Quali Sono I limiti Al Pignoramento Della Pensione Nel 2024

Il tema del pignoramento della pensione è di estrema importanza e delicatezza, specialmente nel contesto attuale in cui sempre più cittadini affrontano difficoltà economiche significative. Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni legislative previste per il 2024, è cruciale comprendere a fondo i limiti legali e le tutele previste per i pensionati per garantire il rispetto dei diritti fondamentali e la protezione del minimo vitale necessario per il loro sostentamento.

Secondo i dati ISTAT, in Italia ci sono circa 16 milioni di pensionati, molti dei quali vivono con pensioni vicine o inferiori alla soglia di povertà relativa. In questo contesto, le procedure di pignoramento, eseguite prevalentemente dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione, devono rispettare limiti specifici per evitare di compromettere ulteriormente la situazione finanziaria e il benessere di queste persone.

Una delle normative rilevanti in materia di pignoramento della pensione è l’articolo 545 del Codice di procedura civile, che stabilisce che la parte della pensione impignorabile deve essere pari all’importo dell’assegno sociale aumentato della metà. Per il 2024, l’assegno sociale è fissato a 550 euro al mese, il che significa che il minimo vitale impignorabile è pari a 825 euro mensili. Pertanto, qualsiasi importo della pensione che eccede questa cifra può essere soggetto a pignoramento, ma con specifiche limitazioni.

Il limite massimo pignorabile è generalmente un quinto della parte eccedente il minimo vitale impignorabile. Ad esempio, se una pensione è di 1.600 euro al mese, l’importo eccedente il minimo vitale (825 euro) è di 775 euro. Di questa somma, solo un quinto, cioè 155 euro, può essere pignorato mensilmente. Tuttavia, se il pensionato è soggetto a più pignoramenti, il limite massimo cumulativo non può superare la metà della parte eccedente il minimo vitale. Quindi, nel caso di più pignoramenti, l’importo massimo pignorabile sarebbe 387,50 euro (la metà di 775 euro).

Quando si tratta di pignoramento presso terzi, come il pignoramento diretto presso l’INPS, queste stesse regole si applicano. Tuttavia, la situazione diventa più complessa quando si considera il pignoramento del conto corrente su cui viene accreditata la pensione. L’articolo 545, comma 8 del Codice di procedura civile, stabilisce che le somme depositate sul conto corrente del pensionato non possono essere pignorate per un importo che eccede il triplo dell’assegno sociale, ovvero 1.650 euro per il 2024. Questo significa che, nel caso di un pignoramento, solo le somme che eccedono questo importo possono essere bloccate dalla banca.

È importante sottolineare che, se l’accredito della pensione sul conto corrente avviene dopo la notifica del pignoramento, i limiti si riducono ulteriormente. In questo caso, si applica il limite di un quinto della parte eccedente il minimo vitale per ogni singolo accredito pensionistico futuro, rispettando sempre il tetto massimo cumulativo del 50% della parte eccedente.

L’Agenzia delle Entrate – Riscossione, nel procedere con il pignoramento, deve quindi rispettare rigorosamente questi limiti per evitare che il debitore si trovi in una situazione di grave difficoltà economica. Questo è stato ulteriormente rafforzato dalle recenti disposizioni legislative e giurisprudenziali che mirano a proteggere i diritti fondamentali del pensionato.

Un altro aspetto cruciale è la procedura stessa di pignoramento e gli obblighi che ne derivano per la banca. Dal momento in cui la banca riceve la notifica del pignoramento, questa diventa custode delle somme indicate nell’atto di pignoramento e deve astenersi dal consentire qualsiasi operazione che possa ridurre tali somme fino alla concorrenza dell’importo pignorato aumentato della metà. Questo obbligo è sancito dall’articolo 546 del Codice di procedura civile, che richiede alla banca di conservare le somme pignorate fino alla risoluzione della procedura esecutiva.

Nel caso specifico delle pensioni, la banca deve garantire che il pensionato possa comunque disporre liberamente delle somme che non superano il triplo dell’assegno sociale, anche in presenza di un pignoramento. Questo significa che, se sul conto corrente del pensionato sono presenti 2.200 euro al momento del pignoramento, la banca deve consentire al pensionato di utilizzare fino a 1.650 euro, bloccando solo l’importo eccedente.

Per i pensionati che si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità economica, queste tutele sono essenziali. Le statistiche mostrano che una parte significativa dei pensionati vive con redditi molto bassi, e l’impatto di un pignoramento non controllato potrebbe essere devastante. Secondo le stime dell’INPS, circa il 15% dei pensionati riceve un importo inferiore ai 1.200 euro mensili, il che evidenzia la necessità di meccanismi di protezione efficaci per prevenire situazioni di grave disagio economico.

Infine, è essenziale che i pensionati siano consapevoli dei loro diritti e delle procedure da seguire in caso di pignoramento. La complessità delle leggi e dei regolamenti può essere scoraggiante, ma comprendere i limiti legali e le protezioni disponibili può fare una grande differenza. In caso di difficoltà, è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato che possa offrire consulenza e assistenza legale per garantire che i diritti del pensionato siano pienamente tutelati. Questo è particolarmente importante considerando le continue modifiche legislative e l’evoluzione delle normative in materia di esecuzione forzata.

In sintesi, mentre il pignoramento della pensione rappresenta una misura esecutiva legittima, è circondata da una serie di limiti e tutele che mirano a garantire il rispetto dei diritti fondamentali del pensionato. Le nuove disposizioni del 2024 rafforzano ulteriormente queste tutele, rendendo essenziale per i pensionati conoscere i propri diritti e, se necessario, avvalersi dell’assistenza legale per proteggere il proprio sostentamento.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Quali sono i limiti del pignoramento della pensione?

Ai sensi dell’articolo 545, commi 4, 5 e 7 del Codice di procedura civile, il pignoramento eseguito direttamente presso l’Inps non può superare un quinto della parte della pensione che eccede i 1.000 euro, considerati il minimo vitale impignorabile. Inoltre, se ci sono più pignoramenti o trattenute, il limite massimo pignorabile è pari alla metà della somma che eccede i 1.000 euro.

Esempio: Se la pensione è di 1.800 euro, il minimo vitale impignorabile è di 1.000 euro. La parte eccedente è quindi 800 euro. Un quinto di questa eccedenza, cioè 160 euro, può essere pignorato. Tuttavia, se ci sono altri pignoramenti, la somma massima pignorabile non può superare i 400 euro.

Cosa succede se il pignoramento riguarda il conto corrente?

Se l’Agenzia delle Entrate – Riscossione decide di pignorare il conto corrente, i limiti sono quelli fissati dall’articolo 545, comma 8 del Codice di procedura civile. In caso di accredito della pensione su un conto corrente bancario o postale intestato al debitore, possono essere pignorate tutte le somme che eccedono il triplo dell’assegno sociale, cioè 1.620 euro (triplo di 540 euro).

Esempio: Se sul conto corrente sono depositati 2.000 euro e viene accreditata la pensione, la somma eccedente il triplo dell’assegno sociale (1.620 euro) è pignorabile. Quindi, in questo caso, 380 euro possono essere pignorati.

Se il pignoramento avviene lo stesso giorno dell’accredito della pensione o successivamente, le somme possono essere pignorate con i limiti già indicati: un quinto della parte che eccede i 1.000 euro, e in caso di più pignoramenti, fino alla metà della parte che eccede i 1.000 euro.

Quali sono gli obblighi della banca dopo il pignoramento?

Dal momento della notifica del pignoramento, la banca diventa custode dell’importo pignorato e deve astenersi dal consentire al debitore di disporre dell’importo indicato nel precetto aumentato della metà. Tuttavia, per gli accrediti delle pensioni precedenti al pignoramento, è consentito al debitore di disporre delle somme fino a 1.620 euro. Per gli accrediti avvenuti lo stesso giorno del pignoramento o successivamente, è consentita la libertà di disporne entro i limiti fissati dall’articolo 545 del Codice di procedura civile.

Quando termina l’operatività del pignoramento e si sblocca il conto corrente?

La fine dell’operatività del pignoramento e lo sblocco del conto corrente avvengono o con la pronuncia di estinzione della procedura esecutiva (dopo l’integrale pagamento del creditore) o con la comunicazione di inefficacia del pignoramento (se il creditore non iscrive il pignoramento a ruolo nel tribunale entro trenta giorni).

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Pignoramenti Della Pensione

Nel complesso e spesso opprimente panorama dei pignoramenti delle pensioni, la presenza di un avvocato specializzato in opposizione a tali misure rappresenta una risorsa di inestimabile valore. La complessità delle leggi, la rigidità delle procedure e la delicatezza della situazione economica del pensionato richiedono un’assistenza legale esperta per navigare attraverso le difficoltà legate al pignoramento. Un avvocato esperto non solo fornisce una guida attraverso il labirinto normativo, ma offre anche un sostegno fondamentale per proteggere i diritti e il benessere finanziario del pensionato.

Le normative vigenti, come l’articolo 545 del Codice di procedura civile, impongono limiti chiari e stringenti sul pignoramento delle pensioni, garantendo una protezione minima vitale per il debitore. Tuttavia, la comprensione e l’applicazione corretta di queste leggi possono essere complesse. Un avvocato specializzato ha la competenza necessaria per interpretare queste norme e applicarle efficacemente a ciascun caso specifico, assicurandosi che il pensionato non subisca ingiustizie o abusi da parte dei creditori o delle istituzioni esecutive.

L’importanza di un avvocato specializzato emerge già nelle fasi iniziali della procedura di pignoramento. La tempestività delle azioni legali può fare la differenza tra la perdita e la protezione del sostentamento del pensionato. Un avvocato è in grado di intervenire immediatamente, presentando opposizioni e richieste di sospensione del pignoramento, quando necessario, e garantendo che ogni passo sia conforme alle normative vigenti. Questo intervento precoce è cruciale per evitare che il pensionato si trovi senza risorse sufficienti per vivere dignitosamente.

Un altro aspetto critico è la capacità di un avvocato di negoziare con i creditori. Spesso, le istituzioni esecutive come l’Agenzia delle Entrate – Riscossione possono essere intransigenti nel loro approccio al recupero dei crediti. Tuttavia, un avvocato esperto può mediare tra il pensionato e i creditori, cercando soluzioni alternative che possono includere piani di rateizzazione o accordi di riduzione del debito. Queste negoziazioni non solo possono alleviare la pressione finanziaria immediata, ma possono anche prevenire ulteriori azioni esecutive che potrebbero compromettere ulteriormente la situazione economica del pensionato.

La conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure esecutive consente all’avvocato di individuare eventuali irregolarità o errori commessi durante il processo di pignoramento. Ad esempio, può verificare se sono stati rispettati i limiti imposti dalla legge, come la soglia del minimo vitale impignorabile o la proporzione massima del pignoramento rispetto alla pensione del debitore. Qualsiasi violazione può essere contestata legalmente, offrendo al pensionato una protezione aggiuntiva contro l’eccessiva espropriazione delle sue risorse.

L’esperienza e la competenza di un avvocato specializzato si estendono anche alla consulenza preventiva. Un avvocato può aiutare il pensionato a comprendere meglio le proprie responsabilità finanziarie e a prendere decisioni informate per evitare situazioni di sovraindebitamento. Questa consulenza preventiva può includere la pianificazione finanziaria, la gestione del debito e la comprensione delle implicazioni legali delle proprie azioni economiche. Prevenire il sovraindebitamento è spesso la strategia più efficace per evitare la necessità di difendersi contro i pignoramenti.

Un altro vantaggio significativo di avere un avvocato specializzato è la tranquillità che questa presenza offre. Sapere di avere un esperto legale che si occupa del proprio caso allevia il carico emotivo e psicologico associato alla paura di perdere il proprio sostentamento. Questa sicurezza emotiva è fondamentale, soprattutto per i pensionati che potrebbero già trovarsi in una situazione vulnerabile a causa dell’età, delle condizioni di salute o delle limitate risorse economiche.

Le procedure legali possono essere lunghe e stressanti, ma un avvocato esperto assicura che ogni passo sia gestito con professionalità e attenzione ai dettagli. L’avvocato rappresenta il pensionato in tribunale, presenta le necessarie documentazioni legali e argomenta efficacemente a favore della protezione dei diritti del pensionato. Questo livello di rappresentanza è essenziale per contrastare le azioni aggressive dei creditori e garantire che il pensionato abbia la migliore possibilità di proteggere il proprio patrimonio e la propria dignità.

In conclusione, l’assistenza di un avvocato specializzato in opposizione ai pignoramenti della pensione è fondamentale per garantire che i diritti dei pensionati siano rispettati e che essi possano vivere dignitosamente nonostante le difficoltà economiche. La competenza legale, la capacità di negoziazione e la rappresentanza in tribunale offrono una protezione robusta contro le azioni esecutive aggressive, assicurando che il pensionato non perda il minimo vitale necessario per il proprio sostentamento. La tranquillità e la sicurezza che derivano dall’avere un avvocato esperto al proprio fianco non possono essere sottovalutate, rendendo questo supporto legale un investimento essenziale per chiunque si trovi a fronteggiare un pignoramento della pensione.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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