L’ufficiale giudiziario ha un ruolo fondamentale nel garantire l’esecuzione di sentenze giudiziarie, soprattutto quando un creditore cerca di recuperare il proprio credito attraverso il pignoramento dei beni del debitore. Tuttavia, la legge stabilisce dei limiti su cosa può effettivamente essere pignorato. Secondo l’articolo 514 del Codice di Procedura Civile, alcuni beni sono impignorabili perché considerati indispensabili per il sostentamento del debitore e della sua famiglia. Questi beni includono vestiti, mobili necessari per vivere, utensili da cucina e altri oggetti essenziali per la vita quotidiana. Inoltre, gli strumenti di lavoro che il debitore utilizza per esercitare la propria professione, così come i beni strettamente necessari per l’attività economica, non possono essere sequestrati. Questa protezione è importante perché consente al debitore di mantenere un minimo di dignità e di garantire la continuità lavorativa, anche in situazioni di grave difficoltà economica.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, introdotto con il D.Lgs. n. 14/2019, ha ulteriormente rafforzato le tutele per i debitori, soprattutto per coloro che si trovano in stato di sovraindebitamento. Questa legge consente al debitore di ricorrere a procedure come il piano del consumatore o l’accordo di ristrutturazione dei debiti, che offrono una via d’uscita dalle difficoltà economiche senza dover subire direttamente l’esecuzione forzata. Queste misure, se approvate dal tribunale, permettono di sospendere temporaneamente il pignoramento dei beni e di negoziare un piano di rientro più sostenibile.
Quando si parla di pignoramenti, non tutti i beni del debitore sono ugualmente pignorabili. Ad esempio, un bene immobile, come una casa, può essere oggetto di pignoramento, ma il debitore ha diritto a mantenere un’abitazione di residenza che soddisfi determinati criteri di valore e dimensione. Nel caso di beni mobili, l’ufficiale giudiziario può sequestrare oggetti di valore come veicoli, gioielli, opere d’arte o conti correnti bancari, ma deve rispettare le norme che proteggono i beni necessari per il sostentamento quotidiano.
L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile regola invece il pignoramento degli stipendi e delle pensioni. Anche in questo caso, esistono dei limiti precisi: è possibile pignorare solo una parte dello stipendio o della pensione, solitamente fino a un quinto, per garantire al debitore di mantenere una fonte di reddito minima necessaria per il sostentamento proprio e della sua famiglia. Questa soglia può variare in base al tipo di debito (ad esempio, debiti alimentari o fiscali), ma in generale il principio di protezione del reddito essenziale rimane costante.
La legge sul sovraindebitamento è particolarmente significativa per i debitori incapienti, ovvero coloro che non dispongono di beni sufficienti a soddisfare i creditori. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza prevede la possibilità di ottenere l’esdebitazione per il debitore incapiente, liberandolo dai debiti residui al termine di una procedura di sovraindebitamento. L’esdebitazione rappresenta una sorta di “ripartenza” per il debitore, consentendogli di riprendersi economicamente senza essere perseguitato dai debiti non estinti.
Tuttavia, il pignoramento può estendersi a beni cointestati. Se un bene è cointestato tra il debitore e un’altra persona, come un immobile o un conto corrente, l’ufficiale giudiziario può pignorare solo la parte che appartiene al debitore. Questo significa che i beni cointestati possono essere oggetto di esecuzione solo parzialmente, tutelando la parte spettante al terzo non debitore.
In sintesi, l’ufficiale giudiziario ha ampi poteri di pignoramento, ma la legge impone dei limiti stringenti su quali beni possono essere effettivamente sequestrati. La protezione dei beni essenziali per il sostentamento e la continuità lavorativa del debitore, così come la possibilità di accedere a misure di ristrutturazione del debito, rappresentano importanti strumenti di tutela previsti dal legislatore per bilanciare il diritto del creditore a recuperare il credito e la necessità di garantire un minimo di dignità e di sostentamento al debitore.
Riassunto per punti:
- L’ufficiale giudiziario può pignorare beni mobili, immobili e somme di denaro, ma esistono limiti legali.
- I beni necessari per il sostentamento del debitore, come vestiti, mobili essenziali e strumenti di lavoro, sono impignorabili.
- Solo una parte dello stipendio o della pensione può essere pignorata (generalmente fino a un quinto).
- Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti di protezione per i debitori in stato di sovraindebitamento, come il piano del consumatore e l’accordo di ristrutturazione.
- L’esdebitazione consente al debitore incapiente di essere liberato dai debiti residui.
- Nel caso di beni cointestati, l’ufficiale giudiziario può pignorare solo la parte del bene che appartiene al debitore.
Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte..
Quali beni può sequestrare l’ufficiale giudiziario?
L’ufficiale giudiziario, nell’ambito di un’esecuzione forzata, ha il compito di individuare e sequestrare i beni del debitore che possono essere venduti all’asta per soddisfare il credito. I beni sequestrabili includono beni mobili, come automobili, arredi, elettrodomestici, gioielli e altri oggetti di valore. Tuttavia, esistono dei limiti legali alla pignorabilità di determinati beni che sono considerati indispensabili per la vita quotidiana del debitore e della sua famiglia. Ad esempio, beni come il letto, la cucina, il frigorifero e i vestiti necessari non possono essere pignorati, poiché rientrano tra quelli necessari per la sussistenza.
La Legge n. 14/2019, nota anche come Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, prevede ulteriori protezioni per il debitore, soprattutto per i soggetti in stato di sovraindebitamento. Questo codice prevede che il pignoramento debba essere effettuato tenendo conto delle necessità essenziali del debitore, evitando eccessi che potrebbero compromettere la dignità e il benessere minimo della persona. L’obiettivo del legislatore è quello di bilanciare il diritto del creditore a recuperare il proprio credito con la tutela di un livello minimo di vita per il debitore.
Quali beni sono esenti da pignoramento?
Il Codice di Procedura Civile, all’articolo 514, elenca una serie di beni che sono considerati impignorabili, ovvero beni che l’ufficiale giudiziario non può sequestrare. Tra questi beni troviamo:
- I beni di uso quotidiano, come i vestiti, il letto, i mobili necessari per dormire e mangiare, il frigorifero e la cucina.
- Gli oggetti di lavoro necessari per l’attività professionale del debitore, ad esempio attrezzi e strumenti utilizzati per svolgere il proprio lavoro.
- Le somme strettamente necessarie per il mantenimento del debitore e della sua famiglia, come una parte dello stipendio o della pensione, in base alle disposizioni dell’articolo 545 del Codice di Procedura Civile.
Questi beni sono esenti dal pignoramento perché considerati indispensabili per garantire una vita dignitosa al debitore e per evitare che l’esecuzione forzata diventi eccessivamente gravosa.
L’ufficiale giudiziario può pignorare uno stipendio o una pensione?
L’ufficiale giudiziario può pignorare una parte dello stipendio o della pensione del debitore, ma esistono limiti precisi stabiliti dalla legge. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile impone che solo una quota dello stipendio o della pensione possa essere sequestrata, di solito fino a un quinto del totale. Questa regola serve a garantire che il debitore mantenga una parte sufficiente per il proprio sostentamento. Per debiti alimentari o fiscali, il limite può variare, ma in ogni caso si garantisce una protezione minima per le necessità di vita.
Esistono anche altri beni, come le indennità per invalidità o malattia, che sono considerati impignorabili. L’obiettivo del legislatore è di tutelare le somme necessarie alla sopravvivenza del debitore e della sua famiglia. Questo equilibrio è fondamentale per evitare che l’esecuzione forzata diventi troppo gravosa per il debitore, compromettendo la sua capacità di far fronte alle spese essenziali.
In ogni caso, quando si parla di pignoramento di stipendi e pensioni, la legge impone che vengano rispettati diritti fondamentali. Le somme pignorate vengono trattenute direttamente dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale e trasferite al creditore in modo che il debitore non debba occuparsene direttamente. Tuttavia, è possibile presentare opposizione al pignoramento, se il debitore ritiene che siano stati violati i limiti imposti dalla legge o che ci siano irregolarità nella procedura.
Riassunto per punti:
- L’ufficiale giudiziario può pignorare fino a un quinto dello stipendio o della pensione.
- Le somme necessarie per la sopravvivenza sono protette.
- Indennità di invalidità o malattia sono impignorabili.
- Le somme pignorate vengono trattenute direttamente da datore di lavoro o ente previdenziale.
- Il debitore può opporsi al pignoramento se ritiene ci siano irregolarità o violazioni dei limiti di legge.
Cosa accade se il debitore è in stato di sovraindebitamento?
Se il debitore è in stato di sovraindebitamento, ovvero non è più in grado di far fronte ai propri debiti con il patrimonio disponibile, la Legge n. 14/2019 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti per riorganizzare il debito ed evitare l’esecuzione forzata. Tra questi, ci sono il piano del consumatore e l’accordo di ristrutturazione, che permettono al debitore di negoziare nuove condizioni di pagamento e, in alcuni casi, sospendere temporaneamente il pignoramento dei beni.
Queste procedure sono destinate a soggetti che, per motivi non imputabili a loro negligenza, non riescono a soddisfare le richieste dei creditori. Il tribunale, dopo aver valutato la situazione economica del debitore e i termini del piano proposto, può approvare il progetto di ristrutturazione dei debiti e sospendere eventuali procedure esecutive in corso, consentendo al debitore di riorganizzare i propri obblighi finanziari in modo più sostenibile.
In casi estremi, se il debitore risulta incapiente, può chiedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui non pagati al termine della procedura. L’esdebitazione offre una “seconda possibilità” al debitore, permettendogli di ripartire senza essere perseguitato dai creditori per i debiti non soddisfatti, una volta che il patrimonio disponibile è stato liquidato o gestito nel miglior modo possibile per soddisfare parzialmente i creditori.
Questi strumenti di tutela, previsti dalla legge sul sovraindebitamento, rappresentano un’importante difesa per i soggetti che, per motivi economici e non speculativi, si trovano in una condizione di estrema difficoltà finanziaria.
Riassunto per punti:
- Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre soluzioni per debitori sovraindebitati, come il piano del consumatore e l’accordo di ristrutturazione.
- Queste procedure possono sospendere temporaneamente le esecuzioni forzate.
- Se il debitore è incapiente, può chiedere l’esdebitazione, che cancella i debiti residui.
- Il tribunale valuta il piano di ristrutturazione prima di approvarlo e sospendere il pignoramento.
Cos’è l’esdebitazione del debitore incapiente?
L’esdebitazione del debitore incapiente è un istituto previsto dalla Legge n. 14/2019, che offre la possibilità ai debitori in grave difficoltà economica di ottenere la cancellazione dei debiti residui al termine di una procedura concorsuale, come quelle previste nel sovraindebitamento. Questo strumento è riservato a debitori che non hanno più risorse sufficienti per far fronte ai propri debiti, non per loro colpa o negligenza, e che hanno comunque cercato di soddisfare i creditori con il patrimonio disponibile.
L’esdebitazione ha come obiettivo la reintegrazione del debitore nella vita economica, permettendogli di ripartire senza essere gravato da debiti insostenibili. In altre parole, al termine della procedura di sovraindebitamento, i debiti che non sono stati pagati vengono cancellati, offrendo una “seconda opportunità” per il debitore. Per accedere a questo beneficio, è necessario che il debitore abbia agito in buona fede durante tutto il processo e che il tribunale accerti l’impossibilità materiale di soddisfare i creditori.
L’istituto dell’esdebitazione rappresenta un’importante misura di tutela per chi, per cause indipendenti dalla propria volontà, si trova in una situazione di grave crisi economica, senza risorse sufficienti per far fronte ai propri impegni finanziari. Non tutti i debiti sono soggetti a esdebitazione: ad esempio, i debiti alimentari o quelli derivanti da illeciti non sono estinti al termine della procedura.
Riassunto per punti:
- L’esdebitazione cancella i debiti residui del debitore incapiente.
- Prevista dalla Legge n. 14/2019, riservata a debitori in buona fede.
- Offre una “seconda opportunità” per ripartire senza essere gravati da debiti.
- Il tribunale valuta se il debitore ha fatto tutto il possibile per soddisfare i creditori.
- Alcuni debiti, come quelli alimentari, non possono essere cancellati.
L’ufficiale giudiziario può pignorare beni cointestati?
L’ufficiale giudiziario può pignorare beni cointestati, ma solo la quota di proprietà del debitore. Questo significa che se un bene, come un immobile o un conto corrente, è intestato a più persone, l’ufficiale giudiziario potrà pignorare solo la parte di cui il debitore è proprietario, senza intaccare i diritti degli altri cointestatari. Ad esempio, in caso di pignoramento di un immobile cointestato, il terzo non debitore continuerà a possedere la propria quota dell’immobile, che rimane al di fuori della procedura esecutiva.
Nel caso del pignoramento di un conto corrente cointestato, l’ufficiale giudiziario bloccherà solo le somme appartenenti al debitore, mentre la parte spettante all’altro cointestatario non sarà coinvolta. Tuttavia, potrebbe essere necessario determinare la percentuale di proprietà effettiva del debitore, soprattutto in caso di conti cointestati in cui non è chiara la suddivisione delle somme tra i cointestatari.
Il principio di fondo è che la legge tutela i diritti dei terzi non coinvolti nella procedura esecutiva. Di conseguenza, il pignoramento deve riguardare esclusivamente i beni o le somme che appartengono al debitore, evitando di intaccare il patrimonio degli altri cointestatari che non sono responsabili per il debito. La procedura di pignoramento dei beni cointestati può risultare complessa e richiede una corretta valutazione delle quote di proprietà, motivo per cui è fondamentale la precisione dell’intervento dell’ufficiale giudiziario.
Riassunto per punti:
- L’ufficiale giudiziario può pignorare solo la quota di proprietà del debitore su beni cointestati.
- Nel caso di beni cointestati, la parte del terzo non debitore non viene toccata.
- Il pignoramento di un conto corrente cointestato riguarda solo la quota del debitore.
- La legge tutela i diritti dei cointestatari non coinvolti nel debito.
Quali sono i beni che l’ufficiale giudiziario non può pignorare?
L’ufficiale giudiziario non può pignorare una serie di beni che la legge considera indispensabili per la sussistenza e il benessere del debitore. Questi beni sono definiti dall’articolo 514 del Codice di Procedura Civile e comprendono:
- Gli oggetti indispensabili per il quotidiano, come vestiti, biancheria, mobili essenziali (letto, tavolo, sedie), utensili da cucina e frigorifero.
- Gli strumenti di lavoro indispensabili per l’esercizio della professione del debitore.
- Le somme necessarie per il mantenimento del debitore e della sua famiglia, come una parte dello stipendio o della pensione, protetti dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile.
- Le somme destinate a indennità per invalidità, malattia, o risarcimento per danni personali.
Questi beni sono esentati dal pignoramento per garantire che, nonostante l’esecuzione forzata, il debitore possa comunque condurre una vita dignitosa e mantenere le risorse necessarie per la propria sopravvivenza. In tal modo, la legge bilancia il diritto del creditore a recuperare i propri fondi con la necessità di proteggere i bisogni fondamentali del debitore e della sua famiglia.
Riassunto per punti:
- Beni impignorabili: vestiti, mobili essenziali, utensili da cucina.
- Strumenti di lavoro necessari per la professione.
- Parte dello stipendio o pensione, e somme per indennità o risarcimenti.
- L’obiettivo è garantire una vita dignitosa per il debitore e la sua famiglia.
Cosa fare in caso di pignoramento?
In caso di pignoramento, è fondamentale agire tempestivamente e con consapevolezza per proteggere i propri diritti. Il primo passo è contattare un avvocato specializzato per valutare la legittimità del pignoramento e verificare se vi sono irregolarità nella procedura. È possibile fare opposizione al pignoramento entro termini stabiliti dalla legge, contestando l’atto se vi sono violazioni dei diritti del debitore o errori procedurali.
Se il pignoramento è legittimo, una delle strategie più efficaci è cercare di negoziare con il creditore una soluzione alternativa, come la rateizzazione del debito. Questa opzione può permettere al debitore di evitare la vendita all’asta dei propri beni, pagando il debito in modo più sostenibile nel tempo. È importante ricordare che le leggi italiane, come stabilito dal Codice di Procedura Civile, garantiscono la protezione di alcuni beni considerati impignorabili. I beni necessari per il sostentamento, come mobili essenziali, utensili da cucina, vestiti e una parte dello stipendio o della pensione, non possono essere pignorati.
Nel caso in cui il debitore si trovi in una situazione di sovraindebitamento, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre ulteriori strumenti per tutelarsi, come il piano del consumatore o l’accordo di ristrutturazione dei debiti. Questi strumenti consentono di sospendere temporaneamente le azioni esecutive, fornendo al debitore una via per riorganizzare i propri debiti in modo più gestibile.
Se, nonostante gli sforzi, il debitore risulta incapiente, può chiedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui al termine di una procedura concorsuale. Questo istituto permette al debitore di liberarsi dai debiti non estinti e ripartire senza l’onere di essere perseguitato dai creditori.
Riassunto per punti:
- Contattare un avvocato per verificare la legittimità e le possibilità di opposizione.
- Negoziare la rateizzazione del debito con il creditore per evitare la vendita all’asta.
- I beni essenziali sono impignorabili secondo la legge.
- In caso di sovraindebitamento, considerare strumenti come il piano del consumatore o l’accordo di ristrutturazione.
- Se il debitore è incapiente, può richiedere l’esdebitazione per ottenere la cancellazione dei debiti residui.
Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti
Affrontare un pignoramento o una procedura di recupero debiti è una situazione estremamente complessa che può avere impatti significativi sulla vita di chi la subisce. Le implicazioni economiche, legali e personali sono profonde e richiedono una gestione attenta e strategica. In questo contesto, l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti è inestimabile. Un professionista qualificato non solo fornisce una consulenza tecnica, ma diventa un alleato fondamentale per proteggere i diritti del debitore e per affrontare le complessità del sistema legale in maniera adeguata.
Il pignoramento rappresenta una delle fasi più delicate dell’esecuzione forzata, in cui il creditore cerca di recuperare quanto dovuto attraverso il sequestro e la vendita dei beni del debitore. Tuttavia, la procedura deve seguire regole precise, e non tutti i beni possono essere oggetto di pignoramento. La legge italiana stabilisce chiari limiti su ciò che può essere sequestrato, prevedendo protezioni per beni essenziali, come la casa di residenza, una parte dello stipendio o della pensione, e gli strumenti di lavoro necessari per l’attività professionale del debitore. Un avvocato esperto sa riconoscere queste limitazioni e può intervenire tempestivamente per opporsi a eventuali eccessi o errori commessi durante la procedura di pignoramento.
Tra le prime azioni che un avvocato può intraprendere vi è la verifica della legittimità della procedura stessa. Il Codice di Procedura Civile prevede norme rigorose su come deve essere avviata e gestita un’esecuzione forzata, e ogni irregolarità può diventare un valido motivo per contestare il pignoramento. Senza l’assistenza di un professionista, è facile che il debitore si trovi a subire passivamente la procedura senza sapere che, in alcuni casi, essa può essere sospesa o annullata. Un avvocato esperto sarà in grado di individuare tempestivamente vizi di forma o errori procedurali e proporre un ricorso o un’opposizione, offrendo al debitore la possibilità di difendersi in modo efficace.
Inoltre, l’avvocato può negoziare con il creditore soluzioni alternative al pignoramento, come la rateizzazione del debito o la transazione. Queste opzioni sono spesso preferite dai creditori stessi, che in molti casi sono disposti a trovare un accordo piuttosto che affrontare le lunghe e costose procedure legali necessarie per arrivare alla vendita forzata dei beni. Un accordo può consentire al debitore di evitare il pignoramento e di ripagare il debito in modo più sostenibile, preservando al contempo i propri beni.
Nel caso di soggetti in condizioni di sovraindebitamento, la consulenza di un avvocato specializzato diventa ancora più essenziale. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha introdotto strumenti importanti per aiutare i debitori a gestire situazioni di sovraindebitamento, come il piano del consumatore e l’accordo di ristrutturazione dei debiti. Questi strumenti offrono al debitore la possibilità di sospendere temporaneamente le azioni esecutive e di proporre un piano di rientro del debito sostenibile, che tenga conto delle sue reali capacità economiche. Un avvocato esperto in questa materia sarà in grado di assistere il debitore nella presentazione di tali proposte, rappresentandolo davanti al giudice e tutelando i suoi interessi durante l’intera procedura.
Uno degli aspetti più critici in una procedura di pignoramento è la protezione dei beni essenziali. La legge italiana, in particolare con l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, prevede che solo una parte dello stipendio o della pensione del debitore possa essere pignorata, solitamente fino a un quinto del totale. Inoltre, esistono somme che non possono essere toccate, come le indennità per invalidità o le somme destinate al mantenimento familiare. Un avvocato esperto conosce questi limiti e può intervenire qualora tali diritti vengano violati. Proteggere i beni necessari per il sostentamento del debitore e della sua famiglia è uno degli obiettivi principali del sistema legale, e la presenza di un legale esperto garantisce che queste tutele vengano rispettate.
Oltre agli aspetti strettamente legali, avere un avvocato al proprio fianco offre anche un supporto strategico e psicologico. Affrontare una procedura di pignoramento o la gestione di debiti insostenibili è estremamente stressante, e il rischio di commettere errori o di prendere decisioni impulsive è alto. Un avvocato esperto fornisce una visione chiara e razionale della situazione, aiutando il debitore a prendere decisioni informate e ponderate, oltre a offrire un’importante rassicurazione nei momenti più difficili. Sapere di avere qualcuno che si occupa dei dettagli legali e che conosce i meccanismi del sistema esecutivo permette al debitore di concentrarsi sulle soluzioni a lungo termine e di affrontare la crisi finanziaria con maggiore serenità.
Un altro aspetto cruciale riguarda i beni cointestati. Quando un bene è cointestato con altre persone, l’ufficiale giudiziario può pignorare solo la quota di proprietà del debitore, e non quella degli altri cointestatari. Tuttavia, la determinazione delle quote e la gestione di beni cointestati possono essere complesse e spesso richiedono una verifica approfondita. Un avvocato specializzato può intervenire per garantire che i diritti dei cointestatari non vengano violati e che il pignoramento si limiti alla sola parte di proprietà del debitore.
Infine, l’esdebitazione rappresenta un altro strumento fondamentale per i debitori in gravi difficoltà economiche. Questa procedura permette al debitore di essere liberato dai debiti residui non pagati al termine di una procedura concorsuale, come il sovraindebitamento. L’avvocato può guidare il debitore in ogni fase di questa procedura, assicurandosi che vengano rispettati i requisiti necessari per ottenere l’esdebitazione e che il debitore possa ripartire senza l’onere di debiti insostenibili.
In conclusione, avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti è fondamentale per affrontare al meglio le complessità di una procedura esecutiva. La sua consulenza e assistenza non solo garantiscono una difesa legale adeguata, ma offrono al debitore l’opportunità di esplorare soluzioni alternative e di proteggere i propri diritti e beni essenziali. La presenza di un professionista specializzato permette di affrontare con maggiore sicurezza e serenità le difficoltà legate al pignoramento, assicurando una gestione efficace della crisi finanziaria e la possibilità di ripartire su basi più solide.
Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).
Perciò se hai bisogno di un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti, qui di seguito trovi tutti i nostri contatti per un aiuto rapido e sicuro.