Ingiunzione Di Pagamento Tra Privati: Come Funziona?

L’ingiunzione di pagamento è uno strumento giuridico utilizzato per ottenere il pagamento di un credito, senza dover necessariamente passare attraverso una lunga causa ordinaria. Si tratta di una procedura più rapida, che consente di ottenere in tempi relativamente brevi un titolo esecutivo che obblighi il debitore a pagare quanto dovuto. Questa procedura è molto utile anche tra privati, quando, ad esempio, una persona non paga un debito o un servizio precedentemente concordato.

Vediamo come funziona con Studio Monardo, gli avvocati esperti in debiti ed opposizione a ingiunzioni di pagamento.

Cos’è un’ingiunzione di pagamento?

L’ingiunzione di pagamento, conosciuta anche come decreto ingiuntivo, è una procedura legale utilizzata dal creditore per ottenere un ordine del giudice che obblighi il debitore a pagare una somma di denaro, a consegnare beni o a fare una prestazione. Si tratta di una misura rapida e relativamente semplice rispetto ad altre azioni giudiziarie, poiché non richiede la prova della validità del credito attraverso un lungo processo.

L’ingiunzione viene emessa dal giudice su richiesta del creditore, basandosi su documenti che provano il credito (ad esempio, fatture non pagate, contratti, ricevute). Il debitore ha poi un termine per opporsi; se non lo fa, l’ingiunzione diventa un titolo esecutivo che può portare all’esecuzione forzata, come il pignoramento dei beni.

Come si ottiene un’ingiunzione di pagamento tra privati?

Ottenere un’ingiunzione di pagamento tra privati è una procedura legale che consente di ottenere il pagamento di un credito in maniera relativamente rapida. Si tratta di un meccanismo che permette di ottenere un titolo esecutivo senza dover affrontare un processo lungo e complesso. Il procedimento segue alcuni passaggi chiave, ed è necessario rispettare requisiti specifici per garantire che la richiesta venga accolta dal giudice.

Per ottenere un’ingiunzione di pagamento tra privati, il creditore deve innanzitutto presentare un’istanza al tribunale competente. Questa richiesta deve essere ben documentata, poiché il giudice emetterà l’ingiunzione solo se il credito è certo, liquido ed esigibile. In pratica, il creditore deve dimostrare che esiste un debito concreto, il cui ammontare è chiaramente definito e che è già scaduto.

I documenti necessari per provare il credito includono generalmente:

  • Contratti firmati tra le parti, che dimostrano l’esistenza dell’obbligazione.
  • Fatture emesse per servizi o beni forniti, ma non pagati.
  • Ricevute che provano il mancato pagamento, solleciti o altri documenti di comunicazione che dimostrano l’inadempienza.
  • Estratti conto o documenti bancari in caso di rapporti di finanziamento o debiti derivanti da prestiti.

Il creditore può presentare la domanda personalmente, ma generalmente è consigliabile avvalersi di un avvocato, data la complessità della procedura e la necessità di rispettare precise formalità.

Una volta presentata la richiesta, il giudice esamina la documentazione per verificare che vi siano i presupposti per emettere il decreto ingiuntivo. Questo esame avviene in camera di consiglio, senza un’udienza o la partecipazione del debitore. Il giudice si limita a verificare la validità del credito sulla base dei documenti forniti.

Se il giudice ritiene che il credito sia giustificato, emette il decreto ingiuntivo, che ordina al debitore di pagare entro un determinato termine, solitamente 40 giorni. Se il debitore non paga né si oppone entro tale termine, il decreto diventa un titolo esecutivo. A questo punto, il creditore può avviare una procedura esecutiva, come il pignoramento dei beni, per recuperare il credito.

Il debitore, dal canto suo, ha il diritto di presentare opposizione al decreto ingiuntivo entro i 40 giorni. L’opposizione apre un procedimento giudiziario vero e proprio, durante il quale il giudice ascolta entrambe le parti e decide se confermare, modificare o annullare l’ingiunzione.

Se il debitore non paga e non si oppone entro il termine, il creditore può richiedere l’esecuzione forzata sui beni del debitore, che può includere il pignoramento di beni mobili, immobili o somme depositate su conti bancari.

Riassunto per punti:

  • Il creditore presenta una domanda al tribunale competente, allegando documenti che provano il credito (contratti, fatture, ricevute).
  • Il giudice esamina la richiesta in camera di consiglio e, se il credito è certo, liquido ed esigibile, emette il decreto ingiuntivo.
  • Il debitore ha 40 giorni per pagare o presentare opposizione.
  • Se non viene presentata opposizione e il pagamento non avviene, il decreto diventa esecutivo, e il creditore può procedere con l’esecuzione forzata.

Quali documenti servono per richiedere un’ingiunzione?

Per richiedere un decreto ingiuntivo, è necessario fornire una serie di documenti che provano il credito. Questi includono:

  • Contratti: firmati da entrambe le parti.
  • Fatture: che mostrano l’importo dovuto e le condizioni di pagamento.
  • Ricevute o altri documenti che dimostrano che il servizio o la fornitura è stata effettuata, ma non pagata.
  • Estratti conto: in caso di rapporti bancari o finanziari.

Questi documenti devono essere presentati insieme alla richiesta di decreto ingiuntivo presso il tribunale competente, che può essere il tribunale del luogo in cui risiede il debitore o quello del luogo dove è sorta l’obbligazione.

Quali sono i tempi per ottenere un’ingiunzione di pagamento?

I tempi per ottenere un’ingiunzione di pagamento dipendono da diversi fattori, tra cui il carico di lavoro del tribunale e la complessità della documentazione presentata. Tuttavia, in generale, il procedimento di ingiunzione di pagamento è relativamente rapido rispetto a una causa ordinaria, in quanto il giudice decide in camera di consiglio, basandosi esclusivamente sulla documentazione fornita dal creditore, senza bisogno di un’udienza preliminare.

Procedura standard

In condizioni normali, il giudice può emettere il decreto ingiuntivo entro 30-60 giorni dalla presentazione della domanda. Questo è il tempo necessario per l’istruttoria del giudice, che esamina i documenti e verifica la sussistenza dei requisiti del credito (certo, liquido ed esigibile).

Tempistiche per il debitore

Una volta emesso il decreto, il debitore ha 40 giorni dalla notifica per pagare o presentare opposizione. Se il debitore non effettua alcuna delle due azioni entro questo periodo, il decreto ingiuntivo diventa esecutivo, e il creditore può avviare le procedure di esecuzione forzata per recuperare il credito, come il pignoramento dei beni.

Fattori che influenzano i tempi

I tempi per ottenere un’ingiunzione di pagamento possono allungarsi in alcuni casi:

  • Documentazione incompleta: Se i documenti allegati alla richiesta non sono sufficienti o contengono errori, il giudice potrebbe richiedere integrazioni o chiarimenti, prolungando i tempi.
  • Carico di lavoro del tribunale: I tempi variano anche in base alla disponibilità e ai tempi di gestione del tribunale competente. In alcuni tribunali con carichi di lavoro più pesanti, i tempi potrebbero superare i 60 giorni.
  • Opposizione del debitore: Se il debitore presenta opposizione, i tempi si allungano considerevolmente, in quanto si apre una causa ordinaria che può durare diversi mesi o anche anni, a seconda della complessità della controversia.

Esempio pratico

Se un creditore presenta un’istanza di ingiunzione di pagamento per una fattura non pagata e tutta la documentazione è in ordine, il giudice può emettere il decreto ingiuntivo in circa 30 giorni. Se il debitore non si oppone entro i 40 giorni successivi alla notifica, il decreto diventa esecutivo, permettendo al creditore di avviare il pignoramento dei beni o altre misure di esecuzione forzata entro poche settimane.

Riassunto per punti:

  • Emissione del decreto: generalmente entro 30-60 giorni dalla richiesta, se tutta la documentazione è corretta.
  • Opposizione: il debitore ha 40 giorni per pagare o opporsi al decreto.
  • Se non vi è opposizione, il decreto diventa esecutivo e può avviarsi l’esecuzione forzata.
  • I tempi possono allungarsi in caso di documentazione incompleta o carico di lavoro eccessivo del tribunale.

Il processo è considerato relativamente rapido rispetto alle cause ordinarie, ma i tempi possono variare a seconda di diversi fattori legali e amministrativi.

Cosa succede se il debitore non paga dopo l’ingiunzione?

Se il debitore non paga entro il termine stabilito nel decreto ingiuntivo, che solitamente è di 40 giorni, il creditore ha il diritto di procedere con l’esecuzione forzata per recuperare il credito. A questo punto, il decreto ingiuntivo diventa un titolo esecutivo, il che significa che il creditore può avviare una serie di azioni legali per ottenere la somma dovuta, tra cui il pignoramento di beni mobili, immobili o conti correnti del debitore.

Fasi successive se il debitore non paga:

  1. Messa in esecuzione del decreto: Una volta scaduto il termine di pagamento senza che il debitore abbia pagato o presentato opposizione, il creditore può chiedere al giudice di dichiarare il decreto esecutivo, permettendogli di avviare la procedura di esecuzione forzata.
  2. Notifica dell’atto di precetto: Prima di avviare l’esecuzione forzata, il creditore deve notificare al debitore un atto di precetto, che è un ulteriore avviso formale con cui viene intimato il pagamento entro un ulteriore termine (generalmente 10 giorni). L’atto di precetto avverte il debitore che, se non paga entro il termine, verranno avviate le procedure esecutive.
  3. Pignoramento: Se il debitore non paga neppure dopo la notifica del precetto, il creditore può richiedere il pignoramento dei beni del debitore. Il pignoramento può riguardare diversi tipi di beni:
  • Pignoramento mobiliare: riguarda beni mobili come auto, mobili di casa o altri oggetti di valore.
  • Pignoramento immobiliare: se il debitore possiede immobili, questi possono essere sottoposti a pignoramento per poi essere messi all’asta.
  • Pignoramento presso terzi: è possibile pignorare i crediti del debitore verso terzi, come lo stipendio o i conti correnti bancari.
  1. Vendita all’asta dei beni: Una volta effettuato il pignoramento, i beni mobili o immobili possono essere venduti all’asta per recuperare l’importo dovuto. Il ricavato della vendita viene utilizzato per soddisfare il credito, inclusi gli interessi e le spese legali sostenute dal creditore.
  2. Interessi e spese legali: Il debitore dovrà pagare non solo il debito originale, ma anche gli interessi legali maturati dal momento della notifica del decreto ingiuntivo e le spese legali sostenute dal creditore per il recupero forzato del credito.

Esempio:

Se un debitore non paga un debito di 5.000 euro dopo aver ricevuto un decreto ingiuntivo, e non si oppone entro 40 giorni, il creditore può notificare un atto di precetto e, in caso di ulteriore mancato pagamento, richiedere il pignoramento dello stipendio o dei beni del debitore. Il creditore può, ad esempio, ottenere il pignoramento del 20% dello stipendio del debitore fino a che l’intero importo non sarà recuperato.

In sintesi, il mancato pagamento dopo un’ingiunzione comporta l’avvio di misure esecutive che possono portare al pignoramento di beni o salari per soddisfare il credito, includendo interessi e spese legali.

È possibile opporsi a un’ingiunzione di pagamento?

Sì, è possibile opporsi a un’ingiunzione di pagamento, ma il debitore deve farlo entro un termine preciso, solitamente 40 giorni dalla notifica del decreto ingiuntivo. L’opposizione apre una vera e propria causa ordinaria, durante la quale il giudice esaminerà il caso e deciderà se confermare, modificare o annullare l’ingiunzione. Ecco come funziona il processo di opposizione e le sue implicazioni.

Come presentare opposizione

L’opposizione deve essere presentata formalmente tramite un atto di citazione redatto da un avvocato e depositato presso il tribunale che ha emesso il decreto ingiuntivo. È essenziale che l’atto di opposizione venga notificato al creditore e al giudice entro i termini stabiliti, altrimenti il diritto di opposizione decade.

Motivi di opposizione

Il debitore può presentare opposizione al decreto ingiuntivo per una serie di motivi, tra cui:

  1. Mancanza del debito: Il debitore può dimostrare che il credito non esiste, ad esempio perché il pagamento è già avvenuto o perché il credito è stato estinto.
  2. Errore nell’ammontare del debito: Il debitore può contestare la cifra indicata nel decreto, sostenendo che l’importo richiesto è errato o che include somme non dovute.
  3. Vizi formali o procedurali: Se vi sono errori nella notifica del decreto ingiuntivo o nel procedimento seguito dal creditore, il debitore può opporsi per difetti formali.
  4. Compensazione: Se il debitore ha un credito nei confronti del creditore, può chiedere la compensazione del debito con il proprio credito.

Cosa succede dopo l’opposizione

Una volta presentata l’opposizione, il giudice avvia un processo ordinario. In questa fase, entrambe le parti (creditore e debitore) avranno la possibilità di presentare le proprie prove e argomentazioni. Se il giudice accoglie l’opposizione, il decreto ingiuntivo può essere annullato o modificato. Se invece l’opposizione viene respinta, il decreto ingiuntivo resta valido e il debitore sarà obbligato a pagare la somma dovuta.

Misure cautelari durante l’opposizione

In alcuni casi, il creditore può chiedere al giudice di dichiarare il decreto esecutivo provvisoriamente anche durante l’opposizione. Questo significa che, nonostante l’opposizione in corso, il creditore può iniziare le procedure esecutive per recuperare il credito. Tuttavia, questa richiesta deve essere giustificata da motivi specifici, come il rischio che il debitore possa sottrarre i beni prima della conclusione del processo.

Conseguenze del mancato pagamento

Se il debitore non paga e non presenta opposizione entro i 40 giorni previsti, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. A questo punto, il creditore può avviare le procedure di pignoramento per recuperare il credito, compresi eventuali interessi e spese legali.

Riassunto per punti:

  • L’opposizione al decreto ingiuntivo deve essere presentata entro 40 giorni dalla notifica.
  • Il debitore può opporsi per motivi come la mancanza del debito, errori nell’ammontare, o vizi formali.
  • L’opposizione apre una causa ordinaria in cui il giudice deciderà se confermare, modificare o annullare il decreto.
  • Durante l’opposizione, il creditore può chiedere la provvisoria esecutività del decreto.
  • Se il debitore non si oppone, il decreto diventa definitivo e il creditore può avviare il pignoramento.

L’opposizione è un importante strumento di difesa per il debitore, ma è fondamentale agire entro i termini e con il supporto di un avvocato esperto.

Esempi di ingiunzione di pagamento tra privati

  1. Lavori non pagati: Un artigiano viene incaricato di eseguire lavori di ristrutturazione presso un’abitazione privata, ma al termine dei lavori non riceve il pagamento concordato. Dopo vari solleciti, decide di ricorrere al tribunale per ottenere un’ingiunzione di pagamento, allegando il contratto firmato e le fatture emesse. Il giudice, constatata la documentazione, emette il decreto ingiuntivo.
  2. Prestito tra amici: Un amico presta 5.000 euro a un altro con l’accordo di restituire la somma entro sei mesi. Alla scadenza, il debitore non restituisce la somma e il creditore decide di ricorrere a un’ingiunzione di pagamento, presentando come prova l’accordo scritto e la conferma del bonifico bancario.
  3. Affitto non pagato: Un proprietario di casa affitta il suo appartamento a un inquilino, ma quest’ultimo smette di pagare l’affitto dopo alcuni mesi. Il proprietario può richiedere un’ingiunzione di pagamento presentando i contratti di locazione e le ricevute degli affitti precedenti.

Quali sono i costi di un’ingiunzione di pagamento?

I costi per ottenere un’ingiunzione di pagamento possono variare in base al valore del credito e alle spese legali, che comprendono:

  • Spese processuali: il contributo unificato per il tribunale, che varia in base all’importo richiesto.
  • Spese legali: i costi dell’avvocato per redigere e presentare la richiesta di ingiunzione.

In caso di successo, il giudice può ordinare al debitore di pagare anche le spese legali sostenute dal creditore.

Quando l’ingiunzione di pagamento diventa definitiva?

Se il debitore non presenta opposizione entro il termine di 40 giorni dalla notifica, il decreto ingiuntivo diventa definitivo. A questo punto, il creditore può procedere con l’esecuzione forzata per recuperare il credito, inclusi eventuali interessi e spese legali.

Se invece il debitore presenta opposizione, si avvia una causa civile che potrebbe allungare i tempi della procedura, ma l’ingiunzione non diventa definitiva fino alla risoluzione della causa.

Cosa succede se il debitore paga prima dell’esecuzione?

Se il debitore paga l’importo indicato nel decreto ingiuntivo prima dell’esecuzione forzata, la procedura esecutiva non viene avviata o viene interrotta, e il creditore non ha più il diritto di agire contro di lui per recuperare il debito. Il pagamento estingue il debito, evitando al debitore le ulteriori conseguenze legali che deriverebbero dall’esecuzione forzata, come il pignoramento di beni mobili, immobili o lo stipendio.

Cosa accade esattamente:

  1. Estinzione del debito: Una volta che il debitore effettua il pagamento completo della somma dovuta, compresi gli eventuali interessi legali maturati e le spese legali previste nel decreto ingiuntivo, il debito viene considerato estinto. Il creditore non ha più motivo di procedere con l’esecuzione e la controversia viene risolta.
  2. Cessazione della procedura esecutiva: Se il pagamento avviene dopo la notifica del decreto ingiuntivo ma prima dell’inizio di un eventuale pignoramento, la procedura esecutiva non verrà avviata. Se invece l’esecuzione è già iniziata (ad esempio, se è stato notificato un atto di precetto), il pagamento bloccherà il proseguimento della procedura.
  3. Obbligo di quietanza: Dopo aver ricevuto il pagamento, il creditore è tenuto a rilasciare una quietanza, ossia una ricevuta che attesta l’avvenuto pagamento. Questa quietanza dimostra che il debito è stato saldato e può essere utilizzata dal debitore per chiudere formalmente il contenzioso.
  4. Archiviazione della causa: Se il pagamento viene effettuato prima che il giudice renda esecutivo il decreto ingiuntivo, la questione viene risolta e il giudice archivierà il caso, considerando il debito estinto. Non ci sarà bisogno di ulteriori udienze o interventi legali.
  5. Risparmio su ulteriori costi: Pagando prima dell’esecuzione, il debitore evita non solo il pignoramento dei beni, ma anche ulteriori costi aggiuntivi, come le spese per l’esecuzione forzata e le eventuali perizie per la vendita all’asta di beni immobili.

Esempio:
Se un debitore riceve un decreto ingiuntivo che lo obbliga a pagare 10.000 euro e paga l’intera somma prima che il creditore avvii il pignoramento dello stipendio o di altri beni, il creditore non potrà più proseguire con l’azione esecutiva. Il debitore evita così ulteriori conseguenze legali, e il caso si conclude.

Riassunto per punti:

  • Il pagamento estingue il debito, evitando l’esecuzione forzata.
  • La procedura esecutiva non viene avviata o, se già avviata, viene interrotta.
  • Il creditore deve rilasciare una quietanza che attesta l’avvenuto pagamento.
  • La causa viene archiviata e il debitore risparmia ulteriori spese legali e procedurali.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti Della Casa

Affrontare un’ingiunzione di pagamento è un’esperienza difficile per chi si trova in una situazione di debito. Spesso, la complessità della normativa, unita alla pressione psicologica e finanziaria, porta molte persone a sottovalutare le possibilità di difendersi efficacemente. Proprio per questo, avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e opposizione a ingiunzione di pagamento è essenziale per proteggere i propri diritti e cercare di ridurre, o addirittura eliminare, il debito stesso.

Quando si riceve un’ingiunzione di pagamento, molte persone tendono a pensare che non ci siano vie d’uscita e che l’unica soluzione sia accettare il decreto e cercare di pagare, anche quando le somme richieste possono essere sproporzionate o infondate. Tuttavia, la legge italiana offre diversi strumenti di difesa, ed è proprio qui che l’esperienza di un avvocato diventa fondamentale.

La prima e più immediata azione che un avvocato può intraprendere è quella di valutare se esistono i presupposti per presentare opposizione all’ingiunzione. Non tutti i debiti sono sempre giustificati e correttamente documentati, e ci possono essere molti motivi validi per cui una persona può opporsi. Un avvocato specializzato saprà esaminare la documentazione e i dettagli del decreto per verificare se ci sono vizi procedurali, errori nell’importo richiesto o se il credito stesso non è sufficientemente dimostrato.

Per esempio, ci possono essere errori procedurali come la mancata o irregolare notifica del decreto ingiuntivo. Se la notifica non viene effettuata correttamente, il debitore potrebbe non essere stato adeguatamente informato e, quindi, non aver avuto la possibilità di difendersi in modo appropriato. In questo caso, un avvocato esperto può chiedere l’annullamento del decreto per violazione dei diritti del debitore.

Un altro aspetto fondamentale è legato alla quantificazione del debito. Non è raro che i creditori aggiungano spese o interessi che non sono dovuti o che non siano correttamente calcolati. Un avvocato può analizzare a fondo il contenuto dell’ingiunzione e, se necessario, contestare l’importo richiesto. Questa revisione è particolarmente utile nei casi in cui vi siano crediti relativi a contratti di fornitura, prestiti o altre obbligazioni contrattuali che possono essere mal interpretati o in cui ci sono discrepanze tra quanto richiesto e quanto effettivamente dovuto.

In alcuni casi, un avvocato può anche proporre una compensazione. Se il debitore ha a sua volta un credito nei confronti del creditore, questo può essere usato per compensare il debito oggetto dell’ingiunzione. Questa strategia richiede un’accurata preparazione e una gestione legale attenta, che solo un esperto può garantire.

Oltre alla possibilità di opporsi al decreto ingiuntivo, un avvocato può aiutare il debitore a negoziare con i creditori, cercando soluzioni come il saldo e stralcio, che consente al debitore di pagare solo una parte del debito in cambio della cancellazione del resto. Queste trattative richiedono una grande competenza e un approccio strategico, perché i creditori non sono sempre disposti a fare concessioni. Tuttavia, se condotte in modo efficace, possono evitare lunghe e costose procedure esecutive, che porterebbero comunque il debitore a dover fronteggiare azioni come il pignoramento.

Un altro aspetto fondamentale che un avvocato esperto può gestire è il blocco o la sospensione delle azioni esecutive che derivano dall’ingiunzione. Se il decreto diventa esecutivo, il creditore ha il diritto di avviare azioni esecutive come il pignoramento di beni mobili o immobili, lo stipendio, o i fondi presenti sul conto corrente del debitore. Tuttavia, l’avvocato può presentare una richiesta di sospensione dell’esecuzione, se ci sono ragioni valide per farlo, come l’esistenza di un’opposizione in corso che deve ancora essere decisa.

Avere un avvocato esperto può anche essere determinante nel caso in cui il debitore sia in una situazione di sovraindebitamento. In questo caso, esistono strumenti giuridici come il piano del consumatore, introdotto dalla legge sul sovraindebitamento, che permette a chi si trova in difficoltà finanziarie di ristrutturare i propri debiti in base alle reali capacità di pagamento. Questo processo richiede un’approfondita conoscenza della normativa e delle procedure legali, che solo un professionista specializzato può garantire.

Un avvocato può, inoltre, aiutare il debitore a proteggere i propri beni da eventuali azioni esecutive, valutando la possibilità di utilizzare strumenti giuridici come la separazione tra usufrutto e nuda proprietà o la costituzione di un fondo patrimoniale. Questi strumenti possono essere utilizzati per vincolare determinati beni a favore dei bisogni familiari e, quindi, renderli meno aggredibili dai creditori per debiti estranei alle esigenze della famiglia.

La consulenza di un avvocato esperto offre anche un importante supporto psicologico e di gestione dello stress. Spesso, chi si trova in una situazione di debito sente una forte pressione e ansia, che può rendere difficile prendere decisioni razionali e affrontare la situazione in modo lucido. Un legale competente non solo offre soluzioni concrete, ma aiuta il debitore a mantenere una prospettiva chiara e a gestire il peso emotivo legato alla situazione.

Infine, un aspetto da non sottovalutare è l’importanza di agire tempestivamente. Spesso, il tempo è un fattore cruciale nelle procedure di cancellazione debiti e opposizione a ingiunzioni di pagamento. Ogni giorno che passa può ridurre le possibilità di bloccare un’azione esecutiva o di presentare una difesa efficace. Avere un avvocato pronto a intervenire subito, con le competenze necessarie per analizzare rapidamente la situazione e individuare le migliori strategie, può fare una differenza decisiva tra il subire passivamente le conseguenze legali e trovare una soluzione efficace e gestibile.

In conclusione, affrontare un’ingiunzione di pagamento senza l’assistenza di un avvocato esperto è estremamente rischioso. Le conseguenze economiche, patrimoniali e personali possono essere devastanti, ma con il supporto di un legale specializzato è possibile difendersi in modo efficace, presentare opposizioni legittime e ridurre i danni. Un avvocato esperto non solo conosce le leggi e le procedure, ma rappresenta anche una figura di fiducia in un momento di grande vulnerabilità, permettendo al debitore di affrontare la situazione con serenità, consapevolezza e reali possibilità di successo.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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