Il pignoramento delle somme di denaro è una misura esecutiva utilizzata dai creditori per recuperare i propri crediti quando il debitore non adempie spontaneamente. Le somme possono essere bloccate su conti correnti, stipendi, pensioni o altre entrate. Tuttavia, non tutti sanno che esistono strumenti legali per ottenere lo sblocco delle somme pignorate e che in molti casi è possibile ridurre l’importo trattenuto o addirittura annullare l’intero pignoramento.
Il processo di sblocco dipende da diversi fattori, come la natura del credito, la presenza di limiti di pignorabilità, l’intervento del giudice dell’esecuzione e le eventuali opposizioni che il debitore può presentare. Inoltre, esistono casi in cui il pignoramento è stato effettuato in modo irregolare e può essere contestato con efficacia.
In questa guida di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti, analizzeremo quali sono i modi per sbloccare somme pignorate, le procedure legali da seguire e le strategie per ottenere la restituzione delle somme trattenute. Vedremo anche come il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) può offrire una via d’uscita per i soggetti in gravi difficoltà economiche.
Ma andiamo ora nei dettagli:
Quando il pignoramento delle somme è illegittimo?
Quando il pignoramento delle somme è illegittimo? Questa è una domanda cruciale per chi si trova improvvisamente con il proprio stipendio, pensione o conto corrente bloccato senza preavviso.
Il pignoramento è illegittimo quando non rispetta le disposizioni di legge o presenta vizi procedurali. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce specifiche limitazioni alle somme pignorabili, proteggendo alcune categorie di redditi e imponendo soglie minime per garantire la sopravvivenza del debitore.
Uno dei casi più comuni di illegittimità riguarda il superamento dei limiti di pignorabilità. Ad esempio, lo stipendio e la pensione possono essere pignorati solo entro le percentuali stabilite dalla legge: per i debiti ordinari la trattenuta non può superare il 20% dello stipendio netto, mentre per i debiti alimentari può arrivare fino al 50%. Se la somma trattenuta è superiore ai limiti previsti, il pignoramento può essere contestato.
Un altro caso di illegittimità si verifica quando il pignoramento colpisce somme impignorabili. Ad esempio, il triplo dell’assegno sociale è impignorabile quando si tratta di somme già depositate su un conto corrente. Nel 2025, con un assegno sociale di circa 538 euro, la soglia minima impignorabile è pari a 1.614 euro. Se il pignoramento riguarda una somma inferiore a questa soglia, il debitore può chiedere l’annullamento dell’atto esecutivo.
Il pignoramento può essere considerato illegittimo anche quando è eseguito senza una valida notifica al debitore. La legge prevede che prima dell’esecuzione forzata vengano notificati il titolo esecutivo e l’atto di precetto. Se il debitore non ha ricevuto correttamente queste notifiche, il pignoramento può essere contestato davanti al giudice dell’esecuzione.
Un’altra causa di illegittimità riguarda il pignoramento di somme destinate a specifiche finalità protette. Ad esempio, le somme percepite a titolo di indennità di accompagnamento, assegni di invalidità e altri sussidi assistenziali non possono essere pignorate. Se l’azione esecutiva colpisce questi importi, il debitore ha diritto di opporsi e chiederne l’annullamento.
In caso di pignoramento ritenuto illegittimo, il debitore può presentare opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.), contestando la legittimità del pignoramento e chiedendone la revoca. Se invece il vizio riguarda la modalità con cui è stato effettuato il pignoramento, è possibile proporre opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), impugnando le irregolarità procedurali.
Se il pignoramento è stato disposto dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il debitore può anche valutare la richiesta di sospensione del pignoramento e la rateizzazione del debito. In alcuni casi, la procedura di sovraindebitamento prevista dalla Legge n. 3 del 2012 può consentire la sospensione delle azioni esecutive e una ristrutturazione del debito sostenibile.
In conclusione, il pignoramento delle somme è illegittimo quando viola i limiti di legge, colpisce somme impignorabili o è eseguito senza il rispetto delle procedure previste. Chi ritiene di subire un pignoramento ingiusto può rivolgersi a un avvocato esperto per valutare le azioni legali disponibili e ottenere la revoca dell’atto esecutivo.
Quali sono i limiti di pignorabilità delle somme depositate in banca?
Questa è una domanda fondamentale per chi teme di subire un pignoramento sul proprio conto corrente.
La legge italiana stabilisce precise soglie di impignorabilità per le somme depositate in banca, al fine di garantire un minimo vitale al debitore. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile prevede che alcune somme siano parzialmente o totalmente impignorabili a seconda della loro origine e del momento in cui vengono accreditate.
Se il pignoramento riguarda uno stipendio o una pensione già accreditata sul conto, la parte impignorabile corrisponde al triplo dell’assegno sociale. Nel 2025, con un assegno sociale di circa 538 euro, la somma minima impignorabile è pari a 1.614 euro. Questo significa che se sul conto sono presenti meno di 1.614 euro al momento dell’atto di pignoramento, il creditore non può prelevare alcuna somma. Se il saldo è superiore a questa soglia, solo la parte eccedente è pignorabile.
Per quanto riguarda gli stipendi e le pensioni non ancora accreditati, la legge stabilisce che lo stipendio può essere pignorato direttamente alla fonte secondo i limiti previsti per i diversi tipi di debiti. La trattenuta massima è pari al 20% per debiti ordinari e al 50% per debiti alimentari. Una volta accreditato sul conto, lo stipendio diventa pignorabile solo per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale.
Le somme provenienti da indennità assistenziali, come assegni di invalidità o indennità di accompagnamento, sono completamente impignorabili. Se il pignoramento colpisce tali importi, il debitore può presentare opposizione per far valere la loro totale impignorabilità.
Se il pignoramento riguarda un conto con disponibilità generiche, ossia senza accrediti di stipendi o pensioni, non vi è un limite fisso di impignorabilità, e il creditore può agire sull’intero saldo disponibile fino all’importo del debito. Tuttavia, il debitore può opporsi dimostrando che le somme presenti derivano da redditi impignorabili.
Chi ritiene di subire un pignoramento illegittimo sulle somme depositate in banca può presentare opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) o agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), contestando l’azione del creditore. Inoltre, se il debito è fiscale, è possibile chiedere la rateizzazione dell’importo dovuto per ottenere la sospensione dell’esecuzione.
In conclusione, la pignorabilità delle somme depositate in banca dipende dalla loro origine e dall’importo presente al momento dell’atto. È fondamentale conoscere i propri diritti e, in caso di pignoramento irregolare, valutare con un avvocato le opzioni disponibili per la tutela del proprio patrimonio.
Come presentare opposizione al pignoramento?
Questa è una domanda fondamentale per chi subisce un’azione esecutiva e vuole contestarla legalmente.
La legge italiana consente al debitore di opporsi al pignoramento attraverso specifici strumenti legali, a seconda delle motivazioni alla base della contestazione. Esistono due principali tipi di opposizione: l’opposizione all’esecuzione e l’opposizione agli atti esecutivi.
L’opposizione all’esecuzione, disciplinata dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, è lo strumento da utilizzare quando il debitore contesta il diritto del creditore a procedere con l’esecuzione forzata. Questa opposizione può essere presentata, ad esempio, se il debito è prescritto, se è già stato pagato o se il pignoramento riguarda somme impignorabili per legge. L’istanza va depositata presso il tribunale competente e può essere accompagnata da una richiesta di sospensione dell’esecuzione fino alla decisione del giudice.
L’opposizione agli atti esecutivi, prevista dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile, è invece finalizzata a contestare eventuali vizi formali o procedurali del pignoramento. Ad esempio, può essere presentata se l’atto è stato notificato in modo irregolare o se non è stato rispettato l’iter procedurale previsto dalla legge. Questo tipo di opposizione deve essere proposto entro 20 giorni dalla notifica dell’atto esecutivo.
Per avviare l’opposizione al pignoramento, il debitore deve redigere un ricorso e depositarlo presso il tribunale competente, allegando la documentazione necessaria a dimostrare le irregolarità o l’inesistenza del debito. È possibile chiedere al giudice la sospensione immediata del pignoramento, per evitare che il creditore possa procedere con l’esecuzione forzata mentre si attende l’esito della causa.
Se il pignoramento è stato eseguito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per debiti fiscali, il debitore può anche valutare la possibilità di chiedere la sospensione amministrativa o la rateizzazione del debito, che possono portare alla revoca dell’azione esecutiva.
In conclusione, presentare opposizione al pignoramento è un diritto del debitore che ritiene di subire un’azione ingiusta o viziata da irregolarità. È essenziale agire tempestivamente e con il supporto di un avvocato esperto per aumentare le probabilità di successo e tutelare i propri beni.
Quali strumenti legali permettono di ridurre il pignoramento?
Questa è una domanda fondamentale per chi subisce un’azione esecutiva e vuole limitare l’impatto economico della trattenuta.
La legge italiana prevede diversi strumenti per ridurre l’importo pignorato, a seconda della tipologia del debito e delle condizioni economiche del debitore. Tra le principali soluzioni vi sono la conversione del pignoramento, la richiesta di modifica delle condizioni di esecuzione e la procedura di sovraindebitamento.
La conversione del pignoramento, disciplinata dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile, consente al debitore di sostituire il bene pignorato con una somma di denaro equivalente al debito esistente, comprensivo di interessi e spese. In questo modo, è possibile evitare la trattenuta continuativa su stipendio, pensione o conto corrente, permettendo di gestire il pagamento in maniera più sostenibile.
Un’altra soluzione è la richiesta di riduzione dell’importo pignorato tramite istanza al giudice dell’esecuzione. Se il debitore dimostra che il prelievo forzato compromette il minimo vitale o rende impossibile il sostentamento proprio e della famiglia, il giudice può disporre una riduzione della quota pignorata. Questa richiesta è particolarmente utile nei casi in cui il pignoramento incide su stipendi o pensioni già di importo ridotto.
Se il debitore è in una condizione di sovraindebitamento, può accedere alla procedura di sovraindebitamento prevista dalla Legge n. 3 del 2012. Questa legge permette di ristrutturare il debito e ottenere la sospensione o riduzione del pignoramento, garantendo una gestione più equilibrata delle obbligazioni finanziarie. Il giudice, dopo aver valutato la situazione del debitore, può approvare un piano di rientro con importi sostenibili e revocare l’esecuzione forzata in corso.
Se il pignoramento riguarda un debito fiscale con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito. Se la richiesta viene accolta, il pignoramento può essere sospeso o ridotto, consentendo al debitore di estinguere il debito in più rate senza subire un prelievo forzato eccessivo.
In conclusione, ridurre un pignoramento è possibile attraverso strumenti legali specifici, che variano a seconda del tipo di debito e della situazione economica del debitore. Agire tempestivamente e con il supporto di un avvocato specializzato può fare la differenza nel trovare una soluzione che garantisca il rispetto degli obblighi senza compromettere il minimo vitale.
Come il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza può aiutare chi soffre di debiti e ha pignoramenti in corso
Questa è una domanda essenziale per chi si trova in difficoltà finanziarie e subisce azioni esecutive sui propri beni.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre diversi strumenti per consentire a persone fisiche e imprenditori non fallibili di ristrutturare i debiti e fermare i pignoramenti in corso. Tra questi strumenti figurano la composizione negoziata della crisi, il piano di ristrutturazione dei debiti e la liquidazione controllata.
Uno dei principali strumenti a disposizione è la procedura di sovraindebitamento, che consente ai soggetti non fallibili di ristrutturare i debiti attraverso un piano del consumatore o un accordo con i creditori. Se il piano viene omologato dal giudice, i pignoramenti in corso possono essere sospesi o revocati, permettendo al debitore di ripagare il debito in modo sostenibile.
La composizione negoziata della crisi è un altro strumento introdotto dal Codice per aiutare chi ha difficoltà finanziarie, ma vuole evitare la liquidazione. Attraverso questa procedura, il debitore può avviare trattative con i creditori sotto la supervisione di un esperto indipendente, ottenendo la sospensione delle azioni esecutive e una soluzione concordata per la gestione del debito.
Se il debitore si trova in una situazione di impossibilità di pagamento totale, può accedere alla liquidazione controllata del patrimonio. Questa procedura consente di liquidare i beni per soddisfare i creditori in maniera equa, evitando l’accumulo di ulteriori pignoramenti e ottenendo, in alcuni casi, l’esdebitazione, ossia la cancellazione del debito residuo.
Inoltre, il Codice introduce l’esdebitazione del debitore incapiente, una misura che permette di ottenere la cancellazione totale dei debiti quando il soggetto non dispone di beni sufficienti a soddisfare i creditori. Questo strumento consente di ricominciare senza il peso dei debiti precedenti.
In conclusione, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti concreti per chi soffre di debiti e ha pignoramenti in corso, consentendo di ristrutturare i debiti, sospendere le azioni esecutive e, in alcuni casi, ottenere l’esdebitazione totale. Consultare un esperto in materia è fondamentale per individuare la soluzione più adatta alla propria situazione e avviare le procedure necessarie per uscire dalla crisi finanziaria.
Come Sbloccare Le Somme Pignorate Con L’Aiuto Di Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti
L’Avvocato Monardo è un esperto in diritto bancario e tributario e offre assistenza per sbloccare somme pignorate e gestire situazioni di sovraindebitamento.
È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Grazie alla sua esperienza, assiste i clienti in:
- Impugnazione di pignoramenti irregolari e richieste di sblocco delle somme.
L’impugnazione di un pignoramento irregolare è una procedura fondamentale per chi subisce una trattenuta ingiusta o superiore ai limiti consentiti dalla legge. Molti pignoramenti possono essere contestati con successo, ottenendo la riduzione dell’importo trattenuto o addirittura lo sblocco completo delle somme.
Esistono diversi motivi per cui un pignoramento può essere considerato irregolare:
- Errori nella notifica dell’atto di pignoramento, che possono renderlo inefficace.
- Importo trattenuto superiore al limite consentito dalla legge, specialmente per stipendi, pensioni o conti correnti contenenti somme impignorabili.
- Prescrizione del credito, ovvero la perdita del diritto del creditore a recuperare la somma per decorrenza dei termini legali.
- Vizi formali nell’atto di pignoramento, che possono portare all’annullamento dell’esecuzione forzata.
Per contestare il pignoramento, il debitore deve presentare un’opposizione all’esecuzione forzata, dimostrando l’irregolarità della misura adottata. Se il giudice accoglie il ricorso, può ordinare la restituzione delle somme già pignorate e impedire ulteriori trattenute future.
Oltre all’opposizione formale, il debitore può tentare di negoziare con il creditore un accordo transattivo, proponendo un saldo e stralcio o una rateizzazione più sostenibile. Questo approccio è spesso più rapido ed efficace rispetto all’attesa di una decisione giudiziaria.
Infine, in caso di difficoltà economica grave, è possibile accedere alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che consentono di ridurre o addirittura annullare il debito, bloccando il pignoramento e restituendo le somme ingiustamente trattenute.
- Opposizioni legali per ridurre o eliminare le trattenute bancarie.
L’opposizione legale a un pignoramento bancario può essere uno strumento fondamentale per chi subisce trattenute ingiuste o eccessive sul proprio conto corrente. La legge prevede una serie di tutele per garantire che il debitore non venga privato di somme essenziali per il proprio sostentamento.
Un pignoramento bancario può essere contestato se:
- Le somme pignorate superano i limiti di impignorabilità stabiliti dalla legge. Ad esempio, se sul conto sono depositati esclusivamente stipendi o pensioni, la legge prevede che una parte rimanga esente da pignoramento.
- Il pignoramento è stato eseguito senza il rispetto delle formalità di notifica. Se il debitore non ha ricevuto correttamente l’atto esecutivo, può presentare opposizione per chiedere l’annullamento della misura.
- L’importo richiesto dal creditore è errato o già parzialmente saldato. In questi casi, si può richiedere la riduzione della trattenuta e la restituzione delle somme prelevate in eccesso.
- Il debito è soggetto a prescrizione. Se il creditore ha avviato il pignoramento dopo il termine di prescrizione previsto dalla legge, l’azione può essere contestata e annullata.
Per avviare un’opposizione, il debitore deve presentare un ricorso al tribunale competente, dimostrando la presenza di vizi procedurali o di eccessi nell’importo pignorato. Se il giudice accoglie il ricorso, può disporre la sospensione o la revoca del pignoramento e la restituzione delle somme trattenute.
In alternativa, il debitore può tentare di negoziare un accordo con il creditore, proponendo un saldo e stralcio o un piano di rientro più sostenibile. Questo approccio può evitare un lungo contenzioso e permettere di risolvere la situazione con maggiore rapidità.
Infine, nei casi di difficoltà economica grave, è possibile ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che consentono di ridurre o cancellare il debito e di interrompere eventuali pignoramenti in corso.
- Soluzioni per la ristrutturazione e cancellazione dei debiti attraverso il sovraindebitamento.
Il sovraindebitamento è una condizione in cui una persona si trova nell’impossibilità di far fronte ai propri debiti senza compromettere il proprio sostentamento e quello della propria famiglia. La normativa italiana offre strumenti specifici per aiutare chi si trova in questa situazione, attraverso il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019).
Le principali soluzioni per la ristrutturazione e la cancellazione dei debiti sono:
- Il piano del consumatore, che permette a chi ha contratto debiti per esigenze personali di ristrutturare il proprio debito attraverso un piano di pagamento rateizzato, convalidato dal giudice senza necessità di approvazione da parte dei creditori.
- L’accordo con i creditori, che consente al debitore di proporre un piano di rientro accettabile per almeno il 60% dei creditori, ottenendo così la sospensione delle azioni esecutive in corso.
- La liquidazione controllata del patrimonio, una misura che prevede la vendita controllata dei beni del debitore per soddisfare i creditori, con la possibilità di ottenere l’esdebitazione finale una volta concluso il procedimento.
- L’esdebitazione del debitore incapiente, che permette la cancellazione totale dei debiti nei confronti di chi non ha alcuna capacità di pagamento e si trova in una situazione di grave difficoltà economica.
Accedere a queste procedure richiede il supporto di un professionista esperto in sovraindebitamento, in grado di individuare la soluzione più adatta alla situazione specifica del debitore. L’adozione di una delle misure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza può rappresentare l’unica via per evitare il pignoramento delle somme necessarie alla sopravvivenza del debitore e garantire una gestione sostenibile della propria situazione finanziaria.
Perciò, se hai subito un pignoramento e vuoi sbloccare le somme trattenute, contatta subito l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata e scopri le soluzioni disponibili per tutelare il tuo patrimonio.
Qui di seguito tutti i contatti del nostro Studio Legale specializzato in cancellazione debiti e pignoramenti: