Gestire un’azienda significa affrontare numerosi impegni finanziari e amministrativi. Quando un’impresa accumula debiti e non riesce a farvi fronte, il pignoramento del conto aziendale diventa un rischio concreto. Questo strumento consente ai creditori di bloccare le somme disponibili sul conto corrente dell’azienda per recuperare il credito vantato.
Il pignoramento del conto aziendale può avere effetti devastanti, impedendo all’impresa di effettuare pagamenti ai fornitori, ai dipendenti e di continuare la normale attività operativa. Tuttavia, esistono precise normative e strumenti legali che consentono di difendersi e, in alcuni casi, evitare o limitare il blocco delle risorse finanziarie.
In questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti aziendali, analizzeremo come funziona il pignoramento del conto aziendale, quali sono i limiti previsti dalla legge, come proteggersi da azioni aggressive dei creditori e quali soluzioni giuridiche possono essere adottate per tutelare l’impresa. Approfondiremo inoltre le normative aggiornate fino al 2025 e il ruolo cruciale di un avvocato esperto nel diritto bancario e tributario.
Ma andiamo ora ad approfondire:
Quando può avvenire il pignoramento del conto aziendale e perché?
Il pignoramento del conto aziendale può avvenire quando un’impresa o un lavoratore autonomo non adempiono ai propri obblighi di pagamento nei confronti di creditori privati, enti pubblici o istituti bancari. Questa misura esecutiva consente al creditore di recuperare il proprio credito bloccando le somme presenti sul conto corrente intestato all’azienda o alla Partita IVA e prelevando l’importo dovuto fino alla concorrenza del debito. Il pignoramento del conto aziendale è una delle forme più comuni di esecuzione forzata, poiché permette ai creditori di ottenere rapidamente il pagamento senza dover attendere la vendita di beni mobili o immobili.
Il pignoramento può avvenire in diversi casi, a seconda della natura del debito e del soggetto creditore. Se il debitore ha accumulato debiti fiscali, come imposte non versate o contributi previdenziali non pagati, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare il recupero forzoso tramite pignoramento delle somme disponibili sul conto. Questo avviene dopo la notifica di una cartella esattoriale e, nei casi più urgenti, senza bisogno di un’ulteriore autorizzazione giudiziaria. Anche gli enti previdenziali, come l’INPS, possono attivare il pignoramento per recuperare contributi non pagati dai titolari di Partita IVA o dalle società.
Se il pignoramento è richiesto da una banca o da un istituto finanziario, solitamente riguarda il mancato pagamento di rate di mutui, prestiti o scoperti di conto corrente. Se un’azienda ha ottenuto un finanziamento e non ha rispettato le scadenze di pagamento, la banca può avviare un’azione esecutiva per recuperare le somme dovute. In alcuni casi, il pignoramento può essere conseguenza della revoca di un fido bancario, che comporta l’immediata richiesta di rientro da parte dell’istituto di credito.
I creditori privati, come fornitori e collaboratori non pagati, possono anch’essi richiedere il pignoramento del conto aziendale. Se un’impresa non salda le fatture ricevute e il creditore ottiene un decreto ingiuntivo o una sentenza esecutiva, può procedere al pignoramento presso terzi, ordinando alla banca di trattenere le somme dovute. Questo tipo di pignoramento è molto frequente nei rapporti commerciali, in particolare quando l’azienda ha accumulato debiti con più fornitori e non ha rispettato gli accordi di pagamento.
Il pignoramento del conto aziendale avviene con una procedura ben definita. Il creditore, dopo aver ottenuto un titolo esecutivo, notifica all’istituto bancario un atto di pignoramento presso terzi, in cui ordina alla banca di bloccare le somme presenti sul conto fino alla concorrenza dell’importo dovuto. La banca è tenuta a eseguire l’ordine e a comunicare l’entità delle somme disponibili al creditore e al tribunale competente. Se l’importo presente sul conto è sufficiente a coprire il debito, la somma viene trasferita direttamente al creditore. Se il saldo è inferiore all’importo dovuto, il creditore può procedere con ulteriori azioni esecutive su altri beni del debitore.
Il pignoramento del conto aziendale può avere conseguenze gravi sulla gestione dell’attività, poiché impedisce all’impresa o al lavoratore autonomo di utilizzare le somme necessarie per pagare fornitori, dipendenti e altre spese operative. Un blocco prolungato del conto può causare ritardi nei pagamenti, perdita di fornitori e difficoltà nell’accesso a nuovi finanziamenti. In alcuni casi, l’azienda potrebbe trovarsi costretta a chiudere o a ristrutturare il proprio debito per evitare il fallimento.
Per evitare il pignoramento del conto aziendale, è fondamentale adottare strategie preventive e gestire il debito in modo proattivo. Se un’azienda si trova in difficoltà finanziaria, può richiedere la rateizzazione dei debiti fiscali e previdenziali, negoziare con i creditori privati per dilazioni di pagamento o valutare la ristrutturazione del debito bancario. In alternativa, può accedere a procedure di tutela come la composizione negoziata della crisi o, in casi estremi, il sovraindebitamento, per evitare che il pignoramento comprometta definitivamente la continuità aziendale.
Il pignoramento del conto aziendale può essere contestato in alcuni casi, soprattutto se sono presenti vizi nella procedura o se il debito è già stato saldato. Il debitore può presentare opposizione al pignoramento se ritiene che l’atto esecutivo sia illegittimo o se le somme pignorate includono importi impignorabili per legge. Ad esempio, se il conto aziendale riceve esclusivamente pagamenti relativi a somme impignorabili, come alcuni tipi di contributi pubblici, il pignoramento può essere annullato dal tribunale.
In definitiva, il pignoramento del conto aziendale può avvenire in caso di mancato pagamento di debiti fiscali, previdenziali, bancari o commerciali, e rappresenta una delle azioni esecutive più rapide ed efficaci per i creditori. Tuttavia, le sue conseguenze possono essere devastanti per l’azienda, limitandone la capacità operativa e mettendone a rischio la sopravvivenza. Per questo motivo, è essenziale monitorare la propria esposizione debitoria e adottare strategie di gestione del credito per evitare di arrivare a situazioni di esecuzione forzata.
Quali sono le procedure previste per il pignoramento del conto corrente aziendale?
Il pignoramento del conto corrente aziendale è una procedura esecutiva con cui un creditore, munito di titolo esecutivo, blocca le somme presenti sul conto dell’impresa per soddisfare un debito non pagato. Questa misura può essere attivata sia da creditori privati (banche, fornitori, finanziarie) sia da enti pubblici come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione o l’INPS, nel caso di debiti fiscali o contributivi.
La procedura si avvia quando il creditore ottiene un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo divenuto definitivo, una sentenza esecutiva o una cartella esattoriale non pagata. Il creditore, tramite un avvocato, deposita un atto di pignoramento presso il tribunale competente e lo notifica sia all’istituto bancario presso cui è acceso il conto corrente sia al debitore.
Dal momento della notifica, la banca è obbligata a congelare le somme presenti sul conto fino alla concorrenza del credito vantato, impedendo al titolare di disporne liberamente. Se il saldo disponibile è inferiore all’importo del debito, il pignoramento si estende solo alla somma presente in quel momento, mentre eventuali successivi accrediti potrebbero essere soggetti a un nuovo atto di pignoramento.
Il debitore ha la possibilità di opporsi al pignoramento entro 20 giorni dalla notifica, presentando opposizione all’esecuzione se ritiene che l’atto sia illegittimo, prescritto o viziato da errori formali. In caso di accoglimento dell’opposizione, il tribunale può sospendere o annullare il pignoramento.
Se il debitore non si oppone o l’opposizione viene respinta, la procedura prosegue con l’assegnazione delle somme al creditore. Dopo un’udienza davanti al giudice dell’esecuzione, il tribunale dispone il trasferimento delle somme pignorate al creditore, fino a copertura del debito. Se le somme disponibili non sono sufficienti, il creditore può attivare ulteriori azioni esecutive, come il pignoramento di altri conti, crediti o beni aziendali.
Se il pignoramento riguarda un conto corrente aziendale su cui transitano pagamenti da clienti, il debitore potrebbe trovarsi nell’impossibilità di continuare l’attività, aggravando la crisi finanziaria dell’impresa. Per evitare questo scenario, può essere utile cercare un accordo con il creditore prima che la procedura arrivi all’esecuzione definitiva, proponendo un piano di saldo e stralcio o una rateizzazione del debito.
Nel caso di debiti fiscali e contributivi, il pignoramento del conto corrente può essere disposto direttamente dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione senza necessità di un passaggio in tribunale. In questi casi, il contribuente può evitare il blocco totale delle somme richiedendo una rateizzazione del debito o accedendo a una rottamazione delle cartelle.
Se il pignoramento mette a rischio la continuità aziendale, il debitore può valutare l’accesso a una procedura di composizione negoziata della crisi o di sovraindebitamento per ottenere la sospensione delle azioni esecutive e trovare una soluzione concordata con i creditori. In alcuni casi, la presentazione di una domanda di concordato preventivo può impedire il completamento del pignoramento e offrire una via d’uscita per la ristrutturazione del debito.
Per prevenire il rischio di pignoramento del conto corrente aziendale, è essenziale monitorare la propria situazione debitoria, negoziare tempestivamente con i creditori e, se necessario, affidarsi a un consulente esperto per individuare la strategia più efficace per proteggere la liquidità dell’impresa.
Esistono limiti al pignoramento del conto aziendale?
Il pignoramento del conto aziendale è una misura esecutiva utilizzata dai creditori per recuperare somme dovute da un’impresa o da un lavoratore autonomo, ma esistono alcuni limiti che possono ridurre l’impatto di questa procedura. I limiti dipendono dalla natura del debito, dalla tipologia delle somme presenti sul conto e dalle disposizioni previste dalla normativa vigente. Sebbene il conto aziendale non goda delle stesse tutele previste per i conti personali, ci sono situazioni in cui il pignoramento può essere parziale o addirittura escluso.
Uno dei principali limiti riguarda la disponibilità effettiva delle somme sul conto al momento del pignoramento. Se il saldo è insufficiente a coprire l’importo richiesto dal creditore, la banca blocca solo la somma disponibile, mentre il credito residuo potrà essere oggetto di altre azioni esecutive. Se il conto è in negativo o non ha liquidità al momento della notifica del pignoramento, l’azione esecutiva può risultare inefficace, anche se il creditore ha la possibilità di tentare successivamente un nuovo pignoramento su futuri accrediti.
Alcuni tipi di somme accreditate sul conto aziendale possono essere impignorabili o soggette a limiti di pignorabilità. Ad esempio, se il conto aziendale riceve fondi derivanti da contributi pubblici destinati a specifiche finalità, come agevolazioni fiscali, sussidi per l’occupazione o finanziamenti a fondo perduto, tali somme possono essere escluse dal pignoramento se non sono liberamente utilizzabili dall’azienda. Per ottenere l’esclusione dal pignoramento, il debitore deve dimostrare che le somme presenti sul conto hanno una destinazione vincolata, presentando la documentazione necessaria al giudice dell’esecuzione.
Un altro limite riguarda il pignoramento presso terzi in caso di conto aziendale intestato a una società con personalità giuridica distinta dal titolare. Se il debito è personale del socio o dell’amministratore, il creditore non può pignorare direttamente il conto aziendale della società, a meno che non vi sia confusione tra il patrimonio personale e quello dell’impresa. Questo aspetto è particolarmente rilevante nelle società di capitali, come le SRL, dove il patrimonio aziendale è separato da quello dei soci. Tuttavia, nelle ditte individuali e nelle società di persone (SNC, SAS), il pignoramento può essere più facilmente esteso ai beni personali del titolare o dei soci illimitatamente responsabili.
La normativa prevede inoltre alcune forme di protezione per le imprese che dimostrano di trovarsi in una situazione di crisi economica riconosciuta. Se un’azienda ha avviato una procedura di composizione negoziata della crisi o ha presentato una domanda di accesso a strumenti di ristrutturazione del debito previsti dal Codice della Crisi d’Impresa, può ottenere la sospensione delle azioni esecutive, compreso il pignoramento del conto. Questa tutela consente all’impresa di negoziare con i creditori un piano di rientro senza subire immediatamente il blocco delle risorse finanziarie necessarie alla continuità operativa.
Un ulteriore limite può derivare dall’applicazione del principio di proporzionalità e necessità del pignoramento. Se il creditore dispone di altre forme di garanzia o di beni pignorabili che non compromettono la normale operatività dell’impresa, il giudice può valutare se il pignoramento del conto aziendale sia effettivamente la misura più adeguata. In alcuni casi, il tribunale può ridurre l’importo pignorato o concedere al debitore una dilazione temporanea per consentirgli di proseguire l’attività senza subire un danno eccessivo.
Il pignoramento del conto aziendale può essere contestato se sono presenti irregolarità nella procedura o se il debitore ritiene che siano state violate norme di protezione delle somme depositate. Il debitore può presentare opposizione al pignoramento davanti al giudice dell’esecuzione, chiedendo la sospensione o la riduzione dell’importo bloccato. Questo è possibile, ad esempio, se il pignoramento è stato notificato in violazione dei termini di legge, se il debito è già stato estinto o se le somme presenti sul conto rientrano tra quelle impignorabili.
Nonostante questi limiti, il pignoramento del conto aziendale resta una delle misure più efficaci per i creditori, poiché consente un recupero rapido delle somme dovute. Tuttavia, le imprese e i lavoratori autonomi possono adottare strategie preventive per ridurre il rischio di subire questa azione esecutiva. Monitorare la propria esposizione debitoria, negoziare piani di pagamento con i creditori e valutare strumenti di tutela, come la rateizzazione delle imposte e la ristrutturazione del debito bancario, può aiutare a evitare il blocco delle risorse finanziarie essenziali per la gestione dell’attività.
In sintesi, il pignoramento del conto aziendale è soggetto a specifici limiti che dipendono dalla disponibilità delle somme, dalla natura del conto e dai vincoli normativi. Sebbene non esista una protezione assoluta per i conti intestati a imprese o Partite IVA, alcuni fondi possono essere esclusi dall’azione esecutiva, e in determinate circostanze il debitore può opporsi al pignoramento o negoziare soluzioni alternative per la gestione del debito.
Come difendersi bene dal pignoramento del conto aziendale: tutte le soluzioni spiegate nel dettaglio
Difendersi dal pignoramento del conto aziendale è essenziale per evitare il blocco delle risorse finanziarie necessarie alla gestione dell’attività. Un’azione esecutiva di questo tipo può compromettere gravemente la liquidità dell’impresa, impedendo il pagamento di fornitori, dipendenti e spese operative. Tuttavia, esistono diverse strategie legali e finanziarie per prevenire o limitare gli effetti del pignoramento, agendo in modo tempestivo e con la giusta preparazione.
La prima linea di difesa è la prevenzione, attraverso una gestione attenta del debito e una pianificazione finanziaria accurata. Mantenere sotto controllo le scadenze fiscali e previdenziali, negoziare tempestivamente con i creditori e adottare strategie per dilazionare i pagamenti può evitare il rischio di azioni esecutive. Un’azienda ben organizzata è meno esposta al pignoramento del conto e ha più margine di manovra per risolvere eventuali situazioni di crisi.
Se il rischio di pignoramento è concreto, una delle soluzioni più efficaci è la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione o con l’INPS. In molti casi, ottenere un piano di rateizzazione blocca le azioni esecutive, compreso il pignoramento del conto aziendale. L’azienda deve presentare una richiesta formale e, una volta accettata la rateizzazione, i creditori pubblici non possono procedere con il blocco del conto, a patto che il debitore rispetti i pagamenti delle rate concordate.
Un’altra soluzione è la negoziazione diretta con i creditori privati, come fornitori o istituti bancari. Se un’azienda ha difficoltà a saldare un debito commerciale o finanziario, può proporre un piano di pagamento rateale o una transazione a saldo e stralcio per ridurre l’importo dovuto. Molti creditori preferiscono accettare un pagamento parziale o dilazionato piuttosto che avviare costose azioni esecutive che potrebbero non garantire il recupero totale del credito.
In presenza di un pignoramento già notificato, è possibile presentare opposizione giudiziale se si riscontrano vizi di forma o irregolarità nella procedura. Ad esempio, se il creditore ha notificato il pignoramento senza il rispetto dei termini previsti dalla legge o se l’atto esecutivo presenta errori, il debitore può chiedere al giudice dell’esecuzione la sospensione del pignoramento. Un avvocato specializzato può analizzare il caso e individuare eventuali violazioni che possano giustificare un’azione di difesa efficace.
Se il pignoramento riguarda somme impignorabili o destinate a specifiche finalità, il debitore può chiederne l’esclusione. Alcuni fondi presenti sul conto aziendale potrebbero essere vincolati per specifiche attività o derivare da contributi pubblici destinati a progetti specifici. In questi casi, il giudice può riconoscere l’impignorabilità di tali somme e disporre il loro sblocco, permettendo all’azienda di continuare a operare.
Un altro strumento di difesa è la protezione patrimoniale, attraverso l’utilizzo di conti separati o strutture giuridiche che limitano l’esposizione diretta dell’azienda. Le società di capitali, come le SRL, offrono una maggiore protezione rispetto alle ditte individuali o alle società di persone, poiché il patrimonio aziendale è separato da quello personale dei soci. Creare una gestione finanziaria strutturata e diversificata può ridurre il rischio che un pignoramento colpisca l’intera disponibilità economica dell’azienda.
Se l’azienda si trova in una situazione di crisi conclamata, può valutare l’accesso alle procedure di composizione della crisi previste dal Codice della Crisi d’Impresa. L’apertura di una procedura di composizione negoziata o di sovraindebitamento può sospendere le azioni esecutive, consentendo all’azienda di riorganizzare il debito senza subire il blocco del conto aziendale. Questo strumento è particolarmente utile per le imprese che, pur avendo difficoltà finanziarie, vogliono evitare il fallimento e cercare una soluzione concordata con i creditori.
In caso di pignoramento già avvenuto, l’azienda può cercare di sbloccare il conto attraverso un accordo con il creditore o un’azione giudiziale per la riduzione dell’importo pignorato. Se il saldo disponibile è insufficiente a coprire il debito, il creditore potrebbe accettare una soluzione transattiva per evitare ulteriori costi legali. Se il pignoramento è sproporzionato rispetto all’entità del debito, il giudice può disporre una riduzione dell’importo bloccato per garantire la continuità operativa dell’impresa.
Difendersi dal pignoramento del conto aziendale richiede una strategia personalizzata in base alla situazione specifica dell’azienda e alla tipologia del debito. Agire tempestivamente, cercare soluzioni di pagamento alternative e, se necessario, ricorrere alla tutela giudiziale sono passi fondamentali per proteggere la liquidità aziendale e garantire la continuità dell’attività. Un’assistenza legale e fiscale qualificata può fare la differenza nel trovare la soluzione più adatta e nel ridurre al minimo gli effetti negativi di un’azione esecutiva.
Quali soluzioni offre la legge sul sovraindebitamento a chi ha subito un pignoramento del conto corrente aziendale
La legge sul sovraindebitamento offre diverse soluzioni a chi ha subito il pignoramento del conto corrente aziendale, permettendo di sospendere le azioni esecutive, ristrutturare il debito e, in alcuni casi, ottenere la cancellazione delle somme non pagate. Questa normativa, introdotta con la Legge 3/2012 e successivamente integrata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, si applica a imprenditori non fallibili, lavoratori autonomi, liberi professionisti e ditte individuali che si trovano in una situazione di sovraindebitamento e non riescono a far fronte ai propri debiti.
Uno degli strumenti più efficaci previsti dalla legge per chi ha subito il pignoramento del conto aziendale è la procedura di ristrutturazione del debito. Questa soluzione consente di presentare ai creditori un piano di pagamento sostenibile, che può prevedere la riduzione delle somme dovute e una dilazione nel tempo. Una volta approvato dal giudice e accettato dai creditori, il piano impone la sospensione delle azioni esecutive in corso, compreso il blocco del conto corrente, permettendo all’azienda di continuare a operare.
Se il professionista o l’imprenditore individuale ha debiti prevalentemente di natura personale, può accedere al piano del consumatore, che offre una maggiore tutela rispetto alla ristrutturazione del debito. In questa procedura, il giudice valuta la sostenibilità del piano senza necessità di ottenere il consenso dei creditori. Se il debitore dimostra di non aver contratto debiti con dolo o colpa grave, può ottenere condizioni di pagamento molto più favorevoli, evitando che il pignoramento del conto aziendale comprometta definitivamente l’attività.
In situazioni di crisi irreversibile, la legge prevede la possibilità di accedere alla liquidazione controllata del patrimonio, una procedura simile al fallimento ma riservata ai soggetti non fallibili. Attraverso questa soluzione, il debitore mette a disposizione i propri beni per soddisfare i creditori, ma ottiene in cambio l’esdebitazione, ovvero la cancellazione definitiva dei debiti residui. Anche in questo caso, il giudice può disporre la sospensione delle azioni esecutive fino alla conclusione della procedura, consentendo al debitore di evitare ulteriori pignoramenti.
Un aspetto fondamentale della legge sul sovraindebitamento è la possibilità di ottenere misure protettive sin dalla presentazione della domanda di accesso alla procedura. Questo significa che, non appena il debitore deposita l’istanza presso il tribunale competente, può chiedere la sospensione immediata delle azioni esecutive in corso, impedendo ai creditori di prelevare le somme pignorate dal conto corrente aziendale. Se il giudice accoglie la richiesta, il blocco del conto viene revocato fino alla decisione finale sulla ristrutturazione del debito o sulla liquidazione controllata.
Chi ha subito il pignoramento del conto aziendale può anche valutare la possibilità di contestare l’azione esecutiva attraverso un’istanza di opposizione basata sulla legge sul sovraindebitamento. Se il debitore dimostra che il debito è stato incluso in una procedura di ristrutturazione approvata dal tribunale o che è in corso un piano del consumatore, può ottenere l’annullamento del pignoramento e il ripristino della disponibilità delle somme sul conto corrente.
Un’altra soluzione offerta dalla normativa è l’accordo con i creditori nell’ambito della composizione negoziata della crisi. Questa procedura consente di avviare un confronto con i creditori prima di arrivare a una situazione di insolvenza conclamata, trovando un accordo che eviti il pignoramento del conto e permetta al debitore di mantenere la liquidità necessaria alla gestione dell’attività.
Per accedere a queste soluzioni, è necessario rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che ha il compito di assistere il debitore nella predisposizione della documentazione e nella presentazione della domanda al tribunale. L’OCC valuta la situazione economica del debitore, verifica la fattibilità della ristrutturazione e supporta il professionista o l’imprenditore individuale nell’individuare la strategia più adatta per risolvere il problema del pignoramento.
La legge sul sovraindebitamento rappresenta quindi un’opportunità concreta per chi ha subito il pignoramento del conto aziendale, offrendo strumenti per sospendere le azioni esecutive, ristrutturare il debito e, in alcuni casi, ottenere l’esdebitazione totale. Tuttavia, è fondamentale agire tempestivamente e con il supporto di un professionista esperto, poiché il successo della procedura dipende dalla corretta presentazione della domanda e dalla capacità di dimostrare l’effettiva situazione di difficoltà economica.
L’importanza di un avvocato esperto come in Studio Monardo nel difendere un’azienda dal pignoramento del conto corrente aziendale
Un avvocato esperto in diritto bancario e tributario è essenziale per proteggere il patrimonio aziendale e individuare le migliori strategie per evitare il blocco delle risorse finanziarie.
L’Avvocato Monardo coordina un team di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel diritto bancario e tributario. Con un’esperienza consolidata nella gestione delle crisi aziendali, offre assistenza per:
- Analizzare la posizione debitoria dell’azienda e individuare le strategie più efficaci per proteggere il conto corrente da pignoramenti, valutando la natura del debito e la sua origine, che può derivare da obbligazioni fiscali, bancarie o commerciali. Un’analisi approfondita consente di individuare eventuali vizi di forma nelle procedure esecutive, contestare importi non dovuti e negoziare piani di rientro più sostenibili. È fondamentale valutare se il conto corrente aziendale sia essenziale per la continuità dell’impresa e, in tal caso, predisporre un’istanza al giudice per limitare l’impatto del pignoramento. L’intervento tempestivo di un avvocato esperto permette di avviare azioni difensive efficaci, ridurre il rischio di blocco totale delle risorse finanziarie e garantire la prosecuzione dell’attività aziendale.
- Impugnare atti di pignoramento irregolari o ingiusti, presentando opposizioni in tribunale per bloccare l’esecuzione forzata, richiedendo l’annullamento o la modifica delle misure restrittive. Un avvocato specializzato può esaminare la legittimità dell’atto, valutando eventuali errori procedurali o la violazione dei diritti del debitore. Se il pignoramento è basato su un credito contestabile o su calcoli errati, è possibile presentare un’istanza di sospensione immediata per evitare il blocco delle risorse aziendali. Inoltre, l’opposizione in tribunale consente di ottenere una revisione giudiziaria del provvedimento, con la possibilità di ridurre l’importo pignorato o ottenere condizioni più favorevoli per la gestione del debito.
- Negoziare con i creditori e con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per ridurre il debito e ottenere condizioni di pagamento più favorevoli, valutando attentamente le possibilità di transazione e rinegoziazione disponibili. Un avvocato esperto può intervenire nella mediazione con i creditori per ottenere riduzioni dell’importo complessivo dovuto, sospensioni temporanee dei pagamenti o dilazioni che permettano di garantire la continuità dell’attività aziendale. Nel caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è possibile accedere a piani di rateizzazione agevolati e alla rottamazione delle cartelle esattoriali, evitando azioni esecutive drastiche. Una trattativa efficace può fare la differenza tra il blocco delle risorse finanziarie e una soluzione strutturata che consenta all’impresa di superare la crisi e riprendere la normale operatività.
- Accedere alle procedure di sovraindebitamento per eliminare i debiti non sostenibili e permettere all’azienda di ripartire senza il peso delle passività, usufruendo degli strumenti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Questo percorso offre la possibilità di ristrutturare il debito aziendale in modo da renderlo sostenibile, permettendo di mantenere l’operatività dell’impresa. È possibile richiedere l’accesso al piano di ristrutturazione del debito, che consente di negoziare nuove condizioni di pagamento con i creditori, evitando il fallimento. Per le aziende in stato di grave difficoltà, la liquidazione controllata permette di cedere beni per soddisfare le passività, garantendo al contempo la continuità aziendale. Inoltre, l’esdebitazione del debitore incapiente rappresenta una soluzione definitiva per eliminare i debiti non più sostenibili, liberando l’imprenditore dalle obbligazioni economiche e offrendo una nuova possibilità di ripartenza.
Se la tua azienda è a rischio pignoramento o hai già ricevuto un atto di blocco del conto, contatta oggi stesso lo studio per una consulenza personalizzata e scopri quali soluzioni possono essere adottate per tutelare la tua attività.
Qui di seguito tutti i contatti del nostro studio legale esperto in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente aziendale: