La Pensione Accreditata Sul Conto Corrente Può Essere Pignorata?

Il pignoramento del conto corrente è una procedura esecutiva che consente ai creditori di recuperare le somme dovute dai debitori attraverso il blocco e l’espropriazione delle disponibilità presenti sul conto. Questa misura può generare preoccupazioni significative, specialmente per i pensionati che si affidano alla pensione come principale fonte di reddito. È fondamentale comprendere come funziona il pignoramento del conto corrente, quali sono i limiti legali applicabili e in che modo queste disposizioni influenzano la possibilità di prelevare la pensione accreditata.

Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti della pensione.

Come funziona il pignoramento del conto corrente nel caso di una pensione?

Il pignoramento del conto corrente è una procedura esecutiva che consente ai creditori di recuperare somme dovute dai debitori attraverso il blocco e l’espropriazione delle disponibilità presenti sul conto. Quando il debitore è un pensionato, la legge italiana prevede specifici limiti e tutele per garantire un minimo vitale necessario alla sussistenza.

Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, le somme dovute a titolo di pensione possono essere pignorate con alcune restrizioni. In particolare, le pensioni sono impignorabili per un importo pari al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Nel 2024, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro; quindi, il doppio corrisponde a 1.068,82 euro. Tuttavia, la legge stabilisce che il minimo impignorabile non può essere inferiore a 1.000 euro. Pertanto, le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili.

Per le pensioni di importo superiore, la parte eccedente il minimo impignorabile può essere pignorata nella misura massima di un quinto. Ad esempio, per una pensione mensile di 1.500 euro, la parte eccedente 1.000 euro è 500 euro; su questa somma, il pignoramento massimo è di un quinto, ossia 100 euro.

Quando la pensione viene accreditata su un conto corrente, si distinguono due situazioni:

  1. Somme accreditate prima del pignoramento: Le somme già presenti sul conto al momento della notifica del pignoramento sono impignorabili fino a un importo pari al triplo dell’assegno sociale, ovvero 1.603,23 euro. L’eccedenza può essere pignorata.
  2. Somme accreditate dopo il pignoramento: Gli accrediti successivi alla notifica del pignoramento, come le nuove mensilità della pensione, sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro.

È importante notare che, in caso di pignoramento del conto corrente, la banca assume il ruolo di custode delle somme pignorate e deve impedire al debitore di disporne senza autorizzazione del giudice. Tuttavia, le somme impignorabili restano nella disponibilità del debitore.

In sintesi, il pignoramento del conto corrente di un pensionato è soggetto a limiti specifici volti a garantire un minimo vitale. Le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili, mentre per importi superiori è pignorabile solo la parte eccedente, nella misura massima di un quinto. Le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento sono impignorabili fino a 1.603,23 euro, mentre gli accrediti successivi sono pignorabili secondo le stesse regole applicate alle pensioni non accreditate.

Riassumendo in sintesi:

  • Le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili.
  • Per pensioni superiori a 1.000 euro, è pignorabile un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento sono impignorabili fino a 1.603,23 euro.
  • Gli accrediti successivi al pignoramento sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • La banca è tenuta a bloccare le somme pignorate, ma le somme impignorabili restano nella disponibilità del debitore.

Quali sono i limiti al pignoramento della pensione?

Il pignoramento della pensione è una misura legale che consente ai creditori di recuperare somme dovute dai debitori pensionati. Tuttavia, la legge italiana prevede specifici limiti per garantire al pensionato un minimo vitale necessario alla sussistenza.

Minimo vitale impignorabile

La normativa stabilisce che le pensioni sono impignorabili fino a un importo pari al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Nel 2024, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro; quindi, il doppio corrisponde a 1.068,82 euro. Tuttavia, il minimo impignorabile resta fissato a 1.000 euro. Pertanto, le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili.

Quota pignorabile

Per le pensioni di importo superiore a 1.000 euro, la parte eccedente può essere pignorata nella misura massima di un quinto. Ad esempio, per una pensione mensile di 1.500 euro, la parte eccedente 1.000 euro è 500 euro; su questa somma, il pignoramento massimo è di un quinto, ossia 100 euro.

Pignoramento su conto corrente

Quando la pensione viene accreditata su un conto corrente, si distinguono due situazioni:

  1. Somme accreditate prima del pignoramento: Le somme già presenti sul conto al momento della notifica del pignoramento sono impignorabili fino a un importo pari al triplo dell’assegno sociale, ovvero 1.603,23 euro. L’eccedenza può essere pignorata.
  2. Somme accreditate dopo il pignoramento: Gli accrediti successivi alla notifica del pignoramento, come le nuove mensilità della pensione, sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.

Eccezioni

Alcune tipologie di pensioni, come le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento, sono totalmente impignorabili, in quanto considerate sussidi di natura assistenziale.

Riassumendo in sintesi:

  • Le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili.
  • Per pensioni superiori a 1.000 euro, è pignorabile un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento sono impignorabili fino a 1.603,23 euro.
  • Gli accrediti successivi al pignoramento sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Alcune pensioni di natura assistenziale sono totalmente impignorabili.

Posso prelevare la pensione se il conto corrente è pignorato?

Il pignoramento del conto corrente è una procedura legale attraverso la quale un creditore può recuperare somme dovute da un debitore, bloccando le disponibilità presenti sul conto. Quando il debitore è un pensionato, la legge italiana prevede specifiche tutele per garantire un minimo vitale necessario alla sussistenza.

Somme accreditate prima del pignoramento

Se, al momento della notifica del pignoramento, sul conto corrente sono presenti somme derivanti da accrediti pensionistici, queste sono impignorabili fino a un importo pari al triplo dell’assegno sociale. Nel 2024, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro; quindi, il triplo corrisponde a 1.603,23 euro. Pertanto, il debitore può prelevare liberamente fino a tale importo. L’eventuale eccedenza è soggetta a pignoramento.

Somme accreditate dopo il pignoramento

Gli accrediti pensionistici successivi alla notifica del pignoramento sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Ad esempio, se la pensione mensile è di 1.500 euro, la parte eccedente 1.000 euro è 500 euro; su questa somma, il pignoramento massimo è di un quinto, ossia 100 euro. Il restante importo è disponibile per il debitore.

Disponibilità delle somme impignorabili

Le somme impignorabili restano nella disponibilità del debitore, che può prelevarle liberamente. È importante notare che la banca, dopo la notifica del pignoramento, assume il ruolo di custode delle somme pignorate e deve impedire al debitore di disporne senza autorizzazione del giudice. Tuttavia, le somme impignorabili non sono soggette a tale restrizione.

Riassumendo in sintesi:

  • Somme accreditate prima del pignoramento: impignorabili fino a 1.603,23 euro; l’eccedenza è pignorabile.
  • Somme accreditate dopo il pignoramento: pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Disponibilità delle somme impignorabili: il debitore può prelevarle liberamente.

Come viene calcolata la quota pignorabile della pensione?

Il calcolo della quota pignorabile della pensione è regolato dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile italiano, che stabilisce specifici limiti per garantire al pensionato un minimo vitale necessario alla sussistenza. Nel 2024, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro; pertanto, il doppio di tale importo è 1.068,82 euro. Tuttavia, la legge prevede che il minimo impignorabile non possa essere inferiore a 1.000 euro.

Calcolo della quota pignorabile

Per determinare la quota pignorabile della pensione, si procede come segue:

  1. Determinazione del minimo impignorabile: Si considera il doppio dell’assegno sociale (1.068,82 euro) o, se inferiore, il limite minimo di 1.000 euro.
  2. Calcolo dell’eccedenza: Si sottrae il minimo impignorabile dall’importo totale della pensione.
  3. Applicazione della percentuale pignorabile: Sull’eccedenza calcolata, si applica la percentuale massima pignorabile, che è generalmente un quinto (20%).

Esempio pratico

Supponiamo che un pensionato percepisca una pensione mensile di 1.500 euro.

  • Minimo impignorabile: 1.000 euro (poiché è inferiore al doppio dell’assegno sociale).
  • Eccedenza: 1.500 euro – 1.000 euro = 500 euro.
  • Quota pignorabile: 20% di 500 euro = 100 euro.

Pertanto, in questo caso, la quota pignorabile della pensione è di 100 euro mensili.

Considerazioni aggiuntive

È importante notare che alcune tipologie di pensioni, come le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento, sono totalmente impignorabili, in quanto considerate sussidi di natura assistenziale. Inoltre, se la pensione è l’unica fonte di reddito del debitore, la legge prevede comunque la tutela del minimo vitale, applicando i limiti sopra descritti.

Riassumendo in sintesi:

  • Minimo impignorabile: 1.000 euro o il doppio dell’assegno sociale, se superiore.
  • Quota pignorabile: un quinto (20%) della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Pensioni assistenziali: alcune tipologie sono totalmente impignorabili.

Cosa succede se la pensione è l’unico reddito del debitore?

Quando la pensione rappresenta l’unica fonte di reddito per un debitore, la legge italiana prevede specifiche tutele per garantire un minimo vitale necessario alla sussistenza. In tali circostanze, il pignoramento della pensione è soggetto a limiti stringenti per assicurare che il pensionato possa mantenere una vita dignitosa.

Minimo vitale impignorabile

La normativa stabilisce che le pensioni sono impignorabili fino a un importo pari al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Nel 2024, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro; quindi, il doppio corrisponde a 1.068,82 euro. Tuttavia, la legge prevede che il minimo impignorabile non possa essere inferiore a 1.000 euro. Pertanto, le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili.

Quota pignorabile

Per le pensioni di importo superiore a 1.000 euro, la parte eccedente può essere pignorata nella misura massima di un quinto. Ad esempio, per una pensione mensile di 1.500 euro, la parte eccedente 1.000 euro è 500 euro; su questa somma, il pignoramento massimo è di un quinto, ossia 100 euro.

Pignoramento su conto corrente

Quando la pensione viene accreditata su un conto corrente, si distinguono due situazioni:

  1. Somme accreditate prima del pignoramento: Le somme già presenti sul conto al momento della notifica del pignoramento sono impignorabili fino a un importo pari al triplo dell’assegno sociale, ovvero 1.603,23 euro. L’eccedenza può essere pignorata.
  2. Somme accreditate dopo il pignoramento: Gli accrediti successivi alla notifica del pignoramento, come le nuove mensilità della pensione, sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.

Eccezioni

Alcune tipologie di pensioni, come le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento, sono totalmente impignorabili, in quanto considerate sussidi di natura assistenziale.

Riassumendo in sintesi:

  • Le pensioni fino a 1.000 euro sono completamente impignorabili.
  • Per pensioni superiori a 1.000 euro, è pignorabile un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento sono impignorabili fino a 1.603,23 euro.
  • Gli accrediti successivi al pignoramento sono pignorabili nella misura massima di un quinto della parte eccedente il minimo impignorabile.
  • Alcune pensioni di natura assistenziale sono totalmente impignorabili.

È possibile opporsi al pignoramento della pensione?

Sì, è possibile opporsi al pignoramento della pensione attraverso specifiche procedure legali. Il debitore può presentare un’opposizione all’esecuzione forzata o agli atti esecutivi, a seconda delle circostanze, per contestare la legittimità del pignoramento o le modalità con cui è stato eseguito.

Tipi di opposizione

  1. Opposizione all’esecuzione: Questa forma di opposizione è disciplinata dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Viene utilizzata quando si contesta il diritto del creditore a procedere all’esecuzione forzata, ad esempio per inesistenza del titolo esecutivo o per intervenuta prescrizione del credito.
  2. Opposizione agli atti esecutivi: Regolata dall’articolo 617 del Codice di Procedura Civile, questa opposizione è rivolta contro i vizi formali degli atti esecutivi, come irregolarità nella notifica o errori procedurali.

Termini per l’opposizione

  • Opposizione all’esecuzione: Può essere proposta in qualsiasi momento, purché l’esecuzione non sia ancora conclusa.
  • Opposizione agli atti esecutivi: Deve essere presentata entro 20 giorni dalla notifica dell’atto che si intende impugnare.

Procedura da seguire

Per avviare l’opposizione, è necessario depositare un ricorso presso il tribunale competente, solitamente quello del luogo in cui si svolge l’esecuzione. È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato in diritto esecutivo per garantire una corretta gestione della procedura.

Motivi di opposizione

  • Violazione dei limiti di pignorabilità: Se il pignoramento eccede i limiti legali, come il minimo vitale impignorabile, il debitore può opporsi.
  • Mancata notifica degli atti: L’assenza o l’irregolarità nella notifica degli atti esecutivi costituisce motivo di opposizione.
  • Prescrizione del credito: Se il credito è prescritto, il debitore può contestare la legittimità del pignoramento.

Effetti dell’opposizione

La presentazione dell’opposizione può sospendere l’esecuzione forzata, se il giudice ritiene fondate le ragioni del debitore. In caso contrario, l’esecuzione proseguirà fino alla decisione definitiva.

Riassumendo in sintesi:

  • È possibile opporsi al pignoramento della pensione attraverso specifiche procedure legali.
  • Esistono due tipi principali di opposizione: all’esecuzione e agli atti esecutivi.
  • I termini per l’opposizione variano a seconda del tipo: l’opposizione all’esecuzione può essere proposta in qualsiasi momento, mentre quella agli atti esecutivi entro 20 giorni dalla notifica dell’atto.
  • È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato.
  • La presentazione dell’opposizione può sospendere l’esecuzione forzata, a discrezione del giudice.

Quali sono le responsabilità della banca in caso di pignoramento del conto corrente?

Quando un conto corrente viene sottoposto a pignoramento, la banca assume un ruolo cruciale nel processo esecutivo, con responsabilità specifiche stabilite dalla legge italiana.

Obbligo di custodia delle somme pignorate

Dopo la notifica dell’atto di pignoramento, l’istituto bancario è tenuto a custodire le somme oggetto del pignoramento, impedendo al debitore di disporne senza autorizzazione del giudice. Questo obbligo implica il blocco delle somme pignorate, garantendo che restino disponibili per soddisfare le pretese del creditore.

Dichiarazione del terzo pignorato

La banca, in qualità di terzo pignorato, deve rendere una dichiarazione ex articolo 547 del Codice di Procedura Civile, indicando:

  • L’esistenza di somme o beni del debitore presso l’istituto.
  • L’ammontare delle somme disponibili.
  • L’eventuale presenza di altri pignoramenti o vincoli sulle stesse somme.

Questa dichiarazione deve essere resa entro dieci giorni dalla notifica del pignoramento.

Versamento delle somme pignorate

Una volta emessa l’ordinanza di assegnazione da parte del giudice, la banca è obbligata a versare al creditore le somme pignorate, nei limiti stabiliti dall’ordinanza stessa. Il mancato adempimento può comportare responsabilità per l’istituto bancario.

Responsabilità per inadempimento

Se la banca non ottempera agli obblighi sopra descritti, può essere ritenuta responsabile per i danni causati al creditore o al debitore. Ad esempio, se l’istituto non blocca tempestivamente le somme pignorate, consentendo al debitore di disporne, potrebbe essere chiamato a rispondere per l’importo non più recuperabile.

Riassumendo in sintesi:

  • Custodia delle somme: La banca deve bloccare le somme pignorate e impedirne l’utilizzo da parte del debitore senza autorizzazione.
  • Dichiarazione ex art. 547 c.p.c.: L’istituto è tenuto a dichiarare l’esistenza e l’ammontare delle somme del debitore entro dieci giorni dalla notifica del pignoramento.
  • Versamento al creditore: Dopo l’ordinanza del giudice, la banca deve versare le somme pignorate al creditore nei limiti stabiliti.
  • Responsabilità per inadempimento: Il mancato rispetto di questi obblighi può comportare responsabilità per l’istituto bancario.

Il pignoramento del conto corrente di una pensione può essere evitato?

Il pignoramento del conto corrente su cui viene accreditata la pensione può essere evitato attraverso diverse azioni preventive e difensive. La possibilità di evitare tale pignoramento dipende dalle circostanze specifiche del debitore e dalle misure adottate per proteggere le proprie risorse finanziarie.

Innanzitutto, è fondamentale comprendere che i creditori hanno il diritto di procedere al pignoramento per recuperare i crediti insoluti, ma la legge italiana prevede tutele per garantire al pensionato un minimo vitale necessario alla sussistenza. Tuttavia, per evitare il pignoramento del conto corrente, il pensionato può adottare le seguenti strategie:

Raggiungere un accordo con il creditore: Prima che il creditore avvii le procedure esecutive, è possibile negoziare un piano di rientro del debito. Un accordo bonario può prevedere rateizzazioni o riduzioni dell’importo dovuto, evitando così il pignoramento.

Ricorrere alla cessione volontaria del quinto: Il pensionato può proporre al creditore la cessione del quinto della pensione. In questo modo, l’importo dovuto viene trattenuto direttamente dall’ente erogatore della pensione, evitando il pignoramento del conto corrente.

Dimostrare l’impignorabilità delle somme: Se le somme presenti sul conto corrente sono impignorabili per legge, ad esempio perché derivano da pensioni di invalidità civile o altre prestazioni assistenziali, è possibile opporsi al pignoramento dimostrando la natura impignorabile delle somme.

Aprire un conto dedicato presso un istituto diverso: Anche se non esiste un conto completamente impignorabile, avere un conto corrente presso un istituto diverso da quello noto al creditore può rendere più difficoltoso il pignoramento. Tuttavia, questa non è una soluzione definitiva, poiché il creditore può rintracciare il nuovo conto tramite indagini.

Utilizzare strumenti di tutela del patrimonio: In alcuni casi, può essere utile consultare un professionista per valutare l’adozione di strumenti legali di protezione del patrimonio, come il fondo patrimoniale o il trust. Queste soluzioni devono essere adottate con cautela e nel rispetto delle norme, poiché potrebbero essere impugnate se finalizzate a sottrarre beni ai creditori.

Opporsi al pignoramento: Se il pignoramento è già stato notificato, è possibile presentare opposizione entro i termini di legge, qualora vi siano motivi validi, come irregolarità procedurali o violazioni dei limiti di pignorabilità. L’assistenza di un avvocato è fondamentale in questo caso.

Richiedere la rateizzazione dei debiti fiscali: Se il debito è di natura fiscale (ad esempio, nei confronti dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione), è possibile richiedere una rateizzazione del debito, che sospende le azioni esecutive in corso, compreso il pignoramento.

È importante agire tempestivamente e in conformità con la legge. Tentativi di eludere il pignoramento attraverso operazioni fraudolente possono comportare conseguenze legali gravi, inclusa la responsabilità penale.

Riassumendo in sintesi:

  • Raggiungere un accordo con il creditore per evitare il pignoramento.
  • Proporre la cessione volontaria del quinto della pensione.
  • Dimostrare l’impignorabilità delle somme presenti sul conto.
  • Considerare l’apertura di un conto presso un istituto diverso.
  • Utilizzare strumenti legali di tutela del patrimonio con l’assistenza di un professionista.
  • Presentare opposizione al pignoramento se vi sono motivi validi.
  • Richiedere la rateizzazione dei debiti fiscali per sospendere le azioni esecutive.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti sulla Pensione

Affrontare il pignoramento della pensione rappresenta una sfida complessa che richiede una profonda comprensione delle normative vigenti e delle procedure legali coinvolte. La pensione, spesso unica fonte di sostentamento per molti individui, è soggetta a specifiche tutele previste dalla legge italiana, volte a garantire un minimo vitale necessario alla sussistenza. Tuttavia, nonostante queste protezioni, i creditori possono intraprendere azioni esecutive per recuperare i crediti insoluti, rendendo indispensabile una strategia di difesa efficace.

In questo contesto, la consulenza di un avvocato specializzato in cancellazione debiti e pignoramenti sulla pensione diventa fondamentale. Un professionista esperto è in grado di analizzare la situazione specifica del debitore, identificando le possibili irregolarità nelle procedure esecutive e valutando l’applicabilità delle tutele previste dalla legge. Ad esempio, la normativa stabilisce che le pensioni sono impignorabili fino a un importo pari al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Un avvocato competente può verificare se tali limiti sono stati rispettati nel caso concreto e, in caso contrario, intraprendere le azioni legali necessarie per tutelare i diritti del pensionato.

Inoltre, un avvocato specializzato può assistere il debitore nella presentazione di opposizioni all’esecuzione forzata o agli atti esecutivi, qualora vi siano motivi validi per contestare la legittimità del pignoramento o le modalità con cui è stato eseguito. La tempestività in queste azioni è cruciale, poiché i termini per presentare opposizione sono stringenti e il mancato rispetto degli stessi può precludere la possibilità di difesa. Un professionista esperto garantisce che tutte le procedure vengano seguite correttamente, aumentando le probabilità di successo nell’azione legale intrapresa.

Oltre alla difesa legale, un avvocato specializzato può offrire consulenza su strategie preventive per evitare il pignoramento della pensione. Ad esempio, può assistere nella negoziazione di accordi con i creditori, come la cessione volontaria del quinto della pensione o la rateizzazione del debito, soluzioni che possono prevenire l’avvio di procedure esecutive. Inoltre, può fornire indicazioni su strumenti di tutela del patrimonio, come il fondo patrimoniale o il trust, valutando la loro adeguatezza e legalità nel caso specifico.

È importante sottolineare che tentativi di eludere il pignoramento attraverso operazioni fraudolente possono comportare conseguenze legali gravi, inclusa la responsabilità penale. Pertanto, è essenziale agire sempre nel rispetto della legge, affidandosi a professionisti qualificati che possano guidare il debitore nelle scelte più appropriate per la sua situazione.

In conclusione, affrontare un pignoramento della pensione senza l’assistenza di un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti espone il debitore a rischi significativi. La complessità delle normative e delle procedure esecutive richiede competenze specifiche che solo un professionista qualificato può offrire. Affidarsi a un avvocato specializzato non solo aumenta le possibilità di difesa efficace, ma consente anche di esplorare soluzioni alternative che possono prevenire o mitigare gli effetti del pignoramento, garantendo al pensionato la protezione dei propri diritti e del proprio sostentamento.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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