Quanto Deve Essere Il Debito Per Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una delle azioni esecutive più comuni utilizzate dai creditori per recuperare un debito non pagato. Tuttavia, ci sono delle soglie di debito e delle procedure ben precise che regolano quando e come questo può avvenire. In Italia, il Codice di Procedura Civile, insieme al Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), regola i casi di pignoramento, inclusi quelli che riguardano i conti correnti.

Ma andiamo nei dettagli con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente.

Quanto Deve Essere Il Debito Per Procedere Al Pignoramento Del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è un atto esecutivo utilizzato dai creditori per recuperare un credito non pagato, e non esiste una soglia minima specifica di debito per cui può essere attivato. In linea generale, il Codice di Procedura Civile non stabilisce un importo minimo di debito che autorizza il pignoramento del conto corrente. Tuttavia, per procedere al pignoramento, il creditore deve disporre di un titolo esecutivo, che può essere un decreto ingiuntivo, una sentenza o un altro tipo di provvedimento esecutivo.

Il creditore, una volta ottenuto il titolo esecutivo, procede con un atto di precetto, notificando al debitore l’ordine di pagamento. Se il debitore non paga entro i tempi stabiliti, il creditore può avviare il pignoramento presso terzi, coinvolgendo la banca del debitore. A questo punto, la banca ha l’obbligo di bloccare le somme presenti sul conto corrente fino al soddisfacimento del credito, più gli interessi e le spese legali. Anche debiti di poche centinaia di euro possono essere oggetto di pignoramento del conto corrente, anche se in pratica, la procedura tende ad essere attivata per importi più consistenti a causa dei costi legali che il creditore deve sostenere per avviare il pignoramento.

Esistono tuttavia delle tutele per il debitore, soprattutto in relazione a somme impignorabili. Le somme accreditate come stipendi o pensioni sono soggette a pignoramento solo in parte. La legge stabilisce che è possibile pignorare al massimo il 20% dell’importo netto mensile accreditato sul conto corrente, ma solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024). Le somme necessarie per il sostentamento del debitore e della sua famiglia non possono essere pignorate. Questo vale anche per altre somme che la legge definisce impignorabili, come sussidi o indennità specifiche.

Un altro aspetto da considerare è la prescrizione del debito. Anche se non esiste una soglia minima per il pignoramento, il debitore può opporsi se il credito è ormai prescritto, ovvero se è trascorso il termine legale entro il quale il creditore poteva agire per recuperare il proprio credito. In generale, i debiti commerciali si prescrivono in 10 anni, mentre quelli relativi a stipendi e compensi professionali in 5 anni.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) introduce ulteriori strumenti di tutela per il debitore in difficoltà economica, come l’esdebitazione. L’esdebitazione consente al debitore che si trova in una condizione di insolvenza irreversibile di ottenere la cancellazione dei debiti residui non saldati, purché abbia già liquidato il proprio patrimonio disponibile. Questo strumento permette al debitore di liberarsi dai debiti e bloccare ulteriori azioni esecutive, come il pignoramento del conto corrente, a condizione che sia dimostrata l’impossibilità di soddisfare i creditori con un piano di pagamento sostenibile.

Riassunto per punti:

  1. Importo del debito: Non esiste un importo minimo per avviare il pignoramento del conto corrente, ma deve esserci un titolo esecutivo.
  2. Somme impignorabili: Stipendi e pensioni accreditati sul conto sono soggetti a pignoramento parziale, fino al 20% dell’importo netto mensile eccedente il triplo dell’assegno sociale.
  3. Prescrizione del debito: Il debitore può opporsi se il credito è prescritto, generalmente dopo 5 o 10 anni, a seconda del tipo di debito.
  4. Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza: Questo codice prevede l’esdebitazione per i debitori incapienti, offrendo una via di uscita per bloccare le esecuzioni.
  5. Strumenti di difesa: Il debitore può tentare di negoziare un accordo con il creditore, presentare opposizione o richiedere la protezione dell’esdebitazione per evitare il pignoramento.

Un avvocato esperto in cancellazione debiti può aiutare a gestire tutte queste complessità, offrendo consulenza su come proteggere i propri beni e affrontare le procedure legali nel modo più efficace.

Come Funziona Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una procedura legale attraverso cui un creditore può recuperare un credito non pagato direttamente dal saldo presente sul conto bancario del debitore. Questa forma di pignoramento è regolata dal Codice di Procedura Civile e richiede che il creditore sia in possesso di un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo, una sentenza o un atto di precetto, che attesti l’esistenza del debito. Una volta che il creditore ha ottenuto il titolo esecutivo, può procedere con la richiesta di pignoramento presso la banca del debitore.

Il pignoramento del conto corrente coinvolge diversi passaggi:

  1. Titolo esecutivo e atto di precetto: Per avviare il pignoramento, il creditore deve prima ottenere un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo. Successivamente, invia un atto di precetto al debitore, che intima il pagamento del debito entro un termine solitamente di 10 giorni. Se il debitore non paga entro questo periodo, il creditore può procedere con il pignoramento.
  2. Pignoramento presso terzi: Una volta trascorsi i 10 giorni senza che il debitore abbia saldato il debito, il creditore può notificare alla banca l’atto di pignoramento. La banca, in questo caso, è considerata un “terzo” che detiene le somme del debitore. L’istituto bancario è quindi obbligato a bloccare tutte le somme disponibili sul conto corrente del debitore fino all’ammontare del debito, includendo interessi e spese legali.
  3. Blocco delle somme: Quando la banca riceve l’ordine di pignoramento, blocca immediatamente le somme presenti sul conto del debitore. Questo significa che il debitore non potrà più accedere al denaro bloccato fino a quando non verrà completata la procedura. Tuttavia, non tutte le somme sul conto sono pignorabili: esistono delle eccezioni previste dalla legge per proteggere il debitore.
  4. Somme impignorabili: La legge italiana stabilisce che alcune somme sono impignorabili o pignorabili solo parzialmente. Per esempio:
  • Stipendi e pensioni: Se sono già stati accreditati sul conto corrente, solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024) può essere pignorata. Di questa parte, può essere pignorato un massimo del 20% dell’importo.
  • Somme necessarie al sostentamento: Alcune somme, come quelle destinate a spese alimentari o di sostentamento per il debitore e la sua famiglia, sono esenti dal pignoramento.
  1. Distribuzione delle somme al creditore: Dopo il blocco, le somme pignorate vengono trasferite al creditore tramite l’autorità giudiziaria, a meno che il debitore non presenti opposizione al pignoramento o non si verifichino altri eventi che sospendano l’esecuzione. Una volta completata questa fase, il creditore può ritenersi soddisfatto del proprio credito.

Se il debitore non ha abbastanza denaro sul conto corrente per soddisfare l’intero debito, il creditore può comunque avviare ulteriori azioni esecutive, come il pignoramento di beni mobili o immobili, fino a coprire l’intero importo del debito.

Riassunto per punti:

  1. Titolo esecutivo: Il creditore deve ottenere un decreto ingiuntivo o altro titolo esecutivo per avviare il pignoramento.
  2. Atto di precetto: Il debitore riceve un’intimazione a pagare il debito entro 10 giorni.
  3. Blocco delle somme: La banca blocca le somme presenti sul conto fino all’ammontare del debito.
  4. Somme impignorabili: Stipendi, pensioni e somme necessarie al sostentamento sono parzialmente o totalmente impignorabili.
  5. Distribuzione al creditore: Le somme bloccate vengono trasferite al creditore tramite l’autorità giudiziaria, salvo opposizioni o sospensioni.

Affidarsi a un avvocato esperto è essenziale per difendersi da un pignoramento del conto corrente, poiché solo un professionista può valutare correttamente le azioni legali da intraprendere per proteggere le somme impignorabili e presentare eventuali opposizioni.

Quali Sono Le Somme Impignorabili?

In Italia, non tutte le somme presenti sul conto corrente di un debitore possono essere pignorate. Esistono precise norme che tutelano alcune categorie di somme, definite impignorabili o parzialmente impignorabili, per garantire al debitore mezzi di sostentamento e proteggere determinate fonti di reddito. Vediamo quali sono le somme impignorabili in base alla legge.

  1. Stipendi e pensioni:
  • Se uno stipendio o una pensione sono accreditati sul conto corrente, la legge prevede una protezione parziale. Solo l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024) può essere pignorato. Inoltre, di questa parte, può essere pignorato al massimo il 20% dell’importo accreditato. Questa norma è pensata per garantire che il debitore possa mantenere una somma minima per il suo sostentamento.
  • Se invece lo stipendio o la pensione non sono ancora stati accreditati sul conto corrente, la regola generale è che può essere pignorato solo un quinto dello stipendio netto.
  1. Indennità e sussidi:
  • Alcune indennità previste dalla legge sono totalmente impignorabili. Queste includono, ad esempio, indennità di accompagnamento per invalidi civili, indennità di maternità, indennità per disoccupazione (NASPI) e altri sussidi sociali. Questi fondi sono destinati a specifiche esigenze di assistenza e sono protetti dalla legge per evitare che il debitore ne venga privato.
  1. Somme necessarie al sostentamento:
  • Le somme considerate indispensabili per il mantenimento del debitore e della sua famiglia sono impignorabili. Questi fondi devono permettere al debitore di soddisfare i bisogni primari, come cibo, alloggio e cure mediche. Anche in caso di pignoramento, la legge protegge una quota minima di reddito necessaria per vivere dignitosamente.
  1. Assegni di mantenimento:
  • Gli assegni destinati al mantenimento del coniuge o dei figli non possono essere pignorati. Si tratta di somme stabilite dal tribunale per il sostentamento di familiari, e per questo motivo non possono essere sottratte al debitore.
  1. Risparmi inferiori a un limite minimo:
  • In alcuni casi, piccole somme di risparmio che non raggiungono determinati importi minimi, come piccole giacenze di risparmi sul conto corrente, potrebbero essere considerate impignorabili. La giurisprudenza valuta spesso l’importo presente sul conto e l’uso che se ne fa, specialmente se riguarda somme necessarie per la vita quotidiana del debitore.

Esclusioni specifiche per stipendi e pensioni

La legge italiana specifica chiaramente che lo stipendio e la pensione accreditati su un conto corrente sono soggetti a regole particolari per il pignoramento:

  • La parte di stipendio o pensione che eccede il triplo dell’assegno sociale è pignorabile al 100%.
  • Solo il 20% del reddito netto mensile può essere pignorato.

Queste limitazioni sono pensate per evitare che il debitore si trovi in una situazione di totale mancanza di fondi per il proprio sostentamento.

Riassunto per punti:

  1. Stipendi e pensioni: Parzialmente pignorabili, con il limite del triplo dell’assegno sociale e il 20% del netto mensile.
  2. Indennità e sussidi: Indennità di accompagnamento, maternità, disoccupazione e altri sussidi sociali sono impignorabili.
  3. Somme necessarie al sostentamento: Fondi per bisogni primari non possono essere pignorati.
  4. Assegni di mantenimento: Gli assegni per coniuge e figli sono impignorabili.
  5. Risparmi minimi: Piccole somme di risparmio possono essere protette dalla legge e non pignorabili.

In conclusione, conoscere quali somme sono impignorabili è fondamentale per proteggere i propri diritti in caso di pignoramento. Rivolgersi a un avvocato esperto in diritto esecutivo può aiutare a evitare errori e a difendersi efficacemente nelle fasi di un pignoramento.

Cosa Dice Il Codice Della Crisi D’Impresa E Dell’Insolvenza riguardo al pignoramento del conto corrente?

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) ha introdotto una serie di misure per gestire le situazioni di sovraindebitamento e prevenire il fallimento delle imprese e delle persone fisiche, offrendo al debitore strumenti per evitare o attenuare le conseguenze del pignoramento, compreso quello del conto corrente.

In particolare, una delle disposizioni più rilevanti riguarda l’esdebitazione del debitore incapiente. Questo strumento consente al debitore che si trova in uno stato di sovraindebitamento e che non è in grado di far fronte ai propri debiti, di ottenere la cancellazione dei debiti residui. L’esdebitazione è accessibile sia a persone fisiche che a imprenditori, e mira a dare una seconda possibilità a chi si trova in una condizione di insolvenza irreversibile. Quando il debitore ottiene l’esdebitazione, non solo si libera dai debiti non pagabili, ma blocca anche le azioni esecutive in corso, come il pignoramento del conto corrente.

Il Codice della Crisi d’Impresa introduce anche procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, che possono essere attivate per prevenire il pignoramento del conto corrente. Queste procedure permettono al debitore di negoziare con i creditori un piano di pagamento sostenibile e, se il piano viene accettato, sospendono temporaneamente tutte le azioni esecutive, inclusi i pignoramenti. Una volta approvato il piano, il debitore può continuare a utilizzare il proprio conto corrente, evitando così che le somme presenti vengano bloccate dal creditore.

Un altro aspetto cruciale previsto dal Codice riguarda la liquidazione controllata del patrimonio del debitore. Questa misura consente di liquidare i beni del debitore, compreso il saldo disponibile sul conto corrente, per soddisfare i creditori, ma in modo che sia garantito il rispetto delle somme impignorabili previste dalla legge. La liquidazione è gestita da un organo indipendente (il curatore) che si occupa di garantire che i beni vengano venduti e che i debiti siano estinti nel modo più equo possibile, preservando al contempo i diritti del debitore.

In sintesi, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza prevede una serie di tutele che possono proteggere il debitore dal pignoramento del conto corrente, sia attraverso la ristrutturazione del debito che attraverso l’esdebitazione, offrendo così un’ancora di salvezza a chi si trova in una grave difficoltà economica.

Riassunto per punti:

  1. Esdebitazione del debitore incapiente: Permette di cancellare i debiti residui e bloccare le azioni esecutive, come il pignoramento del conto corrente.
  2. Composizione della crisi da sovraindebitamento: Consente di negoziare con i creditori un piano di pagamento che sospende le esecuzioni.
  3. Liquidazione controllata: Prevede la liquidazione dei beni del debitore per soddisfare i creditori, proteggendo però le somme impignorabili.
  4. Sospensione delle azioni esecutive: Durante il processo di composizione della crisi o di esdebitazione, le azioni esecutive, come il pignoramento, sono temporaneamente bloccate.

In ogni caso, l’assistenza di un avvocato esperto è essenziale per utilizzare al meglio le procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e proteggere i propri diritti e i propri beni da un pignoramento.

Posso Evitare Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Sì, è possibile evitare il pignoramento del conto corrente adottando diverse strategie, a seconda della situazione specifica del debitore e del tipo di debito in questione. Di seguito alcune delle modalità che possono essere utilizzate per difendersi da un pignoramento del conto corrente:

  1. Accordo con il creditore: Una delle strategie più comuni e preventive è quella di tentare una negoziazione con il creditore prima che venga avviata l’azione esecutiva. È possibile proporre un piano di pagamento rateale o un saldo e stralcio, in cui si paga una parte del debito per chiudere l’intera questione. Se il creditore accetta, l’azione esecutiva, inclusa l’eventuale richiesta di pignoramento del conto, viene evitata.
  2. Composizione della crisi da sovraindebitamento: Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre strumenti come la composizione della crisi da sovraindebitamento. Questo permette a persone fisiche e imprenditori di negoziare un piano di rientro con i propri creditori, ottenendo una ristrutturazione del debito. Durante la fase di composizione della crisi, le azioni esecutive, come il pignoramento del conto corrente, vengono sospese. Questa opzione è particolarmente utile per coloro che si trovano in difficoltà economica, consentendo di riprendere il controllo delle proprie finanze.
  3. Impignorabilità di alcune somme: La legge italiana prevede che alcune somme presenti sul conto corrente siano impignorabili o pignorabili solo in parte. Questo riguarda soprattutto gli stipendi e le pensioni. Se uno stipendio o una pensione è già accreditata sul conto corrente, può essere pignorato solo l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024), e di questa parte può essere pignorato al massimo il 20%. È quindi possibile invocare questa normativa per limitare l’impatto del pignoramento.
  4. Opposizione all’atto di precetto o al pignoramento: Se il creditore ha già avviato la procedura esecutiva e ha notificato un atto di precetto (che intima il pagamento entro 10 giorni), è possibile presentare opposizione a tale atto o al decreto ingiuntivo su cui si basa il pignoramento. L’opposizione può essere fondata su motivi giuridici validi, come la prescrizione del debito (se il debito è ormai prescritto), la presenza di vizi formali nel procedimento o altre irregolarità. Un’opposizione ben fondata può portare alla sospensione o all’annullamento del pignoramento.
  5. Esdebitazione del debitore incapiente: Per i debitori che si trovano in una condizione di insolvenza irreversibile, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza prevede la possibilità di richiedere l’esdebitazione. Questo strumento consente di ottenere la cancellazione dei debiti residui una volta che il patrimonio disponibile è stato liquidato. Ottenendo l’esdebitazione, il debitore può evitare ulteriori azioni esecutive, incluso il pignoramento del conto corrente.
  6. Richiesta di rateizzazione del debito fiscale: Se il pignoramento del conto corrente è dovuto a un debito fiscale (ad esempio con l’Agenzia delle Entrate), è possibile richiedere una rateizzazione del debito. In questo modo, si può evitare che l’Agenzia delle Entrate proceda con il pignoramento, in quanto il pagamento rateale blocca le azioni esecutive.
  7. Cambio di conto corrente: Alcuni debitori tentano di trasferire le proprie somme su un conto intestato a un familiare o di aprire un nuovo conto. Tuttavia, questa pratica non è priva di rischi. La legge prevede la possibilità di pignoramento presso terzi anche per somme spostate di recente o nascoste intenzionalmente. È importante non basarsi su soluzioni che possano essere considerate illecite, in quanto si rischia di aggravare la situazione legale.

Riassunto per punti:

  1. Accordo con il creditore: Negoziare un pagamento rateale o saldo e stralcio per evitare il pignoramento.
  2. Composizione della crisi da sovraindebitamento: Avviare la ristrutturazione del debito, che sospende le esecuzioni.
  3. Impignorabilità di somme: Stipendi e pensioni hanno limiti di pignorabilità.
  4. Opposizione al pignoramento: Presentare opposizione per motivi di prescrizione o vizi procedurali.
  5. Esdebitazione: Chiedere la cancellazione dei debiti residui se si è incapaci di pagare.
  6. Rateizzazione del debito fiscale: Richiedere un piano di pagamento rateale per bloccare le azioni dell’Agenzia delle Entrate.
  7. Cambio di conto corrente: Trasferire somme su altri conti può avere rischi legali.

Affidarsi a un avvocato esperto è fondamentale per individuare la strategia migliore e tutelare i propri diritti di fronte a una procedura di pignoramento del conto corrente, poiché solo un professionista può consigliare le soluzioni più adeguate al singolo caso e agire tempestivamente.

Esempi Pratici Di Pignoramento Del Conto Corrente

Ecco alcuni esempi pratici di pignoramento del conto corrente che aiutano a comprendere meglio come funziona questa procedura e quali siano le possibili conseguenze:

Esempio 1: Pignoramento di Stipendio su Conto Corrente

Un dipendente ha accumulato debiti con una finanziaria per il mancato pagamento di un prestito personale. La finanziaria ottiene un decreto ingiuntivo e notifica un atto di precetto al debitore. Dopo che quest’ultimo non ha saldato entro i 10 giorni previsti, la finanziaria procede al pignoramento presso terzi, coinvolgendo la banca presso la quale il debitore ha un conto corrente. Sul conto sono accreditati gli stipendi mensili del debitore. La legge prevede che la parte dello stipendio già accreditato che eccede il triplo dell’assegno sociale sia pignorabile, e di questa parte viene trattenuto il 20%. Il debitore, quindi, si trova con il conto parzialmente bloccato, ma riesce comunque a trattenere una parte del suo stipendio per coprire le spese di base.

Esempio 2: Pignoramento di Conto Corrente di un Pensionato

Un pensionato non è riuscito a pagare alcune rate del mutuo e la banca creditrice decide di procedere con il pignoramento del conto corrente, sul quale viene accreditata la pensione. La legge stabilisce che solo la parte di pensione che eccede il triplo dell’assegno sociale può essere pignorata, e anche in questo caso il pignoramento è limitato al 20% di tale importo. La banca riceve l’ordinanza di pignoramento e blocca le somme pignorabili sul conto del pensionato, trasferendo il denaro alla banca creditrice per saldare il debito. Il pensionato, però, riesce a mantenere una parte della pensione per sopravvivere.

Esempio 3: Pignoramento di Conto Corrente Con Piccoli Risparmi

Una persona fisica ha accumulato debiti con il Fisco per tasse non pagate, e l’Agenzia delle Entrate ottiene un decreto ingiuntivo per recuperare le somme dovute. Sul conto corrente del debitore ci sono solo piccole somme di risparmio, che non superano il limite minimo impignorabile previsto dalla legge. L’Agenzia delle Entrate notifica l’atto di pignoramento alla banca, ma, dopo aver esaminato le somme presenti sul conto, la banca non procede al blocco in quanto l’importo è inferiore al minimo pignorabile. In questo caso, il debitore riesce a evitare il pignoramento perché i risparmi presenti sul conto non raggiungono il livello richiesto dalla legge per l’esecuzione forzata.

Esempio 4: Pignoramento di Conto Corrente Cointestato

Una coppia ha un conto corrente cointestato, ma uno dei due coniugi ha accumulato un debito con una finanziaria per il mancato pagamento di un prestito. La finanziaria procede al pignoramento del conto corrente cointestato. In questo caso, la banca blocca solo la quota di denaro riconducibile al coniuge debitore, pari alla metà del saldo totale del conto, in quanto la legge considera che ognuno dei due titolari sia proprietario del 50% delle somme presenti sul conto. Il coniuge non debitore non subisce quindi il pignoramento sulla propria quota del denaro, ma il debitore vede bloccata la sua parte.

Esempio 5: Pignoramento di Conto Corrente in Rosso

Un debitore si trova in una situazione finanziaria difficile e il suo conto corrente è in rosso a causa di scoperti bancari. Nonostante il creditore ottenga un decreto ingiuntivo e avvii il pignoramento, la banca comunica che il conto non dispone di fondi sufficienti. In questo caso, il pignoramento non ha effetti immediati, poiché il saldo del conto è negativo. Tuttavia, se il debitore dovesse successivamente ricevere somme di denaro sul conto (come accrediti di stipendio), queste somme potrebbero essere immediatamente bloccate e trasferite al creditore per soddisfare il debito.

Esempio 6: Pignoramento e Procedura di Esdebitazione

Un debitore in difficoltà finanziarie attiva una procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento, come previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Dopo aver presentato il piano di ristrutturazione del debito al tribunale e ottenuto l’approvazione, le azioni esecutive vengono sospese, inclusi i pignoramenti del conto corrente già in corso. Il debitore riesce così a ottenere un po’ di respiro, negoziando un piano di pagamento sostenibile con i creditori e sospendendo temporaneamente le azioni esecutive.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti Del Conto Corrente

Affrontare un pignoramento del conto corrente è un’esperienza stressante e complessa, che può avere conseguenze gravi sulle finanze personali o aziendali. La presenza di un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti è cruciale per difendersi da tali procedure legali e per individuare le migliori soluzioni possibili, adattate alla specifica situazione economica del debitore. Quando si subisce un pignoramento del conto corrente, ci si trova spesso di fronte a una serie di norme e procedure che non sono di facile comprensione per chi non ha una preparazione giuridica specifica. Un avvocato specializzato può garantire che tutti i diritti del debitore siano rispettati e che vengano utilizzati al meglio tutti gli strumenti giuridici a sua disposizione per proteggere il proprio patrimonio.

Uno degli aspetti più importanti da considerare quando si affronta un pignoramento del conto corrente è che, in alcuni casi, la legge italiana prevede che alcune somme siano impignorabili. Questo include, ad esempio, una parte degli stipendi e delle pensioni accreditate sul conto, o somme necessarie per il sostentamento del debitore e della sua famiglia. Tuttavia, la corretta applicazione di queste norme dipende dalla capacità di far valere i propri diritti durante la procedura esecutiva. Un avvocato esperto conosce perfettamente queste regole e sa come farle valere nel corso del procedimento, evitando che il debitore si trovi in difficoltà ulteriori a causa di somme bloccate o sottratte ingiustamente.

La presenza di un avvocato è altresì fondamentale per valutare se esistono vizi procedurali o irregolarità nell’azione esecutiva avviata dal creditore. In molti casi, errori nella notifica del decreto ingiuntivo o nell’atto di pignoramento possono rappresentare motivi validi per opporsi al procedimento. Ad esempio, se il decreto ingiuntivo non è stato correttamente notificato o se la banca ha pignorato somme non pignorabili, il debitore può presentare opposizione e chiedere la sospensione o l’annullamento del pignoramento. Solo un avvocato specializzato è in grado di individuare questi errori e di attivare le giuste azioni legali per difendere il proprio cliente.

Inoltre, la gestione del pignoramento è solo una delle fasi della procedura esecutiva. A monte, spesso vi è un atto di precetto o un decreto ingiuntivo che devono essere gestiti per evitare che si arrivi al pignoramento vero e proprio. L’avvocato può intervenire tempestivamente per negoziare direttamente con il creditore, evitando così di far scattare la fase esecutiva. Ad esempio, è possibile proporre un accordo di saldo e stralcio, che consente al debitore di pagare una parte del debito in cambio della rinuncia da parte del creditore al restante importo. Questo tipo di soluzione è spesso vantaggiosa sia per il debitore, che riesce a liberarsi del debito in maniera più agevole, sia per il creditore, che ottiene comunque un recupero parziale del credito senza dover affrontare costi ulteriori legati alla procedura esecutiva.

Per chi si trova in una condizione di sovraindebitamento o di insolvenza, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre un ulteriore strumento di difesa: la composizione della crisi da sovraindebitamento e l’esdebitazione. Questi strumenti consentono di ristrutturare i debiti o, in alcuni casi, di ottenere la cancellazione dei debiti residui, bloccando allo stesso tempo le azioni esecutive in corso, incluso il pignoramento del conto corrente. La procedura di esdebitazione è particolarmente utile per chi non è più in grado di far fronte ai propri debiti, poiché permette di ripartire da zero, eliminando il peso dei debiti pregressi. Tuttavia, l’accesso a queste procedure richiede il rispetto di requisiti legali complessi e il coinvolgimento di professionisti qualificati, come un avvocato esperto in crisi d’impresa e in diritto fallimentare.

Oltre alle questioni strettamente legali, l’assistenza di un avvocato esperto permette di gestire al meglio anche gli aspetti pratici del pignoramento. Ad esempio, se il conto corrente è utilizzato per ricevere accrediti di stipendi o pensioni, l’avvocato può assistere il debitore nel fare in modo che le somme accreditate siano protette, richiedendo la separazione tra le somme pignorabili e quelle impignorabili, come previsto dalla legge. In questo modo, il debitore potrà continuare ad avere accesso a una parte del proprio reddito, garantendo il proprio sostentamento e quello della propria famiglia durante la procedura esecutiva.

Infine, l’importanza di un avvocato esperto si estende anche al supporto psicologico e strategico che può fornire al debitore in un momento particolarmente difficile. Affrontare un pignoramento senza una guida esperta può portare a errori, ritardi o a scelte sbagliate, che possono aggravare ulteriormente la situazione finanziaria. Un avvocato competente non solo offre una difesa legale, ma può anche aiutare il debitore a prendere decisioni informate e ponderate, valutando tutte le opzioni disponibili e suggerendo le soluzioni più adeguate alla situazione specifica.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente è una procedura complessa che richiede una conoscenza approfondita delle norme giuridiche e delle procedure esecutive. Affrontare questa situazione senza l’assistenza di un avvocato specializzato può comportare gravi rischi per il debitore

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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La seconda modalità è la consulenza fisica che è sempre a pagamento, compreso il primo consulto il cui costo parte da 500€+iva da saldare in anticipo. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamenti nella sede fisica locale Italiana specifica deputata alla prima consulenza e successive (azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali con cui collaboriamo in partnership, uffici e sedi temporanee) e successiva interlocuzione anche digitale tramite posta elettronica e posta elettronica certificata.
 

La consulenza fisica, a differenza da quella esclusivamente digitale, avviene sempre a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono il punto di vista personale degli Autori, maturato sulla base della loro esperienza professionale. Non devono essere considerate come consulenza tecnica o legale. Per chiarimenti specifici o ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si invita a tenere presente che l’articolo fa riferimento al contesto normativo vigente alla data di redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono cambiare nel tempo. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per un utilizzo inappropriato delle informazioni contenute in queste pagine.
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Giuseppe Monardo

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