Si Può Cambiare Il Conto Corrente Durante Un Pignoramento?

Il tema del pignoramento del conto corrente è diventato sempre più rilevante nel contesto economico attuale, caratterizzato da una crescente difficoltà finanziaria per molti cittadini. La domanda se sia possibile cambiare il conto corrente durante un pignoramento è una questione cruciale che coinvolge aspetti legali e pratici di grande importanza. La complessità delle norme giuridiche e la procedura esecutiva adottata dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) richiedono una comprensione approfondita per poter affrontare efficacemente le situazioni di pignoramento.

Il pignoramento del conto corrente è un atto esecutivo che consente al creditore di recuperare i crediti vantati nei confronti del debitore mediante il blocco delle somme presenti sul conto corrente del debitore. Secondo i dati recenti, circa il 10% degli italiani ha subito almeno una volta un pignoramento del conto corrente, evidenziando l’importanza di conoscere i propri diritti e le possibilità di azione in tali circostanze. Quando viene notificato un pignoramento, la banca è obbligata a bloccare le somme presenti sul conto fino alla concorrenza dell’importo pignorato, impedendo al debitore di prelevare o utilizzare quei fondi. Questo può portare a gravi difficoltà economiche, specialmente se il conto corrente è utilizzato per accreditare lo stipendio o altre entrate essenziali.

Una domanda frequente riguarda la possibilità di aprire un nuovo conto corrente durante il pignoramento per evitare il blocco delle somme future. La risposta a questa domanda è complessa e dipende da diversi fattori, tra cui la banca presso cui viene aperto il nuovo conto e le eventuali azioni legali intraprese dal creditore. In generale, se il nuovo conto corrente viene aperto presso la stessa banca dove è avvenuto il pignoramento, le somme depositate su questo nuovo conto saranno anch’esse soggette al pignoramento. Questo perché la banca, in qualità di terzo pignorato, è tenuta a trattenere tutte le somme del debitore depositate presso di essa, indipendentemente dal numero di conti correnti o dalla loro data di apertura.

Diversa è la situazione se il nuovo conto viene aperto presso una banca differente. In tal caso, inizialmente, le somme depositate su questo nuovo conto non saranno soggette al pignoramento, a meno che il creditore non ottenga un nuovo pignoramento presso la nuova banca. Tuttavia, con l’istituzione dell’anagrafe dei conti correnti, il creditore può facilmente individuare dove il debitore ha aperto nuovi conti. Il creditore, con l’autorizzazione del tribunale, può accedere telematicamente alle banche dati delle pubbliche amministrazioni per ricercare i beni del debitore, compresi i conti correnti.

Un altro aspetto importante da considerare è la procedura di pignoramento presso terzi, come il datore di lavoro o l’INPS. Quando viene notificato un pignoramento presso terzi, le somme dovute al debitore, come lo stipendio o la pensione, vengono trattenute dal terzo e versate direttamente al creditore fino alla concorrenza dell’importo pignorato. Le norme che regolano queste operazioni sono contenute nel Codice di procedura civile e prevedono limiti specifici per evitare che il debitore si trovi in una situazione di grave difficoltà economica. Ad esempio, non può essere pignorato più di un quinto dello stipendio netto, e per le pensioni devono essere garantiti il minimo vitale e ulteriori protezioni.

Nel 2024, con le nuove disposizioni legislative, le procedure di pignoramento sono state ulteriormente regolamentate per garantire maggiore equità e trasparenza. Una delle novità più rilevanti è l’obbligo per il creditore di comunicare preventivamente al debitore l’intenzione di procedere con il pignoramento, concedendo un termine di 30 giorni per regolarizzare la situazione prima di avviare l’esecuzione forzata. Questo offre al debitore la possibilità di cercare soluzioni alternative, come la rateizzazione del debito, evitando così il blocco del conto corrente.

La rateizzazione del debito è una delle soluzioni più efficaci per evitare il pignoramento. Se il debitore riesce a ottenere un piano di rateizzazione e paga la prima rata, il pignoramento viene sospeso, permettendo al debitore di continuare a utilizzare il proprio conto corrente senza ulteriori blocchi. Tuttavia, è fondamentale rispettare le scadenze del piano di rateizzazione per evitare la riattivazione del pignoramento.

Inoltre, per i debitori che si trovano in situazioni di particolare difficoltà economica, esiste la possibilità di ricorrere alla procedura di sovraindebitamento. Questa procedura, prevista dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, consente ai debitori non fallibili, come piccoli imprenditori, professionisti e privati consumatori, di ristrutturare il proprio debito attraverso un piano di pagamento sostenibile. Una volta avviata la procedura di sovraindebitamento presso l’Organismo di Composizione della Crisi (OCC), tutte le azioni esecutive e cautelative in corso, inclusi i pignoramenti, vengono sospese.

La figura del gestore della crisi, nominato dall’OCC, gioca un ruolo cruciale in questa procedura. Il gestore ha il compito di predisporre un piano di sovraindebitamento che, se approvato dal giudice, consente al debitore di risolvere la propria situazione debitoria in modo sostenibile. Questo piano può prevedere la ristrutturazione del debito, la dilazione dei pagamenti o, in alcuni casi, l’esdebitazione, ovvero la cancellazione parziale o totale del debito residuo.

È importante sottolineare che, per affrontare efficacemente un pignoramento del conto corrente, è fondamentale rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto esecutivo e procedure concorsuali. Un avvocato esperto può offrire consulenza legale mirata, valutare la situazione specifica del debitore e proporre le soluzioni più adeguate per proteggere i propri diritti e interessi. La consulenza legale è essenziale per navigare le complesse normative e procedure che regolano il pignoramento e per adottare le strategie più efficaci per bloccarlo o evitarlo.

In conclusione, la possibilità di cambiare conto corrente durante un pignoramento dipende da diversi fattori, tra cui la banca presso cui viene aperto il nuovo conto e le azioni legali intraprese dal creditore. Sebbene aprire un nuovo conto presso una banca diversa possa temporaneamente evitare il pignoramento delle somme future, il creditore ha comunque strumenti legali per individuare e pignorare anche i nuovi conti. È quindi essenziale essere ben informati sui propri diritti e sulle procedure disponibili, e rivolgersi a professionisti legali per ottenere assistenza qualificata e proteggere efficacemente il proprio patrimonio.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

È possibile aprire un nuovo conto corrente durante un pignoramento?

Sì, è possibile aprire un nuovo conto corrente, ma le implicazioni dipendono dalla banca presso cui viene aperto. Se il nuovo conto è presso la stessa banca del conto pignorato, anche il nuovo conto sarà soggetto al pignoramento. Se, invece, il nuovo conto è presso una banca diversa, inizialmente non sarà pignorato. Tuttavia, il creditore potrebbe ottenere l’autorizzazione a pignorare anche questo nuovo conto se viene a conoscenza della sua esistenza.

Cosa succede se apro un nuovo conto corrente presso una banca diversa?

Se apri un nuovo conto presso una banca diversa, i fondi depositati su questo nuovo conto non saranno immediatamente soggetti al pignoramento. Tuttavia, se il creditore scopre l’esistenza del nuovo conto, può richiedere al tribunale di estendere il pignoramento anche a questo nuovo conto. La scoperta del nuovo conto è facilitata dall’anagrafe dei conti correnti, a cui i creditori possono accedere con l’autorizzazione del tribunale.

Quali sono i limiti al pignoramento di un conto corrente?

La legge stabilisce che, quando si tratta di pignoramento di conti correnti, non possono essere pignorate le somme che costituiscono il cosiddetto “minimo vitale”. Nel 2024, per le somme derivanti da stipendio o pensione, non può essere pignorata una somma inferiore a tre volte l’assegno sociale, che per il 2024 è pari a circa 563,74 euro al mese. Pertanto, le somme inferiori a circa 1.691,22 euro sono impignorabili. Se l’accredito avviene dopo la notifica del pignoramento, è possibile trattenere solo la parte che eccede il minimo vitale.

Quali sono gli obblighi della banca dopo la notifica di un pignoramento?

Dal momento della notifica del pignoramento, la banca diventa custode delle somme pignorate e deve astenersi dal consentire qualsiasi operazione che possa ridurre tali somme fino alla concorrenza dell’importo pignorato aumentato della metà. Questo obbligo è sancito dall’articolo 546 del Codice di procedura civile. La banca deve inoltre informare il creditore e il giudice dell’esecuzione circa le somme disponibili sul conto.

È possibile bloccare un pignoramento già avviato?

Sì, ci sono diverse modalità per bloccare un pignoramento. Una delle principali è la richiesta di rateizzazione del debito. Se il debitore riesce a ottenere un piano di rateizzazione e paga la prima rata, il pignoramento viene sospeso. Inoltre, è possibile avviare una procedura di sovraindebitamento attraverso l’Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che può portare alla sospensione delle azioni esecutive e cautelative in corso.

Quali sono le conseguenze di un pignoramento per il debitore?

Il pignoramento comporta il blocco delle somme presenti sul conto corrente fino alla concorrenza dell’importo pignorato. Questo può mettere in difficoltà il debitore, soprattutto se si tratta di somme necessarie per il sostentamento quotidiano. Inoltre, il pignoramento può portare alla segnalazione del debitore come cattivo pagatore, con conseguenti difficoltà nell’accesso al credito in futuro.

Come viene effettuato il pignoramento presso terzi?

Il pignoramento presso terzi, come il datore di lavoro o l’INPS, avviene attraverso la notifica di un atto di pignoramento. Il terzo pignorato è obbligato a trattenere le somme dovute al debitore e a versarle al creditore fino alla concorrenza dell’importo pignorato. Ad esempio, nel caso del pignoramento dello stipendio, il datore di lavoro trattiene una parte del salario del debitore e lo versa al creditore.

Come influisce l’anagrafe dei conti correnti sui pignoramenti?

L’anagrafe dei conti correnti consente ai creditori di individuare facilmente i conti correnti del debitore. Con un’istanza al Presidente del Tribunale, il creditore può essere autorizzato a consultare telematicamente le banche dati in uso alle pubbliche amministrazioni per identificare i beni del debitore. Questo rende più difficile per il debitore nascondere i propri risparmi e facilita l’esecuzione forzata da parte del creditore.

Esempi Pratici:

  1. Pignoramento di uno stipendio: Un debitore con uno stipendio di 2.000 euro al mese ha un debito di 10.000 euro. Dopo il pignoramento, la banca trattiene una parte del suo stipendio. Dato che il minimo vitale è di circa 1.691,22 euro, solo 308,78 euro sono soggetti a pignoramento. Di questa somma, solo un quinto (61,76 euro) può essere trattenuto ogni mese per soddisfare il debito.
  2. Apertura di un nuovo conto presso una banca diversa: Se il debitore apre un nuovo conto corrente presso una banca diversa da quella in cui è stato notificato il pignoramento, le somme su questo nuovo conto non saranno inizialmente pignorate. Tuttavia, se il creditore viene a conoscenza del nuovo conto, può richiedere un ulteriore pignoramento, estendendo così l’esecuzione anche a questo nuovo conto.
  3. Rateizzazione del debito: Un debitore con un debito di 20.000 euro richiede una rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Una volta approvato il piano di rateizzazione e pagata la prima rata, il pignoramento viene sospeso, permettendo al debitore di continuare a utilizzare il proprio conto corrente senza ulteriori blocchi.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Sblocco Conti Correnti Pignorati

La conclusione dell’analisi su come gestire il pignoramento del conto corrente, soprattutto in un contesto normativo così complesso e in continua evoluzione come quello del 2024, non può che sottolineare l’importanza cruciale di avere al proprio fianco un avvocato specializzato in sblocco di conti correnti pignorati. Questa figura professionale è fondamentale per affrontare le intricazioni legali, evitare errori procedurali e garantire che i diritti del debitore siano protetti in ogni fase del processo.

Affrontare un pignoramento del conto corrente è un compito arduo e spesso emotivamente gravoso. Le conseguenze di un pignoramento possono essere devastanti, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche dal punto di vista psicologico. Vedersi privati dell’accesso ai propri fondi può significare l’impossibilità di soddisfare bisogni essenziali, come pagare l’affitto, le utenze, o provvedere al sostentamento della propria famiglia. In tale scenario, un avvocato specializzato rappresenta una risorsa inestimabile, capace di fornire il supporto necessario per navigare tra le complesse normative e le procedure burocratiche.

Un avvocato esperto nel sblocco dei conti correnti pignorati conosce a fondo le leggi vigenti, inclusi i limiti imposti ai pignoramenti e le procedure per contestarli. Ad esempio, come indicato nell’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, le somme depositate su un conto corrente derivanti da stipendi o pensioni sono soggette a specifici limiti di pignorabilità. Per le pensioni, ad esempio, esiste una parte impignorabile che corrisponde all’assegno sociale aumentato di metà, garantendo così un minimo vitale al pensionato. Senza una guida legale esperta, il debitore potrebbe non essere pienamente consapevole di questi diritti e di come farli valere efficacemente.

L’intervento tempestivo di un avvocato può spesso fare la differenza tra la risoluzione rapida di un problema e una prolungata battaglia legale. La conoscenza approfondita delle norme permette all’avvocato di individuare immediatamente eventuali irregolarità nel procedimento di pignoramento, come errori nella notifica o nel calcolo delle somme pignorate. Questi aspetti possono essere utilizzati per contestare il pignoramento e ottenere il dissequestro delle somme bloccate. Ad esempio, l’avvocato può verificare se la notifica del pignoramento è avvenuta correttamente e nei tempi previsti dalla legge, o se l’importo pignorato rispetta i limiti legali.

Inoltre, l’avvocato può assistere il debitore nella presentazione di una richiesta di rateizzazione del debito. Questo strumento, se accettato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, permette la sospensione del pignoramento e consente al debitore di riprendere l’accesso al proprio conto corrente. La procedura di rateizzazione non solo fornisce una soluzione temporanea al problema del pignoramento, ma offre anche un piano a lungo termine per la gestione del debito, evitando ulteriori azioni esecutive.

Un altro aspetto cruciale è la possibilità di ricorrere alla procedura di sovraindebitamento, regolata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Questa procedura è particolarmente utile per i debitori che si trovano in una situazione di difficoltà economica grave e non riescono a far fronte ai debiti accumulati. L’avvocato specializzato può guidare il debitore attraverso le fasi della procedura, dall’iniziale valutazione della situazione economica fino alla presentazione del piano di sovraindebitamento al tribunale. Se il piano viene approvato, tutte le azioni esecutive, inclusi i pignoramenti, vengono sospese, offrendo al debitore un’opportunità concreta per ristrutturare il debito e riprendere il controllo delle proprie finanze.

L’assistenza legale è essenziale anche nella fase di negoziazione con i creditori. Spesso, un avvocato può mediare tra il debitore e il creditore per raggiungere un accordo che sia accettabile per entrambe le parti, evitando così il pignoramento o facilitando il rilascio delle somme pignorate. La capacità di negoziare efficacemente richiede non solo una profonda conoscenza delle leggi, ma anche abilità di mediazione e comprensione delle dinamiche finanziarie e commerciali.

Un ulteriore vantaggio di avere un avvocato specializzato è la protezione contro possibili abusi da parte dei creditori. Purtroppo, non è raro che alcuni creditori tentino di superare i limiti legali del pignoramento o di utilizzare pratiche aggressive per recuperare i propri crediti. L’avvocato può intervenire prontamente per segnalare tali abusi alle autorità competenti e per garantire che il debitore sia trattato equamente e secondo quanto previsto dalla legge.

Infine, un avvocato esperto può fornire al debitore un piano di gestione a lungo termine del debito, offrendo consulenza su come evitare future situazioni di pignoramento e migliorare la propria stabilità finanziaria. Questo può includere consigli su come gestire meglio le proprie finanze, come evitare di accumulare ulteriori debiti e come pianificare economicamente per il futuro.

In conclusione, affrontare un pignoramento del conto corrente senza l’assistenza di un avvocato specializzato può essere estremamente difficile e rischioso. Un avvocato esperto non solo offre le competenze tecniche necessarie per gestire la situazione legale, ma fornisce anche il supporto morale e strategico indispensabile per affrontare con successo la complessità del procedimento esecutivo. La protezione dei diritti del debitore, la conoscenza delle leggi e delle procedure, e la capacità di negoziare efficacemente con i creditori sono solo alcuni dei benefici che un avvocato specializzato può offrire. Pertanto, per chiunque si trovi ad affrontare un pignoramento del conto corrente, rivolgersi a un avvocato esperto rappresenta non solo una scelta saggia, ma anche una necessità per garantire una difesa adeguata e la protezione del proprio sostentamento e benessere economico.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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