Debiti Contributivi INPS ed Eredi: Cosa Sapere

Quando una persona viene a mancare, oltre agli aspetti emotivi e personali, emergono anche questioni legali e finanziarie che devono essere gestite dagli eredi. Tra queste, vi sono i debiti contributivi nei confronti dell’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Comprendere come questi debiti si trasferiscono agli eredi e come affrontarli è fondamentale per evitare problemi legali e finanziari. In questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti INPS, esamineremo in dettaglio tutto ciò che c’è da sapere sui debiti contributivi INPS e il loro impatto sugli eredi, con un focus su normative, procedure, diritti e doveri.

Cos’è un Debito Contributivo INPS?

Che cos’è un debito contributivo?

Un debito contributivo si verifica quando un contribuente non ha versato i contributi previdenziali dovuti all’INPS. Questi contributi possono riguardare diverse categorie, tra cui lavoratori dipendenti, autonomi, professionisti e datori di lavoro.

Quali sono le conseguenze del mancato pagamento dei contributi INPS?

Il mancato pagamento dei contributi comporta l’accumulo di debiti nei confronti dell’INPS, ai quali si aggiungono interessi di mora e sanzioni. L’INPS può emettere avvisi di addebito e procedere con azioni di recupero forzato, come pignoramenti o fermi amministrativi.

Qual è la base legale per i debiti contributivi?

La base legale per i debiti contributivi è rappresentata da diverse normative, tra cui il D.Lgs. n. 46/1999, che disciplina la riscossione dei crediti contributivi, e la Legge 335/1995, che stabilisce i termini di prescrizione per tali crediti.

Trasferimento dei Debiti Contributivi agli Eredi

Cosa succede ai debiti contributivi INPS alla morte del contribuente?

Alla morte del contribuente, i debiti contributivi non scompaiono, ma vengono trasferiti agli eredi. Questo trasferimento avviene in base alle normative del Codice Civile italiano, che regolano la successione ereditaria.

Quali leggi regolano il trasferimento dei debiti contributivi agli eredi?

Il trasferimento dei debiti contributivi agli eredi è regolato dagli articoli 752 e 754 del Codice Civile, che stabiliscono che gli eredi rispondono dei debiti del defunto in proporzione alla loro quota ereditaria.

Gli eredi possono rinunciare all’eredità?

Sì, gli eredi hanno il diritto di rinunciare all’eredità. La rinuncia deve essere effettuata tramite una dichiarazione formale presso un notaio o un ufficio del tribunale competente. In questo caso, gli eredi non acquisiscono i beni del defunto, ma neppure i debiti.

Quali sono i termini per la rinuncia all’eredità?

La rinuncia all’eredità deve essere effettuata entro tre mesi dalla morte del defunto se l’erede è già in possesso dei beni ereditari, oppure entro dieci anni dalla morte se non è in possesso dei beni.

Cosa succede se un erede accetta l’eredità con beneficio di inventario?

Accettando l’eredità con beneficio di inventario, l’erede può limitare la propria responsabilità ai debiti del defunto solo fino al valore dei beni ereditati. Questa procedura consente di separare il patrimonio personale dell’erede da quello del defunto, proteggendo i beni personali dell’erede.

Esempi Pratici e Casi di Studio

Esempio 1: Erede che accetta l’eredità con beneficio di inventario

Giovanni è un lavoratore autonomo che, alla sua morte, lascia debiti contributivi per 50.000 euro e un patrimonio ereditario del valore di 30.000 euro. Suo figlio Luca accetta l’eredità con beneficio di inventario. In questo caso, Luca sarà responsabile dei debiti del padre solo fino a un massimo di 30.000 euro, preservando il proprio patrimonio personale.

Esempio 2: Rinuncia all’eredità

Maria eredita dal padre una casa del valore di 200.000 euro, ma scopre che ci sono debiti contributivi INPS per 100.000 euro. Maria decide di rinunciare all’eredità. Così facendo, non acquisisce la casa, ma evita anche di dover pagare i debiti contributivi.

Esempio 3: Accettazione dell’eredità senza beneficio di inventario

Marco eredita dal padre un patrimonio di 100.000 euro, ma ci sono debiti contributivi per 150.000 euro. Marco accetta l’eredità senza beneficio di inventario. In questo caso, Marco è responsabile dell’intero ammontare dei debiti, anche se questi superano il valore del patrimonio ereditato, mettendo a rischio il proprio patrimonio personale.

Procedure e Tempistiche

Come viene notificato un debito contributivo agli eredi?

L’INPS notifica il debito contributivo agli eredi attraverso un avviso di addebito. Questo avviso viene inviato all’indirizzo di residenza dell’erede o, se noto, all’indirizzo del defunto.

Quali sono le tempistiche per il pagamento dei debiti contributivi da parte degli eredi?

Gli eredi devono pagare i debiti contributivi entro i termini indicati nell’avviso di addebito. In caso di mancato pagamento, l’INPS può avviare procedure di recupero forzato, come pignoramenti o fermi amministrativi.

Gli eredi possono richiedere una rateizzazione del debito?

Sì, gli eredi possono richiedere la rateizzazione del debito contributivo. La domanda di rateizzazione deve essere presentata all’INPS, che valuterà la richiesta e stabilirà un piano di pagamento in base alla normativa vigente.

Quali documenti sono necessari per richiedere la rateizzazione?

Per richiedere la rateizzazione, gli eredi devono presentare una domanda formale, includendo documenti come il certificato di morte del defunto, il testamento (se presente), il certificato di eredità, e una dichiarazione dei beni ereditati e dei debiti.

Normative e Riferimenti Legali

Quali sono le principali leggi che regolano i debiti contributivi e la successione ereditaria?

Le principali leggi che regolano i debiti contributivi e la successione ereditaria in Italia sono fondamentali per comprendere come gestire le responsabilità finanziarie che possono passare dagli individui ai loro eredi. Queste normative delineano chiaramente i diritti e i doveri degli eredi rispetto ai debiti contributivi e forniscono le linee guida su come procedere in tali situazioni.

Una delle normative chiave è il D.Lgs. n. 46/1999, che disciplina la riscossione dei crediti contributivi da parte degli enti previdenziali, come l’INPS. Questo decreto legislativo stabilisce le procedure per la notifica degli avvisi di addebito, le modalità di recupero dei crediti e le azioni legali che possono essere intraprese in caso di mancato pagamento. Esso è essenziale per comprendere come l’INPS può procedere per recuperare i contributi non versati, inclusi gli interessi di mora e le sanzioni.

La Legge 335/1995, conosciuta anche come Riforma Dini, è un’altra legge fondamentale in questo ambito. Questa legge introduce il concetto di prescrizione dei crediti contributivi, stabilendo che tali crediti si prescrivono in cinque anni. Questo significa che, trascorso questo periodo senza che l’INPS abbia intrapreso azioni di recupero, il debito non può più essere richiesto. Tuttavia, è importante notare che la prescrizione può essere interrotta da atti formali di richiesta da parte dell’INPS, come l’invio di un avviso di addebito. La comprensione di questa legge è cruciale per gli eredi che vogliono contestare debiti contributivi potenzialmente prescritti.

Gli articoli 752 e 754 del Codice Civile italiano regolano la successione ereditaria e stabiliscono che gli eredi sono responsabili dei debiti del defunto in proporzione alla loro quota ereditaria. Questo significa che se un erede accetta l’eredità, egli assume sia i beni che i debiti del defunto. Tuttavia, gli eredi hanno la possibilità di accettare l’eredità con beneficio di inventario, separando così il patrimonio ereditato dal proprio e limitando la loro responsabilità ai soli beni ereditati. Questa opzione è particolarmente utile per proteggere il patrimonio personale degli eredi dai debiti del defunto.

In situazioni in cui l’erede sceglie di accettare l’eredità con beneficio di inventario, l’articolo 490 del Codice Civile disciplina le procedure per la redazione dell’inventario. Questo strumento legale permette di stabilire un quadro chiaro e dettagliato del patrimonio del defunto, inclusi tutti i beni e i debiti. L’inventario è essenziale per determinare l’entità delle responsabilità finanziarie dell’erede e per evitare che i suoi beni personali siano aggrediti per i debiti del defunto.

L’articolo 476 del Codice Civile fornisce ulteriori chiarimenti sui termini e le modalità per la rinuncia all’eredità. Gli eredi possono rinunciare all’eredità per evitare di assumere i debiti del defunto. La rinuncia deve essere espressa formalmente davanti a un notaio o a un ufficio del tribunale competente entro tre mesi dalla morte del defunto, se l’erede è già in possesso dei beni, oppure entro dieci anni dalla morte se non è in possesso dei beni. Questa rinuncia libera completamente l’erede dalle responsabilità finanziarie legate ai debiti del defunto, ma implica anche la perdita di qualsiasi diritto sui beni ereditari.

Per quanto riguarda le notifiche degli avvisi di addebito e le azioni di recupero, l’articolo 140 del Codice di Procedura Civile disciplina le modalità di notifica degli atti giudiziari. Questo articolo stabilisce che le notifiche devono essere eseguite secondo procedure rigorose, e qualsiasi irregolarità può rendere la notifica invalida. Comprendere queste norme è fondamentale per gli eredi, poiché una notifica irregolare può essere contestata, fornendo una base per annullare un avviso di addebito.

Infine, è importante menzionare il D.M. 30 gennaio 2015 e il D.L. n. 76/2013, che regolano il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC). Questi decreti stabiliscono i criteri per l’emissione e la validità del DURC, necessario per partecipare a gare d’appalto pubbliche e per ottenere pagamenti dalla Pubblica Amministrazione. La regolarità contributiva è essenziale per mantenere un DURC valido, e i debiti contributivi possono comprometterne l’emissione. Conoscere queste normative aiuta gli eredi a comprendere l’importanza di risolvere tempestivamente i debiti contributivi per evitare ripercussioni negative sul DURC.

In sintesi, le principali leggi che regolano i debiti contributivi e la successione ereditaria forniscono un quadro dettagliato e complesso che gli eredi devono comprendere per gestire efficacemente le responsabilità finanziarie lasciate dal defunto. Avere al proprio fianco un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti INPS è fondamentale per navigare attraverso queste normative, assicurare la corretta applicazione delle leggi e proteggere i diritti degli eredi. La consulenza di un esperto legale può fare la differenza tra una gestione efficace e l’escalation di problemi legali e finanziari, garantendo che gli eredi possano affrontare con sicurezza e competenza le sfide legate ai debiti contributivi.

Come possono gli eredi utilizzare queste normative per proteggere i loro diritti?

Gli eredi possono utilizzare le normative che regolano i debiti contributivi e la successione ereditaria per proteggere efficacemente i loro diritti e minimizzare le responsabilità finanziarie derivanti dall’eredità. Comprendere e applicare correttamente queste leggi è essenziale per evitare conseguenze legali e finanziarie negative. Ecco come gli eredi possono sfruttare queste normative a loro vantaggio:

Una delle prime azioni che gli eredi possono intraprendere è la verifica della prescrizione dei debiti contributivi. La Legge 335/1995 stabilisce che i crediti contributivi dell’INPS si prescrivono in cinque anni. Questo significa che se l’INPS non ha intrapreso azioni di recupero formale entro questo periodo, il debito non può più essere richiesto. Gli eredi dovrebbero esaminare attentamente la documentazione per determinare se il termine di prescrizione è decorso e, se necessario, contestare i debiti basandosi su questa prescrizione. Ad esempio, se l’ultimo pagamento dovuto risale a più di cinque anni fa e non ci sono stati avvisi di addebito o altre azioni legali, il debito potrebbe essere considerato prescritto.

Gli eredi possono anche utilizzare l’opzione dell’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario, disciplinata dagli articoli 490 e 495 del Codice Civile. Questa procedura consente agli eredi di separare i debiti del defunto dal proprio patrimonio personale. Accettare con beneficio di inventario significa che gli eredi saranno responsabili dei debiti del defunto solo fino al valore dei beni ereditati. Questo offre una protezione significativa contro la possibilità che i debiti del defunto possano compromettere il patrimonio personale degli eredi. Per procedere, gli eredi devono fare una dichiarazione formale presso un notaio o un tribunale e redigere un inventario dettagliato del patrimonio del defunto entro tre mesi dall’accettazione.

In alcuni casi, può essere vantaggioso per gli eredi rinunciare all’eredità. L’articolo 519 del Codice Civile stabilisce che gli eredi possono rinunciare all’eredità per evitare di assumere i debiti del defunto. La rinuncia deve essere fatta formalmente davanti a un notaio o presso un tribunale competente. Questa scelta è particolarmente utile se i debiti del defunto superano il valore dei beni ereditati. Rinunciando all’eredità, gli eredi non acquisiscono né i beni né i debiti del defunto, liberandosi così da qualsiasi responsabilità finanziaria associata.

Gli eredi devono essere consapevoli dei termini per la rinuncia all’eredità. Se l’erede è già in possesso dei beni del defunto, deve rinunciare all’eredità entro tre mesi dalla morte. Se non è in possesso dei beni, il termine si estende a dieci anni. È essenziale rispettare questi termini per evitare di essere considerati automaticamente accettanti dell’eredità e quindi responsabili dei debiti del defunto.

Un altro strumento legale utile per gli eredi è la possibilità di contestare gli avvisi di addebito per vizi formali o procedurali. Il D.Lgs. n. 46/1999 e il Codice di Procedura Civile prevedono che le notifiche degli avvisi di addebito devono essere eseguite in modo rigoroso. Qualsiasi irregolarità nella notifica può rendere l’avviso invalido. Gli eredi possono consultare un avvocato per verificare se le notifiche sono state eseguite correttamente e, in caso di vizi, presentare un ricorso per annullare l’avviso di addebito. Ad esempio, se la notifica non contiene tutte le informazioni richieste o non è stata effettuata secondo le modalità prescritte, gli eredi possono contestare la validità dell’avviso.

Quando si presenta un ricorso contro un avviso di addebito, la tempestività è fondamentale. Gli eredi hanno generalmente 40 giorni dalla notifica dell’avviso per presentare un ricorso, o 20 giorni in caso di contestazione di vizi formali. Presentare un ricorso ben documentato e supportato da prove è essenziale per aumentare le probabilità di successo. Un avvocato specializzato può aiutare a raccogliere le prove necessarie, preparare la documentazione e presentare il ricorso entro i termini stabiliti.

Gli eredi possono anche considerare la rateizzazione dei debiti contributivi. La normativa prevede che i debiti contributivi possano essere rateizzati, consentendo agli eredi di gestire il pagamento in modo più sostenibile. La domanda di rateizzazione deve essere presentata all’INPS, che valuterà la richiesta e stabilirà un piano di pagamento. Gli eredi devono includere documenti come il certificato di morte del defunto, il testamento (se presente), il certificato di eredità e una dichiarazione dei beni ereditati e dei debiti. Un avvocato può assistere nella preparazione della domanda di rateizzazione, assicurandosi che tutti i documenti richiesti siano correttamente compilati e presentati.

Infine, gli eredi devono essere consapevoli dell’importanza di monitorare regolarmente la loro posizione contributiva. Utilizzare strumenti come il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) può aiutare a garantire che i pagamenti dei contributi siano regolari e a evitare problemi futuri. Il DURC è necessario per partecipare a gare d’appalto pubbliche e per ottenere pagamenti dalla Pubblica Amministrazione. Mantenere la regolarità contributiva è essenziale per evitare che i debiti contributivi compromettano la validità del DURC.

In sintesi, gli eredi possono proteggere i loro diritti utilizzando una serie di strumenti legali e normativi. La conoscenza delle leggi sulla prescrizione dei debiti contributivi, l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario, la rinuncia all’eredità, la contestazione degli avvisi di addebito per vizi formali e la rateizzazione dei debiti sono tutte strategie che possono essere adottate per minimizzare le responsabilità finanziarie. La consulenza di un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti INPS è fondamentale per navigare attraverso queste opzioni e garantire che gli eredi possano gestire efficacemente i debiti contributivi del defunto, proteggendo il loro patrimonio e i loro diritti.

Quali sono le implicazioni legali per gli eredi che non gestiscono correttamente i debiti contributivi?

Gli eredi che non gestiscono correttamente i debiti contributivi possono trovarsi di fronte a procedure legali e di recupero forzato da parte dell’INPS. Questo può includere pignoramenti, fermi amministrativi e altre azioni legali che possono compromettere il loro patrimonio personale.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti INPS

Affrontare i debiti contributivi INPS ereditati può rappresentare una sfida complessa e gravosa per qualsiasi erede. Le implicazioni legali e finanziarie di tali debiti sono spesso intricate, richiedendo una profonda conoscenza delle normative e delle procedure amministrative vigenti. In questo contesto, avere al proprio fianco un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti INPS è di fondamentale importanza. La complessità delle leggi e delle regole che governano i debiti contributivi rende indispensabile la consulenza di un esperto che possa guidare gli eredi attraverso ogni fase del processo, assicurando che i loro diritti siano protetti e che le loro responsabilità siano gestite in modo appropriato.

Un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti INPS possiede una conoscenza approfondita delle normative rilevanti, tra cui il D.Lgs. n. 46/1999, la Legge 335/1995 e il Codice Civile italiano, in particolare gli articoli 752 e 754. Queste leggi regolano la gestione dei debiti contributivi e la successione ereditaria, stabilendo i diritti e i doveri degli eredi. La competenza legale dell’avvocato consente di interpretare correttamente queste norme e di applicarle in modo efficace alle specifiche circostanze dell’eredità, permettendo agli eredi di navigare attraverso le complesse procedure amministrative con sicurezza e precisione.

Un aspetto cruciale in cui l’avvocato può fornire assistenza è la valutazione della legittimità dei debiti contributivi notificati dall’INPS. Questo include la verifica della prescrizione del credito contributivo, un aspetto spesso complesso che richiede un’analisi dettagliata dei termini legali e delle sospensioni temporali, come quelle imposte durante l’emergenza Covid-19. La Circolare INPS n. 126 del 10 agosto 2021, ad esempio, ha chiarito i periodi di sospensione dei termini prescrizionali durante la pandemia. Un avvocato esperto può utilizzare queste informazioni per contestare efficacemente avvisi di addebito basati su crediti prescritti, proteggendo così gli eredi da richieste di pagamento ingiuste o illegittime.

L’avvocato specializzato può anche assistere nella gestione delle notifiche degli avvisi di addebito. Le notifiche devono essere eseguite secondo procedure rigorose, e qualsiasi irregolarità può invalidare l’avviso. Un avvocato competente sa come verificare la correttezza delle notifiche e contestare eventuali vizi di forma, garantendo che i diritti degli eredi siano pienamente tutelati. Ad esempio, se una notifica avviene per compiuta giacenza, devono essere rispettati tutti i dettagli procedurali previsti dalla legge, inclusi il timbro dell’ufficio postale e la data di perfezionamento della notifica.

Quando si tratta di presentare un ricorso contro un avviso di addebito, la tempestività e la precisione sono essenziali. Un avvocato specializzato può garantire che il ricorso sia presentato entro i termini legali, generalmente di 40 giorni dalla notifica dell’avviso di addebito, o entro 20 giorni in caso di contestazione di vizi formali. L’avvocato aiuterà a raccogliere tutte le prove necessarie e a preparare una documentazione solida, aumentando le possibilità di successo del ricorso. Questo è particolarmente importante per evitare che il diritto di opposizione venga prescritto e per garantire che tutte le irregolarità siano adeguatamente contestate.

La rappresentanza legale competente è fondamentale anche nelle fasi successive di contenzioso giudiziario. Se l’opposizione non viene accolta dall’INPS, il caso può proseguire in tribunale. In questa fase, la conoscenza delle procedure processuali e la capacità di argomentare efficacemente le proprie ragioni diventano cruciali. Un avvocato esperto può rappresentare il contribuente in tutte le fasi del processo, garantendo una difesa adeguata e aumentando le probabilità di ottenere una sentenza favorevole. Questo è essenziale per proteggere il patrimonio personale degli eredi e per evitare conseguenze finanziarie devastanti.

Inoltre, un avvocato specializzato offre anche supporto psicologico e strategico. Affrontare i debiti contributivi ereditati può essere stressante e confuso per chi non ha familiarità con il diritto previdenziale e successorio. Sapere di avere al proprio fianco un esperto legale che può guidare attraverso ogni fase del processo fornisce tranquillità e sicurezza. Questo supporto è particolarmente importante quando si devono prendere decisioni rapide e informate per evitare ulteriori complicazioni. Un avvocato può anche fornire consigli su come gestire i rapporti con l’INPS e con altri enti coinvolti, facilitando una risoluzione più rapida ed efficace delle questioni debitorie.

La consulenza di un avvocato specializzato permette anche di prevenire futuri problemi. Un avvocato può aiutare a mantenere la regolarità contributiva, offrendo consigli su come evitare irregolarità nei pagamenti e monitorando la posizione contributiva del cliente. Questo tipo di consulenza preventiva è un investimento che può evitare l’insorgere di nuovi avvisi di addebito e delle conseguenti complicazioni legali e finanziarie. Inoltre, un avvocato può assistere nella pianificazione patrimoniale e successoria, aiutando a strutturare l’eredità in modo da minimizzare i rischi e proteggere i beni degli eredi.

In conclusione, gestire i debiti contributivi INPS ereditati è un processo complesso che richiede una conoscenza dettagliata delle normative e delle procedure legali. La prescrizione del credito contributivo, l’irregolarità delle notifiche, la gestione dei ricorsi e il contenzioso giudiziario sono tutti aspetti che possono essere affrontati con successo solo con l’assistenza di un avvocato specializzato. Investire nella consulenza di un professionista qualificato non solo aumenta le possibilità di successo nella cancellazione dei debiti, ma protegge anche i diritti degli eredi e garantisce una gestione efficace e strategica della loro situazione finanziaria. Nel contesto economico e legale attuale, dove le conseguenze dei debiti contributivi possono essere significative, avere al proprio fianco un avvocato esperto rappresenta una risorsa inestimabile per difendersi adeguatamente e ottenere giustizia.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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