Il pignoramento della prima casa è una delle preoccupazioni principali per chi si trova in difficoltà finanziarie. Questo processo, che implica la possibilità di perdere l’abitazione principale per saldare debiti insoluti, è regolato da leggi specifiche in Italia. Comprendere quando è possibile per i creditori, inclusa l’Agenzia delle Entrate, avviare il pignoramento della prima casa è essenziale per i proprietari. Inoltre, sapere come funziona la normativa e quali debiti possono effettivamente portare a un pignoramento può aiutare a valutare le proprie opzioni e a capire quando è necessario adottare misure preventive.
Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in opposizione a pignoramenti della casa.
Quando Il Debito Porta al Pignoramento della Prima Casa?
Quando il debito accumulato diventa significativo, può emergere la possibilità che il creditore avvii una procedura di pignoramento sulla prima casa del debitore. Tuttavia, in Italia esistono specifiche normative che limitano tale procedura, in particolare quando si tratta dell’unico immobile di proprietà del debitore. Per i debiti fiscali verso l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, la legge prevede una tutela per la prima casa purché questa risponda a due condizioni essenziali: deve essere l’unico immobile di proprietà del debitore e non deve rientrare nelle categorie catastali considerate di lusso (come le categorie A/1, A/8 e A/9). In questo caso, l’Agenzia delle Entrate non può procedere con il pignoramento della prima casa anche se esistono debiti rilevanti.
Se il debito riguarda mutui o altri finanziamenti con banche e istituti di credito, la situazione è diversa. In caso di insolvenza o di ritardo prolungato nei pagamenti delle rate, la banca può procedere con il pignoramento anche della prima casa, indipendentemente dalle tutele previste per i debiti fiscali. Questo avviene perché la banca, per la concessione del mutuo, ha richiesto e ottenuto una garanzia reale sull’immobile, tramite ipoteca. Se il mutuatario non riesce a rispettare le scadenze, la banca può procedere alla messa in esecuzione dell’ipoteca e, quindi, all’eventuale vendita dell’immobile all’asta, per recuperare il capitale residuo del debito.
Per quanto riguarda i debiti verso creditori privati, come aziende o altri privati, la legge non impone una soglia minima per avviare la procedura di pignoramento. Tuttavia, anche in questo caso, il creditore deve ottenere un decreto ingiuntivo, che rappresenta il titolo esecutivo necessario per procedere con l’atto di precetto e, successivamente, il pignoramento. La legge consente al debitore un periodo di dieci giorni dal momento della notifica dell’atto di precetto per trovare una soluzione o saldare il debito. Se questo non avviene, il creditore può richiedere il pignoramento.
Per quanto concerne il pignoramento legato ai debiti fiscali, se il debito supera i 20.000 euro, l’Agenzia delle Entrate può iscrivere un’ipoteca sull’immobile, che rappresenta un primo passo nella direzione della tutela del credito. Tuttavia, l’effettivo pignoramento può avvenire solo se l’importo complessivo del debito supera i 120.000 euro e se trascorre un anno dall’iscrizione dell’ipoteca senza che il debito venga saldato. In pratica, la procedura di pignoramento diventa possibile solo in presenza di cifre elevate e di una situazione di morosità prolungata.
In sintesi, il pignoramento della prima casa avviene solo in determinate situazioni e in base al tipo di debito accumulato. I debiti verso l’Agenzia delle Entrate sono soggetti a tutele specifiche, mentre i debiti bancari legati ai mutui e i debiti verso privati non prevedono protezioni particolari per la prima casa, rendendola vulnerabile in caso di insolvenza.
Riassunto per Punti
- La prima casa è protetta dal pignoramento per debiti fiscali solo se è l’unico immobile e non è di lusso.
- Per debiti bancari da mutuo, la banca può pignorare la casa in caso di insolvenza, data l’ipoteca sull’immobile.
- Debiti verso privati possono portare al pignoramento, purché ci sia un titolo esecutivo come il decreto ingiuntivo.
- Per debiti fiscali, il pignoramento diventa possibile solo con un debito superiore a 120.000 euro e dopo un anno dall’iscrizione dell’ipoteca.
Esistono Importi Minimi per il Pignoramento della Prima Casa?
Esistono importi minimi per il pignoramento della prima casa, ma questi variano a seconda del tipo di debito e del creditore coinvolto. Per quanto riguarda i debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione segue delle regole specifiche: può iscrivere un’ipoteca sulla prima casa se il debito supera i 20.000 euro. Tuttavia, il pignoramento dell’immobile non può essere avviato se la somma dovuta è inferiore a 120.000 euro. Questa tutela, introdotta dalla legge, prevede quindi una soglia di debito relativamente alta per avviare un pignoramento della prima casa per crediti fiscali, e solo in caso di morosità continuativa e senza la presenza di pagamenti o accordi. Inoltre, la legge stabilisce che, anche se viene raggiunta questa soglia, la casa non può essere pignorata se è l’unico immobile di proprietà del debitore e non appartiene a categorie catastali di lusso, come A/1, A/8 e A/9.
In caso di debiti con banche o istituti di credito, non esiste una soglia minima fissa stabilita per legge. Le banche, avendo ottenuto un’ipoteca sull’immobile al momento della concessione del mutuo, possono avviare la procedura di pignoramento in caso di insolvenza o di mancato pagamento delle rate, indipendentemente dall’importo residuo. Questo significa che anche un ritardo nelle rate del mutuo potrebbe portare al pignoramento della casa se non viene trovato un accordo con l’istituto bancario. Il rischio per la prima casa è quindi maggiore in presenza di mutui, poiché la banca ha il diritto di rivalersi sull’immobile per recuperare il proprio credito, senza che ci siano limiti imposti sulla somma dovuta.
Per quanto riguarda i debiti verso privati, come altri creditori o fornitori, la normativa non prevede importi minimi per il pignoramento della prima casa. Tuttavia, anche in questo caso, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo, che gli consenta di procedere legalmente al recupero del credito. A seguito del decreto ingiuntivo, il creditore può notificare un atto di precetto, con il quale si intima al debitore di pagare entro un termine di dieci giorni. Se il pagamento non viene effettuato o non si trova un accordo, il creditore può avviare la procedura di pignoramento, indipendentemente dall’importo in questione.
In sintesi, mentre per i debiti fiscali esistono importi minimi specifici che tutelano il debitore, per i debiti bancari e privati non vi sono soglie predefinite, lasciando così la prima casa vulnerabile al pignoramento in caso di insolvenza.
Riassunto per Punti
- Debiti fiscali: Pignoramento possibile solo per debiti superiori a 120.000 euro, con possibilità di iscrivere ipoteca oltre i 20.000 euro.
- Debiti bancari (mutui): Nessuna soglia minima; la banca può pignorare in caso di insolvenza, grazie all’ipoteca sull’immobile.
- Debiti verso privati: Nessun importo minimo stabilito per legge; pignoramento possibile con titolo esecutivo come il decreto ingiuntivo.
Quali Tipi di Debito Possono Portare al Pignoramento della Prima Casa?
Diversi tipi di debito possono portare al pignoramento della prima casa, ma le modalità e le possibilità di procedere variano a seconda del tipo di creditore e delle normative applicabili.
Per i debiti fiscali nei confronti dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione, la legge prevede alcune protezioni per la prima casa. In particolare, se l’immobile rappresenta l’unica abitazione del debitore e non rientra nelle categorie catastali di lusso (A/1, A/8 e A/9), la prima casa non può essere pignorata, anche in caso di debiti fiscali rilevanti. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate può iscrivere un’ipoteca sull’immobile se il debito supera i 20.000 euro. Il pignoramento vero e proprio è possibile solo quando il debito supera i 120.000 euro e si protrae senza accordi di pagamento per almeno un anno dalla registrazione dell’ipoteca.
I debiti bancari legati a mutui ipotecari rappresentano una delle principali cause di pignoramento della prima casa. Quando un mutuatario ottiene un mutuo, l’istituto bancario iscrive un’ipoteca sull’immobile come garanzia. In caso di mancato pagamento delle rate o di insolvenza, la banca può avviare la procedura di pignoramento per recuperare il capitale residuo, indipendentemente dal fatto che si tratti della prima casa o dell’unica proprietà del debitore. La legge non impone alcun limite minimo di importo per i debiti da mutuo, il che significa che il pignoramento può avvenire anche per importi bassi, a condizione che il creditore ottenga un titolo esecutivo per procedere legalmente.
Anche i debiti verso creditori privati, come fornitori, privati cittadini o società, possono comportare il rischio di pignoramento della prima casa. In questo caso, il creditore deve prima ottenere un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo, che certifica il diritto a recuperare il credito. Una volta ottenuto il titolo esecutivo e notificato l’atto di precetto al debitore, il creditore privato può richiedere il pignoramento dell’immobile. La legge non prevede limiti specifici per questi debiti, per cui anche una somma relativamente modesta può dare origine alla procedura di pignoramento, purché il creditore ottenga i necessari provvedimenti giudiziali.
In sintesi, i tipi di debito che possono portare al pignoramento della prima casa includono i debiti fiscali, i debiti da mutui bancari e i debiti verso privati, ognuno dei quali presenta caratteristiche specifiche che determinano la possibilità e le modalità di procedura esecutiva sull’immobile.
Riassunto per Punti
- Debiti fiscali: Pignoramento possibile solo se il debito supera 120.000 euro e l’immobile non è l’unica casa o è di lusso.
- Debiti bancari (mutui): La banca può pignorare la casa in caso di insolvenza, indipendentemente dall’importo, grazie all’ipoteca.
- Debiti verso privati: Pignoramento possibile con titolo esecutivo, senza limite minimo di importo stabilito dalla legge.
Quali Sono i Tempi di Attesa Prima del Pignoramento della prima casa?
I tempi di attesa prima del pignoramento della prima casa variano a seconda del tipo di debito e delle procedure legali previste per ciascun creditore.
Per i debiti fiscali nei confronti dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione, la legge stabilisce che l’iscrizione di un’ipoteca è possibile quando il debito supera i 20.000 euro. Tuttavia, affinché l’Agenzia possa procedere con il pignoramento, il debito deve superare i 120.000 euro e deve passare almeno un anno dall’iscrizione dell’ipoteca senza che il debitore abbia saldato il debito o raggiunto un accordo di pagamento. Questo periodo di un anno consente al debitore di regolarizzare la propria posizione prima che l’Agenzia avvii il pignoramento dell’immobile. Durante questo lasso di tempo, il debitore può anche cercare soluzioni alternative, come la rateizzazione del debito o un saldo e stralcio, per evitare l’esecuzione.
Per i debiti bancari, il pignoramento della prima casa può essere avviato dalla banca in caso di mancato pagamento delle rate del mutuo. Prima di procedere al pignoramento, la banca deve notificare un atto di precetto, che rappresenta un’intimazione a pagare entro un termine di dieci giorni. Se il debitore non provvede al pagamento, la banca può proseguire con l’azione esecutiva e richiedere il pignoramento. In molti casi, tuttavia, prima di arrivare a questa fase, la banca tenta di trovare una soluzione con il mutuatario, come un piano di ristrutturazione del debito o una rinegoziazione del mutuo, al fine di evitare la procedura giudiziale.
Per quanto riguarda i debiti verso privati o altri creditori non fiscali, il processo di pignoramento segue una sequenza simile. Il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo, che gli dà diritto di procedere legalmente. Dopo l’emissione del titolo esecutivo, il creditore notifica al debitore un atto di precetto, intimandogli di pagare entro dieci giorni. Se il debitore non adempie entro il termine indicato, il creditore può richiedere al giudice il pignoramento dell’immobile. Anche in questo caso, il debitore può cercare di evitare il pignoramento proponendo una soluzione alternativa prima dello scadere dei termini.
In generale, quindi, il pignoramento della prima casa richiede una serie di passaggi e notifiche che offrono al debitore un margine di tempo per regolarizzare la propria posizione o per negoziare un accordo con il creditore. Questo tempo di attesa varia, ma prevede sempre un preavviso di almeno dieci giorni dall’atto di precetto, oltre ad altri tempi specifici come l’anno richiesto per i debiti fiscali dopo l’iscrizione di un’ipoteca.
Riassunto per Punti
- Debiti fiscali: Un anno di attesa dall’iscrizione dell’ipoteca per debiti superiori a 120.000 euro.
- Debiti bancari (mutuo): Preavviso di almeno dieci giorni con l’atto di precetto dopo il mancato pagamento.
- Debiti verso privati: Necessità di un titolo esecutivo e preavviso di dieci giorni tramite atto di precetto prima del pignoramento.
È Possibile Fermare il Pignoramento della Prima Casa?
È possibile fermare il pignoramento della prima casa, e ci sono diverse soluzioni che il debitore può considerare per evitare l’esecuzione forzata sull’immobile. Le modalità e le possibilità di fermare il pignoramento dipendono dal tipo di debito e dallo stato della procedura esecutiva, ma in generale, ci sono alcune opzioni principali che possono essere utili.
Una delle soluzioni più efficaci è il saldo e stralcio, un accordo tra debitore e creditore in cui il debitore propone di saldare il debito con un importo ridotto, ma accettato come pagamento completo. Questa strategia è particolarmente utile per i debiti verso privati o le banche, poiché consente al creditore di recuperare una parte del credito senza proseguire con il lungo e complesso processo di pignoramento. Per il debitore, il saldo e stralcio rappresenta un’opportunità per chiudere la posizione debitoria a un importo inferiore rispetto alla somma originaria.
In alternativa, il debitore può richiedere una rinegoziazione del mutuo o un piano di rientro. La rinegoziazione del mutuo permette di modificare le condizioni iniziali del prestito, ad esempio allungando la durata del mutuo per ridurre l’importo delle rate, o rivedendo il tasso di interesse per rendere i pagamenti più sostenibili. Un piano di rientro, invece, prevede che il debitore e la banca concordino un nuovo calendario di pagamenti, eventualmente con rate più leggere, che permetta al debitore di regolarizzare gradualmente la sua posizione. Questa opzione è spesso adottata prima che il processo di pignoramento entri nella fase esecutiva vera e propria.
Per i debiti fiscali, un’altra possibilità è accedere alla rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate – Riscossione. La normativa italiana consente di richiedere un piano di rateizzazione del debito fiscale, dilazionandolo in rate mensili che risultino più facili da gestire rispetto a un unico pagamento. Quando la rateizzazione viene concessa e il debitore rispetta le scadenze, l’Agenzia delle Entrate non può proseguire con il pignoramento. Questa opzione è valida per debiti superiori a 20.000 euro, evitando così il rischio di esecuzione sull’immobile.
Nei casi più complessi di difficoltà economica grave, il debitore può valutare la procedura di sovraindebitamento. Questa procedura, regolata dalla legge, consente a chi si trova in una situazione di crisi debitoria e non riesce a far fronte ai propri impegni finanziari di accedere a un piano di ristrutturazione del debito, sospendendo le azioni esecutive, incluso il pignoramento della prima casa. Il piano di sovraindebitamento deve essere approvato dal giudice e consente di riorganizzare i pagamenti in modo sostenibile, offrendo una soluzione a lungo termine per i debiti insoluti.
Infine, l’assistenza di un avvocato specializzato può fare la differenza per negoziare con il creditore e trovare la migliore strategia per bloccare il pignoramento. Un avvocato può gestire le trattative, presentare documentazioni e richieste appropriate, e guidare il debitore nella scelta della soluzione più adatta alla sua situazione specifica. In molti casi, avere un professionista al proprio fianco consente di ottenere risultati migliori e di evitare il pignoramento attraverso strumenti legali adeguati.
Riassunto per Punti
- Saldo e stralcio: Accordo per saldare il debito con una somma ridotta, evitando il pignoramento.
- Rinegoziazione del mutuo o piano di rientro: Modifica delle condizioni di pagamento per rendere il debito sostenibile.
- Rateizzazione del debito fiscale: Possibilità di rateizzare i debiti con l’Agenzia delle Entrate per sospendere il pignoramento.
- Procedura di sovraindebitamento: Ristrutturazione del debito per chi è in grave difficoltà economica, con sospensione delle azioni esecutive.
- Assistenza legale: Un avvocato specializzato può negoziare e trovare soluzioni per bloccare il pignoramento.
Cosa Succede Se il Pignoramento della Casa Viene Avviato?
Quando il pignoramento della casa viene avviato, si innesca una procedura esecutiva complessa e articolata, che può condurre alla vendita forzata dell’immobile per saldare il debito. Dopo che il creditore ha ottenuto un titolo esecutivo e notificato l’atto di precetto al debitore (che concede dieci giorni per il pagamento o la regolarizzazione del debito), il creditore può presentare un’istanza di pignoramento. A questo punto, il tribunale avvia formalmente il pignoramento, e l’immobile viene bloccato legalmente, impedendo al debitore di venderlo o di disporne liberamente.
Il primo passo della procedura è la perizia dell’immobile. Un perito incaricato dal tribunale valuta il valore di mercato della casa, tenendo conto delle sue condizioni, delle caratteristiche e della posizione. Questo valore di stima sarà utilizzato come base per la vendita all’asta e per determinare il possibile ricavo dalla cessione forzata. La perizia è fondamentale perché influisce direttamente sull’importo che il creditore può recuperare e sulle offerte minime nelle aste successive.
Dopo la perizia, il tribunale stabilisce le modalità e le date per la vendita all’asta dell’immobile. La vendita all’asta rappresenta l’ultima fase della procedura esecutiva e consente di liquidare l’immobile per soddisfare i crediti insoluti. A questo punto, chiunque sia interessato può partecipare all’asta e presentare un’offerta, partendo dal prezzo base stabilito dal tribunale. Se l’asta non ha esito positivo (ossia, se nessuno offre il prezzo minimo richiesto), il tribunale può fissare nuove aste, generalmente abbassando progressivamente il prezzo base per rendere l’immobile più appetibile sul mercato.
Durante l’intera procedura esecutiva, il debitore può ancora tentare di fermare il pignoramento e la vendita. Esistono diverse possibilità, come proporre un accordo di saldo e stralcio con il creditore o accedere a strumenti di ristrutturazione del debito, come la procedura di sovraindebitamento, che potrebbe bloccare temporaneamente l’esecuzione forzata, previa approvazione da parte del giudice. Tuttavia, una volta che l’asta è stata fissata e che ci sono potenziali acquirenti interessati, fermare il processo diventa sempre più difficile.
Se la casa viene venduta all’asta, il ricavato viene utilizzato per saldare il debito del creditore, ma non sempre copre l’intero ammontare dovuto. In tal caso, il debitore potrebbe rimanere obbligato a pagare la differenza, qualora il ricavato non sia sufficiente a estinguere completamente il debito residuo. Se, invece, il ricavato eccede il debito, la somma restante viene restituita al debitore, anche se casi del genere sono meno frequenti.
In sintesi, l’avvio del pignoramento della casa porta a una serie di passaggi formali e definitivi che culminano nella vendita all’asta. La procedura può essere lunga e, in alcuni casi, lascia spazio per tentativi di risoluzione alternativa. Tuttavia, senza un accordo con il creditore o una soluzione efficace, la casa verrà venduta e il debitore potrebbe continuare a rispondere per eventuali debiti residui.
Riassunto per Punti
- Avvio del pignoramento: Il tribunale blocca l’immobile e inizia il processo esecutivo.
- Perizia: Un perito stabilisce il valore della casa, usato come base d’asta.
- Asta: La casa viene messa in vendita, con possibilità di ripetere l’asta in caso di offerte insufficienti.
- Tentativi di risoluzione: Possibilità di saldo e stralcio o procedura di sovraindebitamento per fermare la vendita.
- Ricavi dell’asta: Usati per saldare il debito; eventuali eccedenze vengono restituite al debitore, mentre debiti residui restano a suo carico.
Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti Sulla Casa
Affrontare un pignoramento della casa è una delle situazioni più difficili e delicate per un debitore, poiché si tratta non solo di una questione finanziaria, ma anche di una sfida che può compromettere la stabilità personale e familiare. In un contesto così complesso, avere al proprio fianco un avvocato specializzato in opposizione ai pignoramenti della casa è di fondamentale importanza. Non solo per comprendere appieno i propri diritti, ma anche per disporre di tutte le strategie necessarie a difendere il proprio patrimonio immobiliare e, in molti casi, evitare il dramma di una vendita all’asta. Un avvocato esperto può fare la differenza tra una perdita definitiva e la possibilità di mantenere l’abitazione, trovando soluzioni legali che talvolta il debitore non conosce o non ha considerato.
Uno dei principali vantaggi di affidarsi a un avvocato specializzato è la capacità di esplorare tutte le opzioni legali disponibili per opporsi al pignoramento. L’opposizione al pignoramento è un processo complesso che richiede competenze specifiche, e solo un professionista qualificato può valutare l’effettiva validità del titolo esecutivo e l’adeguatezza della procedura esecutiva seguita dal creditore. Ci sono infatti numerosi motivi formali e sostanziali che possono essere utilizzati per contestare un pignoramento. Se, ad esempio, vengono riscontrati errori nell’atto di precetto o nel decreto ingiuntivo, un avvocato può fare leva su queste irregolarità per sospendere la procedura e guadagnare tempo prezioso per cercare una soluzione alternativa.
Inoltre, un avvocato esperto sa valutare se ci sono le condizioni per avviare una trattativa con il creditore, proponendo un accordo di saldo e stralcio o un piano di rientro che possa soddisfare entrambe le parti. In molti casi, un creditore preferisce ricevere una somma concordata piuttosto che affrontare i tempi e le incognite di una procedura esecutiva lunga e incerta. Un avvocato è in grado di rappresentare il debitore in queste trattative e di presentare una proposta seria e strutturata, che può convincere il creditore a interrompere l’azione esecutiva. Senza il supporto di un legale, la possibilità di negoziare condizioni favorevoli è ridotta, poiché il debitore potrebbe non conoscere i dettagli tecnici e legali necessari per convincere il creditore.
La consulenza legale di un avvocato è particolarmente utile anche per valutare se ricorrere alla procedura di sovraindebitamento, un’opzione prevista dalla legge per chi si trova in una condizione di grave difficoltà economica. La procedura di sovraindebitamento permette di ristrutturare i propri debiti e sospendere le azioni esecutive, incluso il pignoramento della casa. Tuttavia, per accedere a questa soluzione, è necessario presentare una richiesta dettagliata al giudice, con una documentazione completa e rigorosa. Un avvocato specializzato può guidare il debitore in ogni fase di questo processo, assicurandosi che tutte le condizioni richieste siano rispettate e che la richiesta venga formulata in modo corretto. Questa opzione offre una possibilità concreta di alleggerire il carico dei debiti e di evitare la perdita dell’abitazione.
L’avvocato può inoltre aiutare a comprendere gli effetti della perizia dell’immobile e della vendita all’asta. La perizia rappresenta un momento cruciale della procedura di pignoramento, poiché stabilisce il valore di mercato della casa. Un avvocato può intervenire per verificare che la valutazione sia corretta e, se necessario, presentare osservazioni o opposizioni per garantire che il valore non venga sottostimato. Questo è importante perché un valore di stima troppo basso può danneggiare il debitore, riducendo le possibilità di recupero del credito e rendendo la vendita all’asta meno vantaggiosa.
Nella fase dell’asta, un avvocato può continuare a svolgere un ruolo fondamentale, monitorando le procedure e intervenendo per fermare la vendita qualora si presentino nuove opportunità di negoziazione con il creditore o emergano motivi di opposizione. L’intervento di un legale è essenziale anche per tutelare il debitore in caso di vendita definitiva, assicurandosi che il ricavato dell’asta venga utilizzato correttamente per saldare il debito e che eventuali eccedenze siano restituite al debitore.
In definitiva, l’assistenza di un avvocato specializzato in opposizione ai pignoramenti è un investimento che può salvaguardare la casa e offrire al debitore la possibilità di risolvere il proprio debito in modo meno traumatico. L’avvocato non solo rappresenta una guida tecnica e giuridica, ma è anche una risorsa per proteggere i diritti del debitore e trovare soluzioni che possano davvero fare la differenza. In situazioni così delicate, affidarsi a un professionista è la scelta più sicura per affrontare il pignoramento con consapevolezza e con la speranza di preservare il proprio patrimonio.
In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).
Perciò se hai la necessità di un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti sulla casa, qui di seguito trovi tutti i nostri contatti per un aiuto rapido e sicuro.