Estinzione Pignoramento Presso Terzi Agenzia Entrate Riscossione

Il blocco del conto corrente per pignoramento presso terzi, attivato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è una misura esecutiva utilizzata per il recupero di debiti fiscali. Questa procedura consente all’Agenzia di intervenire direttamente sulle somme detenute dal debitore presso un terzo, come una banca o un datore di lavoro. La legge italiana, in particolare gli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile, disciplina tale processo, permettendo al creditore di congelare le risorse finanziarie del debitore fino alla concorrenza del debito. È una misura estremamente efficace e comune per recuperare somme dovute a seguito di tributi non pagati o altri debiti con lo Stato.

L’estinzione del pignoramento avviene quando il debito è stato risolto, attraverso il pagamento completo o tramite una rateizzazione concordata con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Una volta saldato il debito, l’Agenzia è tenuta a notificare al terzo l’ordine di svincolo delle somme bloccate. Tuttavia, è spesso necessario un intervento formale del giudice, che con un’ordinanza dichiara ufficialmente la fine del pignoramento e autorizza la liberazione dei fondi. Questa fase è critica per il debitore, poiché fino alla comunicazione dello svincolo, il conto corrente resta bloccato e il debitore non può accedere alle somme pignorate.

L’importanza della rateizzazione emerge soprattutto nei casi di debiti consistenti, poiché molti debitori non hanno la possibilità di estinguere l’intero importo in un’unica soluzione. La rateizzazione permette di diluire il pagamento del debito in un massimo di 72 rate mensili, a seconda della gravità della situazione finanziaria del debitore. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione facilita questo tipo di accordi per permettere al debitore di onorare i propri debiti senza compromettere eccessivamente la propria capacità di sostentamento. Ad esempio, per un debito di 24.000 euro, il debitore potrebbe richiedere una rateizzazione che si tradurrebbe in rate mensili di circa 333 euro per sei anni. Una volta effettuato il pagamento della prima rata, il debitore può richiedere lo svincolo delle somme bloccate o una sospensione parziale del pignoramento.

La legge prevede anche dei limiti ben definiti sulle somme pignorabili. Nel caso di pignoramenti su stipendi o pensioni, il Codice di Procedura Civile impone che solo un quinto dell’importo netto possa essere trattenuto, garantendo che il debitore mantenga una somma sufficiente per le necessità quotidiane. Questa tutela è essenziale per evitare che il debitore si trovi in una situazione di totale indigenza a causa del pignoramento. Ad esempio, se un debitore ha uno stipendio netto di 1.500 euro, il pignoramento sarà limitato a 300 euro, lasciando al debitore 1.200 euro per le proprie spese.

Per quanto riguarda i conti correnti, le somme possono essere bloccate fino alla concorrenza del debito, ma se il conto riceve accrediti da stipendio o pensione, si applicano le stesse limitazioni previste per il pignoramento diretto dello stipendio. Tuttavia, se il conto non riceve accrediti da queste fonti, l’intero saldo può essere pignorato. È essenziale che il debitore monitori attentamente il processo di pignoramento e, se ritiene che vi siano irregolarità, può presentare opposizione al pignoramento, come previsto dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. L’opposizione può essere basata su errori nella procedura o su prove che dimostrano che il debito è stato già saldato o ridotto.

Nel 2024, con l’implementazione di tecnologie avanzate e una maggiore collaborazione tra le banche e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, i tempi di esecuzione del pignoramento e del successivo svincolo delle somme sono stati notevolmente ridotti. Tuttavia, la velocità del processo dipende ancora dalla prontezza con cui il creditore comunica la fine del pignoramento. Se il creditore non agisce tempestivamente, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo. In casi di ritardi ingiustificati, il debitore può anche richiedere un risarcimento dei danni subiti a causa della mancata disponibilità delle somme bloccate.

La procedura di pignoramento presso terzi, pur essendo un mezzo efficace per recuperare crediti, può creare notevoli difficoltà economiche al debitore, specialmente se il blocco delle somme persiste a lungo. Ecco perché è fondamentale che il debitore agisca con prontezza, richiedendo rateizzazioni e opponendosi a eventuali irregolarità, per ridurre al minimo l’impatto finanziario del pignoramento. Anche se la legge prevede strumenti di protezione, come la garanzia del minimo vitale, l’assistenza di un legale specializzato può essere decisiva per navigare in un sistema complesso e garantire che i diritti del debitore vengano pienamente rispettati.

Il Decreto Legislativo n. 159 del 2015, che ha rafforzato i poteri dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ha reso più facile per lo Stato pignorare beni e somme dovute dai debitori fiscali. Questo ha portato a un aumento dei casi di pignoramento, specialmente nel contesto di debiti tributari non pagati. La Corte di Cassazione ha stabilito che i debitori devono essere informati adeguatamente del pignoramento e devono avere la possibilità di risolvere il debito attraverso una serie di opzioni, tra cui la rateizzazione. Tuttavia, se il debitore non interviene tempestivamente, le conseguenze possono essere gravi, portando al blocco prolungato di risorse essenziali.

In sintesi, il blocco del conto corrente a seguito di un pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura complessa che richiede attenzione, prontezza e una comprensione chiara delle norme in vigore. Con il giusto approccio, è possibile ridurre al minimo le conseguenze negative e ottenere lo svincolo delle somme in tempi ragionevoli.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cos’è il Pignoramento Presso Terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Il pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura attraverso cui lo Stato recupera crediti fiscali non pagati dal debitore, intervenendo direttamente su somme di denaro o beni detenuti da un terzo, come una banca o un datore di lavoro. Una volta che il pignoramento è attivato, le somme presenti sul conto corrente o parte dello stipendio vengono bloccate per soddisfare il debito. Questa misura è regolata dagli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile e consente il recupero delle somme dovute in modo efficace e rapido.

Quando il pignoramento coinvolge i conti correnti, la banca è obbligata a congelare le somme fino alla concorrenza del debito. Se il conto riceve accrediti da stipendio o pensione, solo una parte, generalmente un quinto, può essere pignorata, lasciando al debitore una quota necessaria per le proprie spese di sostentamento. Nel caso di uno stipendio, il datore di lavoro trattiene la parte pignorata e la versa al creditore, continuando a farlo fino a quando il debito non è estinto.

L’estinzione del pignoramento avviene quando il debitore risolve il debito, sia tramite pagamento completo sia tramite rateizzazione concordata. Dopo il pagamento, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve comunicare alla banca o al datore di lavoro che il pignoramento è cessato, liberando le somme bloccate. Nel 2024, grazie all’integrazione tecnologica tra l’Agenzia e le banche, i tempi di notifica e svincolo sono stati ridotti, accelerando il processo. Tuttavia, se il creditore non notifica tempestivamente lo svincolo, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo.

In caso di irregolarità o errori nel pignoramento, il debitore può fare ricorso ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, contestando il pignoramento in tribunale e chiedendo la sua sospensione o annullamento. Questo può accadere, ad esempio, se il debito è già stato parzialmente pagato prima dell’avvio del pignoramento, o se la procedura non è stata correttamente notificata al debitore. In caso di successo, il pignoramento viene sospeso e le somme bloccate vengono liberate.

Riassunto per punti:

  • Il pignoramento presso terzi permette all’Agenzia delle Entrate-Riscossione di recuperare crediti fiscali su conti correnti, stipendi e pensioni.
  • La banca o il datore di lavoro congela le somme o trattiene una parte dello stipendio fino alla risoluzione del debito.
  • Il pignoramento può essere estinto tramite pagamento completo o rateizzazione.
  • Dopo il pagamento, l’Agenzia comunica lo svincolo delle somme.
  • Il debitore può fare ricorso in caso di irregolarità o ritardi nell’estinzione del pignoramento.

Quando Si Verifica l’Estinzione del Pignoramento?

L’estinzione del pignoramento si verifica quando il debitore ha risolto il debito che ha portato al blocco dei fondi, attraverso il pagamento totale o una rateizzazione concordata con il creditore. Una volta saldato il debito o avviato un piano di rateizzazione, il creditore, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è tenuto a notificare il terzo coinvolto (la banca o il datore di lavoro) che il pignoramento è cessato. A questo punto, le somme precedentemente bloccate devono essere svincolate e restituite al debitore.

Il processo può richiedere tempo, soprattutto se la comunicazione non è tempestiva, ma il debitore ha il diritto di presentare prova del pagamento o dell’accordo per accelerare lo svincolo. In caso di ritardi o omissioni da parte del creditore, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo. Una volta emessa l’ordinanza, il terzo (banca o datore di lavoro) è obbligato a sbloccare le somme.

È importante agire rapidamente per evitare che il blocco si prolunghi oltre il necessario. Nel 2024, con l’uso di tecnologie digitali, il processo di estinzione e svincolo è diventato più rapido, ma l’intervento giudiziario può ancora essere richiesto se il creditore non adempie prontamente alla notifica.

Riassunto per punti:

  • L’estinzione del pignoramento avviene con il pagamento totale o la rateizzazione.
  • Il creditore notifica al terzo (banca o datore di lavoro) che il pignoramento è cessato.
  • Se il creditore ritarda, il debitore può rivolgersi al giudice per un’ordinanza di svincolo.
  • La notifica e lo svincolo possono essere accelerati con prove di pagamento.

Come Funziona la Rateizzazione del Debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

La rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura che permette al debitore di dilazionare il pagamento del proprio debito in più rate mensili, solitamente fino a 72 rate, in base alla capacità economica del debitore e all’entità del debito. Una volta che la rateizzazione è approvata, il debitore deve iniziare a pagare le rate mensili, e dopo il pagamento della prima rata, il pignoramento può essere sospeso o revocato, consentendo lo svincolo delle somme bloccate. Questo strumento è particolarmente utile per debiti elevati, poiché consente di ridurre la pressione economica e diluire il pagamento nel tempo.

Ad esempio, se un debitore ha un debito di 12.000 euro, può richiedere una rateizzazione che si traduce in pagamenti mensili da 200 euro per sei anni. Il pagamento della prima rata è spesso sufficiente per richiedere la revoca del pignoramento, anche se in alcuni casi può essere necessario presentare la documentazione al giudice per confermare la sospensione del blocco dei fondi.

La rateizzazione può essere richiesta anche per debiti fiscali, e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione generalmente approva il piano rateale purché il debitore dimostri la propria incapacità di saldare l’intero importo in un’unica soluzione. È importante rispettare le scadenze delle rate, perché il mancato pagamento di una rata può riattivare il pignoramento o altre azioni esecutive da parte dell’Agenzia.

Riassunto per punti:

  • La rateizzazione permette di dilazionare il debito fino a 72 rate mensili.
  • Dopo il pagamento della prima rata, il pignoramento può essere revocato.
  • La rateizzazione riduce l’impatto economico immediato e diluisce il pagamento nel tempo.
  • Il mancato pagamento delle rate può riattivare il pignoramento.

Quali Somme Possono Essere Pignorate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare diverse somme per recuperare i debiti fiscali. Le principali categorie includono i conti correnti, dove può essere bloccato l’intero saldo fino alla concorrenza del debito, e gli stipendi o pensioni, per i quali è previsto un limite: può essere pignorato solo un quinto dell’importo netto. Questo garantisce che il debitore mantenga una parte del reddito per le proprie necessità quotidiane. Se il conto corrente riceve accrediti da stipendio o pensione, le stesse limitazioni si applicano.

Le somme detenute su conti correnti sono tra le prime a essere pignorate, ma anche altri crediti del debitore possono essere oggetto di pignoramento, come canoni di affitto o somme dovute da terzi. Ad esempio, se il debitore ha un saldo di 10.000 euro in banca e un debito di 7.000 euro, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può bloccare l’intera somma fino al saldo del debito. Per stipendi e pensioni, invece, se il debitore percepisce uno stipendio netto di 1.500 euro, ne verranno pignorati 300 euro, mantenendo 1.200 euro per le spese personali.

In casi di pensioni, la parte non pignorabile è fissata a un livello minimo che garantisce al debitore il mantenimento di un importo pari a circa 800 euro, come stabilito dalla legge.

Riassunto per punti:

  • Pignorabili conti correnti, stipendi e pensioni.
  • Solo un quinto dello stipendio o pensione può essere pignorato.
  • Il saldo del conto corrente può essere bloccato fino al totale del debito.
  • Limiti legali proteggono una parte minima del reddito per le spese quotidiane.

Come Si Richiede lo Svincolo delle Somme?

Per richiedere lo svincolo delle somme pignorate, il debitore deve prima risolvere il debito che ha causato il blocco, tramite pagamento completo o rateizzazione. Una volta che il debito è stato estinto o il piano di rateizzazione avviato, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve notificare al terzo, come la banca o il datore di lavoro, che il pignoramento è cessato. Il debitore può anche accelerare il processo presentando alla banca le prove di pagamento. In caso di ritardo del creditore, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo, che obbliga il terzo a sbloccare le somme congelate.

Se la comunicazione del creditore tarda ad arrivare, o se ci sono complicazioni nel processo, il debitore può intervenire legalmente per ottenere lo svincolo delle somme. L’intervento del giudice diventa essenziale in questi casi, e il debitore può presentare un’istanza per sbloccare le somme trattenute ingiustamente. Questo procedimento legale si basa sulle prove di pagamento del debito e sulla mancata azione del creditore. Una volta emessa l’ordinanza di svincolo, la banca o il terzo coinvolto è obbligato a liberare le somme bloccate.

È importante che il debitore si mantenga attivo e vigile durante tutto il processo per garantire che il creditore notifichi tempestivamente la fine del pignoramento e che le somme vengano svincolate nel più breve tempo possibile.

Riassunto per punti:

  • Il debito deve essere risolto tramite pagamento o rateizzazione.
  • Il creditore notifica al terzo (banca o datore di lavoro) lo svincolo delle somme.
  • Il debitore può presentare prova di pagamento per accelerare il processo.
  • In caso di ritardo, è possibile richiedere un’ordinanza di svincolo al giudice.

Quanto Tempo Ci Vuole per Ottenere lo Svincolo delle Somme?

Il tempo necessario per ottenere lo svincolo delle somme varia in base alla rapidità con cui il creditore comunica la cessazione del pignoramento e alla velocità con cui il terzo (banca o datore di lavoro) esegue l’ordine di svincolo. Generalmente, una volta estinto il debito e ricevuta la notifica del creditore, il processo può richiedere da poche settimane fino a 30 giorni. Tuttavia, se ci sono ritardi o complicazioni, il debitore può presentare un’istanza al giudice per accelerare il processo con un’ordinanza di svincolo.

In caso di ritardi da parte del creditore, il debitore può presentare prove di pagamento per forzare lo svincolo delle somme tramite un’azione legale. L’intervento del giudice può ridurre ulteriormente i tempi. Se tutto procede in modo lineare e senza complicazioni, l’iter di svincolo tende a risolversi entro il mese successivo alla risoluzione del debito, anche grazie all’accelerazione introdotta dalle tecnologie digitali nel 2024.

Cosa Fare Subito se il Creditore Non Comunica l’Estinzione del Pignoramento?

Se il creditore non comunica tempestivamente l’estinzione del pignoramento, il primo passo da fare è raccogliere tutte le prove del pagamento o dell’accordo di rateizzazione. Queste documentazioni possono essere presentate alla banca o al datore di lavoro per richiedere lo svincolo delle somme pignorate. Se il creditore continua a non comunicare l’estinzione, il debitore ha il diritto di rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo. Questo procedimento legale obbliga il creditore a notificare la liberazione delle somme bloccate.

Agire rapidamente è essenziale per evitare che il blocco delle somme si prolunghi oltre il necessario. Nel frattempo, il debitore può anche valutare la possibilità di richiedere un risarcimento per i danni subiti a causa del ritardo ingiustificato. Questa azione è particolarmente rilevante se la mancata disponibilità dei fondi ha creato difficoltà economiche significative. L’ordinanza del giudice può essere lo strumento più efficace per far valere i propri diritti e ripristinare l’accesso alle risorse bloccate.

Riassunto per punti:

  • Raccogliere le prove del pagamento o rateizzazione.
  • Richiedere lo svincolo direttamente alla banca o al terzo.
  • Rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo.
  • Valutare la possibilità di richiedere un risarcimento per i danni.

È Possibile Fare Ricorso contro il Pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Sì, è possibile fare ricorso contro il pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ma è necessario seguire le corrette procedure legali. Il debitore può opporsi se ritiene che il pignoramento sia stato effettuato in modo irregolare o che il debito non sia dovuto. Per contestare il pignoramento, si può presentare un’opposizione all’esecuzione ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Questo tipo di ricorso deve essere fatto presso il giudice competente, che valuterà le prove fornite e potrà sospendere temporaneamente il pignoramento o, in casi estremi, annullarlo del tutto.

Un avvocato specializzato può aiutare il debitore a preparare l’opposizione, valutando le eventuali irregolarità nel procedimento e preparando la documentazione necessaria. Il giudice, se ritiene che l’opposizione sia fondata, può disporre la sospensione del pignoramento, bloccando ulteriori trattenute o congelamenti di somme.

È importante ricordare che il ricorso deve essere presentato tempestivamente, generalmente entro un breve lasso di tempo dalla notifica del pignoramento. Se il debitore non agisce con prontezza, rischia che il pignoramento prosegua fino al completo pagamento del debito, rendendo più difficile recuperare eventuali somme già trattenute.

Il ricorso può essere particolarmente utile se, per esempio, il debitore ha già saldato una parte del debito ma l’Agenzia ha eseguito comunque il pignoramento. In questi casi, il giudice potrebbe ritenere che l’importo trattenuto sia superiore al dovuto e ordinare una rettifica o la sospensione.

Riassunto per punti:

  • È possibile fare ricorso contro il pignoramento presentando un’opposizione.
  • Il ricorso deve essere presentato al giudice competente ai sensi dell’art. 615 CPC.
  • Un avvocato può aiutare a valutare le irregolarità e preparare la documentazione.
  • Il ricorso deve essere fatto tempestivamente per sospendere il pignoramento.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con L’Agenzia Entrate e Riscossione

Affrontare un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una delle situazioni più delicate che un debitore possa vivere. Un blocco del conto corrente non solo priva il debitore dell’accesso alle proprie risorse, ma può anche causare danni economici rilevanti, compromettendo la possibilità di far fronte alle spese quotidiane e agli impegni finanziari. In questo contesto, l’assistenza di un avvocato esperto diventa fondamentale per difendersi adeguatamente e risolvere il problema nel modo più rapido ed efficace possibile.

Un avvocato specializzato in cancellazione debiti e sblocco dei conti correnti pignorati conosce in profondità tutte le procedure, le normative applicabili, e le strategie per ridurre al minimo le conseguenze di un pignoramento. L’esperienza di un legale consente di navigare tra le numerose leggi che regolano il pignoramento presso terzi, come gli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile, assicurandosi che il creditore rispetti pienamente i diritti del debitore. Spesso, una semplice consulenza legale può fare la differenza tra un blocco prolungato del conto e una soluzione tempestiva.

L’avvocato non solo rappresenta il debitore in sede legale, ma agisce anche come negoziatore tra quest’ultimo e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. La rateizzazione, ad esempio, è una delle principali soluzioni per estinguere gradualmente il debito senza dover affrontare l’onere di un pagamento immediato. Tuttavia, negoziare un piano di rateizzazione con l’Agenzia richiede una buona conoscenza delle procedure fiscali e una forte capacità di argomentazione. Un avvocato esperto può facilitare questo processo, garantendo che il debitore ottenga il miglior piano di pagamento possibile e, soprattutto, che le somme pignorate siano sbloccate una volta effettuato il pagamento della prima rata.

Quando il creditore, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, non comunica tempestivamente la cessazione del pignoramento dopo il saldo del debito, un avvocato diventa ancora più indispensabile. In questi casi, è possibile che il debitore si trovi a dover affrontare lungaggini burocratiche che prolungano ingiustamente il blocco del conto. Un legale può intervenire prontamente per ottenere un’ordinanza di svincolo da parte del giudice, accelerando così la liberazione delle somme bloccate. Senza un supporto legale adeguato, il debitore potrebbe trovarsi in una posizione di debolezza, incapace di far valere i propri diritti e ottenere l’accesso alle risorse che gli spettano.

Il pignoramento del conto corrente, dello stipendio o della pensione è una misura severa, ma la legge prevede una serie di tutele che, se correttamente applicate, proteggono il debitore da eccessi o abusi da parte del creditore. Ad esempio, solo un quinto dello stipendio o della pensione può essere pignorato, e il debitore ha il diritto di mantenere una somma sufficiente per coprire le spese quotidiane. Tuttavia, queste protezioni legali non sono sempre applicate in modo automatico, e senza un avvocato al proprio fianco, il debitore potrebbe trovarsi a dover affrontare trattenute superiori al limite legale. Un legale esperto sa come far valere questi diritti e assicura che il pignoramento avvenga entro i limiti consentiti dalla legge.

Inoltre, l’assistenza di un avvocato è cruciale anche quando il pignoramento riguarda conti cointestati. In questi casi, la legge prevede che solo la quota di competenza del debitore possa essere bloccata, ma è frequente che l’intero saldo del conto venga temporaneamente congelato fino a quando non si chiariscono le rispettive quote. Un avvocato esperto in questa materia può intervenire tempestivamente per garantire che la parte non coinvolta nel debito non subisca un blocco ingiustificato e che il conto venga sbloccato quanto prima.

Un altro aspetto da considerare è la possibilità di presentare opposizione al pignoramento, soprattutto se ci sono errori procedurali o se il debito non è dovuto. L’articolo 615 del Codice di Procedura Civile consente di contestare il pignoramento dinanzi a un giudice, richiedendo la sospensione della procedura esecutiva. Un avvocato può identificare eventuali violazioni o errori nel procedimento e presentare un ricorso per conto del debitore. Senza un’adeguata assistenza legale, il debitore potrebbe non essere a conoscenza dei propri diritti o non avere gli strumenti necessari per difendersi efficacemente.

Affrontare un pignoramento richiede non solo competenze legali, ma anche una strategia ben definita per minimizzare le conseguenze economiche e ripristinare l’accesso ai fondi nel minor tempo possibile. La consulenza legale può prevenire il peggioramento della situazione e fornire al debitore le soluzioni più adeguate per risolvere il debito, evitare ulteriori azioni esecutive e, in alcuni casi, negoziare una riduzione o una ristrutturazione del debito complessivo. Gli avvocati specializzati in cancellazione debiti hanno una profonda conoscenza delle opportunità offerte dalla normativa italiana, come le procedure di sovraindebitamento previste dalla Legge n. 3 del 2012, che possono fornire un’alternativa per uscire da situazioni di indebitamento grave.

Infine, il valore di avere un avvocato esperto al proprio fianco risiede non solo nella difesa legale immediata, ma anche nella consulenza preventiva che può evitare ulteriori problemi finanziari. Molti debitori che affrontano pignoramenti non hanno una visione completa delle conseguenze legali delle loro azioni e delle alternative disponibili. Un avvocato può fornire un quadro chiaro della situazione e guidare il debitore attraverso le migliori strategie per gestire il proprio debito in modo sostenibile.

In conclusione, avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e sblocco conti correnti pignorati non è solo utile, ma spesso indispensabile per affrontare un pignoramento con efficacia e proteggere i propri diritti. Un professionista del settore non solo garantisce una gestione tempestiva del problema, ma offre anche una prospettiva strategica che può prevenire ulteriori complicazioni e fornire al debitore una via d’uscita sicura e sostenibile.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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