se il documento non viene ritirato entro i termini.
  • Decreto ingiuntivo esecutivo: Permette al creditore di avviare le procedure esecutive per il recupero del credito.
  • Pignoramento dei beni: Inclusi beni mobili, immobili, conti correnti, e parte dello stipendio o della pensione.
  • Diritto di opposizione: Il debitore può opporsi entro 40 giorni dalla notifica perfezionata.
  • Costi dell’opposizione: Mediamente tra 1.500 e 5.000 euro, a seconda della complessità del caso.
  • Tempistiche: 40 giorni per l’opposizione, con processi esecutivi che possono durare da alcuni mesi a diversi anni.
  • Importanza di un avvocato esperto: Per gestire la situazione, preparare l’opposizione e cercare soluzioni alternative con i creditori.

Come posso oppormi a un decreto ingiuntivo non ritirato?

Opporsi a un decreto ingiuntivo non ritirato è un diritto che il debitore può esercitare per contestare l’esistenza, la quantificazione o la validità del debito. Anche se il decreto non è stato ritirato personalmente, la legge prevede che la notifica per compiuta giacenza sia valida e che il termine per l’opposizione inizi a decorrere dalla data di perfezionamento della notifica. Ecco i passaggi principali per opporsi a un decreto ingiuntivo non ritirato:

Innanzitutto, è importante capire che la notifica per compiuta giacenza è considerata valida anche se il documento non viene ritirato dal destinatario. L’articolo 140 del Codice di Procedura Civile italiano prevede che l’ufficiale giudiziario lasci un avviso di tentata notifica presso l’abitazione o il luogo di lavoro del debitore e depositi il documento presso la casa comunale. Successivamente, viene inviata una raccomandata con avviso di ricevimento al destinatario, informandolo del deposito. Se il documento non viene ritirato entro 10 giorni, la notifica si considera perfezionata.

Per opporsi a un decreto ingiuntivo non ritirato, il debitore deve presentare un atto di citazione in opposizione al tribunale competente entro 40 giorni dalla data di perfezionamento della notifica per compiuta giacenza. Questo termine è perentorio, il che significa che se non viene rispettato, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. L’atto di citazione deve essere redatto da un avvocato e notificato al creditore.

Nel presentare l’opposizione, il debitore deve indicare chiaramente i motivi per cui contesta il decreto ingiuntivo. Questi motivi possono includere la contestazione dell’esistenza del debito, la sua quantificazione, eventuali errori nella notifica o la prescrizione del credito. Ad esempio, se il debitore può dimostrare di aver già pagato una parte o l’intero importo del debito, può presentare le prove di tali pagamenti come parte dell’opposizione.

Durante il procedimento di opposizione, il tribunale esamina le prove e le argomentazioni presentate da entrambe le parti. Il debitore ha il diritto di presentare documenti, testimonianze e altre prove a sostegno della propria posizione. Il creditore, a sua volta, deve dimostrare la validità del proprio credito e la correttezza della notifica. Se il tribunale accoglie l’opposizione, il decreto ingiuntivo può essere annullato o modificato. Ad esempio, se il debitore dimostra di aver già pagato parte del debito, il tribunale può ridurre l’importo dovuto.

Il procedimento di opposizione può richiedere diversi mesi o anche anni, a seconda della complessità del caso e del carico di lavoro del tribunale. Durante questo periodo, il debitore può continuare a presentare prove e argomentazioni a sostegno della propria posizione. È importante collaborare strettamente con l’avvocato per garantire che tutte le informazioni pertinenti siano presentate in modo tempestivo ed efficace.

Un esempio pratico di opposizione potrebbe essere quello di un debitore che riceve un decreto ingiuntivo per un debito di 10.000 euro ma riesce a dimostrare che ha già pagato 5.000 euro. In questo caso, il debitore può presentare opposizione al decreto ingiuntivo, fornendo prove del pagamento parziale. Se il tribunale accoglie l’opposizione, può ridurre l’importo del decreto ingiuntivo in base alle prove presentate.

I costi associati all’opposizione a un decreto ingiuntivo possono variare in base alla complessità del caso e alle tariffe degli avvocati. Le spese legali includono le spese di notifica, i diritti di cancelleria e gli onorari degli avvocati. Secondo l’Ordine degli Avvocati, i costi medi per un’opposizione a un decreto ingiuntivo possono oscillare tra i 1.500 e i 5.000 euro.

È cruciale avere un avvocato esperto in esecuzioni e decreti ingiuntivi che possa fornire una consulenza preziosa su come gestire al meglio la situazione. Un avvocato può aiutare a valutare la validità del decreto ingiuntivo, preparare l’opposizione, rappresentare il debitore in tribunale e assistere nelle negoziazioni con i creditori per cercare soluzioni alternative, come la rinegoziazione del debito o la proposta di un piano di pagamento rateale.

Riassunto per punti:

  • Notifica per compiuta giacenza: La notifica si considera valida anche se il documento non viene ritirato entro 10 giorni.
  • Termine per l’opposizione: Il debitore ha 40 giorni dalla data di perfezionamento della notifica per presentare opposizione.
  • Atto di citazione in opposizione: Deve essere redatto da un avvocato e notificato al creditore.
  • Motivi di opposizione: Contestazione dell’esistenza del debito, quantificazione, errori nella notifica, prescrizione del credito.
  • Procedimento di opposizione: Il tribunale esamina le prove e le argomentazioni di entrambe le parti.
  • Esempio pratico: Dimostrazione di un pagamento parziale per ridurre l’importo del decreto ingiuntivo.
  • Costi dell’opposizione: Mediamente tra 1.500 e 5.000 euro, a seconda della complessità del caso.
  • Importanza di un avvocato esperto: Per gestire la situazione, preparare l’opposizione e cercare soluzioni alternative con i creditori.

Cosa accade se non presento opposizione entro i termini?

Se non viene presentata opposizione entro i termini stabiliti dalla legge, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. Questo ha una serie di gravi conseguenze legali e finanziarie per il debitore, poiché consente al creditore di avviare immediatamente le procedure esecutive per il recupero del credito. La legge italiana prevede che il termine per presentare opposizione a un decreto ingiuntivo sia di 40 giorni dalla data di perfezionamento della notifica, come stabilito dagli articoli 645 e seguenti del Codice di Procedura Civile.

Una volta che il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, il creditore ha il diritto di richiedere l’esecuzione forzata. Questo può includere il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione. Secondo l’articolo 543 del Codice di Procedura Civile, il pignoramento può essere effettuato anche presso terzi, come il datore di lavoro o la banca del debitore. Ad esempio, il pignoramento dei beni mobili può includere automobili, mobili, oggetti di valore e altri beni personali del debitore. Questi beni possono essere sequestrati dall’ufficiale giudiziario e successivamente venduti all’asta per soddisfare il credito del creditore.

Il pignoramento dei beni immobili, come case e terreni, segue una procedura simile. Gli immobili pignorati vengono venduti all’asta, e il ricavato viene utilizzato per soddisfare il credito. Il blocco dei conti correnti è un’altra misura coercitiva che può essere adottata. Una volta ottenuta l’ordinanza del tribunale, la banca è obbligata a congelare i fondi presenti sul conto corrente del debitore fino a concorrenza dell’importo dovuto. Questo può causare gravi difficoltà finanziarie al debitore, poiché limita l’accesso ai propri fondi e può impedire il pagamento delle spese quotidiane.

Il pignoramento dello stipendio o della pensione del debitore è regolato dagli articoli 545 e seguenti del Codice di Procedura Civile. La legge stabilisce che una parte dei redditi del debitore può essere prelevata direttamente alla fonte per soddisfare il debito. Tuttavia, ci sono dei limiti alla quota pignorabile dello stipendio e della pensione, garantendo al debitore un minimo vitale per la sussistenza. Questo prelievo può raggiungere fino a un quinto del reddito netto mensile del debitore, e per le pensioni la quota pignorabile è limitata alla parte eccedente il minimo vitale.

Il mancato pagamento di un decreto ingiuntivo esecutivo può anche portare alla segnalazione del debitore alle centrali rischi di informazione creditizia, come il CRIF in Italia. Questa segnalazione comporta una riduzione del punteggio di credito del debitore, rendendo difficile ottenere nuovi finanziamenti in futuro. Secondo il rapporto del CRIF del 2022, oltre il 15% delle richieste di finanziamento è stato respinto a causa di punteggi di credito insufficienti derivanti da segnalazioni negative.

Le conseguenze del mancato pagamento di un decreto ingiuntivo esecutivo possono essere estese anche ai beni di famiglia, specialmente se i debiti sono stati garantiti con fideiussioni o altri strumenti di garanzia. I garanti del debito possono trovarsi a dover rispondere in solido per l’intero importo del debito, con conseguenti ripercussioni sul loro patrimonio personale. Questo può includere il pignoramento dei beni dei garanti e la loro vendita all’asta per soddisfare il credito del debitore principale.

Oltre alle misure esecutive, il mancato pagamento può comportare l’accumulo di interessi moratori sull’importo dovuto. Gli interessi moratori sono calcolati in base al tasso di interesse legale aumentato di una percentuale stabilita dal contratto di credito o, in assenza di tale previsione, dalla legge. Questi interessi aumentano l’importo complessivo del debito e possono rendere ancora più difficile per il debitore saldare il proprio debito.

Riassunto per punti:

  • Decreto ingiuntivo definitivo ed esecutivo: Se non viene presentata opposizione entro 40 giorni, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo.
  • Esecuzione forzata: Il creditore può avviare il pignoramento dei beni mobili e immobili, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione.
  • Pignoramento dei beni mobili: Inclusi automobili, mobili, oggetti di valore e altri beni personali, venduti all’asta per soddisfare il credito.
  • Pignoramento dei beni immobili: Case e terreni possono essere sequestrati e venduti all’asta.
  • Blocco dei conti correnti: I fondi nei conti bancari possono essere congelati fino a concorrenza dell’importo dovuto.
  • Pignoramento dello stipendio o della pensione: Prelievo diretto alla fonte fino a un quinto del reddito netto mensile.
  • Segnalazione alle centrali rischi di informazione creditizia: Riduzione del punteggio di credito, rendendo difficile ottenere nuovi finanziamenti.
  • Conseguenze per i garanti del debito: I garanti possono essere chiamati a rispondere in solido per l’intero importo del debito.
  • Accumulazione di interessi moratori: Aumento dell’importo complessivo del debito a causa degli interessi sul ritardo.

Quali sono le possibili difese contro un decreto ingiuntivo?

Un decreto ingiuntivo è un ordine del tribunale che richiede al debitore di pagare una somma di denaro entro un certo termine. Se il debitore non è d’accordo con il decreto ingiuntivo, può presentare opposizione. Ecco alcune delle possibili difese che il debitore può adottare per contestare un decreto ingiuntivo:

  1. Contestazione dell’esistenza del debito: Il debitore può sostenere che il debito non esiste o che non è dovuto. Questo può includere la dimostrazione che il debito è stato già pagato o che non c’è mai stato un accordo che abbia generato il debito contestato.
  2. Errore di quantificazione del debito: Il debitore può sostenere che l’importo richiesto nel decreto ingiuntivo è errato. Questo può avvenire se ci sono errori nei calcoli degli interessi, delle penali o delle spese accessorie.
  3. Prescrizione del debito: Il debitore può sostenere che il credito è prescritto, ossia che il termine legale entro il quale il creditore poteva richiedere il pagamento è scaduto. La prescrizione varia a seconda della natura del debito; ad esempio, i debiti commerciali in Italia generalmente si prescrivono in cinque anni, ma vi sono eccezioni.
  4. Nullità della notifica: Il debitore può contestare la validità della notifica del decreto ingiuntivo. Questo può includere errori procedurali nella consegna del decreto, come una notifica effettuata in modo non conforme alle disposizioni del Codice di Procedura Civile.
  5. Incompetenza territoriale del tribunale: Il debitore può sostenere che il tribunale che ha emesso il decreto ingiuntivo non era territorialmente competente. La competenza territoriale è determinata dalle regole del diritto processuale civile e può variare a seconda del luogo di residenza del debitore o del luogo in cui è sorto il debito.
  6. Contestazione del titolo esecutivo: Il debitore può sostenere che il titolo su cui si basa il decreto ingiuntivo non è valido. Ad esempio, se il decreto si basa su un contratto nullo o su un titolo di credito non conforme, come un assegno o una cambiale irregolari.
  7. Vizi di forma: Il debitore può contestare il decreto ingiuntivo per vizi di forma, cioè per errori formali nella redazione del decreto o nella procedura seguita per ottenerlo.
  8. Esistenza di un accordo transattivo: Il debitore può dimostrare che esiste un accordo transattivo con il creditore che modifica o estingue il debito. Questo può includere piani di rientro, riduzioni del debito o accordi di saldo e stralcio.

Esempio pratico di difesa contro un decreto ingiuntivo

Un esempio pratico può essere quello di un debitore che riceve un decreto ingiuntivo per un debito di 10.000 euro ma che ha già pagato 5.000 euro al creditore. In questo caso, il debitore può presentare opposizione al decreto ingiuntivo fornendo prove del pagamento parziale, come ricevute bancarie o altre evidenze documentali. Se il tribunale accoglie l’opposizione, può ridurre l’importo del decreto ingiuntivo in base alle prove presentate.

Procedura per presentare opposizione

L’opposizione a un decreto ingiuntivo deve essere presentata mediante atto di citazione in giudizio davanti al tribunale competente entro 40 giorni dalla data in cui la notifica del decreto si considera perfezionata. Questo termine è perentorio, il che significa che se non viene rispettato, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. L’atto di citazione deve essere redatto da un avvocato e notificato al creditore.

Durante il procedimento di opposizione, il tribunale esamina le prove e le argomentazioni presentate da entrambe le parti. Il debitore ha il diritto di presentare documenti, testimonianze e altre prove a sostegno della propria posizione, mentre il creditore deve dimostrare la validità del proprio credito e la correttezza della notifica. Se il tribunale accoglie l’opposizione, il decreto ingiuntivo può essere annullato o modificato.

Costi dell’opposizione

I costi associati all’opposizione a un decreto ingiuntivo possono variare in base alla complessità del caso e alle tariffe degli avvocati. Le spese legali includono le spese di notifica, i diritti di cancelleria e gli onorari degli avvocati. Secondo l’Ordine degli Avvocati, i costi medi per un’opposizione a un decreto ingiuntivo possono oscillare tra i 1.500 e i 5.000 euro, a seconda della complessità del caso.

Importanza di un avvocato esperto

È cruciale avere un avvocato esperto in esecuzioni e decreti ingiuntivi che possa fornire una consulenza preziosa su come gestire al meglio la situazione. Un avvocato può aiutare a valutare la validità del decreto ingiuntivo, preparare l’opposizione, rappresentare il debitore in tribunale e assistere nelle negoziazioni con i creditori per cercare soluzioni alternative, come la rinegoziazione del debito o la proposta di un piano di pagamento rateale.

Riassunto per punti:

  • Contestazione dell’esistenza del debito: Dimostrare che il debito non esiste o è già stato pagato.
  • Errore di quantificazione del debito: Contestare l’importo richiesto per errori nei calcoli.
  • Prescrizione del debito: Sostenere che il credito è prescritto.
  • Nullità della notifica: Contestare errori procedurali nella consegna del decreto.
  • Incompetenza territoriale del tribunale: Dimostrare che il tribunale non era competente.
  • Contestazione del titolo esecutivo: Dimostrare che il titolo su cui si basa il decreto non è valido.
  • Vizi di forma: Contestare errori formali nella redazione del decreto.
  • Esistenza di un accordo transattivo: Dimostrare l’esistenza di un accordo con il creditore.

Queste difese evidenziano l’importanza di un’azione tempestiva e della consulenza legale per affrontare efficacemente un decreto ingiuntivo.

Quali sono le tempistiche per l’opposizione e il processo esecutivo?

Le tempistiche per l’opposizione a un decreto ingiuntivo e il successivo processo esecutivo sono regolate dal Codice di Procedura Civile italiano. Ecco una panoramica dettagliata delle tempistiche e delle fasi procedurali coinvolte.

Tempistiche per l’Opposizione

  1. Notifica del Decreto Ingiuntivo: La notifica del decreto ingiuntivo è il primo passaggio essenziale. La notifica può essere effettuata personalmente o, se il debitore non è reperibile, tramite deposito presso la casa comunale e avviso di ricevimento inviato per raccomandata AR. La notifica si considera perfezionata dopo 10 giorni dalla ricezione dell’avviso, in caso di mancato ritiro.
  2. Termine per l’Opposizione: Il debitore ha 40 giorni di tempo dalla data di perfezionamento della notifica per presentare opposizione al decreto ingiuntivo. Questo termine è perentorio, il che significa che deve essere rigorosamente rispettato. Se il termine scade senza che sia stata presentata opposizione, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo.
  3. Presentazione dell’Opposizione: L’opposizione deve essere formalmente presentata tramite un atto di citazione in giudizio, redatto da un avvocato, e notificato al creditore. Questo atto inizia il procedimento di opposizione davanti al tribunale competente.

Processo di Opposizione

  1. Fase Preliminare: Dopo la presentazione dell’opposizione, il tribunale fissa una data per la prima udienza. Durante questa fase, il giudice esamina la validità dell’opposizione e può disporre misure temporanee o provvedimenti cautelari, se necessari.
  2. Udienza di Discussione: Nella prima udienza, il giudice ascolta le parti e valuta le prove presentate dal debitore e dal creditore. In questa fase, il debitore può contestare l’esistenza del debito, la sua quantificazione, eventuali errori nella notifica o la prescrizione del credito.
  3. Decisione del Giudice: Se le parti non raggiungono un accordo, il giudice emette una decisione sulla validità del decreto ingiuntivo. Se l’opposizione viene accolta, il decreto può essere annullato o modificato. Se l’opposizione viene respinta, il decreto ingiuntivo rimane valido e diventa esecutivo.

Processo Esecutivo

  1. Avvio delle Procedure Esecutive: Se il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, il creditore può avviare le procedure esecutive per recuperare il credito. Questo include il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore, il blocco dei conti correnti e il prelievo di una parte dello stipendio o della pensione.
  2. Pignoramento dei Beni: Il pignoramento può essere effettuato su beni mobili, immobili e conti correnti del debitore. Gli articoli 491 e seguenti del Codice di Procedura Civile disciplinano queste procedure. Ad esempio, il pignoramento dei beni immobili richiede una procedura formale di sequestro e vendita all’asta.
  3. Blocco dei Conti Correnti: La banca è obbligata a congelare i fondi presenti sul conto corrente del debitore fino a concorrenza dell’importo dovuto, una volta ottenuta l’ordinanza del tribunale. Questo può limitare gravemente l’accesso del debitore ai propri fondi.
  4. Prelievo di Parte dello Stipendio o della Pensione: Secondo gli articoli 545 e seguenti del Codice di Procedura Civile, una parte dello stipendio o della pensione del debitore può essere prelevata direttamente alla fonte per soddisfare il debito. Il limite massimo per il prelievo è generalmente fissato a un quinto del reddito netto mensile.

Durata delle Procedure

  1. Durata dell’Opposizione: Il procedimento di opposizione può durare diversi mesi o anche anni, a seconda della complessità del caso e del carico di lavoro del tribunale. Durante questo periodo, il debitore e il creditore possono continuare a presentare prove e argomentazioni.
  2. Durata del Processo Esecutivo: Se il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, il processo esecutivo può iniziare immediatamente. La durata del processo esecutivo varia a seconda della natura dei beni da pignorare e delle eventuali opposizioni sollevate dal debitore. In media, il processo può durare da alcuni mesi a diversi anni.

Riassunto per punti:

  • Notifica del decreto ingiuntivo: Può avvenire personalmente o tramite compiuta giacenza.
  • Termine per l’opposizione: 40 giorni dalla data di perfezionamento della notifica.
  • Presentazione dell’opposizione: Atto di citazione in giudizio redatto da un avvocato e notificato al creditore.
  • Fase preliminare: Prima udienza per esaminare la validità dell’opposizione.
  • Udienza di discussione: Valutazione delle prove e ascolto delle parti.
  • Decisione del giudice: Annullamento, modifica o conferma del decreto ingiuntivo.
  • Avvio delle procedure esecutive: Pignoramento dei beni mobili e immobili, blocco dei conti correnti, prelievo dello stipendio o della pensione.
  • Durata delle procedure: Opposizione può durare mesi o anni, processo esecutivo varia in durata.

Affrontare tempestivamente un decreto ingiuntivo e comprendere le tempistiche e le procedure coinvolte è cruciale per gestire efficacemente la situazione e limitare le conseguenze negative.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Decreti Ingiuntivi

Affrontare un decreto ingiuntivo può rappresentare una sfida significativa e stressante per chiunque, specialmente se non si dispone delle conoscenze legali necessarie per comprendere e gestire adeguatamente la situazione. Le conseguenze legali e finanziarie di un decreto ingiuntivo non opposto in tempo possono essere severe, compresi il pignoramento dei beni, il blocco dei conti correnti e il prelievo dello stipendio o della pensione. In questo contesto, l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato esperto in opposizione a decreti ingiuntivi non può essere sottovalutata.

Un avvocato specializzato in questo campo possiede la competenza e l’esperienza necessarie per analizzare accuratamente la situazione del debitore e determinare le migliori strategie di difesa. Innanzitutto, un avvocato può aiutare a valutare la validità del decreto ingiuntivo e la correttezza della notifica. In molti casi, errori procedurali nella notifica del decreto possono costituire una valida base per l’opposizione. Ad esempio, se la notifica non è stata effettuata in conformità con le disposizioni del Codice di Procedura Civile, l’avvocato può contestare la validità della notifica e chiedere l’annullamento del decreto.

Inoltre, l’avvocato può esaminare attentamente la documentazione relativa al debito per identificare eventuali errori nella quantificazione del credito. Spesso, i creditori possono includere interessi, penali o altre spese non giustificate, aumentando ingiustamente l’importo del debito. Un avvocato esperto può contestare tali aumenti e richiedere una riduzione dell’importo dovuto, fornendo le prove necessarie al tribunale.

Un’altra area critica in cui un avvocato può fare la differenza è la prescrizione del debito. La legge italiana prevede che i crediti si prescrivano dopo un certo periodo di tempo, variabile a seconda della natura del debito. Un avvocato può determinare se il credito è prescritto e, in tal caso, presentare un’istanza di annullamento del decreto ingiuntivo sulla base della prescrizione.

Durante il procedimento di opposizione, l’avvocato rappresenta il debitore in tutte le fasi processuali, dalla presentazione dell’atto di citazione alla discussione in tribunale. Questo include la raccolta e la presentazione delle prove, l’interrogatorio dei testimoni e la preparazione delle memorie difensive. La presenza di un avvocato esperto garantisce che tutte le argomentazioni siano presentate in modo chiaro e persuasivo, aumentando le probabilità di successo dell’opposizione.

Un altro aspetto fondamentale è la capacità dell’avvocato di negoziare con i creditori. In molti casi, è possibile raggiungere un accordo transattivo che soddisfi entrambe le parti, evitando così un lungo e costoso procedimento giudiziario. L’avvocato può negoziare termini di pagamento più favorevoli, come la riduzione delle rate mensili, l’allungamento del periodo di pagamento o la sospensione temporanea dei pagamenti. Inoltre, può proporre soluzioni alternative, come la rinegoziazione del debito o un accordo di saldo e stralcio, che permettano al debitore di estinguere il debito con un importo inferiore rispetto a quello inizialmente richiesto.

Il supporto di un avvocato esperto è particolarmente prezioso anche nel caso in cui il decreto ingiuntivo sia già diventato esecutivo e siano state avviate le procedure esecutive. In tali situazioni, l’avvocato può assistere il debitore nella gestione del pignoramento dei beni, cercando di limitare il più possibile le ripercussioni negative. Ad esempio, può contestare il pignoramento di beni essenziali o proporre alternative che consentano al debitore di mantenere un minimo vitale per la sussistenza.

Infine, l’assistenza di un avvocato è cruciale per garantire che tutti i diritti del debitore siano rispettati durante l’intero procedimento. Questo include il diritto a una notifica corretta, il diritto a presentare opposizione e il diritto a essere ascoltato in tribunale. Un avvocato esperto conosce tutte le sfumature del diritto processuale e può assicurarsi che il debitore riceva un trattamento equo e giusto.

In conclusione, affrontare un decreto ingiuntivo senza il supporto di un avvocato esperto può comportare rischi significativi e aumentare le probabilità di subire conseguenze legali e finanziarie negative. Un avvocato specializzato in opposizione a decreti ingiuntivi offre non solo la competenza legale necessaria per contestare il decreto, ma anche la strategia e il supporto per navigare attraverso un processo complesso e stressante. Collaborare con un professionista qualificato è essenziale per proteggere i propri diritti e per cercare la soluzione più favorevole possibile, minimizzando l’impatto del decreto ingiuntivo sulla propria vita e sulle proprie finanze.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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La consulenza fisica, a differenza da quella esclusivamente digitale, avviene sempre a partire da due settimane dal primo contatto.

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Giuseppe Monardo

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