Come Sospendere Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una delle situazioni più difficili che un debitore possa affrontare. Quando il proprio conto viene bloccato a causa di un’azione esecutiva avviata da un creditore, la persona si trova improvvisamente impossibilitata a gestire il proprio denaro. Ma è possibile sospendere il pignoramento del conto corrente? La risposta è sì, a determinate condizioni e con le giuste strategie legali.

Il pignoramento può derivare da diversi tipi di debiti: finanziari, fiscali o contributivi. Tuttavia, la legge italiana prevede diverse soluzioni per sospendere o annullare l’efficacia del provvedimento, consentendo al debitore di recuperare l’accesso ai propri fondi. Esistono limiti legali che proteggono determinate somme, procedure per impugnare il pignoramento e strategie per ottenere la sospensione dell’azione esecutiva.

In questo articolo esamineremo come funziona il pignoramento del conto corrente, quali strumenti legali possono essere utilizzati per sospenderlo e quali sono i diritti del debitore. Inoltre, vedremo quali opportunità offre la legge sul sovraindebitamento per chi non riesce più a far fronte ai propri obblighi finanziari.

Ma andiamo ora ad approfondire con Studio Monardo, i legali esperti in sblocco di conti correnti pignorati:

Cos’è il pignoramento del conto corrente e come funziona nel dettaglio

Il pignoramento del conto corrente è una procedura esecutiva con cui un creditore ottiene dal tribunale l’autorizzazione a bloccare e prelevare le somme presenti su un conto intestato al debitore per recuperare un debito non pagato. Questo tipo di pignoramento è rapido ed efficace, poiché colpisce direttamente la liquidità disponibile.

1. Quando può avvenire il pignoramento del conto corrente?

Il pignoramento del conto corrente può essere richiesto da:

  • Banche e finanziarie, per mutui o prestiti non pagati.
  • Agenzia delle Entrate-Riscossione, per cartelle esattoriali, tasse e contributi non versati.
  • Privati e aziende, per fatture non saldate o altri crediti riconosciuti dal tribunale.
  • Ex coniugi, per il mancato pagamento degli alimenti.

📌 Condizione essenziale: il creditore deve avere un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo, una cartella esattoriale o una sentenza.

2. Procedura del pignoramento del conto corrente

Fase 1: Notifica dell’atto di pignoramento

Il creditore, una volta ottenuto il titolo esecutivo, notifica l’atto di pignoramento a:

  1. La banca o l’istituto di credito dove è aperto il conto.
  2. Il debitore, che viene informato dell’azione in corso.

Dal momento della notifica, il conto viene immediatamente bloccato.

Fase 2: Blocco delle somme presenti

  • La banca congela tutti i soldi disponibili fino a copertura del debito.
  • Il debitore non può prelevare né effettuare pagamenti con il conto fino alla risoluzione della procedura.

📌 Se il conto è cointestato, il pignoramento colpisce solo la quota del debitore.

Fase 3: Udienza e prelievo delle somme

  • Entro 90 giorni, il giudice decide se le somme pignorate possono essere trasferite al creditore.
  • Se il debito è riconosciuto come valido e non ci sono opposizioni, il credito viene soddisfatto prelevando direttamente le somme dal conto.
  • Se le somme presenti non coprono il debito, il creditore può chiedere il pignoramento di futuri accrediti.

3. Cosa succede se sul conto non ci sono soldi?

Se il conto è vuoto o con un saldo insufficiente, la banca blocca comunque l’operatività e congela eventuali accrediti futuri (stipendio, pensione, bonifici).

Il blocco dura fino a quando:

  • Il saldo disponibile permette di soddisfare il credito.
  • Il creditore rinuncia all’azione esecutiva.
  • Il debitore raggiunge un accordo per il pagamento.

4. Limiti del pignoramento del conto corrente

Non tutto il saldo può essere prelevato. La legge tutela alcune somme per evitare che il debitore rimanga senza mezzi di sostentamento.

Tipo di somma accreditataQuanto può essere pignorato?
Stipendio o pensione accreditati prima del pignoramento100% pignorabile
Stipendio o pensione accreditati dopo il pignoramentoSolo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (~1.600€ nel 2024)
Conto con saldo inferiore al minimo vitaleNon pignorabile
Conto cointestatoSolo la quota parte del debitore

5. Come difendersi dal pignoramento del conto corrente?

Se ricevi un pignoramento del conto, hai alcune opzioni per bloccarlo o ridurne gli effetti.

1. Fare opposizione al pignoramento

Puoi contestare l’azione esecutiva se:

  • Il debito è prescritto.
  • L’importo richiesto è errato o già pagato.
  • Il pignoramento è stato fatto su somme non pignorabili (es. pensione entro i limiti di legge).

💡 Come fare?

  • L’opposizione va presentata entro 40 giorni dalla notifica presso il tribunale competente.
  • Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento può essere ridotto o annullato.

2. Chiedere un accordo con il creditore

Se non puoi evitare il pignoramento, puoi provare a negoziare con il creditore per:

  • Rateizzare il debito, chiedendo di sbloccare il conto in cambio di un piano di pagamento.
  • Offrire un saldo e stralcio, pagando una somma ridotta per chiudere la posizione.

💡 Come fare?

  • Contattare il creditore tramite un avvocato per proporre un accordo.
  • Formalizzare il tutto con un atto scritto che preveda la revoca del pignoramento.

3. Usare la Legge sul Sovraindebitamento (Legge Salva Debiti)

Se hai più debiti e non puoi pagarli, puoi accedere alla Legge sul Sovraindebitamento, che permette di:

  • Bloccare immediatamente il pignoramento del conto.
  • Dilazionare il pagamento dei debiti in base alle tue possibilità.
  • Ottenere l’annullamento dei debiti residui se non puoi pagarli.

💡 Come fare?

  • Rivolgiti a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) per avviare la procedura.
  • Il tribunale può sospendere il pignoramento e approvare un piano di rientro.

6. Domande frequenti sul pignoramento del conto corrente

🔹 Se il mio conto è cointestato, cosa succede?
Solo la quota parte del debitore può essere pignorata. Se i fondi non sono divisibili, il giudice può stabilire una percentuale.

🔹 Il conto aziendale può essere pignorato?
Sì, se il debito è della società. Se il debito è personale, il pignoramento non può toccare i conti aziendali.

🔹 Il pignoramento può riguardare carte prepagate?
Sì, se la carta prepagata ha un IBAN associato, può essere soggetta a pignoramento come un conto corrente.

🔹 Quanto dura il blocco del conto?
Se non ci sono soldi sul conto, il pignoramento può rimanere attivo fino a 10 anni, in attesa di futuri accrediti.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente è un’azione esecutiva rapida che può bloccare immediatamente i fondi del debitore. Se lo stipendio o la pensione vengono accreditati dopo il pignoramento, la legge tutela una parte del saldo. Se si subisce un pignoramento, è possibile fare opposizione, negoziare con il creditore o ricorrere alla Legge sul Sovraindebitamento per limitare i danni. Agire tempestivamente è fondamentale per evitare il blocco prolungato del conto e ulteriori azioni esecutive.

Quanti soldi possono essere pignorati dal conto corrente? Tutti i casi

Quando un creditore ottiene un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo definitivo, una sentenza o una cartella esattoriale, può procedere con il pignoramento del conto corrente del debitore per recuperare il proprio credito. Il pignoramento del conto corrente è una delle misure più rapide ed efficaci per il creditore, poiché consente di bloccare direttamente le somme depositate sul conto del debitore, evitando lunghe procedure di esecuzione su beni mobili o immobili. Ma quanti soldi possono essere pignorati dal conto corrente? La risposta dipende da diversi fattori, tra cui la natura delle somme depositate, il soggetto titolare del conto e il tipo di creditore che ha avviato il pignoramento.

Se il conto corrente appartiene a un lavoratore dipendente o a un pensionato, la legge prevede alcune tutele specifiche per evitare che il pignoramento lasci il debitore senza mezzi di sostentamento. Nel caso in cui il conto contenga esclusivamente somme derivanti da stipendio o pensione, il creditore può pignorare solo la parte che eccede il minimo vitale stabilito dalla legge. Se lo stipendio o la pensione vengono accreditati direttamente sul conto corrente, è possibile pignorare solo la parte che supera il triplo dell’assegno sociale, che nel 2024 è pari a circa 1.505 euro. Ciò significa che, se sul conto sono presenti meno di questa somma, il creditore non potrà prelevare nulla.

Se invece lo stipendio o la pensione non si trovano più nella forma originaria dell’accredito e sono diventati risparmi accumulati nel tempo, il pignoramento può colpire l’intero saldo disponibile, nei limiti del debito dovuto. In questo caso, il creditore può prelevare qualsiasi importo fino a concorrenza del credito esecutato, senza le protezioni previste per il denaro appena accreditato. Questo significa che, se un pensionato ha lasciato accumulare la pensione sul conto per diversi mesi, potrebbe vedersi prelevare l’intero saldo, mentre se la pensione è appena arrivata sul conto il creditore potrà pignorare solo la parte eccedente la soglia protetta.

Per i lavoratori dipendenti, oltre alla protezione minima sul conto corrente, esiste un ulteriore limite nel caso in cui il pignoramento avvenga direttamente presso il datore di lavoro. Se il creditore opta per il pignoramento dello stipendio alla fonte, può trattenere al massimo il 20% dello stipendio netto ogni mese. Questo limite non si applica quando lo stipendio è già stato accreditato sul conto e accumulato nel tempo, rendendo il denaro pignorabile senza restrizioni.

Se il conto corrente appartiene a un libero professionista, un lavoratore autonomo o un imprenditore individuale, la situazione è diversa, perché non si applicano le tutele previste per i lavoratori dipendenti e pensionati. In questi casi, il pignoramento può colpire l’intero saldo disponibile, fino a copertura del debito dovuto. Non esiste una soglia minima di protezione e il creditore può ottenere il blocco totale del conto corrente fino al soddisfacimento del credito.

Se il conto corrente è cointestato tra due o più persone, la legge prevede che il pignoramento possa avvenire solo sulla parte di saldo riferibile al debitore esecutato. Questo significa che, se il conto è intestato a due persone e il saldo è di 10.000 euro, il creditore può pignorare solo il 50% della somma, ossia 5.000 euro, salvo che non riesca a dimostrare che tutto il denaro depositato appartiene al debitore. Questa regola vale sia per i conti cointestati tra coniugi, sia per quelli condivisi tra soci, amici o parenti.

Se il creditore è un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate Riscossione, le regole di pignoramento del conto corrente possono essere ancora più stringenti. L’ente pubblico ha infatti il potere di agire con maggiore rapidità rispetto ai creditori privati, bloccando il conto anche senza l’intervento del tribunale. L’Agenzia delle Entrate può pignorare fino all’intero saldo disponibile, ma deve comunque rispettare i limiti di impignorabilità previsti per pensioni e stipendi.

Se il conto corrente è intestato a una società, il pignoramento può avvenire solo se il debitore è la società stessa e non un singolo socio. Questo significa che, nel caso di una società di capitali (come una SRL o una SPA), il conto della società non può essere pignorato per i debiti personali dei soci. Se invece si tratta di una società di persone (SNC, SAS) o di un’impresa individuale, il pignoramento può colpire direttamente il conto della società o dell’imprenditore.

Nel caso in cui il conto corrente sia vuoto o con un saldo insufficiente a coprire il debito, il creditore può comunque ottenere il blocco del conto e prelevare eventuali somme che verranno depositate in futuro. Questo significa che, anche se il conto è momentaneamente senza fondi, il pignoramento rimane valido e ogni successivo accredito può essere trattenuto fino a concorrenza dell’importo dovuto. In questi casi, per evitare il prelievo automatico delle somme future, il debitore potrebbe valutare l’apertura di un nuovo conto in una banca diversa, intestato a un altro soggetto o in forma di conto aziendale, se compatibile con la propria attività.

Per tentare di evitare il pignoramento del conto corrente o limitarne gli effetti, il debitore può adottare diverse strategie legali. Se il pignoramento è stato notificato da un creditore privato, il debitore può proporre un accordo transattivo per il pagamento dilazionato del debito e chiedere al creditore di revocare l’esecuzione. Un saldo e stralcio, con pagamento immediato di una parte del debito in cambio della rinuncia al pignoramento, può essere un’opzione vantaggiosa per entrambe le parti.

Se il pignoramento proviene da un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito e ottenere la sospensione dell’azione esecutiva. In questi casi, l’ente può concedere una dilazione fino a 120 rate mensili, consentendo al debitore di recuperare la disponibilità del proprio conto corrente. È fondamentale agire rapidamente, perché una volta avviato il pignoramento, il blocco delle somme può diventare definitivo.

Se il debitore ritiene che il pignoramento sia illegittimo o eccessivo, può presentare opposizione al tribunale per chiedere la revoca o la riduzione dell’importo pignorato. Ad esempio, se il creditore ha pignorato somme impignorabili (come il minimo vitale della pensione), il debitore può rivolgersi al giudice dell’esecuzione per ottenere la restituzione delle somme trattenute. In alcuni casi, è possibile anche chiedere la sospensione del pignoramento se si dimostra che il debito è già stato pagato o se vi sono irregolarità nella procedura esecutiva.

In conclusione, la somma che può essere pignorata dal conto corrente dipende dal tipo di conto, dalla natura del reddito depositato e dal creditore che ha avviato l’esecuzione. I lavoratori dipendenti e i pensionati godono di alcune tutele, mentre gli autonomi e gli imprenditori individuali rischiano il blocco totale del conto. Chi si trova in difficoltà deve agire rapidamente per trovare una soluzione, valutando accordi con i creditori, richieste di rateizzazione o opposizioni legali per limitare l’impatto del pignoramento sul proprio patrimonio. più somme di quelle effettivamente pignorabili, il debitore può presentare un’istanza di riduzione o annullamento del pignoramento presso il tribunale competente.

Come si può sospendere il pignoramento del conto corrente? Tutte le strategie che funzionano

Come si può sospendere il pignoramento del conto corrente? Tutte le strategie che funzionano

Se hai subito un pignoramento del conto corrente, esistono diverse strategie legali per sospendere o annullare la procedura. La rapidità con cui agisci è fondamentale per evitare il blocco prolungato dei fondi e proteggere il tuo reddito.

1. Fare opposizione al pignoramento (Entro 40 giorni)

Se ritieni che il pignoramento sia illegittimo o ci siano errori nella procedura, puoi presentare opposizione in tribunale per chiedere la sospensione.

Motivi validi per l’opposizione:

  • Il debito è prescritto (es. multe non riscosse entro 5 anni, cartelle esattoriali oltre i termini).
  • Errore nella notifica del pignoramento (es. non hai ricevuto l’atto regolarmente).
  • Importo errato o già pagato (se hai saldato il debito ma il creditore ha comunque agito).
  • Somme impignorabili bloccate (es. pensione inferiore al minimo vitale, stipendi già pignorati).

💡 Come fare?

  • L’opposizione va presentata entro 40 giorni dalla notifica del pignoramento.
  • Se il giudice accoglie il ricorso, il conto può essere sbloccato immediatamente.

2. Chiedere la sospensione al giudice dell’esecuzione

Se il pignoramento sta causando danni gravi alla tua situazione economica, puoi chiedere al giudice di sospendere temporaneamente l’esecuzione, in attesa della decisione finale.

📌 Quando è possibile?

  • Se dimostri che il pignoramento compromette la tua sopravvivenza economica.
  • Se ci sono irregolarità nel titolo esecutivo usato dal creditore.
  • Se hai avviato una trattativa per il pagamento con il creditore.

💡 Come fare?

  • Presentare un’istanza di sospensione dell’esecuzione forzata al tribunale.
  • Il giudice può concedere la sospensione se ci sono motivi validi.

3. Dimostrare che il conto contiene somme impignorabili

Non tutti i soldi sul conto corrente possono essere pignorati. Se il tuo conto contiene stipendi, pensioni o altre somme protette, puoi chiedere l’annullamento del pignoramento sulla parte non pignorabile.

Tipo di somma accreditataQuanto può essere pignorato?
Stipendio o pensione accreditati prima del pignoramento100% pignorabile
Stipendio o pensione accreditati dopo il pignoramentoSolo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (~1.600€ nel 2024)
Conto con saldo inferiore al minimo vitaleNon pignorabile
Conto cointestatoSolo la quota parte del debitore

💡 Come fare?

  • Presentare al giudice una dichiarazione della banca con l’origine degli accrediti.
  • Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento può essere parzialmente o totalmente annullato.

4. Negoziare un accordo con il creditore

Se il pignoramento è stato richiesto da una banca, finanziaria o un creditore privato, puoi tentare di negoziare un accordo per il pagamento del debito, chiedendo in cambio la revoca del pignoramento.

Soluzioni possibili:

  • Saldo e stralcio: Pagamento immediato di una parte del debito con annullamento della parte restante.
  • Rateizzazione: Se il creditore accetta un piano di pagamento, può revocare il pignoramento.

💡 Come fare?

  • Contattare il creditore tramite un avvocato o un mediatore.
  • Formalizzare l’accordo con un atto scritto che preveda la revoca dell’azione esecutiva.

5. Richiedere la conversione del pignoramento in rate

Se non puoi evitare il pignoramento, puoi chiedere al tribunale di sostituirlo con un pagamento rateale, in modo da sbloccare il conto e saldare il debito in modo sostenibile.

📌 Quando è possibile?

  • Se dimostri che il pignoramento ti mette in grave difficoltà economica.
  • Se puoi garantire pagamenti costanti per estinguere il debito.

💡 Come fare?

  • Presentare un’istanza di conversione del pignoramento al giudice dell’esecuzione.
  • Se il giudice accetta, il pignoramento viene sostituito da un pagamento rateale.

6. Ricorrere alla Legge sul Sovraindebitamento (Legge Salva Debiti)

Se hai più debiti e non puoi pagarli, puoi ricorrere alla Legge sul Sovraindebitamento (Legge n. 3/2012, ora nel Codice della Crisi d’Impresa) per bloccare il pignoramento e ristrutturare il debito.

⚖️ Vantaggi della Legge sul Sovraindebitamento:

  • Sospende immediatamente tutte le azioni esecutive, compreso il pignoramento del conto.
  • Permette di ridurre il debito e pagarlo con un piano sostenibile.
  • In alcuni casi, consente la cancellazione del debito residuo.

💡 Come fare?

  • Rivolgerti a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC).
  • Presentare una richiesta al tribunale, che può bloccare il pignoramento in attesa della ristrutturazione del debito.

7. Cosa fare se il conto è cointestato?

Se il conto è intestato a più persone, il creditore può pignorare solo la parte del debitore, non l’intero saldo.

💡 Strategie per proteggere il conto cointestato:

  • Dimostrare che il saldo appartiene all’altro intestatario (ad esempio, con prove di accrediti di stipendio o pensione).
  • Presentare opposizione al pignoramento per limitare l’importo bloccato.

Tabella riepilogativa: Strategie per sospendere il pignoramento del conto corrente

StrategiaRisultatoCome si fa?
Opposizione al pignoramentoAnnullamento del pignoramento se ci sono erroriRicorso al tribunale entro 40 giorni
Chiedere la sospensione al giudiceBlocco temporaneo dell’esecuzioneIstanza motivata al giudice
Dimostrare che il conto contiene somme impignorabiliSblocco totale o parziale del saldoFornire documenti bancari al giudice
Accordo con il creditoreRevoca volontaria del pignoramentoNegoziazione diretta con il creditore
Conversione in ratePagamento rateale invece di pignoramentoIstanza al tribunale
Legge sul SovraindebitamentoBlocco immediato del pignoramentoDomanda tramite OCC

In conclusione

Sospendere il pignoramento del conto corrente è possibile con diversi strumenti legali. Fare opposizione, dimostrare che il saldo è impignorabile, negoziare con il creditore o accedere alla Legge sul Sovraindebitamento sono le migliori strategie per recuperare l’uso del conto e proteggere il proprio reddito. Agire subito è fondamentale per evitare il blocco prolungato e limitare i danni economici.

Quando si può fare opposizione al pignoramento? Tutte le strategie che puoi fare con l’Avvocato

Quando si subisce un pignoramento, la situazione può sembrare senza via d’uscita, ma la legge offre diverse possibilità di opposizione per bloccare o limitare l’azione esecutiva. Il pignoramento è una procedura con cui un creditore, munito di un titolo esecutivo come un decreto ingiuntivo definitivo o una sentenza, procede al sequestro forzato di beni, stipendi, conti correnti o immobili del debitore per soddisfare il proprio credito. Tuttavia, il debitore ha diritto a difendersi attraverso diverse strategie legali, che devono essere valutate e presentate da un avvocato esperto in esecuzioni forzate.

L’opposizione al pignoramento può essere basata su diversi motivi, tra cui vizi di forma, illegittimità del titolo esecutivo, violazione dei limiti di pignorabilità, errori procedurali e prescrizione del credito. La legge distingue due principali tipi di opposizione: l’opposizione all’esecuzione e l’opposizione agli atti esecutivi. Ogni tipo di opposizione ha termini, motivazioni e strategie specifiche che devono essere seguite per ottenere la sospensione o l’annullamento dell’azione esecutiva.

L’opposizione all’esecuzione è utilizzata quando si contesta il diritto del creditore di procedere al pignoramento. Questa opposizione può essere proposta se il debitore ritiene che il credito sia già stato pagato, prescritto o inesistente. L’obiettivo di questa strategia è bloccare completamente l’azione esecutiva, dimostrando che il creditore non ha diritto a pignorare i beni del debitore.

Se il pignoramento si basa su un credito già estinto, l’avvocato può presentare opposizione dimostrando che il debito è stato saldato. Questo può avvenire attraverso estratti conto, ricevute di pagamento, bonifici bancari o altri documenti che attestano l’avvenuto pagamento. Se il giudice riconosce che il debito non è più dovuto, il pignoramento viene annullato e il creditore non può più agire sul patrimonio del debitore.

Se il credito è prescritto, l’avvocato può contestare la validità dell’esecuzione. Ogni tipo di debito ha un termine di prescrizione oltre il quale il creditore non può più agire legalmente. Ad esempio, le cartelle esattoriali si prescrivono generalmente in 5 o 10 anni, mentre i crediti bancari in 10 anni. Se il creditore ha atteso troppo tempo prima di agire, il debitore può far valere la prescrizione e ottenere l’annullamento del pignoramento.

Se il titolo esecutivo su cui si basa il pignoramento è illegittimo, si può presentare opposizione all’esecuzione per contestarne la validità. Un esempio è il caso di un decreto ingiuntivo notificato senza la regolare comunicazione al debitore o un titolo esecutivo basato su un contratto nullo. Se si dimostra che il titolo non è valido, il pignoramento decade automaticamente.

L’opposizione agli atti esecutivi, invece, è utilizzata quando si contestano errori procedurali nel pignoramento. Questa strategia si applica quando il creditore ha commesso irregolarità nella notifica o nell’esecuzione dell’atto. Ad esempio, se la notifica del pignoramento è stata effettuata in modo errato o in un luogo sbagliato, il debitore può chiedere l’annullamento della procedura per vizio formale.

Se il pignoramento è stato eseguito su somme o beni impignorabili, l’avvocato può presentare opposizione per far revocare l’atto esecutivo. Esistono precise norme che stabiliscono quali beni possono essere sottratti all’azione del creditore. Ad esempio, nel caso di pignoramento del conto corrente, il creditore non può toccare la parte di stipendio o pensione che rientra nella soglia di impignorabilità, pari a circa 1.505 euro nel 2024. Se il pignoramento ha violato questa regola, il debitore può chiedere l’immediata restituzione delle somme prelevate.

Se il pignoramento riguarda lo stipendio o la pensione, esistono precisi limiti che l’avvocato può far valere in sede di opposizione. La legge stabilisce che lo stipendio può essere pignorato solo fino a un massimo del 20% e la pensione solo per la parte eccedente il minimo vitale. Se il creditore ha violato questi limiti, l’opposizione può portare alla riduzione o all’annullamento dell’esecuzione.

Se il pignoramento riguarda un immobile destinato a prima casa, l’avvocato può verificare se sussistono i requisiti per evitare l’asta giudiziaria. Secondo la normativa vigente, l’Agenzia delle Entrate non può pignorare la prima casa se è l’unico immobile di proprietà del debitore e se non è di lusso. Se il pignoramento viola questa regola, è possibile ottenere l’annullamento dell’azione esecutiva.

Oltre all’opposizione al pignoramento, esistono altre strategie che l’avvocato può adottare per ridurre o annullare gli effetti dell’esecuzione forzata. Una di queste è la conversione del pignoramento, prevista dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile, che permette al debitore di sostituire il pignoramento con il pagamento dilazionato della somma dovuta. In pratica, il debitore può chiedere al giudice di pagare il debito in rate, evitando la vendita dei beni pignorati.

Se il debitore si trova in una condizione di grave difficoltà economica, può accedere alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa. Attraverso il piano del consumatore o l’accordo di composizione della crisi, è possibile ottenere la sospensione delle azioni esecutive e il pagamento del debito in modo sostenibile. Questa strategia è particolarmente utile per chi ha più pignoramenti in corso e non riesce a far fronte ai pagamenti.

Un’altra possibilità è la negoziazione diretta con il creditore per ottenere un accordo a saldo e stralcio. Se il debitore dispone di una somma, anche inferiore rispetto al debito totale, l’avvocato può trattare con il creditore per chiudere l’esecuzione con un pagamento ridotto. Molti creditori preferiscono accettare una somma certa subito piuttosto che affrontare lunghe e incerte procedure esecutive.

Se il pignoramento è stato avviato da un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate Riscossione, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito per ottenere la sospensione dell’esecuzione. L’Agenzia delle Entrate consente la dilazione fino a 120 rate mensili, bloccando il pignoramento una volta accettato il piano di pagamento. Questa opzione è utile per chi ha debiti fiscali e rischia di subire il pignoramento di beni o conti correnti.

In conclusione, fare opposizione al pignoramento è possibile in diversi casi e con diverse strategie, che devono essere valutate attentamente con l’aiuto di un avvocato esperto. L’opposizione all’esecuzione e agli atti esecutivi consente di contestare la legittimità del pignoramento, mentre la conversione, la rateizzazione e il saldo e stralcio permettono di gestire il debito senza subire conseguenze irreversibili. La chiave per una difesa efficace è agire tempestivamente, presentando la richiesta di opposizione nei tempi previsti dalla legge per evitare il consolidamento dell’azione esecutiva.

La legge salva debiti aggiornata al 2025 può aiutarmi a sbloccare un conto corrente pignorato?

Il pignoramento del conto corrente è una delle azioni più temute da chi ha debiti in sospeso, poiché può bloccare immediatamente l’accesso al proprio denaro, impedendo di pagare spese essenziali come affitti, bollette, stipendi e fornitori. Quando il creditore ottiene un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo definitivo, una sentenza o una cartella esattoriale non contestata, può agire direttamente sul conto corrente del debitore per recuperare l’importo dovuto. Ma se il conto corrente è stato pignorato, la legge salva debiti aggiornata al 2025 può offrire una soluzione per sbloccarlo e riprendere il controllo delle proprie risorse finanziarie?

La risposta è sì: la normativa sul sovraindebitamento e le nuove regole previste dal Codice della Crisi d’Impresa offrono strumenti concreti per sospendere o annullare il pignoramento del conto corrente. Il legislatore ha introdotto modifiche significative per proteggere i soggetti in difficoltà economica, consentendo loro di riorganizzare i debiti e bloccare le azioni esecutive in corso, compreso il pignoramento del conto bancario. Chi si trova in una situazione di crisi finanziaria ha oggi più possibilità di trovare una soluzione legale per evitare il blocco totale delle proprie finanze.

Uno dei principali strumenti previsti dalla legge salva debiti per sbloccare un conto corrente pignorato è l’accesso alle procedure di sovraindebitamento. Queste procedure, regolamentate dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, sono pensate per i soggetti non fallibili, come consumatori, liberi professionisti, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, che si trovano in una situazione di indebitamento insostenibile. Le tre principali soluzioni che permettono di sospendere il pignoramento del conto sono il piano di ristrutturazione del consumatore, l’accordo di composizione della crisi e la liquidazione controllata del patrimonio.

Il piano di ristrutturazione del consumatore è riservato alle persone fisiche che hanno contratto debiti per esigenze personali e non per attività imprenditoriali. Se il debitore dimostra di essere in una condizione di sovraindebitamento, può presentare al tribunale un piano di pagamento sostenibile, che, una volta approvato, blocca immediatamente le azioni esecutive in corso, compreso il pignoramento del conto corrente. Questo significa che, se il giudice accoglie la richiesta, il creditore non può più trattenere le somme bloccate e il debitore può riottenere la piena disponibilità del proprio conto.

L’accordo di composizione della crisi è un’altra soluzione efficace per chi ha un’attività lavorativa o imprenditoriale e ha subito il pignoramento del conto aziendale o personale. Questa procedura consente di negoziare con i creditori un piano di pagamento che, una volta approvato, sospende tutte le azioni esecutive, inclusi i blocchi sui conti bancari. Se almeno il 60% dei creditori accetta l’accordo, il tribunale ordina la revoca del pignoramento, permettendo al debitore di riprendere la gestione delle proprie risorse finanziarie.

Se il debitore non è in grado di proporre un piano di rientro sostenibile, l’ultima opzione prevista dalla legge salva debiti è la liquidazione controllata del patrimonio. Questa procedura prevede la vendita di alcuni beni del debitore per soddisfare i creditori, ma ha il vantaggio di portare alla cancellazione dei debiti residui una volta completata. Se il debitore dimostra di non avere più risorse per far fronte ai pagamenti, il tribunale può disporre la revoca del pignoramento del conto corrente per consentire l’accesso alle somme necessarie alla sopravvivenza.

Oltre alle procedure di sovraindebitamento, esistono altre strategie legali che l’avvocato può adottare per sbloccare un conto corrente pignorato. Una di queste è l’opposizione al pignoramento, che può essere presentata se il pignoramento è stato effettuato in violazione della legge. Ad esempio, se sul conto corrente sono presenti somme impignorabili, come la parte minima della pensione o dello stipendio protetta dalla legge, l’avvocato può chiedere al giudice l’annullamento del pignoramento e la restituzione delle somme trattenute illegittimamente.

Un’altra strategia efficace è la conversione del pignoramento, prevista dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile. Questa procedura consente al debitore di sostituire il pignoramento con un pagamento dilazionato della somma dovuta, ottenendo così lo sblocco del conto corrente. Se il giudice accoglie la richiesta, il debitore potrà pagare il debito in rate concordate, evitando il blocco totale del proprio denaro.

Se il pignoramento è stato disposto da un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate Riscossione, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito per ottenere la sospensione del pignoramento. L’ente può concedere la dilazione fino a 120 rate mensili, consentendo al debitore di riprendere il controllo del proprio conto corrente e versare le somme dovute in modo graduale. Questa opzione è particolarmente utile per chi ha debiti fiscali e rischia di subire il blocco totale delle proprie risorse.

Per chi ha subito il pignoramento del conto a causa di debiti con banche o finanziarie, esiste la possibilità di negoziare direttamente un saldo e stralcio. Se il debitore ha la possibilità di versare una parte della somma dovuta, il creditore potrebbe accettare di chiudere la posizione a fronte di un pagamento immediato, sbloccando così il conto. Questa soluzione è spesso preferita dai creditori, poiché consente loro di recuperare subito una parte del credito senza dover attendere l’esito di lunghe procedure esecutive.

Un altro elemento da considerare è la possibilità di impugnare il titolo esecutivo su cui si basa il pignoramento. Se il debitore ritiene che il credito non sia dovuto, sia già stato pagato o sia prescritto, può presentare opposizione al decreto ingiuntivo o alla cartella esattoriale. Se il tribunale accoglie l’opposizione, il pignoramento viene annullato e il conto corrente sbloccato.

Infine, per chi ha subito il blocco del conto corrente e non ha ancora trovato una soluzione immediata, può valutare l’apertura di un nuovo conto in un’altra banca per continuare a gestire le proprie spese essenziali. Tuttavia, questa soluzione è solo temporanea, poiché il creditore potrebbe individuare il nuovo conto e procedere con un nuovo pignoramento. Per questo motivo, è sempre consigliabile agire legalmente per ottenere una sospensione o una revoca definitiva del pignoramento.

In conclusione, la legge salva debiti aggiornata al 2025 offre diverse possibilità per sbloccare un conto corrente pignorato, sia attraverso le procedure di sovraindebitamento che mediante opposizioni legali, conversioni del pignoramento e trattative dirette con i creditori. La chiave per ottenere un risultato positivo è agire rapidamente e affidarsi a un avvocato esperto, che possa individuare la strategia più efficace in base alla situazione specifica del debitore. Attendere troppo potrebbe peggiorare la situazione, rendendo più difficile recuperare le somme bloccate e risolvere il problema in modo sostenibile.

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L’Avvocato Monardo è un esperto in diritto bancario e tributario, specializzato nella gestione delle crisi debitorie e nei procedimenti esecutivi. Con un’esperienza consolidata a livello nazionale, assiste privati e aziende nella sospensione del pignoramento del conto corrente, nella rinegoziazione dei debiti e nell’accesso alle procedure di sovraindebitamento.

Grazie alla sua qualifica di Gestore della Crisi da Sovraindebitamento, ai sensi della L. 3/2012, e all’iscrizione negli elenchi del Ministero della Giustizia, è in grado di fornire assistenza specializzata in:

  • Opposizione ai pignoramenti, per verificare la legittimità dell’azione esecutiva e bloccare trattenute illegittime, è uno strumento essenziale per chi si trova con il conto corrente bloccato a causa di azioni esecutive ingiuste o sproporzionate. L’opposizione può essere presentata quando il pignoramento è stato effettuato senza rispettare i termini previsti dalla legge, quando vi sono errori procedurali, o nel caso in cui l’importo richiesto sia eccessivo rispetto ai limiti imposti dalla normativa. Un primo passo fondamentale è esaminare attentamente la notifica del pignoramento per individuare eventuali vizi di forma o errori nell’importo richiesto. Ad esempio, se il creditore non ha rispettato il limite massimo pignorabile o ha incluso somme impignorabili, è possibile contestare l’azione esecutiva dinanzi al tribunale competente. In alcuni casi, è possibile ottenere una riduzione dell’importo bloccato o persino l’annullamento del pignoramento. Inoltre, l’opposizione può basarsi su motivi sostanziali, come la prescrizione del debito, che impedisce al creditore di richiedere somme non più dovute. Se il pignoramento è stato avviato su stipendi o pensioni accreditati, è essenziale verificare che siano stati rispettati i limiti di impignorabilità stabiliti dall’art. 545 del Codice di Procedura Civile. Presentare opposizione tempestivamente è cruciale per evitare che il pignoramento diventi definitivo e impedire il trasferimento delle somme al creditore. Un avvocato esperto in diritto bancario e tributario può analizzare la documentazione e avviare le opportune azioni legali per tutelare i diritti del debitore.
  • Rinegoziazione del debito, per concordare piani di pagamento sostenibili con i creditori, è una delle strategie più efficaci per chi si trova in difficoltà economica e desidera evitare il pignoramento o ridurre l’impatto di azioni esecutive già avviate. Questa soluzione permette di ridefinire gli accordi con i creditori, adattando il piano di rimborso alle reali possibilità economiche del debitore, evitando così ulteriori problematiche finanziarie.

La rinegoziazione può avvenire attraverso diversi strumenti:

  • Dilazione dei pagamenti, ottenendo un allungamento delle scadenze e riducendo l’importo delle rate mensili;
  • Saldo e stralcio, con cui il debitore può chiudere il proprio debito pagando un importo inferiore rispetto a quanto dovuto;
  • Riduzione o azzeramento degli interessi di mora e delle penali, nel caso in cui il creditore sia disposto a rivedere le condizioni contrattuali;
  • Conversione del debito in un nuovo prestito con tassi di interesse più vantaggiosi e termini di pagamento più flessibili.

Per avviare una rinegoziazione efficace, è fondamentale analizzare la propria situazione finanziaria, valutare l’entità del debito e individuare le migliori proposte da sottoporre ai creditori. In molti casi, le banche e le società finanziarie preferiscono trovare un accordo piuttosto che affrontare una lunga procedura di recupero crediti o rischiare di non ottenere alcun pagamento.

Affidarsi a un avvocato esperto in diritto bancario e tributario permette di trattare direttamente con i creditori, negoziare condizioni più favorevoli e, se necessario, presentare un piano di rientro adeguato che garantisca la sostenibilità del debito nel lungo periodo.

  • Accesso alle procedure di sovraindebitamento, per ridurre o cancellare il debito e ottenere la sospensione delle azioni esecutive, rappresenta una soluzione fondamentale per chi si trova in una situazione di grave difficoltà economica e non riesce più a gestire i propri obblighi finanziari. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) ha introdotto diversi strumenti per permettere ai debitori di ottenere una ristrutturazione del debito e di bloccare le azioni esecutive in corso. Tra le procedure più importanti vi è il Piano del Consumatore, che consente ai soggetti sovraindebitati di proporre un piano di pagamento sostenibile in base alle loro reali possibilità economiche. Questo strumento permette di ottenere la riduzione delle somme dovute e il blocco immediato di pignoramenti e altre misure esecutive. Un’altra opzione è la Liquidazione Controllata del Patrimonio, una procedura che consente di vendere i beni disponibili per soddisfare i creditori, garantendo però la cancellazione dei debiti residui al termine del procedimento. Questa soluzione è indicata per chi possiede un patrimonio liquidabile ma non è in grado di pagare integralmente i debiti contratti. Infine, l’Esdebitazione del Debitore Incapiente è un’ulteriore possibilità per chi non ha alcuna capacità economica di rimborso. Questa procedura consente di ottenere la cancellazione totale dei debiti per chi si trova in una condizione di effettiva e dimostrabile incapacità di pagamento. Queste soluzioni rappresentano un’opportunità concreta per chi vuole ripartire e liberarsi dal peso dei debiti. È fondamentale affidarsi a un professionista esperto in diritto bancario e crisi da sovraindebitamento per individuare la soluzione più adatta e avviare la procedura nel modo corretto.

Se hai un pignoramento sul conto corrente e vuoi sapere come sospenderlo o annullarlo, è fondamentale agire tempestivamente per evitare ulteriori conseguenze economiche. Il blocco del conto può impedire l’accesso ai tuoi fondi, rendendo difficile la gestione delle spese quotidiane e delle necessità personali e familiari. Per questo motivo, è essenziale rivolgersi a un professionista esperto in diritto bancario e tributario che possa valutare la tua situazione e individuare la strategia più adatta per proteggere il tuo patrimonio.

Lo Studio Monardo offre un’assistenza specializzata per aiutarti a difenderti dal pignoramento, analizzando la possibilità di opposizione, rinegoziazione del debito o accesso a una procedura di sovraindebitamento. Grazie a un team di esperti a livello nazionale, potrai ricevere una consulenza dettagliata per tutelare i tuoi diritti e riprendere il controllo delle tue finanze.

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