Debiti Con Le Banche: Come Uscirne Bene

Indebitarsi con le banche è una situazione sempre più comune per imprese e privati. Mutui, prestiti personali, scoperti di conto e finanziamenti aziendali possono diventare un problema quando le condizioni economiche cambiano improvvisamente. Un mancato pagamento può innescare un’escalation di conseguenze, tra cui segnalazioni in centrale rischi, azioni legali e persino il pignoramento dei beni.

Per molti, l’indebitamento rappresenta una condizione soffocante. Tuttavia, la legge offre strumenti legali per ridurre o eliminare il peso dei debiti bancari, garantendo un percorso di ristrutturazione del debito o di esdebitazione. Negoziare con la banca, accedere a procedure giudiziarie o trovare accordi extragiudiziali può fare la differenza tra il tracollo finanziario e il recupero dell’equilibrio economico.

L’ordinamento italiano ha introdotto negli anni diverse normative a tutela dei debitori, come il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che include strumenti per le persone fisiche in difficoltà economica.

In questo articolo di Studio Monardo, i legali esperti in cancellazione debiti con le banche, analizzeremo le soluzioni praticabili per chi ha debiti bancari, approfondendo le opzioni legali disponibili fino al 2025 e i percorsi da intraprendere per uscire da una situazione di sofferenza finanziaria.

Ma andiamo ora ad approfondire:

Quali sono le conseguenze del mancato pagamento di un debito bancario?

Il mancato pagamento di un debito bancario può avere conseguenze gravi e progressive, che vanno dal semplice sollecito alla segnalazione nelle banche dati dei cattivi pagatori, fino al pignoramento dei beni e all’eventuale azione giudiziaria. Le banche dispongono di diversi strumenti per recuperare il credito, e la gestione del debito diventa sempre più complessa con il passare del tempo senza una soluzione concordata.

Nei primi giorni successivi al mancato pagamento di una rata, la banca invia solleciti per ricordare l’obbligo di versamento e invitare il cliente a regolarizzare la posizione. Se il pagamento avviene con qualche giorno di ritardo, il debitore potrebbe essere soggetto al pagamento di interessi di mora, ma senza conseguenze più gravi. Tuttavia, se il ritardo si protrae per più di 30 giorni, la banca inizia a segnalare la situazione come un problema di solvibilità e può applicare condizioni più rigide per eventuali richieste future di credito.

Dopo 60 giorni di mancato pagamento, la segnalazione del debitore viene inoltrata alle centrali rischi, come la CRIF (Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria) o la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Questo comporta l’inserimento del nominativo nella lista dei cattivi pagatori, con conseguente difficoltà a ottenere nuovi prestiti, mutui o finanziamenti. La segnalazione rimane attiva anche dopo la regolarizzazione del debito e può compromettere la capacità del soggetto di accedere al credito per diversi anni.

Se il debito rimane insoluto per oltre 90 giorni, la banca lo classifica come credito deteriorato (NPL – Non Performing Loan) e avvia le procedure per il recupero forzoso. Questo può avvenire attraverso il contatto con società di recupero crediti, che sollecitano il pagamento e propongono possibili soluzioni per evitare ulteriori azioni. In questa fase, il debitore può ancora negoziare un accordo di saldo e stralcio o una ristrutturazione del debito per evitare misure più aggressive.

Nel caso in cui il debito non venga saldato, la banca può procedere con il pignoramento dei beni del debitore. Se il finanziamento era garantito da un’ipoteca, come nel caso dei mutui, l’istituto di credito può avviare l’espropriazione dell’immobile e metterlo all’asta per recuperare le somme dovute. Se il debito non è garantito da garanzie reali, la banca può comunque ottenere un decreto ingiuntivo e procedere al pignoramento di conti correnti, stipendi o altre proprietà del debitore.

Se il debitore ha firmato una fideiussione o una garanzia per il prestito, anche il garante può subire azioni di recupero. Questo significa che, in caso di mancato pagamento, la banca può rivolgersi a terzi per ottenere la restituzione delle somme dovute, compromettendo anche la posizione di chi ha garantito il debito.

Nel lungo termine, il mancato pagamento di un debito bancario può comportare l’esclusione dal sistema finanziario e la difficoltà a ottenere nuovi finanziamenti, anche per esigenze di base come l’acquisto di una casa o l’avvio di un’attività. In alcuni casi, la banca può cedere il credito a una società di recupero, che applica metodi più aggressivi per ottenere il rimborso, aumentando la pressione sul debitore.

Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può accedere a strumenti di tutela come la rateizzazione del debito, il saldo e stralcio o la procedura di sovraindebitamento. Queste soluzioni permettono di negoziare con la banca un piano di rientro sostenibile o, nei casi più estremi, di ottenere la cancellazione parziale o totale del debito attraverso l’esdebitazione.

In definitiva, il mancato pagamento di un debito bancario ha conseguenze progressive che vanno dalla semplice segnalazione alla CRIF fino all’azione esecutiva, con il rischio di pignoramento e perdita di beni. Affrontare tempestivamente il problema, negoziare con la banca e valutare soluzioni alternative può aiutare a limitare i danni e a evitare conseguenze più gravi sul lungo periodo.

Come negoziare con la banca per ridurre il debito?

Negoziare con la banca per ridurre un debito è un processo che richiede strategia, preparazione e un’approccio proattivo per ottenere condizioni più favorevoli. Le banche, pur essendo rigorose nella gestione del credito, preferiscono trovare soluzioni piuttosto che affrontare il rischio di insolvenza e lunghi contenziosi. Per questo, in molte situazioni, sono disposte a rivedere i termini del debito, riducendo l’importo dovuto o offrendo piani di rientro più sostenibili.

Uno degli strumenti più efficaci per ridurre il debito è il saldo e stralcio, che consente di chiudere la posizione debitoria pagando un importo inferiore rispetto a quello originariamente dovuto. Questa soluzione è particolarmente vantaggiosa nei casi in cui il debitore si trovi in difficoltà economica e la banca sia consapevole che un’azione legale potrebbe non garantire il recupero integrale del credito. Per avviare la negoziazione, è necessario dimostrare l’impossibilità di saldare l’intero debito e presentare un’offerta concreta, specificando l’importo che si è in grado di pagare in un’unica soluzione.

Se non si dispone della liquidità necessaria per un saldo immediato, si può proporre un piano di ristrutturazione del debito, richiedendo una dilazione dei pagamenti o una riduzione del tasso di interesse. Le banche sono spesso disposte a rivedere le condizioni del prestito per evitare che il debitore diventi insolvente. In questa fase, è utile presentare un’analisi dettagliata della propria situazione finanziaria, dimostrando che una modifica del piano di rimborso potrebbe garantire il recupero del credito in modo più efficace.

Un altro strumento utile nella negoziazione è la conversione del debito in una nuova forma di finanziamento, come un mutuo o un prestito con garanzie più sostenibili. Ad esempio, se il debito deriva da un fido o da una carta di credito, si può proporre di convertirlo in un prestito personale con rate più basse e tassi di interesse inferiori. Questo consente di diluire il debito nel tempo e ridurre la pressione finanziaria sul debitore.

Se il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti, la negoziazione può essere ancora più favorevole, poiché queste società acquistano i crediti a un valore ridotto e sono spesso disposte ad accettare una chiusura a saldo con uno sconto significativo. In questi casi, è fondamentale evitare di riconoscere immediatamente il debito nella sua interezza e avviare una trattativa per ottenere un taglio dell’importo dovuto.

La presentazione di una proposta ben documentata aumenta le possibilità di successo nella negoziazione. È importante raccogliere tutti i documenti che dimostrano la propria difficoltà economica, come dichiarazioni dei redditi, estratti conto bancari e spese mensili. Inoltre, è utile fare riferimento a eventuali norme o prassi bancarie che favoriscono la rinegoziazione dei debiti per chi si trova in situazioni di vulnerabilità finanziaria.

Nel caso in cui la banca non accetti la proposta iniziale, è possibile tentare una mediazione attraverso organismi specializzati o rivolgersi a un esperto in gestione della crisi da sovraindebitamento. In alcuni casi, la legge prevede strumenti per obbligare la banca a riconsiderare le condizioni del debito, soprattutto se il debitore è in una situazione di difficoltà dimostrabile.

Se la negoziazione fallisce e il debito diventa insostenibile, si può valutare l’accesso a una procedura di sovraindebitamento prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Questa soluzione consente di ristrutturare il debito in modo legale e, in alcuni casi, ottenere una riduzione significativa dell’importo dovuto.

La chiave per una negoziazione efficace con la banca è la tempestività e la trasparenza. Più si agisce in anticipo, maggiori sono le possibilità di ottenere condizioni vantaggiose. Ignorare il problema o attendere che il debito diventi un contenzioso può ridurre drasticamente le opzioni disponibili. In ogni caso, affidarsi a un consulente esperto in gestione del debito può fare la differenza tra un accordo vantaggioso e una situazione di sofferenza finanziaria prolungata.

Cosa prevede la legge sul sovraindebitamento per chi ha debiti bancari?

La legge sul sovraindebitamento offre una serie di strumenti per aiutare chi ha debiti bancari a trovare una soluzione sostenibile, evitando il rischio di pignoramenti e azioni esecutive. Questa normativa, introdotta con la Legge 3/2012 e successivamente incorporata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, è pensata per quei soggetti che non possono accedere alle procedure concorsuali tradizionali, come il fallimento, ma che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica.

Uno degli strumenti principali della legge sul sovraindebitamento è il piano del consumatore, destinato alle persone fisiche che hanno accumulato debiti bancari o finanziari senza colpa grave. Questa procedura consente di ristrutturare il debito attraverso un piano di pagamento sostenibile, basato sulle reali capacità economiche del debitore. Una volta approvato dal tribunale, il piano diventa vincolante per le banche e gli altri creditori, impedendo loro di avviare o proseguire azioni esecutive come pignoramenti o iscrizioni ipotecarie.

Se il debitore ha un’attività economica o ha contratto debiti insieme ad altri soggetti, può accedere all’accordo di ristrutturazione del debito. Questa soluzione prevede la negoziazione con i creditori per trovare un’intesa che permetta di pagare il debito in modo più gestibile. Per essere approvato, l’accordo deve ottenere il consenso di almeno il 60% dei creditori, ma una volta omologato dal tribunale, blocca tutte le azioni esecutive e consente al debitore di evitare il fallimento.

Quando il debito è troppo elevato e il debitore non ha più la possibilità di rientrare nei pagamenti, la legge sul sovraindebitamento prevede la liquidazione controllata del patrimonio. Con questa procedura, il debitore mette a disposizione i propri beni per soddisfare i creditori, ma in cambio ottiene la cancellazione definitiva delle somme residue al termine della procedura. La liquidazione controllata è una soluzione estrema, ma permette di liberarsi completamente dai debiti, evitando il rischio di azioni esecutive prolungate nel tempo.

Un’altra possibilità offerta dalla normativa è l’esdebitazione, che consente al debitore di ottenere la cancellazione dei debiti non pagati se dimostra di trovarsi in una condizione di insolvenza incolpevole. Questa misura è particolarmente utile per chi ha contratto debiti bancari senza avere più alcuna possibilità di saldarli, come nel caso di perdita del lavoro, malattia grave o altre situazioni che hanno compromesso la capacità di reddito. Se il tribunale accerta che il debitore non ha più risorse per far fronte alle obbligazioni, può concedere l’esdebitazione, liberandolo completamente dal debito.

Un aspetto fondamentale della legge sul sovraindebitamento è che, una volta avviata una delle procedure previste, tutte le azioni esecutive in corso vengono sospese. Questo significa che, se la banca ha già avviato un pignoramento o ha iscritto ipoteca su un immobile, la procedura può essere bloccata fino alla definizione del piano di rientro o della liquidazione. Questo consente al debitore di avere il tempo necessario per riorganizzare la propria situazione finanziaria senza subire ulteriori pressioni.

Per accedere alla legge sul sovraindebitamento, il debitore deve rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che lo aiuterà a predisporre la documentazione e a presentare l’istanza al tribunale. L’OCC svolge un ruolo di mediazione tra il debitore e i creditori, valutando la fattibilità del piano di rientro e garantendo che la procedura venga gestita nel rispetto delle normative vigenti.

La legge sul sovraindebitamento rappresenta quindi un’opportunità concreta per chi ha debiti bancari e non riesce più a farvi fronte, offrendo soluzioni per ridurre, rateizzare o cancellare il debito in modo legale e strutturato. Tuttavia, per ottenere i benefici previsti, è fondamentale agire tempestivamente e presentare un’istanza ben documentata, evitando che la situazione si aggravi ulteriormente con l’avvio di procedure esecutive da parte delle banche.

L’esperienza dell’Avvocato Monardo nella gestione dei debiti bancari e perché è importante affidarsi ad un avvocato specializzato in cancellazione debiti bancari

L’Avvocato Monardo coordina un team di avvocati e commercialisti con competenze specifiche a livello nazionale nel diritto bancario e tributario, garantendo assistenza specializzata per chi si trova in difficoltà nel rimborso dei debiti bancari. Il suo operato si basa su un’analisi dettagliata della posizione debitoria del cliente, individuando le migliori strategie per affrontare e risolvere il problema finanziario.

Grazie alla sua esperienza pluriennale, supporta privati e imprese nella negoziazione con gli istituti bancari, facilitando il raggiungimento di accordi vantaggiosi e accesso alle procedure di esdebitazione previste dalla normativa vigente. Si occupa di trattative con le banche per la revisione delle condizioni contrattuali, riduzioni del debito e percorsi di ristrutturazione finanziaria.

Come gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), assiste i debitori nell’accesso agli strumenti previsti dalla legge, garantendo soluzioni personalizzate per ridurre o annullare l’esposizione debitoria. La sua esperienza consente di individuare le alternative migliori per la salvaguardia del patrimonio del debitore e la tutela dei diritti nei confronti delle banche.

È iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), offrendo supporto tecnico e giuridico nell’applicazione delle procedure di ristrutturazione del debito. Segue ogni fase del processo, dalla consulenza iniziale alla gestione delle pratiche burocratiche, fino alla risoluzione definitiva del debito.

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Giuseppe Monardo

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