Come faccio ad oppormi ad un’intimazione di pagamento?
Come impugnare un’intimazione di pagamento?
Quali sono i vizi propri dell’intimazione di pagamento e come ti può aiutare un avvocato specializzato?
Queste sono domande importanti per tutti coloro che hanno ricevuto questo atto formale e ritengono che possa essere concretamente illegittimo.
Andiamo perciò a spiegarlo punto per punto e a presentare il modo e soprattutto le ragioni che vi consentono di opporvi e quindi fare ricorso contro un’intimazione di pagamento.
Partiamo perciò dalla definizione.
Un’intimazione di pagamento non è altro che un sollecito che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione spedisce al contribuente chiedendo il versamento entro 5 giorni dell’ammontare di un debito che gli era stato precedentemente notificato attraverso una cartella esattoriale, un avviso di accertamento oppure un avviso di addebito.
Si tratta quindi di un vero e proprio ultimatum: o paghi entro 5 giorni, oppure Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere o in via esecutiva ad esempio pignorando di solito il quinto dello stipendio o il conto corrente, oppure in via cautelare iscrivendo un’ipoteca oppure eseguendo un fermo amministrativo dell’auto.
Da questo punto di vista, questo atto formale deve essere praticamente perfetto ed è proprio la presenza di eventuali imperfezioni a permetterti l’opposizione.
Ma vediamo che cosa significa in termini contreti un’intimazione di pagamento perfetta.
Da questo punto di vista, un’intimazione di pagamento formalmente corretta deve contenere prima di tutto il nome cognome, indirizzo e codice fiscale del contribuente.
Poi, oltre alla denominazione di quello che è il concessionario con specifico indirizzo, deve indicare correttamente gli estremi della cartella o l’oggetto dell’avviso con data di notifica, importo e numero di riferimento.
Un’intimazione di pagamento deve poi dettagliare con completezza quelli che sono gli importi addebitati compresi di capitale, sanzione, spese ed interessi e ovviamente contenere l’avviso a pagare entro 5 giorni pena l’avvio di un’esecuzione forzata.
Deve poi infine indicare il responsabile del procedimento con la sua firma e la presentazione della possibilità d’impugnazione secondo termini e modalità.
Inoltre, cosa fondamentale, deve indicare con precisione la motivazione in modo da permettere al contribuente di potersi difendere adeguatamente.
Bene, tutti questi aspetti, con l’aiuto di avvocato specializzato, possono contenere dei difetti che ti permettono l’impugnazione.
Ma quali sono?
Il più importante è il vizio di motivazione. Se la motivazione non c’è o non è spiegata correttamente e nel dettaglio, hai la possibilità di opporti.
Il secondo difetto può riguardare l’irregolarità della notifica che può essere sbagliata o addirittura omessa.
Il terzo difetto è il diritto concreto dell’ente impositore di vantare la somma richiesta.
Ad esempio la somma potrebbe essere prescritta e se la somma è caduta in prescrizione, il tributo non è dovuto.
Insomma ci sono diversi modi di opporsi e di fare ricorso.
Ma a chi si fa ricorso?
Naturalmente dinanzi al giudice presentando tutti i vizi relativi alle cartelle di pagamento indicate all’interno dell’intimazione.
E quanto tempo hai per fare ricorso?
60 giorni dal ricevimento dell’atto.
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L’avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021)
Ma perché usare il Metodo “Fatti Rimborsare®” dell’Avvocato tributarista Monardo per risolvere il tuo debito?
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