Pignoramento Conto Corrente Agenzia Delle Entrate: Come Funziona Nel 2024

Nel panorama fiscale italiano, il pignoramento del conto corrente rappresenta una delle misure più incisive adottate dall’Agenzia delle Entrate per il recupero dei crediti. Con l’introduzione della Legge di Bilancio 2024, le procedure di pignoramento sono state ulteriormente rafforzate, rendendole più rapide e efficienti. Questo intervento normativo mira a migliorare l’efficacia della riscossione fiscale, ma ha suscitato preoccupazioni tra i contribuenti che temono per la sicurezza dei propri risparmi.

Il pignoramento del conto corrente è una procedura che consente all’Agenzia delle Entrate di bloccare le somme presenti nei conti correnti dei debitori e di prelevare gli importi necessari per saldare i debiti fiscali. Questa misura viene adottata quando il contribuente non ha adempiuto ai propri obblighi di pagamento entro i termini stabiliti. La normativa di riferimento per il pignoramento del conto corrente è contenuta nel D.P.R. n. 602 del 29 settembre 1972, all’articolo 72 bis, che disciplina la riscossione delle imposte sui redditi.

Nel contesto della Legge di Bilancio 2024, è stata introdotta una procedura informatizzata che consente all’Agenzia delle Entrate di dialogare direttamente con le banche per verificare in tempo reale la disponibilità di fondi sui conti correnti dei debitori. Questa innovazione mira a velocizzare il processo di pignoramento, consentendo all’ente riscossore di agire solo se ci sono effettivamente somme disponibili sul conto, evitando così di avviare procedimenti infruttuosi. Si stima che questa misura possa incrementare le entrate dell’Erario di circa 700 milioni di euro annui.

È importante chiarire che il pignoramento del conto corrente non è una novità introdotta dalla Manovra 2024, ma una procedura già esistente che viene ora potenziata. La procedura di pignoramento si compone di due fasi principali: la prima riguarda la citazione del debitore a comparire, mentre la seconda comprende la dichiarazione di pignoramento e l’intimazione al debitore e alla banca di non disporre delle somme pignorate prima dell’ordine del Giudice dell’Esecuzione.

Una volta ricevuto l’atto di pignoramento, la banca è tenuta a comunicare al creditore entro 10 giorni dalla notifica dell’atto le somme di debito e le relative scadenze a favore del debitore, l’eventuale esistenza di sequestri effettuati prima del pignoramento, la possibile esistenza di cessioni di credito precedentemente al pignoramento e l’eventuale esistenza di altri pignoramenti. La banca deve quindi custodire l’importo pignorato nel limite dell’ammontare previsto aumentato del 50%.

Nel caso in cui il terzo pignorato (la banca) faccia una dichiarazione affermativa e questa non venga contestata dal creditore, il Giudice dell’Esecuzione emetterà un ordine per l’assegnazione delle somme pignorate a favore del creditore. Questo potrebbe comportare una ripartizione pro quota con altri creditori concorrenti, qualora il credito sia esigibile immediatamente o entro un termine non superiore a 90 giorni.

Il pignoramento del conto corrente è ammesso per un decimo dello stipendio o salario fino a 2.500 euro, per un settimo tra 2.500 e 5.000 euro e per un quinto oltre i 5.000 euro. Tuttavia, non può essere pignorato l’ultimo stipendio o salario accreditato sul conto corrente del debitore, garantendo così che il debitore possa comunque disporre di risorse per far fronte alle necessità immediate.

Le novità introdotte con la Manovra 2024 hanno suscitato un acceso dibattito all’interno della maggioranza politica. Forza Italia e la Lega hanno espresso forti preoccupazioni riguardo alla possibilità che l’Agenzia delle Entrate possa avere accesso diretto e immediato ai conti correnti dei contribuenti, senza adeguate tutele per i debitori. Queste polemiche hanno portato la premier Giorgia Meloni ad annunciare che una norma simile non sarebbe mai passata. Tuttavia, la realtà dei fatti è che il pignoramento del conto corrente continuerà ad essere una possibilità concreta, con la differenza che la procedura sarà resa più efficiente grazie all’informatizzazione.

È fondamentale che i contribuenti siano informati sulle proprie possibilità di difesa in caso di pignoramento del conto corrente. Una delle modalità per evitare il pignoramento è presentare una richiesta di rateizzazione del debito. Pagando la prima rata, il debitore può ottenere la sospensione del pignoramento, a meno che il bene non sia stato già aggiudicato in asta, non sia stata già presentata istanza di assegnazione o, nel caso di crediti pignorati, il terzo non abbia reso dichiarazione positiva o i crediti non siano stati assegnati.

Inoltre, è importante ricordare che il pignoramento del conto corrente non può avvenire se il debito è inferiore a 1.000 euro. Questa soglia di protezione garantisce che le piccole somme non siano oggetto di pignoramento immediato, offrendo un margine di sicurezza per i debitori con debiti di entità limitata.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente rappresenta una misura incisiva per il recupero dei crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Le novità introdotte con la Manovra 2024 mirano a rendere questa procedura più rapida ed efficiente, ma hanno suscitato preoccupazioni e polemiche tra i contribuenti e la classe politica. È fondamentale che i debitori siano informati sulle proprie possibilità di difesa e sulle modalità per evitare il pignoramento, come la richiesta di rateizzazione del debito. Conoscere i propri diritti e le procedure previste dalla legge è essenziale per affrontare serenamente eventuali situazioni di difficoltà economica e per proteggere i propri risparmi.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Pignoramento del conto corrente nella Manovra 2024

A seguito di quanto previsto nel disegno della Legge di Bilancio 2024 (non ancora definitiva e pubblicata in Gazzetta), l’Agenzia delle Entrate potrà dialogare più facilmente con la tua banca. Si stima che a regime questa nuova iniziativa possa portare nelle casse dell’Erario qualcosa come 700 milioni di euro in più. Si è parlato di prelievo forzoso, ma come stanno davvero le cose?

In realtà, il prelievo forzoso esiste già da tempo. L’Agenzia delle Entrate può già pignorare il tuo conto corrente. Nella Manovra 2024 non è stata inserita una specifica norma che permette di prelevare i tuoi soldi direttamente, senza tutelare in alcun modo il contribuente. Il pignoramento dei conti correnti nella bozza della Manovra 2024, più esattamente all’articolo 23, prevede una procedura informatizzata che permette di velocizzare il pignoramento dei conti correnti dei debitori. Questa novità si è trovata al centro di un acceso dibattito all’interno della maggioranza, con Forza Italia e la Lega che, sostanzialmente, si sono opposte a questa iniziativa.

Cosa prevede in realtà la norma introdotta con la Manovra 2024?

Il pignoramento del conto corrente esiste da diverso tempo. E continuerà ad esistere in futuro come una mera possibilità, indipendentemente da quanto previsto dalla Manovra 2024. La nuova norma prevedeva che gli agenti della riscossione potessero controllare in anticipo il conto corrente da pignorare, in modo da verificare se al suo interno fossero presenti o meno dei soldi. In altre parole, si tratta di una norma che risparmia risorse. Il pignoramento del conto corrente potrà essere attivato solo e soltanto nel caso in cui nel conto corrente ci sia qualcosa. Invece di muoversi al buio come sta succedendo a tutt’oggi.

Nella prima versione della Manovra 2024, infatti, gli ambiti entro i quali l’Agenzia delle Entrate Riscossioni si poteva muovere erano abbastanza precisi:

  • Aveva la possibilità, prima di procedere con un pignoramento, di accedere alle informazioni relative alla disponibilità presenti sul tuo conto corrente.
  • Una volta appurato che ci fossero disponibilità a sufficienza, l’AdER aveva la possibilità di procedere con le opportune richieste alla banca e al debitore.

Non era, però, stato ancora delineato come si sarebbe mosso l’ente riscossore. La definizione di questi particolari sarebbe spettata a un decreto che il Tesoro avrebbe redatto, dopo averne discusso con il Garante della Privacy, l’Abi e le Poste. Nota bene: da questa procedura di verifica sarebbero stati esclusi i debiti inferiori a 1.000 euro.

Come funziona il pignoramento del conto corrente?

Sono diversi anni che l’Agenzia delle Entrate può effettuare il pignoramento dei conti correnti. Le norme che provvedono a regolamentare queste operazioni sono contenute all’interno del D.P.R. n. 602 del 29 settembre 1972, all’articolo 72 bis. Nello specifico sono state fornite le disposizioni per riscuotere le imposte sui redditi. Ad eccezione che per i crediti pensionistici, l’atto di pignoramento verso terzi di un credito, può contenere l’ordine al terzo di pagare il credito direttamente al concessionario, fino alla concorrenza di tutto il credito.

Cosa significa tutto questo in estrema sintesi? L’Agenzia delle Entrate già adesso può accedere direttamente al tuo conto corrente. Il governo Meloni ha apportato delle modifiche alla Legge di Bilancio che riguardano unicamente le procedure e la velocità con le quali vengono effettuate le indagini.

Procedura pignoramento conto corrente

L’atto di pignoramento si compone di due parti distintive. La prima riguarda la citazione del debitore a comparire, mentre la seconda è responsabilità dell’ufficiale giudiziario e comprende la dichiarazione di pignoramento e l’intimazione al debitore e a terzi di non disporre delle somme pignorate prima dell’ordine del Giudice dell’Esecuzione (G.E.).

Una volta ricevuto l’atto di pignoramento, la banca è tenuta a comunicare al creditore entro 10 giorni dalla notifica dell’atto, tramite raccomandata o Posta Elettronica Certificata (PEC), i seguenti dettagli conformemente all’articolo 547, primo e secondo comma del codice di procedura civile:

  • Le somme di debito e le relative scadenze a favore del debitore.
  • L’eventuale esistenza di sequestri effettuati prima del pignoramento.
  • La possibile esistenza di cessioni di credito precedentemente al pignoramento.
  • L’eventuale esistenza di pignoramenti, sia preesistenti che successivi al pignoramento del credito.

La banca è tenuta a custodire l’importo pignorato, nel limite dell’ammontare previsto aumentato del 50%.

Nel caso in cui il terzo pignorato faccia una dichiarazione affermativa e questa non venga contestata dal creditore, il G.E., previa consultazione con il creditore e il debitore esecutato, emetterà un ordine per l’assegnazione delle somme pignorate a favore del creditore

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Pignoramento Conto Corrente Agenzia Delle Entrate: Come Funziona Nel 2024

Che cosa prevede il pignoramento del conto corrente nella Legge di Bilancio 2024?

Una delle novità previste nel disegno della Legge di Bilancio 2024 è una maggiore rapidità nelle procedure di pignoramento del conto corrente. Il dibattito intorno a questa iniziativa ha destato preoccupazione tra molte persone, temendo che i propri risparmi fossero minacciati dal Fisco. Tuttavia, il pignoramento dei conti correnti esiste già da tempo e continuerà ad esistere in futuro come una mera possibilità, indipendentemente dalle novità della Manovra 2024.

Come funziona il pignoramento del conto corrente nella Manovra 2024?

Il pignoramento del conto corrente nella bozza della Manovra 2024 prevede una procedura informatizzata che permette di velocizzare il pignoramento dei conti correnti dei debitori. Questa novità consente agli agenti della riscossione di controllare in anticipo il conto corrente da pignorare, in modo da verificare se al suo interno siano presenti dei soldi. In questo modo, il pignoramento verrà attivato solo se ci sono fondi disponibili, risparmiando risorse e muovendosi con maggiore precisione rispetto al passato.

Quali sono i limiti e le esclusioni della nuova procedura di pignoramento?

Nella prima versione della Manovra 2024, gli ambiti entro i quali l’Agenzia delle Entrate Riscossioni si può muovere sono abbastanza precisi:

  • L’AdER può accedere alle informazioni relative alla disponibilità presenti sul conto corrente prima di procedere con un pignoramento.
  • Se viene appurato che ci sono disponibilità a sufficienza, l’AdER può procedere con le opportune richieste alla banca e al debitore.

Da questa procedura di verifica sono esclusi i debiti inferiori a 1.000 euro.

Come funziona il pignoramento del conto corrente?

Le norme che regolamentano il pignoramento dei conti correnti sono contenute nel D.P.R. n. 602 del 29 settembre 1972, all’articolo 72 bis. L’atto di pignoramento verso terzi di un credito può contenere l’ordine al terzo di pagare il credito direttamente al concessionario, fino alla concorrenza di tutto il credito.

Qual è la procedura per il pignoramento del conto corrente?

L’atto di pignoramento si compone di due parti distintive:

  • La citazione del debitore a comparire.
  • La dichiarazione di pignoramento e l’intimazione al debitore e a terzi di non disporre delle somme pignorate prima dell’ordine del Giudice dell’Esecuzione (G.E.).

Una volta ricevuto l’atto di pignoramento, la banca è tenuta a comunicare al creditore entro 10 giorni dalla notifica dell’atto i dettagli conformemente all’articolo 547 del codice di procedura civile:

  • Le somme di debito e le relative scadenze a favore del debitore.
  • L’eventuale esistenza di sequestri effettuati prima del pignoramento.
  • La possibile esistenza di cessioni di credito precedentemente al pignoramento.
  • L’eventuale esistenza di pignoramenti, sia preesistenti che successivi al pignoramento del credito.

La banca è tenuta a custodire l’importo pignorato, nel limite dell’ammontare previsto aumentato del 50%.

Qual è il ruolo del Giudice dell’Esecuzione nel pignoramento?

Nel caso in cui il terzo pignorato faccia una dichiarazione affermativa e questa non venga contestata dal creditore, il Giudice dell’Esecuzione (G.E.), previa consultazione con il creditore e il debitore esecutato, emetterà un ordine per l’assegnazione delle somme pignorate a favore del creditore. Questo potrebbe comportare una ripartizione pro quota con altri creditori concorrenti, qualora il credito sia esigibile immediatamente o entro un termine non superiore a 90 giorni.

Quali sono le tutele per il debitore nel pignoramento del conto corrente?

Non possono essere pignorate le somme corrispondenti all’ultimo stipendio o salario accreditato sul conto corrente del debitore. Questa misura garantisce che il debitore possa comunque disporre di risorse per far fronte alle necessità immediate.

Come si può evitare il pignoramento del conto corrente?

Una delle modalità per evitare il pignoramento del conto corrente è presentare una richiesta di rateizzazione del debito. Pagando la prima rata, il debitore può ottenere la sospensione del pignoramento, a meno che:

  • Il bene non sia stato già aggiudicato in asta.
  • Non sia stata già presentata istanza di assegnazione.
  • Nel caso di crediti pignorati, il terzo non abbia reso dichiarazione positiva o i crediti non siano stati assegnati.

Quali sono le alternative al pignoramento per il recupero dei crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate?

Oltre al pignoramento del conto corrente, l’Agenzia delle Entrate può ricorrere ad altre forme di recupero crediti, come il pignoramento immobiliare, il pignoramento presso terzi (che include il pignoramento della busta paga) e il fermo amministrativo dei veicoli. Ogni tipo di pignoramento ha le sue procedure specifiche e limiti, regolati da normative precise che tutelano anche i diritti del debitore.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizioni a Pignoramenti Del Conto Corrente Dal Parte Dell’Agenzia Delle Entrate – Riscossione

Avere un avvocato specializzato in opposizione a pignoramenti dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione è di fondamentale importanza per tutelare i propri diritti e difendersi in modo efficace dalle azioni esecutive messe in atto per il recupero dei crediti. L’agenzia può avviare procedure di pignoramento in modo rapido e incisivo, mettendo a rischio il patrimonio personale e aziendale del debitore. Senza una guida esperta, è facile trovarsi sopraffatti dalla complessità delle leggi fiscali e delle procedure esecutive, rischiando di perdere beni preziosi e di affrontare conseguenze finanziarie devastanti.

Un avvocato specializzato possiede le competenze necessarie per analizzare la situazione debitoria del cliente, valutare la legittimità delle azioni esecutive intraprese dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione e individuare le strategie più efficaci per opporsi al pignoramento. La conoscenza approfondita della normativa fiscale e delle procedure esecutive consente all’avvocato di individuare eventuali vizi di forma o di sostanza negli atti dell’agenzia, che possono costituire validi motivi per richiedere l’annullamento del pignoramento.

Inoltre, un avvocato esperto è in grado di assistere il cliente nella presentazione di richieste di rateizzazione del debito, una soluzione che può sospendere temporaneamente le azioni esecutive e consentire al debitore di dilazionare il pagamento del debito nel tempo. Questa opzione è particolarmente utile per evitare il blocco totale del conto corrente o il pignoramento dei beni mobili e immobili, che potrebbero compromettere seriamente la capacità del debitore di continuare a svolgere le proprie attività economiche e quotidiane.

La presenza di un avvocato specializzato è cruciale anche nella fase di negoziazione con l’Agenzia delle Entrate e Riscossione. L’avvocato può rappresentare il cliente nei confronti dell’agenzia, cercando di raggiungere accordi vantaggiosi che permettano di ridurre l’importo del debito o di ottenere condizioni di pagamento più favorevoli. La capacità di negoziazione dell’avvocato, unita alla sua conoscenza delle prassi e delle politiche dell’agenzia, può fare la differenza tra una soluzione gestibile e una situazione finanziaria insostenibile.

Un altro aspetto fondamentale è la protezione dei diritti del debitore durante tutto il processo esecutivo. Un avvocato specializzato può garantire che tutte le azioni intraprese dall’agenzia rispettino i limiti imposti dalla legge e che il debitore non subisca abusi o trattamenti ingiusti. Ad esempio, l’avvocato può assicurarsi che vengano rispettate le soglie di impignorabilità per quanto riguarda gli stipendi e le pensioni, che non vengano pignorati beni essenziali per la sopravvivenza del debitore e della sua famiglia, e che vengano rispettate tutte le procedure previste dalla legge per la notifica degli atti e l’esecuzione delle misure cautelari ed esecutive.

Inoltre, un avvocato specializzato è in grado di fornire una consulenza preventiva per evitare che la situazione debitoria peggiori ulteriormente. Attraverso un’analisi accurata delle finanze del cliente e delle sue obbligazioni fiscali, l’avvocato può suggerire misure correttive e strategie di gestione del debito che consentano di evitare il ricorso a procedure esecutive. Questo approccio proattivo può aiutare a prevenire situazioni di crisi e a mantenere sotto controllo la situazione finanziaria del debitore.

Nel caso in cui il pignoramento sia già avvenuto, un avvocato specializzato può assistere il cliente nella fase di esecuzione forzata, cercando di limitare i danni e di recuperare i beni pignorati. Ad esempio, l’avvocato può impugnare il pignoramento davanti al giudice dell’esecuzione, presentando ricorsi basati su motivi di legittimità o di merito. La capacità di presentare argomentazioni giuridiche solide e ben documentate può aumentare significativamente le possibilità di successo del ricorso e di ottenere la sospensione o l’annullamento del pignoramento.

Un altro aspetto importante riguarda la consulenza in materia di sovraindebitamento. Se il debito è diventato insostenibile e il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, un avvocato specializzato può assisterlo nella presentazione di istanze di sovraindebitamento ai sensi del Codice della Crisi e dell’Insolvenza. Questo strumento giuridico consente di ristrutturare i debiti, ottenere la sospensione delle azioni esecutive e, in alcuni casi, ottenere la cancellazione parziale o totale dei debiti.

Infine, l’importanza di avere a fianco un avvocato specializzato in opposizione a pignoramenti dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione si estende anche alla tutela della reputazione e della serenità del debitore. Affrontare un pignoramento può essere un’esperienza stressante e traumatica, che può avere ripercussioni negative sulla salute mentale e sul benessere generale del debitore. Un avvocato esperto può fornire il supporto necessario per gestire la situazione con calma e sicurezza, offrendo al cliente la certezza di avere al proprio fianco un professionista competente e determinato a difendere i suoi diritti.

In conclusione, l’assistenza di un avvocato specializzato in opposizione a pignoramenti dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione è fondamentale per affrontare con successo le procedure esecutive e tutelare i propri diritti. Grazie alla loro competenza e esperienza, gli avvocati specializzati possono offrire soluzioni efficaci, proteggere il patrimonio del debitore e garantire il rispetto delle norme legali. Rivolgersi a un professionista qualificato è un investimento che può fare la differenza tra una situazione di crisi e una soluzione sostenibile e gestibile.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

Perciò se hai bisogno di un avvocato esperto in opposizione a pignoramento conti correnti da parte dell’Agenzia Delle Entrate – Riscossione, qui di seguito trovi tutti i nostri contatti per un aiuto rapido e sicuro.

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Giuseppe Monardo

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