Quanto Costa Fare Opposizione Ad Un Pignoramento?

Ricevere un atto di pignoramento può essere un’esperienza estremamente stressante. Il pignoramento è un’azione esecutiva con cui un creditore, attraverso il tribunale, procede a bloccare e prelevare beni, conti correnti, stipendi o pensioni per soddisfare un debito non pagato. Tuttavia, non sempre il pignoramento è legittimo e, in molti casi, è possibile fare opposizione per contestarne la validità o ridurne gli effetti.

Ma quanto costa fare opposizione a un pignoramento? È una spesa sostenibile o può diventare un ulteriore problema per il debitore? La risposta dipende da vari fattori, tra cui il tipo di pignoramento, le ragioni dell’opposizione e l’eventuale necessità di un avvocato specializzato.

In questo articolo vedremo quando conviene opporsi a un pignoramento, quali sono i costi medi per avviare un’opposizione e quali strategie legali sono disponibili per difendersi. Analizzeremo anche le normative aggiornate fino al 2025, comprese le opportunità offerte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e dalla Legge 3/2012 sul sovraindebitamento, che permette a chi è in grave difficoltà economica di ottenere l’esdebitazione.

Se hai ricevuto un atto di pignoramento e vuoi sapere quanto costa opporsi e quali sono le alternative per proteggere il tuo reddito e i tuoi beni, continua a leggere.

Ma andiamo ora ad approfondire con Studio Monardo, gli avvocati esperti in cancellazione debiti e pignoramenti:

Quanto Costa Fare Opposizione Ad Un Pignoramento: Tutto Dettagliato

Quanto Costa Fare Opposizione Ad Un Pignoramento: Tutto Dettagliato

Opporsi a un pignoramento è un’azione che il debitore può intraprendere quando ritiene che l’esecuzione sia illegittima o vi siano vizi procedurali. Tuttavia, questa procedura comporta costi significativi, che variano in base alla complessità del caso, agli onorari degli avvocati e ai contributi da versare al tribunale.

Costi iniziali: Contributo unificato e diritti di cancelleria (43€ – 1.686€)

L’opposizione a un pignoramento deve essere presentata con un ricorso o un atto di citazione. Al momento del deposito, è necessario versare il contributo unificato, il cui importo varia in base al valore del debito:

  • Fino a 1.100€: 43€
  • Tra 1.100€ e 5.200€: 98€
  • Tra 5.200€ e 26.000€: 237€
  • Tra 26.000€ e 52.000€: 518€
  • Tra 52.000€ e 260.000€: 759€
  • Oltre 260.000€: 1.686€

A questi importi si aggiungono i diritti di cancelleria, che possono variare da 27€ a 50€, a seconda delle copie richieste e delle notifiche necessarie.

Onorari dell’avvocato (2.000€ – 10.000€ o più)

Il costo principale dell’opposizione è rappresentato dagli onorari dell’avvocato, che dipendono dalla complessità del caso e dal valore dell’immobile pignorato. In genere, le tariffe possono oscillare tra:

  • 2.000€ – 4.000€ per opposizioni semplici, basate su vizi procedurali evidenti.
  • 5.000€ – 10.000€ per opposizioni complesse, che richiedono perizie e analisi approfondite.
  • Oltre 10.000€ se il contenzioso prevede più gradi di giudizio o ricorsi in appello.

L’accordo con l’avvocato può prevedere una tariffa fissa o un compenso a percentuale sul valore della causa. In alcuni casi, è possibile concordare il pagamento a rate o richiedere il patrocinio a spese dello Stato per chi ha redditi inferiori a 12.838,01€ annui.

Costi delle perizie tecniche (500€ – 3.000€)

Se l’opposizione si basa su vizi della perizia immobiliare o su errori nella valutazione dell’immobile, potrebbe essere necessario l’intervento di un perito di parte. Il costo di una perizia tecnica varia in base alla complessità dell’analisi:

  • 500€ – 1.500€ per perizie su documentazione limitata.
  • 2.000€ – 3.000€ per perizie dettagliate con sopralluoghi e analisi approfondite.

Nei casi più complessi, potrebbe essere richiesta anche una consulenza tecnica d’ufficio (CTU), il cui costo è a carico delle parti e può aumentare ulteriormente la spesa.

Eventuali spese per il ricorso in appello o Cassazione (3.000€ – 15.000€)

Se l’opposizione viene respinta in primo grado, è possibile ricorrere in appello o in Cassazione. Questi procedimenti implicano costi aggiuntivi:

  • Contributo unificato in appello: il doppio di quello previsto in primo grado.
  • Onorari avvocato in appello: 5.000€ – 10.000€.
  • Onorari avvocato in Cassazione: 8.000€ – 15.000€.

Questi importi possono variare in base alla complessità del caso e alla necessità di ulteriori perizie tecniche o consulenze specialistiche.

Tabella riepilogativa dei costi

Voce di costoImporto stimato
Contributo unificato43€ – 1.686€
Diritti di cancelleria27€ – 50€
Onorari avvocato (primo grado)2.000€ – 10.000€
Onorari avvocato (appello)5.000€ – 10.000€
Onorari avvocato (Cassazione)8.000€ – 15.000€
Perizie tecniche di parte500€ – 3.000€
Consulenza tecnica d’ufficio (CTU)1.000€ – 5.000€
Altre spese legali e accessorie500€ – 2.000€

Considerazioni finali

Il costo complessivo di un’opposizione a un pignoramento può variare da 3.000€ a oltre 30.000€, a seconda della complessità del caso e dei gradi di giudizio affrontati. È importante valutare con attenzione la fondatezza dell’opposizione e confrontarsi con un avvocato esperto per scegliere la strategia migliore, evitando spese inutili e aumentando le probabilità di successo.

Quando si può fare opposizione a un pignoramento?

Quando si può fare opposizione a un pignoramento?

L’opposizione a un pignoramento è un’azione legale che il debitore o un terzo interessato possono intraprendere per contestare la legittimità dell’esecuzione forzata. Le opposizioni possono essere presentate in diversi momenti e per differenti motivazioni, suddividendosi principalmente in tre categorie:

  1. Opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.)
  2. Opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.)
  3. Opposizione di terzo (art. 619 c.p.c.)

Opposizione all’esecuzione: quando il pignoramento è illegittimo

L’opposizione all’esecuzione viene proposta quando il debitore contesta il diritto del creditore di procedere al pignoramento. Può essere presentata nei seguenti casi:

  • Il debito non esiste o è già stato saldato: se il debitore ha già pagato l’importo richiesto o se la somma non è dovuta.
  • Il titolo esecutivo non è valido: ad esempio, se il creditore ha basato il pignoramento su un decreto ingiuntivo non ancora definitivo.
  • Prescrizione del debito: se è trascorso il termine legale per far valere il diritto di credito.
  • Inviolabilità dei beni pignorati: alcuni beni, come la pensione minima o l’abitazione principale in determinate condizioni, non possono essere pignorati.

Questa opposizione può essere presentata prima che il pignoramento abbia inizio o anche durante il processo esecutivo, ma in quest’ultimo caso non sospende automaticamente l’esecuzione.

Opposizione agli atti esecutivi: quando ci sono irregolarità procedurali

L’opposizione agli atti esecutivi è possibile quando il debitore contesta errori formali o vizi di procedura nel pignoramento. Alcuni esempi includono:

  • Notifica irregolare dell’atto di pignoramento: se il debitore non ha ricevuto correttamente la comunicazione.
  • Mancato rispetto dei termini di legge: se il creditore ha proceduto oltre i tempi previsti.
  • Errori nel calcolo del debito: se la somma indicata nell’atto di pignoramento non è corretta.

In questo caso, l’opposizione deve essere presentata entro 20 giorni dalla conoscenza dell’atto contestato e viene trattata con rito sommario.

Opposizione di terzo: quando il pignoramento colpisce beni di altri

Un soggetto estraneo al rapporto di credito può opporsi se ritiene che il pignoramento abbia coinvolto beni di sua proprietà e non del debitore. Questo avviene nei seguenti casi:

  • Un familiare o un socio dimostra che il bene non appartiene al debitore.
  • Un’azienda subisce un pignoramento su macchinari che non sono di proprietà del debitore.
  • Un immobile pignorato risulta intestato a un terzo senza vincoli con il debitore.

L’opposizione di terzo può essere presentata in qualsiasi momento prima della vendita del bene.

Tabella riepilogativa delle opposizioni al pignoramento

Tipo di opposizioneMotivazioneTermine per presentarla
Opposizione all’esecuzioneIl debito non esiste, è già stato pagato, il titolo esecutivo è invalido, il bene è impignorabilePrima o durante il pignoramento
Opposizione agli atti esecutiviErrori formali o procedurali (notifica errata, calcolo errato del debito, vizi di procedura)Entro 20 giorni dalla conoscenza dell’atto
Opposizione di terzoIl bene pignorato non appartiene al debitoreIn qualsiasi momento prima della vendita

Conclusione

La possibilità di fare opposizione a un pignoramento dipende dal tipo di irregolarità contestata e dai tempi in cui si agisce. Un’assistenza legale tempestiva è fondamentale per presentare l’opposizione correttamente e aumentare le probabilità di successo. In alcuni casi, l’opposizione può sospendere o addirittura annullare il pignoramento, ma è necessario fornire prove concrete a sostegno della propria richiesta

Quanto costa fare opposizione a un pignoramento?

Quanto costa fare opposizione a un pignoramento?

L’opposizione a un pignoramento comporta costi variabili in base alla complessità del caso, al tipo di opposizione, agli onorari legali e ai contributi da versare al tribunale. Le spese possono oscillare da qualche centinaio di euro a diverse migliaia di euro, a seconda dell’iter giudiziario necessario e dell’eventuale ricorso in appello o Cassazione.

1. Costi fissi iniziali: contributo unificato e diritti di cancelleria

Per presentare un’opposizione a un pignoramento è necessario versare un contributo unificato, il cui importo dipende dal valore della causa:

  • Fino a 1.100€ → 43€
  • Tra 1.100€ e 5.200€ → 98€
  • Tra 5.200€ e 26.000€ → 237€
  • Tra 26.000€ e 52.000€ → 518€
  • Tra 52.000€ e 260.000€ → 759€
  • Oltre 260.000€ → 1.686€

A questi importi si aggiungono i diritti di cancelleria, che vanno dai 27€ ai 50€, a seconda della documentazione necessaria.

2. Onorari dell’avvocato: la spesa principale

Il costo dell’assistenza legale rappresenta la voce di spesa più elevata. Gli onorari variano in base alla difficoltà del caso e al grado di giudizio:

  • Opposizione semplice (vizi procedurali evidenti) → 2.000€ – 4.000€
  • Opposizione complessa (analisi approfondite, eccezioni giuridiche articolate) → 5.000€ – 10.000€
  • Ricorso in appello → 5.000€ – 10.000€
  • Ricorso in Cassazione → 8.000€ – 15.000€

Alcuni studi legali offrono pagamenti rateizzati o accordi a forfait per le opposizioni più semplici. Se il reddito familiare è inferiore a 12.838,01€ annui, è possibile richiedere il patrocinio a spese dello Stato, coprendo gran parte delle spese legali.

3. Costi per perizie tecniche (500€ – 3.000€)

Se l’opposizione riguarda errori di valutazione dell’immobile o contestazioni relative ai beni pignorati, potrebbe essere necessaria una perizia tecnica di parte:

  • Perizia semplice su documentazione → 500€ – 1.500€
  • Perizia dettagliata con sopralluogo → 2.000€ – 3.000€

In alcuni casi, il tribunale può disporre una consulenza tecnica d’ufficio (CTU), il cui costo può variare da 1.000€ a 5.000€ e deve essere anticipato dalle parti in causa.

4. Altre spese accessorie

Oltre agli onorari e alle spese fisse, ci sono costi aggiuntivi, tra cui:

  • Spese di notifica e marche da bollo → 50€ – 200€.
  • Eventuale cauzione per la sospensione dell’esecuzione (se richiesta dal giudice).
  • Compensi per mediatori o consulenti → 500€ – 2.000€, in caso di tentativi di conciliazione stragiudiziale.

Tabella riepilogativa dei costi

Voce di costoImporto stimato
Contributo unificato43€ – 1.686€
Diritti di cancelleria27€ – 50€
Onorari avvocato (primo grado)2.000€ – 10.000€
Onorari avvocato (appello)5.000€ – 10.000€
Onorari avvocato (Cassazione)8.000€ – 15.000€
Perizie tecniche di parte500€ – 3.000€
Consulenza tecnica d’ufficio (CTU)1.000€ – 5.000€
Spese di notifica e marche da bollo50€ – 200€
Altre spese legali e accessorie500€ – 2.000€

Considerazioni finali

Il costo totale per fare opposizione a un pignoramento può variare dai 3.000€ ai 30.000€, a seconda della complessità del caso e degli eventuali gradi di giudizio. È fondamentale valutare attentamente la fondatezza dell’opposizione per evitare spese inutili e massimizzare le possibilità di successo. Un avvocato esperto può aiutare a scegliere la strategia più adatta e ottimizzare i costi.

La legge salva debiti mi può aiutare in caso di pignoramento e come?

La legge salva debiti può essere un’ancora di salvezza per chi si trova sotto la minaccia di un pignoramento, offrendo strumenti legali per bloccare l’esecuzione e rinegoziare o cancellare il debito. Se un debitore è in grave difficoltà economica e non riesce a far fronte ai propri obblighi finanziari, questa legge permette di accedere a una procedura che può sospendere il pignoramento e, in alcuni casi, ridurre o eliminare completamente il debito.

Il primo passo è verificare se si rientra tra i soggetti che possono beneficiare della legge sul sovraindebitamento, introdotta con la Legge 3/2012 e successivamente riformata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019). Questa normativa è destinata a privati cittadini, consumatori, professionisti, piccoli imprenditori e imprese non fallibili che si trovano in una situazione di sovraindebitamento, ossia quando non riescono più a far fronte ai debiti accumulati senza compromettere il proprio sostentamento.

Una delle principali misure previste dalla legge è la possibilità di bloccare il pignoramento già in corso o quello imminente. Una volta avviata la procedura di sovraindebitamento, il tribunale può disporre la sospensione delle azioni esecutive, impedendo ai creditori di procedere con il pignoramento dello stipendio, del conto corrente o della casa. Questo provvedimento viene adottato per permettere al debitore di presentare un piano di rientro o di ottenere l’esdebitazione, evitando che i creditori si approprino di tutti i suoi beni prima di trovare una soluzione sostenibile.

Esistono tre principali strumenti previsti dalla legge salva debiti per affrontare il pignoramento:

  1. Il piano del consumatore – Questa procedura è riservata ai debitori che hanno accumulato debiti per esigenze personali e non per attività imprenditoriali. Se il giudice ritiene che il debitore si trovi in difficoltà economica senza colpa grave, può approvare un piano che prevede il pagamento parziale del debito in base alle reali possibilità del debitore. Una volta approvato, il piano diventa vincolante per tutti i creditori, che non potranno più procedere con il pignoramento.
  2. L’accordo con i creditori – Se il debitore ha più creditori, può proporre un piano di ristrutturazione del debito, con il pagamento di una parte dell’importo dovuto e lo stralcio della restante somma. Se almeno il 60% dei creditori accetta, l’accordo diventa vincolante e il pignoramento viene bloccato.
  3. L’esdebitazione del debitore incapiente – Se il debitore non ha alcun reddito né beni aggredibili, il tribunale può concedere l’esdebitazione totale, cancellando definitivamente i debiti. Questa è la soluzione estrema, ma permette di evitare qualsiasi pignoramento e di ripartire da zero senza l’incubo dei creditori.

Per accedere a queste soluzioni, il debitore deve presentare la domanda presso un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), un ente autorizzato che si occupa di valutare la situazione e predisporre il piano di rientro. Dopo la presentazione della richiesta, il giudice può disporre la sospensione immediata delle azioni esecutive, fermando il pignoramento fino alla decisione finale. Se la domanda viene accolta, il debitore può beneficiare della ristrutturazione o della cancellazione del debito, evitando il rischio di perdere beni essenziali come la casa o lo stipendio.

Un altro aspetto fondamentale della legge salva debiti è che consente di ridurre sensibilmente l’importo dovuto. In molti casi, il piano di sovraindebitamento prevede che il debitore paghi solo una percentuale del debito, con il resto che viene annullato una volta completato il piano. Questo significa che non solo si blocca il pignoramento, ma si ottiene anche una riduzione significativa del debito complessivo.

Se il pignoramento è già stato eseguito, la legge permette comunque di recuperare parte delle somme sequestrate, specialmente se si dimostra che il prelievo ha superato i limiti legali. Ad esempio, se è stato pignorato uno stipendio o una pensione oltre la soglia consentita dalla legge, il giudice può ordinare la restituzione delle somme eccedenti e includerle nel piano di rientro.

L’importante è agire tempestivamente. Se un debitore riceve un atto di pignoramento o un precetto, deve subito valutare l’opportunità di ricorrere alla legge salva debiti per fermare l’esecuzione. Aspettare troppo potrebbe compromettere la possibilità di ottenere la sospensione, rendendo più difficile recuperare il controllo della propria situazione finanziaria.

Affidarsi a un avvocato esperto in sovraindebitamento può aumentare le possibilità di successo. Un professionista può assistere il debitore nella presentazione della domanda e nella negoziazione con i creditori, garantendo che il piano di ristrutturazione sia sostenibile e conveniente. Inoltre, può individuare eventuali vizi nelle procedure di pignoramento e contestarle legalmente, aumentando le possibilità di ottenere la sospensione dell’esecuzione.

In definitiva, la legge salva debiti è uno strumento potente per chi rischia il pignoramento, perché permette di bloccare l’esecuzione forzata e di ristrutturare o cancellare il debito in modo legale e definitivo. Chi si trova in difficoltà economica non deve subire passivamente le azioni dei creditori, ma può utilizzare questa normativa per proteggere il proprio patrimonio e costruire un percorso di recupero finanziario sostenibile.

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L’Avvocato Monardo è un professionista esperto nella gestione delle opposizioni a pignoramenti e nella difesa dei debitori, coordinando una rete di avvocati e commercialisti specializzati a livello nazionale nel diritto bancario e tributario.

In particolare, l’Avvocato Monardo:

  • È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012) e assiste i debitori nella sospensione delle esecuzioni e nella riduzione del debito, offrendo un supporto strategico su misura per ogni situazione. Grazie alla sua competenza, individua le migliori soluzioni per contrastare le azioni esecutive, valutando la possibilità di opporsi ai pignoramenti attraverso vizi di forma, prescrizione del debito o irregolarità procedurali. Si occupa inoltre della negoziazione con i creditori per ottenere condizioni più favorevoli, come la riduzione dell’importo dovuto, il saldo e stralcio o la rateizzazione del debito in termini sostenibili. Il suo intervento è fondamentale per chi si trova in difficoltà economica e vuole evitare di subire passivamente un’esecuzione forzata. L’Avvocato Monardo fornisce anche consulenze specializzate per accedere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla normativa vigente, incluse le opportunità offerte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza e dalla Legge 3/2012. Il suo obiettivo è garantire che ogni cliente possa ottenere la miglior tutela possibile, riducendo al minimo le conseguenze negative di un debito non gestito e costruendo un percorso di recupero finanziario solido e sicuro.
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