Come Togliere Un Atto Di Pignoramento Presso Terzi?

Per togliere un atto di pignoramento presso terzi, il debitore deve innanzitutto risolvere il debito che ha causato il pignoramento. Questa procedura legale, disciplinata dagli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile, consente al creditore di recuperare somme o beni detenuti da terzi, come una banca o un datore di lavoro. Quando il debitore ha saldato il debito tramite pagamento totale o rateizzazione, il creditore ha l’obbligo di notificare al terzo la cessazione del pignoramento. Il debitore può accelerare il processo fornendo le prove del pagamento al terzo, ma se il creditore non agisce in modo tempestivo, il debitore può ricorrere al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo. Questa ordinanza obbliga il terzo a sbloccare le somme o i beni pignorati, rendendoli nuovamente disponibili al debitore.

Un altro strumento a disposizione del debitore è l’opposizione al pignoramento, che può essere presentata quando il pignoramento è eseguito in modo errato o se il debito non è dovuto. Secondo l’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, il debitore può opporsi all’esecuzione forzata in tribunale, chiedendo la sospensione o l’annullamento del pignoramento. In questa fase, è essenziale la presentazione di prove che dimostrino l’errore nella procedura o la risoluzione del debito.

Se il pignoramento riguarda conti correnti, stipendi o pensioni, la legge prevede protezioni per il debitore, come il limite al pignoramento di un quinto dello stipendio o della pensione, garantendo che il debitore mantenga una somma per le proprie esigenze quotidiane. Per i conti correnti, se l’accredito deriva da stipendio o pensione, si applicano le stesse regole. Tuttavia, l’intero saldo del conto corrente può essere bloccato se il debito è maggiore delle somme presenti. In ogni caso, il debitore può richiedere lo svincolo delle somme bloccate una volta risolto il debito, richiedendo un’azione legale se il creditore non interviene tempestivamente.

Un’altra opzione comune per rimuovere un pignoramento è la rateizzazione del debito. In molti casi, il debitore non è in grado di pagare l’intero debito in una sola soluzione. La legge consente di rateizzare il pagamento fino a un massimo di 72 rate mensili per i debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Dopo il pagamento della prima rata, è possibile richiedere la sospensione o il blocco del pignoramento. Tuttavia, per attivare questa misura, è necessario che il debitore presenti la richiesta di rateizzazione e che il creditore accetti il piano di pagamento. Una volta approvata la rateizzazione, il debitore può presentare la documentazione necessaria per richiedere lo svincolo delle somme pignorate.

L’importanza di avere un legale esperto a fianco in queste procedure è cruciale. Il pignoramento presso terzi è una procedura complessa che richiede una buona conoscenza delle norme legali e delle procedure giuridiche. Un avvocato esperto in materia può assistere il debitore nella fase di contestazione, di negoziazione del debito o nell’avvio di un ricorso per l’annullamento del pignoramento. Questo è particolarmente importante nei casi di errori procedurali o di mancata notifica corretta, dove un avvocato può identificare eventuali irregolarità e far valere i diritti del debitore.

Il debitore deve agire tempestivamente in ogni fase del processo. Se si ritarda nel richiedere l’estinzione del pignoramento o se non si agisce in modo adeguato per opporsi a eventuali irregolarità, il rischio è che il pignoramento continui a bloccare i beni o le somme del debitore, causando ulteriori problemi economici. In casi estremi, il creditore può persino avviare ulteriori procedure esecutive se il debito non viene risolto in tempi brevi.

Nel 2024, l’aumento dell’automazione e delle tecnologie digitali ha accelerato la velocità con cui i creditori possono attivare e notificare i pignoramenti presso terzi, ma ha anche reso più efficiente il processo di svincolo una volta risolto il debito. Tuttavia, l’intervento legale resta un fattore chiave per garantire che il debitore possa accedere rapidamente alle somme bloccate e che i propri diritti siano rispettati durante tutte le fasi della procedura.

In conclusione, togliere un atto di pignoramento presso terzi richiede una conoscenza approfondita delle procedure legali e la capacità di agire in modo rapido e strategico. Che si tratti di pagare il debito, di rateizzare l’importo dovuto o di presentare un’opposizione, il ruolo di un legale esperto è cruciale per difendere i diritti del debitore e garantire che la procedura venga gestita correttamente e nel rispetto delle leggi.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cos’è un atto di pignoramento presso terzi?

Un atto di pignoramento presso terzi è una misura legale esecutiva attraverso la quale un creditore, con l’autorizzazione del tribunale, blocca somme o beni del debitore detenuti da un terzo (ad esempio, una banca o un datore di lavoro). Questa procedura è disciplinata dagli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile e permette al creditore di recuperare il debito prelevando direttamente le somme bloccate dal terzo. Una volta notificato l’atto di pignoramento, il terzo è obbligato a trattenere le somme o i beni fino a risoluzione del debito.

Il pignoramento presso terzi può riguardare conti correnti, stipendi, pensioni o altri crediti detenuti da terzi in favore del debitore. Ad esempio, se il debitore ha uno stipendio mensile, il datore di lavoro può essere obbligato a trattenere una parte del salario, che verrà trasferita al creditore. In genere, per i redditi da lavoro, la legge consente il pignoramento solo di una parte limitata del reddito, generalmente fino a un quinto dello stipendio netto. Ciò garantisce che il debitore possa comunque disporre di una somma sufficiente per le proprie necessità essenziali.

La procedura si attiva con una notifica ufficiale, inviata sia al debitore che al terzo, il quale è tenuto a rispondere al tribunale dichiarando quali beni o somme del debitore detiene. Se il debitore non contesta il pignoramento o non paga il debito, il terzo trasferisce le somme al creditore.

Riassunto per punti:

  • Procedura esecutiva per recuperare crediti bloccando somme o beni del debitore detenuti da terzi.
  • Regolata dagli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile.
  • Pignoramento di conti, stipendi, pensioni o altri crediti.
  • Il terzo trattiene le somme fino al pagamento del debito o all’ordine del tribunale.
  • Solo una parte dello stipendio o della pensione può essere pignorata, garantendo il minimo vitale.

Quando è possibile richiedere la cancellazione di un atto di pignoramento?

È possibile richiedere la cancellazione di un atto di pignoramento presso terzi in diverse situazioni. La prima è quando il debito originario è stato estinto, sia tramite pagamento completo che attraverso un accordo di rateizzazione con il creditore. Una volta saldato il debito, il creditore deve notificare la cessazione del pignoramento al terzo, come la banca o il datore di lavoro. Se il creditore non adempie a tale obbligo, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo, che obbliga il terzo a sbloccare le somme o i beni pignorati.

Un’altra possibilità si presenta quando il pignoramento è stato eseguito in modo irregolare. In questi casi, il debitore può presentare un’opposizione al pignoramento in base all’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, contestando la legittimità dell’atto e chiedendo la sua cancellazione. Le irregolarità potrebbero riguardare errori nella notifica dell’atto, somme pignorate in eccesso o l’assenza di un debito effettivo.

In caso di rateizzazione, il debitore può ottenere la sospensione del pignoramento una volta concordato un piano di pagamento e pagata la prima rata. Il creditore è tenuto a notificare la sospensione al terzo, ma se non lo fa, anche in questo caso il debitore può rivolgersi al giudice.

Riassunto per punti:

  • La cancellazione può essere richiesta dopo il pagamento totale o la rateizzazione del debito.
  • Il debitore può opporsi in caso di irregolarità nel pignoramento.
  • È possibile richiedere un’ordinanza di svincolo in caso di mancata comunicazione del creditore.
  • La sospensione del pignoramento può avvenire dopo l’accordo di rateizzazione e il pagamento della prima rata.

Quali sono i passaggi per ottenere la cancellazione del pignoramento?

Per ottenere la cancellazione del pignoramento, ci sono alcuni passaggi chiave da seguire. Il primo è risolvere il debito, sia tramite pagamento completo che con un accordo di rateizzazione con il creditore. Una volta saldato il debito, il creditore deve notificare la fine del pignoramento al terzo, come la banca o il datore di lavoro, che dovrà sbloccare le somme o i beni pignorati. Se il creditore non comunica tempestivamente, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo.

Inoltre, se il debitore ritiene che ci siano state irregolarità nel pignoramento, può presentare un’opposizione al pignoramento ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, richiedendo la sospensione o l’annullamento del provvedimento. L’opposizione può essere basata su errori procedurali, come una notifica errata o il pignoramento di somme in eccesso rispetto al debito effettivo.

Se è stata concordata una rateizzazione, dopo il pagamento della prima rata, il debitore può richiedere la sospensione del pignoramento, anche se potrebbe essere necessario un provvedimento giudiziario per ottenere lo svincolo in caso di ritardi da parte del creditore.

Riassunto per punti:

  • Risolvere il debito con pagamento o rateizzazione.
  • Il creditore notifica la fine del pignoramento al terzo (banca o datore di lavoro).
  • In caso di ritardi, il debitore può ottenere un’ordinanza di svincolo.
  • Se ci sono irregolarità, è possibile presentare un’opposizione al pignoramento.
  • Pagare la prima rata della rateizzazione per richiedere la sospensione del pignoramento.

Cosa fare se il creditore non comunica la cancellazione del pignoramento?

Se il creditore non comunica tempestivamente la cancellazione del pignoramento nonostante il debito sia stato risolto, il debitore deve agire per sbloccare la situazione. Il primo passo è raccogliere tutte le prove del pagamento o dell’accordo di rateizzazione e inviarle direttamente al terzo (come la banca o il datore di lavoro), chiedendo lo svincolo delle somme. Se il creditore continua a non comunicare la fine del pignoramento, il debitore può presentare un’istanza al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo. Quest’ordinanza obbliga il terzo a liberare le somme bloccate, anche in assenza di una comunicazione da parte del creditore.

Inoltre, è possibile chiedere al giudice il risarcimento dei danni subiti a causa del ritardo, soprattutto se la mancata disponibilità dei fondi ha causato difficoltà economiche al debitore. Questo è particolarmente importante se la prolungata indisponibilità delle somme ha impedito il pagamento di spese essenziali, come bollette o affitti.

Riassunto per punti:

  • Fornire al terzo le prove del pagamento o della rateizzazione per accelerare il processo.
  • Se il creditore non comunica lo svincolo, richiedere un’ordinanza di svincolo al giudice.
  • Considerare la possibilità di richiedere un risarcimento dei danni causati dal ritardo prolungato.

Come funziona l’opposizione al pignoramento presso terzi?

L’opposizione al pignoramento presso terzi consente al debitore di contestare la legittimità del pignoramento, in particolare se ritiene che ci siano stati errori procedurali o se il debito non è effettivamente dovuto. Ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, il debitore può presentare un’istanza al giudice chiedendo la sospensione o l’annullamento del pignoramento. L’opposizione può essere fondata su vari motivi, come errori nella notifica dell’atto, somme pignorate in eccesso o pagamenti già effettuati.

Il debitore deve fornire prove documentali per sostenere la propria opposizione. Una volta presentata l’istanza, il giudice può sospendere temporaneamente il pignoramento, in attesa della decisione finale. Se l’opposizione è accolta, il pignoramento può essere annullato o modificato, e le somme eventualmente trattenute in eccesso possono essere restituite al debitore.

Se il debitore riesce a dimostrare che il pignoramento è illegittimo o eccessivo rispetto all’importo dovuto, il giudice può ordinare l’immediata cessazione dell’esecuzione forzata. In alcuni casi, l’opposizione al pignoramento può anche servire per ridurre la quota pignorata su stipendio o pensione, se il debitore riesce a dimostrare che le somme trattenute superano i limiti legali o che non lasciano sufficiente denaro per il proprio sostentamento.

Riassunto per punti:

  • Si presenta un’opposizione al pignoramento ai sensi dell’art. 615 c.p.c. quando vi sono errori o irregolarità.
  • È necessario fornire prove per sostenere l’opposizione.
  • Il giudice può sospendere temporaneamente il pignoramento in attesa della decisione.
  • Se accolta, il pignoramento viene annullato o modificato.
  • L’opposizione può anche servire a ridurre la quota pignorata o recuperare somme pignorate in eccesso.

È possibile cancellare un pignoramento con la rateizzazione?

Sì, è possibile cancellare un pignoramento tramite rateizzazione del debito. Quando un debitore non può saldare l’intero importo in un’unica soluzione, può richiedere un piano di pagamento rateale al creditore. Dopo l’accordo e il pagamento della prima rata, il pignoramento può essere sospeso o revocato, in base agli accordi con il creditore. Il creditore è tenuto a notificare la sospensione al terzo (come una banca o un datore di lavoro). In alcuni casi, potrebbe essere necessario un intervento giudiziario per sbloccare le somme.

Riassunto per punti:

  • La rateizzazione è un’alternativa al pagamento immediato.
  • Il pignoramento può essere sospeso o revocato dopo il pagamento della prima rata.
  • Il creditore deve notificare la sospensione al terzo, ma potrebbe essere necessario un intervento giudiziario.

Quanto tempo ci vuole per ottenere la cancellazione del pignoramento?

Il tempo necessario per ottenere la cancellazione di un pignoramento dipende dalla rapidità con cui il debitore risolve il debito e dalla velocità con cui il creditore comunica la cessazione del pignoramento al terzo, come la banca o il datore di lavoro. In genere, una volta effettuato il pagamento o avviato un piano di rateizzazione, il processo di cancellazione del pignoramento può richiedere da poche settimane fino a 30 giorni. Tuttavia, se il creditore ritarda nella notifica, il debitore può rivolgersi al giudice per accelerare lo svincolo delle somme.

Se il debitore fornisce prove di pagamento al creditore e il creditore comunica prontamente al terzo, i tempi si riducono. Tuttavia, quando ci sono complicazioni o ritardi da parte del creditore, il debitore può presentare un’istanza al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo delle somme bloccate, il che può ulteriormente accelerare la procedura.

Cosa succede se il pignoramento riguarda un conto cointestato?

Se il pignoramento riguarda un conto cointestato, la situazione è più complessa poiché la legge tutela i diritti sia del debitore sia del cointestatario non coinvolto nel debito. In genere, la quota che può essere pignorata è solo quella appartenente al debitore. Di norma, il conto cointestato viene considerato diviso in parti uguali tra i cointestatari, a meno che non vi siano prove che indichino una diversa proporzione di proprietà. Ciò significa che, se due persone condividono il conto, solo il 50% del saldo potrebbe essere bloccato, corrispondente alla parte presumibilmente appartenente al debitore.

Tuttavia, al momento della notifica del pignoramento, l’intero conto può essere temporaneamente congelato fino a quando non viene determinata la quota effettiva del debitore. Questo potrebbe causare un blocco temporaneo anche sulla parte appartenente al cointestatario non debitore, che dovrà dimostrare di non essere coinvolto nel debito per ottenere il rilascio della propria quota.

Se il cointestatario non debitore dimostra che le somme sul conto sono di sua esclusiva proprietà o proporzionalmente superiori rispetto a quanto presunto, può ottenere la liberazione di una parte maggiore del conto rispetto alla semplice divisione al 50%.

Riassunto per punti:

  • Solo la quota appartenente al debitore può essere pignorata, di solito il 50%.
  • L’intero saldo potrebbe essere temporaneamente congelato fino a chiarimenti.
  • Il cointestatario non debitore può richiedere lo sblocco della sua quota dimostrando di non essere coinvolto nel debito.
  • Le somme appartenenti esclusivamente al cointestatario possono essere liberate.

Quali sono le tutele legali per il debitore?

Le tutele legali per il debitore sono diverse e mirano a garantire che i suoi diritti siano protetti durante la procedura di pignoramento. Una delle principali tutele è il limite al pignoramento dello stipendio o della pensione, che può essere trattenuto solo fino a un quinto del reddito netto. Inoltre, la legge garantisce il rispetto del minimo vitale, specialmente per le pensioni, che non possono essere pignorate sotto una certa soglia (circa 800 euro nel 2024).

Il debitore ha il diritto di presentare opposizione al pignoramento ai sensi dell’articolo 615 del Codice di Procedura Civile in caso di irregolarità o se il debito non è dovuto. Può richiedere la revisione del pignoramento in tribunale, e il giudice può sospendere o annullare il pignoramento se le somme trattenute superano i limiti legali o sono state bloccate erroneamente.

Inoltre, esistono delle protezioni specifiche per i conti correnti, soprattutto se il conto riceve accrediti derivanti da stipendio o pensione. In tali casi, anche le somme presenti sul conto sono soggette a pignoramento solo parziale, lasciando comunque al debitore la possibilità di accedere a una parte del proprio reddito per far fronte alle spese quotidiane.

Se il debitore dimostra che vi sono errori procedurali o che il pignoramento è eccessivo, può presentare ricorso per chiedere una riduzione della quota pignorata. Anche la rateizzazione del debito rappresenta una tutela importante, poiché permette di sospendere il pignoramento dopo il pagamento della prima rata. Questo consente al debitore di diluire il debito nel tempo, senza dover subire l’immediato blocco di tutti i fondi.

Riassunto per punti:

  • Pignoramento limitato a un quinto dello stipendio o pensione.
  • Minimo vitale protetto (circa 800 euro per le pensioni nel 2024).
  • Possibilità di opposizione al pignoramento per irregolarità o errori.
  • Rateizzazione del debito per sospendere il pignoramento.
  • Protezioni specifiche per conti correnti che ricevono stipendi o pensioni.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Pignoramenti Presso Terzi

Affrontare un pignoramento presso terzi è una situazione delicata che può compromettere in modo significativo la stabilità finanziaria di un individuo o di un’impresa. In tali casi, avere al proprio fianco un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti è fondamentale per garantire che i diritti del debitore siano pienamente tutelati e che le procedure vengano svolte in modo corretto, rispettando i limiti di legge.

Un avvocato specializzato conosce in profondità la normativa che regola il pignoramento presso terzi, come gli articoli 543 e 545 del Codice di Procedura Civile, e può intervenire tempestivamente per correggere eventuali errori procedurali o per richiedere una riduzione delle somme pignorate. La presenza di un legale permette inoltre di evitare gli errori comuni che i debitori commettono quando cercano di affrontare il processo senza assistenza, come il mancato rispetto delle scadenze o la mancanza di documentazione adeguata.

Il pignoramento presso terzi può riguardare diverse tipologie di beni o redditi, tra cui conti correnti, stipendi o pensioni. La legge italiana prevede delle tutele specifiche per il debitore, ma queste non vengono sempre applicate in modo automatico. Un avvocato esperto può assicurarsi che vengano rispettati i limiti sul pignoramento dello stipendio (generalmente limitato a un quinto del reddito netto) e che sia garantito il minimo vitale per il debitore, soprattutto nel caso di pensioni, per le quali la legge stabilisce una soglia minima non pignorabile.

Un altro elemento fondamentale è la possibilità di presentare opposizione al pignoramento. Questa azione è regolata dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile e consente al debitore di contestare la legittimità del pignoramento, in caso di irregolarità o se il debito non è dovuto. La presentazione di un’opposizione richiede una conoscenza approfondita delle procedure legali, oltre che una solida preparazione giuridica per poter fornire al giudice tutte le prove necessarie a sostenere la contestazione. Un avvocato esperto è in grado di identificare eventuali violazioni o errori nel procedimento, come una notifica errata, una valutazione eccessiva delle somme pignorate o un errore nell’identificazione del debitore, e di agire in modo tempestivo per ottenere una sospensione o un annullamento del pignoramento.

Un altro aspetto cruciale riguarda i conti cointestati. Quando un pignoramento coinvolge un conto condiviso con un’altra persona, come un coniuge o un socio, è fondamentale che solo la parte di competenza del debitore venga bloccata. Tuttavia, nella pratica, è frequente che l’intero saldo del conto venga temporaneamente congelato, creando difficoltà anche per il cointestatario non coinvolto nel debito. In queste situazioni, un avvocato può intervenire rapidamente per garantire che la parte non coinvolta nel debito non subisca ingiustamente il blocco dei propri fondi e per ottenere lo sblocco tempestivo della quota spettante al cointestatario.

La consulenza di un avvocato è altrettanto importante quando si tratta di rateizzazione del debito. Questa opzione permette al debitore di dilazionare il pagamento del debito nel tempo, evitando il blocco immediato delle somme o dei beni pignorati. Un avvocato esperto può negoziare un piano di rateizzazione adeguato alle esigenze del debitore e, una volta ottenuto l’accordo con il creditore, presentare la richiesta di sospensione del pignoramento. In alcuni casi, è possibile sospendere il pignoramento già dopo il pagamento della prima rata, ma è essenziale che la procedura venga gestita correttamente per evitare ulteriori complicazioni legali.

La velocità con cui si agisce è un altro fattore chiave. Spesso, i debitori sottovalutano l’importanza di agire prontamente di fronte a un pignoramento, e questo può peggiorare la situazione finanziaria. Un avvocato non solo fornisce assistenza immediata, ma assicura che tutte le scadenze e le procedure vengano rispettate, riducendo al minimo il rischio di errori o ritardi. Questo può fare la differenza tra un blocco prolungato delle somme e una risoluzione rapida e soddisfacente della questione.

Infine, avere un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti presso terzi non solo garantisce una difesa efficace durante il procedimento, ma offre anche una prospettiva strategica per la gestione del debito nel lungo termine. In molti casi, il pignoramento è solo uno dei problemi finanziari che il debitore si trova ad affrontare, e un avvocato può suggerire soluzioni alternative, come la ristrutturazione del debito o l’accesso a procedure di sovraindebitamento, che consentono al debitore di ottenere una riduzione del carico debitorio e di rimettersi in piedi finanziariamente.

In sintesi, affrontare un pignoramento senza il supporto di un avvocato specializzato può comportare rischi significativi e conseguenze negative a lungo termine. Un legale esperto in opposizione a pignoramenti presso terzi non solo protegge i diritti del debitore, ma guida anche attraverso le complesse procedure legali, assicurandosi che ogni fase venga gestita nel miglior modo possibile. L’assistenza di un avvocato è dunque essenziale per ottenere una soluzione rapida ed efficace, minimizzando i danni economici e proteggendo il futuro finanziario del debitore.

In tal senso, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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