Quando Avviene Il Pignoramento Del Conto Corrente? Risponde L’Avvocato

Il pignoramento del conto corrente è una procedura legale complessa che viene attivata per recuperare somme dovute ai creditori.

Scopriamo con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazioni pignoramenti dei conti correnti, in dettaglio quando e come può avvenire questa azione, quali sono i limiti imposti dalla normativa italiana fino al 2024, e le diverse tipologie di pignoramento attualmente in vigore.

Cos’è il Pignoramento del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una procedura legale di recupero crediti che consente a un creditore di riscuotere le somme dovute direttamente dal conto corrente del debitore, a patto di ottenere un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo. Per attivare la procedura, il creditore deve dimostrare l’esistenza del debito in sede legale e notificare l’intenzione di pignoramento al debitore, il quale ha generalmente 40 giorni per reagire: può pagare il debito, oppure presentare opposizione. Se il debitore non risponde, il creditore può procedere con il pignoramento, coinvolgendo la banca o la posta presso cui è detenuto il conto del debitore.

Il processo ha delle fasi rigide che vanno seguite. Una volta emesso l’atto di precetto (l’avviso formale di pagamento), al debitore sono concessi ulteriori dieci giorni per saldare. Se ciò non avviene, il pignoramento diventa operativo: l’istituto bancario blocca la somma e inizia a trasferirla al creditore, per intero o a rate. La banca ha il compito di congelare i fondi e trasferirli al creditore fino a soddisfare l’importo del debito, salvo la protezione del cosiddetto “minimo vitale”.

Il legislatore impone alcuni limiti per salvaguardare i bisogni essenziali del debitore. Ad esempio, per le somme derivanti da pensioni o stipendi, possono essere pignorati solo gli importi che eccedono il triplo dell’assegno sociale (1.603,23 euro per il 2024). Inoltre, per ogni accredito futuro, il pignoramento può trattenere al massimo un quinto del netto mensile. L’Agenzia delle Entrate può trattenere una quota inferiore (1/10 o 1/7, a seconda dell’importo) quando il pignoramento riguarda debiti con la pubblica amministrazione. Anche per i conti correnti cointestati, le somme sono pignorabili solo in proporzione alla quota intestata al debitore.

Esistono casi particolari in cui il conto corrente non può essere pignorato: ad esempio, quando il conto è vuoto o in rosso, oppure se contiene somme derivanti esclusivamente da pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento per disabili, o rendite di assicurazioni sulla vita. In questo caso, il pignoramento viene sospeso fino a eventuali nuovi accrediti rilevanti.

Riassunto per punti:

  • Il pignoramento del conto corrente è una procedura per riscuotere debiti non saldati.
  • Richiede un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo, notificato al debitore.
  • Dopo la notifica, il debitore ha 40 giorni per pagare o fare opposizione.
  • Il debitore riceve un atto di precetto e ha ulteriori dieci giorni prima che il pignoramento diventi effettivo.
  • Viene applicato un limite di prelievo per salvaguardare il minimo vitale (triplo dell’assegno sociale).
  • Per stipendi e pensioni, il pignoramento si limita al massimo a un quinto del reddito netto.
  • L’Agenzia delle Entrate può applicare quote ridotte per i debiti con la pubblica amministrazione.
  • I conti in rosso o contenenti solo somme derivanti da pensioni di invalidità o rendite assicurative non possono essere pignorati.

Quando è Possibile Procedere al Pignoramento?

Il pignoramento del conto corrente è attivabile solo dopo aver accertato che il debitore non ha saldato il debito autonomamente o volontariamente. Una volta che il creditore ha ottenuto un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo, può procedere con il pignoramento notificando l’atto al debitore, il quale ha generalmente 40 giorni per reagire. Durante questo periodo, il debitore ha due opzioni principali: saldare il debito o presentare un’opposizione, in caso ritenga che vi siano errori nella procedura o nelle somme richieste.

Se il debitore non agisce entro i 40 giorni, il creditore può avanzare con l’atto di precetto, una comunicazione formale che concede altri 10 giorni per pagare il debito residuo. Alla scadenza di questo periodo senza pagamento, si avvia il blocco e la successiva trattenuta delle somme dal conto corrente. La procedura richiede il coinvolgimento della banca o della posta presso cui è detenuto il conto del debitore, la quale blocca le somme e le trasferisce al creditore secondo i termini stabiliti dalla legge.

È importante sottolineare che, per legge, il pignoramento di somme derivanti da stipendi, pensioni, e altre entrate necessarie al sostentamento del debitore può essere applicato solo nella misura eccedente il minimo vitale (1.603,23 euro per il 2024). Inoltre, se il debito è verso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, si applicano limiti specifici: per stipendi inferiori ai 2.500 euro si può trattenere al massimo un decimo, mentre per importi superiori a 5.000 euro si può trattenere fino a un quinto.

Riassunto per punti:

  • Il pignoramento è possibile solo dopo che il creditore ha ottenuto un titolo esecutivo.
  • Il debitore ha 40 giorni dalla notifica per pagare o fare opposizione.
  • Dopo i 40 giorni, il debitore riceve un atto di precetto con ulteriori 10 giorni di tempo per saldare.
  • Se il pagamento non avviene, la banca blocca le somme sul conto e inizia il trasferimento al creditore.
  • Il pignoramento è limitato dal minimo vitale e può trattenere solo una parte delle somme derivanti da stipendi e pensioni.

Quali Sono i Limiti di Pignorabilità per Stipendi e Pensioni?

Il pignoramento di stipendi e pensioni sul conto corrente è soggetto a limiti specifici stabiliti per proteggere il “minimo vitale” necessario al sostentamento del debitore. Per le somme già depositate, il pignoramento può avvenire solo sulla parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (1.603,23 euro nel 2024). In altre parole, se un debitore ha meno di questa cifra sul conto, non sarà possibile procedere con il prelievo; se l’importo supera questa soglia, il pignoramento può riguardare solo la parte eccedente.

Per gli accrediti futuri di stipendi e pensioni, il pignoramento prevede limiti ulteriori. La legge consente generalmente di trattenere fino a un quinto del reddito netto mensile accreditato. Tuttavia, se il creditore è l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, si applicano limiti variabili: per stipendi inferiori a 2.500 euro, si può trattenere al massimo un decimo; per importi tra 2.500 e 5.000 euro, il limite è un settimo; per importi superiori a 5.000 euro, si può trattenere fino a un quinto.

Le pensioni sono protette da disposizioni simili. Tuttavia, per essere considerate tali, devono essere accreditate esclusivamente su un conto specifico, senza altre entrate. Questo assicura che solo una parte dell’importo possa essere pignorata, lasciando il necessario per il mantenimento del pensionato.

Riassunto per punti:

  • Le somme già depositate sono pignorabili solo per l’importo che eccede il triplo dell’assegno sociale (1.603,23 euro nel 2024).
  • Per accrediti futuri di stipendi e pensioni, si può pignorare fino a un quinto del netto mensile.
  • L’Agenzia delle Entrate può applicare quote minori, in base al reddito (da un decimo fino a un quinto).
  • Le pensioni devono essere su conti esclusivi per garantire la protezione del minimo vitale.

Come Funziona il Pignoramento di un Conto Corrente Cointestato?

Il pignoramento di un conto corrente cointestato presenta particolarità specifiche: solo la quota intestata al debitore può essere soggetta a pignoramento. In pratica, se un conto cointestato contiene, ad esempio, 5.000 euro e il debitore è titolare del 50% dei fondi, il creditore potrà agire solo sulla metà del saldo, ovvero 2.500 euro. Questa regola garantisce che i diritti del cointestatario non debitore siano tutelati, permettendo di salvaguardare la parte di fondi non appartenente al debitore.

Tuttavia, la quota pignorabile può variare in base alla percentuale di intestazione formale del conto. In assenza di accordi diversi, la legge presume una ripartizione equa (50%) per i conti cointestati. Nel caso in cui il debitore sia titolare di una quota differente, l’importo soggetto a pignoramento sarà proporzionato a quella percentuale.

Inoltre, le restrizioni per le somme provenienti da stipendi o pensioni si applicano anche ai conti cointestati. Pertanto, se il conto contiene somme derivanti da pensioni o stipendi, il pignoramento è comunque limitato alla parte che eccede il triplo dell’assegno sociale (1.603,23 euro nel 2024), oltre alla possibilità di trattenere un quinto del netto per futuri accrediti, a seconda della normativa vigente【6†source】【8†source】【9†source】.

Riassunto per punti:

  • Solo la quota intestata al debitore è pignorabile, salvaguardando i diritti del cointestatario non debitore.
  • In assenza di accordi, la legge presume una divisione equa del saldo (50%).
  • Per somme da pensioni o stipendi, valgono i limiti di pignorabilità (triplo dell’assegno sociale e massimo un quinto del netto su futuri accrediti).

Quali Conti Correnti Non Possono Essere Pignorati?

Non tutti i conti correnti possono essere pignorati, poiché la legge italiana impone restrizioni specifiche per tutelare il debitore e garantire un livello minimo di protezione finanziaria in determinate circostanze. In particolare, i conti che presentano un saldo negativo o pari a zero non sono pignorabili, poiché non offrono fondi su cui il creditore possa rivalersi. In questi casi, il creditore può attendere futuri depositi ma non può prelevare fondi inesistenti.

Alcune entrate specifiche rendono il conto “non pignorabile” o soggetto a particolari limitazioni. Ad esempio, i conti che contengono esclusivamente somme derivanti da pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento per persone disabili, e rendite di assicurazioni sulla vita non possono essere pignorati, garantendo così che queste fonti di sostentamento rimangano a disposizione del debitore. Anche per conti che ricevono accrediti di pensioni e stipendi, il pignoramento si limita alla parte eccedente il triplo dell’assegno sociale, che nel 2024 è fissato a 1.603,23 euro, preservando un “minimo vitale”.

Un’ulteriore eccezione riguarda i conti correnti affidati, ovvero quelli che hanno una linea di credito concessa dalla banca. Se il saldo disponibile è inferiore al limite del fido, il conto non può essere oggetto di pignoramento.

Inoltre, conti correnti aperti all’estero o su piattaforme diverse dalle banche tradizionali, come PayPal o carte prepagate ricaricabili, possono in alcuni casi essere pignorati con una procedura diversa e più complessa, poiché richiedono l’intervento di autorità giudiziarie internazionali.

Riassunto per punti:

  • I conti in rosso o con saldo zero non sono pignorabili.
  • I conti con entrate da pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento e rendite assicurative non sono pignorabili.
  • I conti con pensioni o stipendi sono pignorabili solo per somme eccedenti il triplo dell’assegno sociale.
  • I conti correnti affidati non sono pignorabili se il saldo è inferiore al limite di fido.
  • I conti esteri o su piattaforme alternative possono essere pignorati con procedure internazionali.

Quali Sono le Procedure di Notifica per il Pignoramento del Conto?

Il pignoramento del conto corrente richiede una procedura di notifica rigorosa e ben regolamentata, per garantire che il debitore sia pienamente informato e possa reagire. La prima fase è l’ottenimento di un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo o una sentenza, che legittima il creditore a procedere. Una volta ottenuto il titolo, il creditore notifica al debitore l’intenzione di eseguire il pignoramento tramite un atto formale.

La notifica include i dettagli del debito e le azioni richieste per evitare il pignoramento, e concede al debitore un periodo di 40 giorni per saldare la somma dovuta o presentare opposizione, se ritiene che ci siano errori nella procedura o nell’importo richiesto. Se il debitore non reagisce, il creditore procede emettendo un “atto di precetto,” ovvero l’ultimo avviso formale con cui si concede al debitore un ulteriore termine di 10 giorni per il pagamento.

Solo alla scadenza di questo ultimo termine, senza che il debitore abbia saldato il debito, la procedura di pignoramento entra effettivamente in atto. A questo punto, la banca viene notificata della decisione e blocca le somme presenti sul conto corrente del debitore, trasferendole progressivamente al creditore fino alla copertura del debito o nel rispetto dei limiti imposti dalla legge per garantire il minimo vitale.

Riassunto per punti:

  • Il pignoramento inizia con l’ottenimento di un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo.
  • Il creditore notifica il pignoramento al debitore, concedendogli 40 giorni per pagare o fare opposizione.
  • In caso di mancata reazione, il creditore emette un atto di precetto, dando ulteriori 10 giorni per il saldo.
  • Se il pagamento non avviene, la banca blocca i fondi del conto e inizia il trasferimento al creditore.

Che Succede se il Conto Corrente è Vuoto?

Se il conto corrente è vuoto o con un saldo negativo, il pignoramento non può essere eseguito immediatamente poiché non ci sono fondi da prelevare. In questo caso, la banca procede comunque a bloccare temporaneamente il conto, in attesa di eventuali futuri accrediti. Se il debitore riceve successivamente somme rilevanti, come accrediti di stipendio o pensione, queste potrebbero essere soggette a pignoramento nei limiti imposti dalla legge.

La procedura permette quindi al creditore di “monitorare” il conto per un periodo di tempo stabilito, in modo da intercettare eventuali depositi futuri, che saranno poi trattenuti e trasferiti fino al saldo del debito. Tuttavia, la legge italiana prevede che per ogni nuovo accredito derivante da pensioni o stipendi, venga comunque garantita la protezione del “minimo vitale” (fino a 1.603,23 euro nel 2024), per cui solo la parte eccedente questa somma può essere pignorata.

Riassunto per punti:

  • Il pignoramento non si esegue se il conto è vuoto o con saldo negativo.
  • La banca può bloccare temporaneamente il conto, aspettando futuri accrediti.
  • Eventuali depositi successivi possono essere pignorati nei limiti della legge.
  • La parte eccedente il minimo vitale è pignorabile per nuovi accrediti di pensioni e stipendi.

Quanto Dura il Pignoramento di un Conto Corrente?

La durata del pignoramento di un conto corrente dipende da diversi fattori, tra cui la disponibilità delle somme e il tipo di debito. Il pignoramento di un conto corrente inizia formalmente nel momento in cui il creditore ottiene il titolo esecutivo e procede con la notifica, che permette alla banca di bloccare i fondi disponibili sul conto del debitore. La durata effettiva può variare a seconda dell’ammontare delle somme presenti sul conto e della periodicità degli accrediti, come stipendi o pensioni, che possono essere pignorati parzialmente fino a quando il debito non è completamente estinto.

In pratica, il pignoramento prosegue fino a quando il debito non è interamente saldato. Questo significa che, se il conto presenta una disponibilità sufficiente, il debito potrebbe essere estinto subito dopo il blocco della somma necessaria. Tuttavia, se i fondi sono insufficienti o il conto è vuoto, la procedura di pignoramento continua monitorando eventuali nuovi accrediti, che saranno bloccati e trattenuti in proporzione alle quote pignorabili. Ad esempio, per pensioni e stipendi, solo la parte eccedente il minimo vitale (1.603,23 euro per il 2024) può essere trattenuta, rispettando il limite massimo di un quinto del reddito netto per accrediti futuri, salvo eccezioni in caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate.

Esiste un limite temporale per la validità del pignoramento: generalmente, se entro un anno dalla notifica iniziale il creditore non riesce a recuperare la somma dovuta, il pignoramento può decadere. In tal caso, il creditore può richiedere un’estensione del pignoramento tramite una nuova autorizzazione giudiziaria, estendendo la possibilità di prelevare ulteriori somme fino alla copertura del debito residuo. Questo rinnovo può essere ripetuto fino a che il debito è saldato o fino a che il creditore non rinuncia a procedere ulteriormente.

La durata totale di un pignoramento, quindi, può essere relativamente breve o estendersi per anni in base alle disponibilità del conto e alle somme pignorabili periodicamente. Inoltre, alcuni debiti potrebbero essere estinti con prelievi frazionati per permettere al debitore di conservare una parte delle proprie entrate per esigenze di sostentamento.

È Possibile Evitare il Pignoramento del Conto Corrente?

Evitare il pignoramento del conto corrente è una questione complessa, ma esistono strategie preventive e correttive per tutelarsi da questa procedura esecutiva. La prima linea di difesa è rappresentata dall’adempimento puntuale delle scadenze dei debiti. Mantenere un saldo positivo e regolare i propri pagamenti può evitare che il creditore avanzi richieste di pignoramento. Se il debitore riceve una notifica di decreto ingiuntivo, che rappresenta l’avvio ufficiale della procedura di recupero crediti, è ancora possibile bloccare il pignoramento provvedendo a saldare l’importo dovuto entro i tempi stabiliti o cercando un accordo con il creditore per una dilazione.

Una volta notificato l’atto di pignoramento, le opzioni per evitarlo diventano più limitate, ma non si escludono. Tra queste, una soluzione spesso adottata è l’opposizione al pignoramento, presentata dal debitore nel caso ritenga che vi siano errori o irregolarità nella procedura o nei conteggi del debito. Ad esempio, può verificarsi che il debitore ritenga di avere già parzialmente saldato la somma o che i termini di notifica siano stati irregolari. In tal caso, è possibile presentare ricorso al giudice entro 40 giorni dalla notifica, il quale valuterà la validità dell’opposizione e potrà sospendere il pignoramento se rileva errori sostanziali. Tuttavia, questa opzione richiede il supporto di un legale, e i tempi della giustizia possono variare, lasciando talvolta un margine di incertezza.

Una strategia preventiva particolarmente efficace è anche la rinegoziazione del debito. Il debitore può cercare di rinegoziare le modalità di pagamento direttamente con il creditore prima che il pignoramento diventi esecutivo. Alcuni creditori, in particolare le istituzioni finanziarie, possono preferire un piano di pagamento dilazionato piuttosto che affrontare i costi e le lungaggini della procedura esecutiva. Un accordo extragiudiziale può risolvere il debito in modo meno oneroso e preservare la disponibilità del conto corrente.

Per i conti che contengono entrate specifiche, come pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento, o redditi provenienti da trattamenti assicurativi, il pignoramento può essere evitato perché queste somme non sono pignorabili. Anche per gli accrediti di pensioni e stipendi, il pignoramento è soggetto a limitazioni, come il rispetto del minimo vitale, che per il 2024 è fissato a 1.603,23 euro. Queste restrizioni proteggono parte delle somme versate sul conto, e in molti casi il pignoramento non può eccedere un quinto dell’importo netto degli accrediti successivi.

Infine, nei casi in cui il pignoramento riguardi debiti verso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il debitore può valutare la richiesta di una rateizzazione delle cartelle esattoriali. La normativa consente infatti di dilazionare il pagamento del debito con rate che permettono di evitare il pignoramento in corso, a patto che il debitore sia in grado di rispettare il piano di rateizzazione stabilito.

Riassunto per punti:

  • Pagare i debiti puntualmente e mantenere saldo positivo per prevenire il pignoramento.
  • All’arrivo della notifica di pignoramento, pagare l’importo o accordarsi con il creditore per evitare l’azione.
  • Presentare opposizione entro 40 giorni se ci sono irregolarità, ma è necessario il supporto legale.
  • Rinegoziare il debito con il creditore per un piano dilazionato può prevenire il pignoramento.
  • Somme come pensioni di invalidità e assicurazioni non sono pignorabili; per pensioni e stipendi, vige il limite del minimo vitale.
  • Richiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per sospendere il pignoramento in corso.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti Del Conto Corrente

Il pignoramento del conto corrente è una procedura che può avere un impatto molto significativo sulla vita finanziaria del debitore. È uno strumento potente a disposizione dei creditori, ma allo stesso tempo è regolamentato da normative specifiche che mirano a bilanciare i diritti dei creditori con la necessità di garantire al debitore il cosiddetto “minimo vitale”. Questa procedura esecutiva, che consente il prelievo diretto di somme dal conto corrente del debitore, deve infatti rispettare limiti imposti dalla legge per tutelare le necessità basilari del debitore, specialmente quando si tratta di stipendi o pensioni. Tuttavia, anche se le leggi italiane impongono restrizioni che cercano di proteggere il debitore da una perdita totale dei fondi, il rischio di vedersi limitata la disponibilità finanziaria rimane alto, e l’iter legale può essere difficile da affrontare senza un’adeguata consulenza legale.

In questo contesto, il ruolo di un avvocato specializzato in cancellazione debiti e pignoramenti assume un valore determinante. Un avvocato esperto può aiutare il debitore a identificare possibili irregolarità nella procedura di pignoramento, come errori nelle notifiche o nei conteggi, che potrebbero portare alla sospensione o all’annullamento del pignoramento stesso. Spesso, infatti, il pignoramento è una procedura che, sebbene possa apparire semplice, implica in realtà una serie di passaggi formali che il creditore deve rispettare rigorosamente. Qualsiasi violazione delle norme da parte del creditore, come il mancato rispetto dei tempi di notifica o l’omissione di dettagli obbligatori, può costituire un motivo valido per fare opposizione, e l’assistenza di un avvocato competente permette di muoversi in questo ambito complesso con maggiore sicurezza.

Oltre a identificare le irregolarità, un avvocato specializzato può suggerire strategie preventive o alternative per gestire il debito prima che il pignoramento diventi operativo. La rinegoziazione del debito è una soluzione che, se proposta nei tempi giusti, può evitare che il creditore richieda il pignoramento, ottenendo un accordo di pagamento che preveda rateizzazioni o dilazioni meno impattanti. Senza un adeguato supporto legale, il debitore potrebbe non essere consapevole di queste opportunità, e la sua situazione finanziaria potrebbe aggravarsi, portando a un blocco del conto che limita gravemente la capacità di far fronte alle spese quotidiane. Un avvocato specializzato non solo può negoziare direttamente con il creditore, ma può anche consigliare al debitore le opzioni migliori in base alla tipologia di debito, alla somma dovuta e alla situazione finanziaria personale, minimizzando così le conseguenze.

Anche in caso di debiti fiscali, dove il creditore è l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, un avvocato esperto può essere essenziale per valutare la possibilità di accedere a una rateizzazione del debito, che consente al debitore di estinguere l’importo in diverse tranche, evitando il pignoramento del conto. Questo è particolarmente utile per i debitori che non riescono a saldare il debito in un’unica soluzione, ma che possono permettersi una rata mensile compatibile con il proprio reddito. La legge italiana consente infatti, in determinate situazioni, di dilazionare i pagamenti con l’Agenzia delle Entrate, sospendendo così la procedura di pignoramento e alleggerendo l’onere economico sul debitore. Anche questa opzione, però, richiede la conoscenza delle normative specifiche, che possono variare a seconda dell’importo del debito e della capacità contributiva del debitore.

L’assistenza di un avvocato specializzato può inoltre proteggere il debitore in casi particolari di pignoramenti relativi a conti cointestati o a conti in cui sono accreditate pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento, o altre somme non pignorabili per legge. Questi fondi, essendo destinati al sostentamento di individui in situazioni di particolare vulnerabilità, godono di specifiche tutele, ma in mancanza di un’adeguata rappresentanza legale, il debitore potrebbe vedere pignorate somme non dovute. Un avvocato esperto è in grado di tutelare i diritti del debitore, richiedendo la restituzione delle somme eventualmente bloccate in modo non corretto e facendo valere le normative a protezione dei conti correnti cointestati e delle pensioni.

La gestione di un pignoramento del conto corrente è un processo che richiede non solo la conoscenza dettagliata delle leggi vigenti ma anche una forte capacità di negoziazione e pianificazione. Affidarsi a un avvocato esperto in pignoramenti permette al debitore di evitare errori che potrebbero compromettere ulteriormente la situazione finanziaria, e di beneficiare di un approccio strategico che riduca l’impatto economico del debito. La consulenza legale in questo ambito può risultare decisiva per identificare tutte le alternative disponibili, valutare eventuali benefici di una rinegoziazione e garantire il rispetto dei propri diritti, anche laddove il creditore sia un ente pubblico.

In sintesi, il pignoramento del conto corrente rappresenta una procedura seria e potenzialmente gravosa, che richiede una difesa solida e ben strutturata. Affidarsi a un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente non solo offre un supporto concreto nella gestione legale della procedura ma consente al debitore di affrontare il processo con maggiore serenità e consapevolezza. Attraverso l’esperienza e le competenze specifiche dell’avvocato, il debitore può difendere con efficacia i propri interessi, proteggere il minimo vitale e trovare soluzioni che, anche di fronte a un debito importante, permettano una gestione sostenibile e rispettosa dei propri diritti fondamentali.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono il punto di vista personale degli Autori, maturato sulla base della loro esperienza professionale. Non devono essere considerate come consulenza tecnica o legale. Per chiarimenti specifici o ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si invita a tenere presente che l’articolo fa riferimento al contesto normativo vigente alla data di redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono cambiare nel tempo. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per un utilizzo inappropriato delle informazioni contenute in queste pagine.
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