Quando Il Decreto Ingiuntivo Diventa Inefficace?

Il decreto ingiuntivo è uno strumento legale usato dai creditori per ottenere rapidamente un titolo esecutivo che obbliga un debitore a pagare una somma di denaro, a consegnare beni mobili o a eseguire una prestazione specifica. Tuttavia, ci sono situazioni in cui il decreto ingiuntivo può diventare inefficace, perdendo così la sua forza esecutiva. Esistono delle condizioni ben precise stabilite dalla legge, come l’inattività del creditore o vizi procedurali, che possono determinare l’inefficacia del decreto.

Vediamo in dettaglio le principali situazioni in cui il decreto ingiuntivo può diventare inefficace, il tutto con l’aiuto di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e opposizione a decreti ingiuntivi.

Quando Un Decreto Ingiuntivo Può Diventare Inefficace?

Un decreto ingiuntivo può diventare inefficace in diverse circostanze, che dipendono sia dall’inattività del creditore, sia da eventuali errori procedurali o accordi tra le parti. Il decreto ingiuntivo è un atto giudiziario che consente al creditore di ottenere il riconoscimento di un credito e di agire in via esecutiva contro il debitore. Tuttavia, la sua efficacia non è indefinita e può venire meno se non vengono rispettati alcuni presupposti legali.

In primo luogo, l’articolo 644 del Codice di Procedura Civile stabilisce che, una volta emesso il decreto ingiuntivo, il creditore ha un termine di 90 giorni per avviare l’esecuzione forzata. Se il creditore non intraprende alcuna azione esecutiva entro tale termine, il decreto diventa inefficace e perde la sua forza esecutiva. Questo significa che, anche se il creditore è riuscito a ottenere un decreto ingiuntivo, la sua inerzia lo porta a non poter più utilizzare quel decreto come titolo esecutivo.

Un’altra circostanza in cui un decreto ingiuntivo può diventare inefficace è legata alla prescrizione del credito. I crediti, infatti, non durano in eterno, ma si estinguono col passare del tempo. La durata della prescrizione varia in base alla natura del debito: ad esempio, i crediti salariali si prescrivono in cinque anni, mentre altri tipi di debito potrebbero avere termini di prescrizione diversi. Se il credito oggetto del decreto ingiuntivo risulta prescritto, il debitore può opporsi e chiedere che il decreto venga dichiarato inefficace.

Errori procedurali possono anch’essi influire sull’efficacia del decreto ingiuntivo. Perché il decreto sia valido, deve essere notificato correttamente al debitore entro 60 giorni dall’emissione, come previsto dall’articolo 643 c.p.c.. Se la notifica viene effettuata in modo errato, ad esempio all’indirizzo sbagliato o a una persona non legittimata a ricevere atti legali, il decreto può essere impugnato dal debitore e diventare inefficace. Inoltre, errori nel procedimento, come il mancato rispetto delle tempistiche processuali, possono essere usati come motivi di opposizione.

Inoltre, un decreto ingiuntivo può diventare inefficace in seguito a un accordo extragiudiziale tra debitore e creditore. Se le parti concordano un piano di rientro, come una rateizzazione del debito o un saldo e stralcio, il creditore potrebbe rinunciare all’esecuzione forzata. Anche se il decreto tecnicamente rimane valido, nella pratica il creditore rinuncia a farlo valere, rendendo il decreto inefficace.

Infine, l’articolo 649 c.p.c. consente al debitore di chiedere la sospensione dell’esecuzione del decreto ingiuntivo se ci sono motivi gravi. Questo potrebbe accadere se il debitore dimostra che esistono errori gravi nel procedimento o che l’esecuzione del decreto causerebbe danni irreparabili. In questo caso, il giudice può sospendere l’efficacia del decreto fino alla decisione definitiva.

Riassunto per punti:

  1. Inattività del creditore: Se il creditore non avvia l’esecuzione entro 90 giorni dall’emissione, il decreto diventa inefficace (art. 644 c.p.c.).
  2. Prescrizione del debito: Se il debito è prescritto, il decreto può essere impugnato e reso inefficace.
  3. Errori procedurali: Irregolarità nella notifica o nella procedura possono portare all’annullamento del decreto.
  4. Accordo extragiudiziale: Un accordo tra le parti può rendere il decreto non più utilizzabile per l’esecuzione forzata.
  5. Sospensione dell’esecuzione: Su richiesta del debitore e per motivi gravi, il giudice può sospendere l’esecuzione del decreto (art. 649 c.p.c.).

Avere a disposizione un avvocato esperto è fondamentale per valutare tutte queste opzioni e per garantire una difesa efficace contro l’esecuzione di un decreto ingiuntivo.

Cosa Dice La Legge Sui Termini Per L’Esecuzione Di Un Decreto Ingiuntivo?

Secondo l’articolo 644 del Codice di Procedura Civile, il termine per l’esecuzione di un decreto ingiuntivo è di 90 giorni dalla notifica al debitore. Questo significa che, una volta che il decreto viene emesso dal giudice e notificato al debitore, il creditore ha l’obbligo di avviare l’esecuzione forzata entro questo periodo, che consiste in azioni legali come il pignoramento dei beni del debitore, del conto corrente o dello stipendio.

Se il creditore non agisce entro questi 90 giorni, il decreto ingiuntivo diventa inefficace. Questo termine è stato stabilito per evitare che i creditori mantengano i propri diritti sospesi a tempo indefinito senza effettivamente procedere con l’esecuzione. Tuttavia, l’inefficacia non implica che il credito sia estinto: il creditore può richiedere l’emissione di un nuovo decreto ingiuntivo, a patto che il credito non sia prescritto. La prescrizione del debito dipende dalla natura dello stesso, con termini che variano da cinque a dieci anni, a seconda della tipologia del credito.

Inoltre, è importante sottolineare che, prima di diventare esecutivo, il decreto ingiuntivo può essere opposto dal debitore entro 40 giorni dalla sua notifica, attraverso una procedura di opposizione. Durante il periodo di opposizione, il decreto non ha ancora effetto esecutivo. Solo alla scadenza dei 40 giorni senza opposizione, o una volta che il giudice rigetta l’opposizione, il decreto diventa esecutivo e soggetto ai termini dell’esecuzione forzata.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre ulteriori strumenti per gestire situazioni di debito, compreso il decreto ingiuntivo, come la ristrutturazione del debito e la liquidazione controllata del patrimonio, che possono sospendere o evitare l’esecuzione forzata di un decreto.

Riassunto per punti:

  1. Termine di 90 giorni: Il creditore ha 90 giorni per avviare l’esecuzione forzata del decreto ingiuntivo, altrimenti il decreto diventa inefficace.
  2. Opposizione: Il debitore ha 40 giorni per presentare opposizione e bloccare temporaneamente l’efficacia esecutiva del decreto.
  3. Prescrizione del debito: Se il credito sottostante è prescritto, il decreto ingiuntivo può essere impugnato e reso inefficace.
  4. Strumenti legali: Il Codice della Crisi d’Impresa prevede soluzioni come la ristrutturazione del debito per evitare l’esecuzione del decreto ingiuntivo.

Cosa Succede Se Il Creditore Non Procede Con L’Esecuzione Entro 90 Giorni?

Se il creditore non procede con l’esecuzione del decreto ingiuntivo entro 90 giorni dalla sua notifica al debitore, il decreto ingiuntivo diventa inefficace. Questo significa che il creditore perde temporaneamente il diritto di utilizzare quel decreto per avviare azioni esecutive come il pignoramento di beni, stipendi o conti bancari. In altre parole, il decreto perde la sua forza esecutiva, e il creditore dovrà fare una nuova richiesta di decreto ingiuntivo se intende proseguire con l’azione legale, purché il debito non sia prescritto.

L’articolo 644 del Codice di Procedura Civile stabilisce chiaramente questo limite temporale, imponendo al creditore di essere tempestivo nell’avviare le azioni esecutive. La scadenza dei 90 giorni serve a garantire che le situazioni di credito non restino sospese per troppo tempo senza che vi sia un’effettiva azione legale.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’inefficacia del decreto non estingue il diritto del creditore di recuperare il proprio credito. Se il credito non è ancora prescritto (i termini di prescrizione variano in base alla natura del debito, come debiti commerciali o personali), il creditore può richiedere un nuovo decreto ingiuntivo. D’altro canto, se il debito è prescritto, il debitore può far valere la prescrizione per evitare ulteriori richieste di pagamento.

Inoltre, se il creditore non agisce nei tempi previsti e il decreto diventa inefficace, il debitore può ritenersi libero dall’immediata pressione del pignoramento o di altre misure esecutive. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare con un avvocato la situazione specifica e tenere sotto controllo i termini di prescrizione.

Riassunto per punti:

  1. Inefficacia del decreto: Il decreto ingiuntivo diventa inefficace se il creditore non avvia l’esecuzione entro 90 giorni dalla notifica.
  2. Necessità di un nuovo decreto: Se il decreto diventa inefficace, il creditore deve richiedere un nuovo decreto, a meno che il debito non sia prescritto.
  3. Prescrizione del debito: Se il credito è prescritto, il debitore può opporsi a ulteriori richieste di pagamento.
  4. Protezione per il debitore: L’inefficacia del decreto protegge temporaneamente il debitore da azioni esecutive come il pignoramento.

Un Decreto Ingiuntivo Può Essere Inefficace Per La Prescrizione Del Debito?

Sì, un decreto ingiuntivo può diventare inefficace per la prescrizione del debito. La prescrizione è un meccanismo legale che estingue il diritto di far valere un credito dopo un determinato periodo di tempo, che varia a seconda della natura del debito. Se il debito è già prescritto al momento della richiesta del decreto ingiuntivo, il debitore può far valere la prescrizione come motivo di opposizione, rendendo così inefficace il decreto ingiuntivo.

Ad esempio, i debiti commerciali in generale si prescrivono in 10 anni, mentre quelli derivanti da stipendi o compensi professionali hanno un termine di prescrizione di 5 anni. Se il creditore non agisce entro questi termini per ottenere il pagamento del debito, il diritto di richiedere il pagamento si estingue. Tuttavia, anche se il creditore riesce a ottenere un decreto ingiuntivo, il debitore può comunque opporsi presentando l’eccezione di prescrizione, facendo così cadere il diritto del creditore di esigere quel debito.

È importante notare che la prescrizione può essere interrotta da atti formali di messa in mora o da altri atti legali che dimostrano la volontà del creditore di recuperare il debito. Se la prescrizione viene interrotta, il termine si azzera e ricomincia da capo. In questo caso, se il creditore ottiene un decreto ingiuntivo entro i tempi di prescrizione rinnovati, il debitore non potrà far valere la prescrizione come motivo di inefficacia.

Riassunto per punti:

  1. Prescrizione del debito: Se il debito sottostante è prescritto, il debitore può opporsi al decreto ingiuntivo e renderlo inefficace.
  2. Tempi di prescrizione: I debiti commerciali si prescrivono in 10 anni, quelli da stipendi o compensi in 5 anni.
  3. Opposizione del debitore: Il debitore deve far valere l’eccezione di prescrizione in sede di opposizione al decreto ingiuntivo.
  4. Interruzione della prescrizione: La prescrizione può essere interrotta da atti formali, e in quel caso i termini ricominciano da capo.

Per gestire correttamente un’eccezione di prescrizione e rendere inefficace un decreto ingiuntivo, è sempre fondamentale affidarsi a un avvocato esperto che possa valutare i termini esatti e le azioni legali da intraprendere.

Cosa Succede In Caso Di Errori Procedurali?

In caso di errori procedurali, un decreto ingiuntivo può essere dichiarato inefficace o annullato. Gli errori procedurali riguardano il mancato rispetto delle regole stabilite dalla legge per la corretta emissione o notifica del decreto. Tali errori possono offrire al debitore una base solida per presentare opposizione al decreto ingiuntivo e richiederne l’annullamento o la sospensione.

Uno degli errori più comuni riguarda la notifica del decreto ingiuntivo. Secondo l’articolo 643 del Codice di Procedura Civile, il decreto deve essere notificato al debitore entro 60 giorni dalla sua emissione. Se la notifica avviene oltre questo termine, il decreto perde automaticamente efficacia. Inoltre, la notifica deve essere effettuata correttamente, all’indirizzo giusto e alla persona legittimata a ricevere atti legali. Se il debitore non riceve la notifica o se essa viene inviata a un indirizzo sbagliato, può impugnare il decreto per difetto di notifica.

Un altro tipo di errore procedurale può riguardare l’assenza di documentazione adeguata a supporto della richiesta del creditore. La legge richiede che il creditore presenti prove documentali che giustifichino la sua pretesa (ad esempio, contratti o fatture). Se la documentazione presentata è incompleta o insufficiente, il debitore può contestare il decreto per vizio di forma e chiederne l’annullamento.

Gli errori nella procedura di esecuzione possono anche portare alla sospensione o all’annullamento del decreto. Ad esempio, se il creditore tenta di avviare il pignoramento senza rispettare i termini o senza aver notificato correttamente l’atto, il debitore può contestare l’esecuzione e fermare il procedimento.

L’articolo 649 del Codice di Procedura Civile consente al debitore di richiedere la sospensione dell’esecuzione di un decreto ingiuntivo se ci sono motivi di grave pregiudizio, come errori nella procedura o irregolarità che potrebbero causare danni irreparabili. In questi casi, il giudice può sospendere temporaneamente l’esecuzione fino a quando non viene risolto il problema procedurale.

Riassunto per punti:

  1. Notifica errata: Se il decreto non viene notificato entro 60 giorni o viene notificato in modo errato, il decreto può diventare inefficace.
  2. Documentazione incompleta: Se il creditore non presenta prove adeguate per giustificare il credito, il decreto può essere contestato.
  3. Errori di esecuzione: Irregolarità nell’avvio della procedura di esecuzione possono portare alla sospensione del decreto.
  4. Sospensione per gravi motivi: L’articolo 649 c.p.c. consente la sospensione del decreto se vi sono motivi gravi, come vizi formali o danni irreparabili.

Affidarsi a un avvocato esperto in cancellazione debiti è essenziale per individuare eventuali errori procedurali e sfruttarli a proprio vantaggio per ottenere la sospensione o l’annullamento del decreto ingiuntivo.

Un Accordo Extragiudiziale Può Rendere Inefficace Un Decreto Ingiuntivo?

Sì, un accordo extragiudiziale può rendere inefficace un decreto ingiuntivo, ma è importante che questo accordo venga formalizzato e accettato da entrambe le parti. Un accordo extragiudiziale è una soluzione negoziale che si raggiunge al di fuori del tribunale, con la quale debitore e creditore stabiliscono termini diversi rispetto a quelli del decreto ingiuntivo per il pagamento del debito, spesso includendo piani di rateizzazione, riduzioni dell’importo totale o un saldo e stralcio. Quando le parti raggiungono un’intesa, il creditore può rinunciare all’esecuzione del decreto ingiuntivo, rendendolo di fatto inefficace.

Tuttavia, è essenziale che l’accordo sia messo per iscritto e formalizzato legalmente, per garantire che entrambe le parti siano vincolate da esso e che il creditore non possa in seguito tornare a far valere il decreto ingiuntivo, qualora il debitore rispettasse i termini concordati.

Se il debitore ottiene un piano di rientro o un saldo e stralcio, il creditore può astenersi dall’avviare azioni esecutive, come il pignoramento, purché il debitore rispetti le scadenze e i termini dell’accordo. Se invece l’accordo non viene rispettato dal debitore, il creditore potrebbe decidere di riattivare le procedure esecutive basate sul decreto ingiuntivo originario.

In altre parole, se debitore e creditore trovano un accordo che soddisfa entrambe le parti, l’azione esecutiva può essere interrotta o evitata, rendendo il decreto ingiuntivo privo di effetto pratico. Tuttavia, se il debitore non rispetta l’accordo, il creditore può riprendere l’azione esecutiva con il decreto già ottenuto.

Riassunto per punti:

  1. Accordo extragiudiziale: Il debitore e il creditore possono raggiungere un accordo che rende inefficace il decreto ingiuntivo.
  2. Formalizzazione: L’accordo deve essere scritto e legalmente formalizzato.
  3. Rinuncia all’esecuzione: Se il creditore accetta l’accordo, può rinunciare all’esecuzione del decreto ingiuntivo.
  4. Rispetto dell’accordo: Il debitore deve rispettare i termini dell’accordo per evitare che il decreto torni a essere esecutivo.
  5. Ripresa dell’esecuzione: Se il debitore non rispetta l’accordo, il creditore può riprendere l’esecuzione forzata del decreto ingiuntivo.

L’assistenza di un avvocato specializzato è fondamentale per garantire che l’accordo extragiudiziale sia corretto e vincolante, e per evitare eventuali rischi futuri legati al mancato rispetto dei termini concordati.

Cosa Dice L’Articolo 649 Del Codice Di Procedura Civile?

L’articolo 649 del Codice di Procedura Civile disciplina la possibilità di ottenere la sospensione dell’esecuzione di un decreto ingiuntivo in seguito a un’opposizione. In particolare, questo articolo prevede che, nel caso in cui il debitore presenti opposizione al decreto ingiuntivo, può richiedere al giudice che venga sospesa l’efficacia esecutiva del decreto fino a quando l’opposizione non viene risolta. Il giudice, a sua discrezione, può concedere questa sospensione se ritiene che ci siano gravi motivi a sostegno della richiesta.

I gravi motivi che possono portare alla sospensione dell’esecuzione devono essere basati su elementi che dimostrano il rischio di un danno irreparabile per il debitore o la presenza di vizi procedurali nel decreto ingiuntivo. Questo potrebbe includere, ad esempio, errori formali nella notifica del decreto o irregolarità nella determinazione del debito. Durante il periodo di sospensione, il creditore non può procedere con azioni esecutive come il pignoramento di beni o conti bancari.

Il giudice ha ampia discrezionalità nella valutazione dei motivi di sospensione. Se il debitore riesce a dimostrare che la sospensione è necessaria per evitare un pregiudizio significativo, il giudice può decidere di sospendere temporaneamente l’esecuzione del decreto fino a quando non viene emessa una decisione finale sull’opposizione. Al termine del processo di opposizione, il giudice potrà confermare o annullare definitivamente l’esecuzione del decreto ingiuntivo.

Riassunto per punti:

  1. Sospensione dell’esecuzione: L’articolo 649 consente al debitore di richiedere la sospensione dell’esecuzione del decreto ingiuntivo.
  2. Opposizione: La richiesta di sospensione può essere presentata insieme all’opposizione al decreto ingiuntivo.
  3. Gravi motivi: La sospensione può essere concessa solo se ci sono gravi motivi, come vizi procedurali o rischi di danni irreparabili per il debitore.
  4. Discrezionalità del giudice: Il giudice valuta se ci sono le condizioni per sospendere l’esecuzione.
  5. Temporaneità della sospensione: La sospensione dura fino alla risoluzione dell’opposizione.

La consulenza di un avvocato specializzato è essenziale per presentare una richiesta di sospensione solida e motivata, poiché il giudice ha la facoltà di decidere se concederla o meno in base alla situazione specifica.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Opposizione a Decreti Ingiuntivi

Affrontare un decreto ingiuntivo senza il supporto di un avvocato esperto può esporre il debitore a una serie di conseguenze legali ed economiche estremamente gravi. Un decreto ingiuntivo, come sappiamo, è un provvedimento rapido che consente al creditore di ottenere un titolo esecutivo per il recupero del proprio credito. Questo titolo esecutivo permette al creditore di procedere con azioni coercitive come il pignoramento dei beni, dei conti bancari, dello stipendio o della pensione del debitore. Tuttavia, le regole e le procedure che governano il decreto ingiuntivo sono complesse, e ogni errore o incertezza può mettere a rischio la stabilità finanziaria del debitore.

In questo contesto, avere un avvocato esperto in cancellazione debiti e opposizione a decreti ingiuntivi non è solo un’opzione, ma una necessità. Un avvocato specializzato conosce in profondità le leggi e le procedure previste dal Codice di Procedura Civile, comprese quelle legate al decreto ingiuntivo, e può sfruttare una serie di strumenti legali per proteggere il debitore da conseguenze devastanti.

Il ruolo dell’avvocato è particolarmente cruciale nelle prime fasi del procedimento. Una volta che il debitore riceve un decreto ingiuntivo, ha solo 40 giorni di tempo per presentare opposizione. Questo limite di tempo è estremamente breve, e la mancanza di azione o il ritardo può portare il decreto a diventare esecutivo, con il conseguente avvio delle procedure di esecuzione forzata da parte del creditore. Un avvocato specializzato può intervenire immediatamente, esaminare il caso e preparare un’opposizione ben strutturata, basata su motivi giuridici validi, come la prescrizione del debito o eventuali vizi procedurali nel decreto.

L’opposizione a un decreto ingiuntivo è uno degli strumenti principali che il debitore può utilizzare per difendersi. Questa opposizione non è un semplice rifiuto del debito, ma richiede una dettagliata analisi delle circostanze che hanno portato all’emissione del decreto, oltre alla presentazione di documentazione legale che supporti la posizione del debitore. Senza un avvocato esperto, il debitore potrebbe non essere in grado di identificare le possibili difese disponibili o di presentarle in maniera efficace al giudice.

Ad esempio, una delle principali cause di inefficacia di un decreto ingiuntivo riguarda la prescrizione del debito. Se il credito per il quale è stato emesso il decreto risulta prescritto (ovvero è trascorso il termine legale entro il quale il creditore poteva esigere il pagamento), il debitore ha tutto il diritto di presentare opposizione e chiedere l’annullamento del decreto. Tuttavia, comprendere quando un credito è effettivamente prescritto richiede una profonda conoscenza delle diverse tipologie di debiti e dei rispettivi termini di prescrizione. I debiti commerciali, ad esempio, hanno una prescrizione di 10 anni, mentre i debiti legati agli stipendi o ai compensi professionali si prescrivono in 5 anni. Solo un avvocato esperto sarà in grado di valutare correttamente questi termini e costruire una difesa efficace.

Inoltre, un avvocato specializzato può individuare e contestare eventuali errori procedurali che possono rendere inefficace il decreto ingiuntivo. Tra questi errori rientrano, ad esempio, le irregolarità nella notifica del decreto. Secondo il Codice di Procedura Civile, il decreto deve essere notificato al debitore entro 60 giorni dalla sua emissione. Se la notifica non avviene entro questo termine, o se è eseguita in modo errato (ad esempio, all’indirizzo sbagliato), il debitore può richiedere che il decreto venga dichiarato inefficace. La procedura di notifica è fondamentale per garantire i diritti di difesa del debitore, e la sua mancata osservanza può fornire una solida base per l’opposizione.

Un altro aspetto cruciale riguarda la possibilità di ottenere la sospensione dell’esecuzione del decreto ingiuntivo, un diritto previsto dall’articolo 649 del Codice di Procedura Civile. La sospensione dell’esecuzione può essere richiesta dal debitore se vi sono gravi motivi, come il rischio di danni irreparabili derivanti dall’esecuzione o la presenza di vizi formali nel decreto. Un avvocato esperto sa come preparare un’istanza di sospensione ben motivata, dimostrando al giudice che l’esecuzione del decreto causerebbe un danno sproporzionato al debitore. Senza un’adeguata assistenza legale, il debitore potrebbe non essere in grado di fornire le prove necessarie per ottenere la sospensione, rischiando così di subire l’esecuzione forzata senza alcuna protezione.

È importante sottolineare che, oltre alla fase dell’opposizione, un avvocato esperto può assistere il debitore nella negoziazione di accordi extragiudiziali con il creditore. Gli accordi extragiudiziali rappresentano spesso una via d’uscita più rapida ed economica rispetto a un lungo contenzioso. Un accordo di saldo e stralcio o un piano di rientro rateizzato possono evitare l’esecuzione del decreto ingiuntivo, purché entrambi siano formalizzati in modo corretto. Tuttavia, la negoziazione di tali accordi richiede competenze legali e strategiche specifiche per garantire che il debitore non sia svantaggiato nelle trattative con il creditore. Un avvocato esperto sarà in grado di negoziare un accordo equo e di garantire che il creditore rinunci all’esecuzione del decreto ingiuntivo una volta raggiunto l’accordo.

Infine, l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato esperto risiede anche nella capacità di prevenire futuri problemi legali. La gestione tempestiva e corretta di un decreto ingiuntivo, con l’adozione delle migliori strategie legali, può evitare ulteriori azioni esecutive

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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