Come Far Decadere Un Pignoramento?

Far decadere un pignoramento è un processo che richiede una strategia legale ben definita, soprattutto perché il pignoramento rappresenta una delle procedure esecutive più invasive e complesse a disposizione di un creditore. Quando un debitore non riesce a soddisfare un debito, il creditore può richiedere il pignoramento di beni, conti correnti o stipendi, bloccando di fatto le risorse economiche del debitore fino alla concorrenza del debito. Tuttavia, esistono diverse soluzioni per far decadere il pignoramento, inclusi il pagamento del debito, la rateizzazione, l’opposizione giudiziale e l’uso del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), che ha introdotto misure importanti per il sovraindebitamento.

Secondo le disposizioni del Codice di Procedura Civile, in particolare gli articoli 543 e 545, il pignoramento presso terzi può essere richiesto dal creditore quando dispone di un titolo esecutivo. Questo può essere una sentenza giudiziale, un decreto ingiuntivo o un altro strumento legale che attesta il diritto del creditore di recuperare somme di denaro non pagate. Una volta che il pignoramento è stato notificato, le somme o i beni del debitore sono bloccati. Tuttavia, la legge stabilisce diversi limiti, soprattutto quando il pignoramento coinvolge lo stipendio o la pensione. Solo una parte dello stipendio o della pensione, fino a un quinto dell’importo netto, può essere pignorata, garantendo al debitore una protezione minima per il suo sostentamento.


Una delle opzioni più efficaci per far decadere un pignoramento è il pagamento completo del debito. Quando il debitore riesce a saldare il debito, il creditore ha l’obbligo di notificare alla banca o al datore di lavoro che il pignoramento è cessato, permettendo così lo svincolo delle somme pignorate. In genere, il processo di revoca del pignoramento può richiedere fino a 30 giorni dopo il pagamento, ma è importante che il debitore fornisca prova del pagamento per evitare ritardi. Se il creditore non procede con la comunicazione, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un’ordinanza di svincolo, che obbliga il creditore o il terzo a liberare i fondi o i beni pignorati.

Un’altra soluzione praticabile è la rateizzazione del debito. Secondo la legge italiana, il debitore ha il diritto di chiedere un piano di pagamento rateale che diluisca il debito nel tempo. Una volta che il piano è stato approvato e il debitore ha pagato la prima rata, il pignoramento può essere sospeso o revocato, consentendo al debitore di mantenere l’accesso alle proprie risorse economiche. La rateizzazione è particolarmente utile per debiti di grande entità, che sarebbe impossibile saldare in un’unica soluzione. Per esempio, un debito di 20.000 euro potrebbe essere dilazionato in 60 rate da circa 333 euro al mese, permettendo al debitore di riprendere il controllo delle proprie finanze.

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) ha introdotto un nuovo quadro normativo per gestire situazioni di grave difficoltà economica e per tutelare i debitori sovraindebitati. Il codice prevede tre principali procedure di sovraindebitamento: l’accordo di ristrutturazione dei debiti, il piano del consumatore e la liquidazione del patrimonio. Queste procedure permettono ai debitori di proporre un piano di pagamento o di ristrutturazione dei propri debiti ai creditori. Una volta approvato dal giudice, il piano può portare alla sospensione o alla cancellazione del pignoramento, permettendo al debitore di rinegoziare il proprio debito e, in alcuni casi, ottenere una cancellazione parziale delle somme dovute.

Il piano del consumatore, in particolare, è uno strumento pensato per le persone fisiche che non svolgono attività imprenditoriale. Permette di presentare un piano di pagamento direttamente al giudice, senza bisogno di ottenere il consenso preventivo dei creditori. Questa procedura è utile per chi ha accumulato debiti come mutui, prestiti personali o debiti fiscali e non ha la capacità di pagarli integralmente. Una volta che il piano viene approvato, i pignoramenti in corso possono essere sospesi o annullati.

La liquidazione del patrimonio, invece, è una soluzione più drastica, che prevede la vendita dei beni del debitore per soddisfare i creditori. Questa procedura permette di estinguere completamente i debiti residui dopo la vendita dei beni, ma ha l’effetto di privare il debitore dei suoi principali asset. Tuttavia, può essere un’opzione valida per chi ha un grande patrimonio immobiliare o beni di valore che possono essere liquidati a favore dei creditori.

Un altro modo per far decadere un pignoramento è presentare un’opposizione al pignoramento, come previsto dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. L’opposizione può essere presentata in caso di irregolarità nella procedura esecutiva o se il debitore ritiene che il debito non sia dovuto. Per esempio, se il debito è già stato saldato in parte, ma il pignoramento riguarda ancora l’intero importo, il debitore può chiedere la sospensione del pignoramento. Il giudice esaminerà le prove fornite e, se l’opposizione è ritenuta valida, il pignoramento può essere sospeso o revocato.

Infine, il Codice della Crisi d’Impresa introduce strumenti specifici per le imprese in difficoltà economica. Le imprese possono accedere a procedure di ristrutturazione dei debiti, che consentono di mantenere l’attività operativa mentre si negozia con i creditori per ridurre o dilazionare i debiti. Anche in questo caso, i pignoramenti possono essere sospesi una volta avviata la procedura.

In conclusione, far decadere un pignoramento richiede una conoscenza approfondita delle opzioni legali disponibili. Il pagamento completo, la rateizzazione, l’opposizione e l’accesso alle procedure di sovraindebitamento rappresentano tutte soluzioni praticabili. Tuttavia, è fondamentale agire rapidamente e seguire le corrette procedure legali per evitare che il pignoramento si prolunghi e causi ulteriori danni finanziari.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cos’è il pignoramento e quando avviene e perché?

Il pignoramento è una misura esecutiva che avviene quando un creditore, in possesso di un titolo esecutivo come una sentenza o un decreto ingiuntivo, richiede al giudice di recuperare le somme dovute da un debitore. Il pignoramento può colpire beni mobili, immobili, conti correnti, stipendi o pensioni del debitore. L’obiettivo del pignoramento è soddisfare il credito vantato dal creditore, bloccando beni o risorse del debitore fino alla concorrenza del debito. Il processo inizia con la notifica ufficiale al debitore e al terzo coinvolto, come la banca o il datore di lavoro, che è obbligato a trattenere le somme o i beni pignorati fino alla risoluzione del debito.

Il pignoramento avviene quando il debitore non ha onorato un debito e il creditore ha ottenuto un titolo esecutivo che gli consente di avviare la procedura di recupero forzato. Può verificarsi in diverse situazioni, ad esempio per mancato pagamento di mutui, prestiti, cartelle esattoriali o altri debiti. La legge prevede alcune tutele per il debitore, come il limite del quinto dello stipendio pignorabile o la protezione del minimo vitale per le pensioni, garantendo che il debitore mantenga una somma sufficiente per il proprio sostentamento.

Riassunto per punti:

  • Il pignoramento è una procedura esecutiva per recuperare crediti non pagati.
  • Si applica a beni mobili, immobili, conti correnti, stipendi e pensioni.
  • Avviene quando il creditore ottiene un titolo esecutivo.
  • L’obiettivo è soddisfare il credito mediante il blocco dei beni del debitore.
  • Il debitore è tutelato da limiti sul pignoramento di stipendi e pensioni.

Come far decadere un pignoramento?

Far decadere un pignoramento richiede una serie di azioni precise, legate alla situazione finanziaria del debitore e alle caratteristiche del debito. La prima opzione è il pagamento completo del debito. Una volta saldato, il creditore deve notificare la cessazione del pignoramento, permettendo lo svincolo dei beni o delle somme bloccate. Se il pagamento totale non è possibile, è possibile richiedere una rateizzazione del debito, che consente al debitore di sospendere o annullare il pignoramento dopo il pagamento della prima rata.

Una delle opzioni più potenti per far decadere un pignoramento è l’accesso alla procedura di sovraindebitamento prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questa procedura permette ai soggetti sovraindebitati, come consumatori e piccoli imprenditori, di rinegoziare i debiti o ottenere una parziale cancellazione degli stessi. Una volta che il piano di ristrutturazione viene approvato dal giudice, i pignoramenti in corso possono essere sospesi o fatti decadere, permettendo al debitore di mantenere l’accesso ai propri beni.

Infine, è possibile presentare un’opposizione al pignoramento se si rilevano irregolarità nella procedura esecutiva, come una notifica errata o un debito prescritto. L’articolo 615 del Codice di Procedura Civile consente al debitore di richiedere al giudice la sospensione o l’annullamento del pignoramento.

Riassunto per punti:

  • Pagamento completo del debito per ottenere la revoca del pignoramento.
  • Richiesta di rateizzazione, con sospensione del pignoramento dopo la prima rata.
  • Accesso alla procedura di sovraindebitamento per ristrutturare o cancellare parte del debito.
  • Presentazione di un’opposizione al pignoramento per irregolarità nella procedura.

Quali sono le procedure previste dalla Legge sul Sovraindebitamento per far decadere il pignoramento?

La Legge sul Sovraindebitamento, introdotta con il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), prevede tre principali procedure per consentire ai debitori di far decadere un pignoramento:

  1. Accordo di ristrutturazione dei debiti: Il debitore propone un piano di rientro che, se approvato dai creditori e dal giudice, può sospendere il pignoramento.
  2. Piano del consumatore: Riservato ai non imprenditori, questo permette di presentare un piano di pagamento che non richiede l’approvazione dei creditori.
  3. Liquidazione del patrimonio: Il debitore cede i propri beni per soddisfare i creditori, estinguendo i debiti residui e facendo decadere il pignoramento.

Queste procedure sono pensate per offrire una via d’uscita ai debitori che non possono far fronte ai propri obblighi finanziari, garantendo una ristrutturazione o, in alcuni casi, una cancellazione parziale dei debiti.

Riassunto per punti:

  • Accordo di ristrutturazione: Piano approvato dai creditori e dal giudice.
  • Piano del consumatore: Non richiede l’approvazione dei creditori, solo del giudice.
  • Liquidazione del patrimonio: Estingue il debito con la vendita dei beni.

In quali casi è possibile opporsi a un pignoramento?

È possibile opporsi a un pignoramento in diversi casi specifici, regolati dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. Il debitore può presentare un’opposizione quando ritiene che vi siano errori procedurali o quando il pignoramento non è legittimo. Ad esempio, se il debitito non è dovuto o se è già stato saldato in parte, è possibile richiedere al giudice la sospensione o l’annullamento del pignoramento.

Un’opposizione può essere presentata anche in presenza di un vizio di forma nella notifica del pignoramento, quando il debitore non è stato correttamente informato. Inoltre, se il pignoramento riguarda somme eccedenti i limiti legali, come quelli che proteggono una parte dello stipendio o della pensione del debitore, è possibile contestare l’importo trattenuto.

Un altro caso tipico è la prescrizione del debito, ossia quando è trascorso il termine legale entro il quale il creditore può agire per recuperare il credito. In questo caso, il pignoramento potrebbe essere illegittimo e il debitore può richiedere la cessazione immediata dell’esecuzione forzata.

Infine, anche quando esistono delle tutele specifiche, come nel caso del minimo vitale per le pensioni, il debitore può opporsi al pignoramento se tali protezioni non sono state applicate correttamente. Se il giudice accoglie l’opposizione, può sospendere il pignoramento o ordinarne la revoca.

Riassunto per punti:

  • Errori procedurali nella notifica o esecuzione del pignoramento.
  • Debito già saldato o non dovuto.
  • Importi pignorati eccedenti i limiti legali (es. stipendio/pensione).
  • Prescrizione del debito.
  • Mancata applicazione delle tutele legali come il minimo vitale.

Quali beni possono essere pignorati?

Il pignoramento può colpire vari beni del debitore, a seconda della natura del debito e delle circostanze legali. Tra i beni più comunemente pignorati ci sono i conti correnti, dove possono essere bloccate le somme presenti fino alla concorrenza del debito, rispettando le protezioni previste per accrediti come stipendi e pensioni. Questi ultimi, infatti, possono essere pignorati solo parzialmente, fino a un quinto del netto percepito.

I beni immobili, come case o terreni, possono essere oggetto di pignoramento e successiva vendita all’asta per soddisfare i creditori. La casa di abitazione del debitore può essere pignorata, ma con alcune eccezioni, come il caso dell’unica casa di residenza non di lusso. Inoltre, è possibile pignorare beni mobili, come veicoli, mobili di valore, gioielli o attrezzature, che possono essere sequestrati e venduti per ripagare il debito.

Anche i crediti che il debitore vanta verso terzi possono essere pignorati, come nel caso dei crediti verso clienti di un’impresa. In alcuni casi, il creditore può ottenere il pignoramento delle somme che il debitore dovrebbe ricevere, come pagamenti da parte di terzi.

Esistono limiti legali per proteggere il debitore, come l’esenzione dal pignoramento degli strumenti essenziali per il lavoro, o il cosiddetto minimo vitale per le pensioni, che non può essere intaccato.

Riassunto per punti:

  • Conti correnti (con limitazioni per stipendi e pensioni).
  • Stipendi e pensioni (fino a un quinto).
  • Beni immobili, venduti all’asta.
  • Beni mobili, come veicoli o oggetti di valore.
  • Crediti vantati verso terzi.
  • Limiti legali per il minimo vitale e strumenti necessari per il lavoro.

Quanto tempo è necessario per far decadere un pignoramento?

Il tempo necessario per far decadere un pignoramento dipende dalla modalità con cui viene risolto il debito e dalla prontezza delle comunicazioni tra il creditore, il terzo (banca o datore di lavoro) e, in alcuni casi, il giudice. Se il debito viene pagato completamente, il pignoramento può essere revocato entro 30 giorni dalla notifica di pagamento al creditore, che è tenuto a informare il terzo per sbloccare i fondi. Se viene concordata una rateizzazione, il pignoramento può essere sospeso già dopo il pagamento della prima rata, ma l’intero processo dipenderà dall’accordo di pagamento. In situazioni più complesse, come la richiesta di un’opposizione giudiziale o l’accesso alla procedura di sovraindebitamento, il tempo può variare notevolmente, poiché queste procedure richiedono l’intervento del tribunale. In ogni caso, la rapidità di risoluzione del pignoramento dipende dall’efficienza con cui vengono seguite le procedure legali e amministrative.

Riassunto per punti:

  • Pagamento completo: pignoramento revocato entro circa 30 giorni.
  • Rateizzazione: sospensione dopo la prima rata, a seconda dell’accordo.
  • Opposizione giudiziale o sovraindebitamento: tempi più lunghi, poiché richiedono l’intervento del giudice.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti

Affrontare un pignoramento è una delle situazioni legali ed economiche più complesse che un debitore possa vivere. Senza un supporto adeguato, come quello di un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti, il rischio di aggravare la propria condizione finanziaria è alto. Il pignoramento, pur essendo uno strumento legittimo a disposizione dei creditori, spesso porta il debitore a subire conseguenze pesanti, con il blocco di conti correnti, il sequestro di beni o la trattenuta di una parte significativa dello stipendio o della pensione. In queste circostanze, la presenza di un legale competente è fondamentale per garantire che il processo venga gestito correttamente, rispettando i diritti del debitore e trovando soluzioni che riducano il peso del debito.

Il ruolo dell’avvocato non si limita a rappresentare il debitore in tribunale. Un avvocato esperto è in grado di analizzare la situazione complessiva del cliente, valutare se esistono irregolarità nel pignoramento e, se necessario, presentare un’opposizione in base all’articolo 615 del Codice di Procedura Civile. L’opposizione può essere uno strumento decisivo per fermare il pignoramento se il debito è già stato saldato, se ci sono errori procedurali o se le somme trattenute superano i limiti imposti dalla legge, come il quinto dello stipendio o la protezione del minimo vitale per le pensioni.

Un avvocato esperto conosce a fondo le procedure necessarie per ottenere la revoca del pignoramento attraverso strumenti come la rateizzazione del debito. Questa opzione consente al debitore di dilazionare il pagamento in un periodo più lungo, evitando così il blocco totale delle somme o dei beni. Spesso, il pagamento della prima rata è sufficiente per sospendere il pignoramento, ma è cruciale che la documentazione sia corretta e che il creditore venga informato tempestivamente. Senza una guida legale, il debitore potrebbe incontrare difficoltà nel trattare con il creditore o nel rispettare le complesse normative che regolano il processo.

Un altro strumento fondamentale è l’accesso alle procedure di sovraindebitamento, introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Queste procedure offrono una via d’uscita ai debitori che non possono più far fronte ai propri obblighi finanziari, permettendo loro di rinegoziare i debiti o, in alcuni casi, ottenere una cancellazione parziale degli stessi. Il ruolo dell’avvocato in questo contesto è essenziale, poiché la corretta presentazione del piano di ristrutturazione o del piano del consumatore al giudice richiede competenze specifiche. Una volta approvato il piano, i pignoramenti in corso possono essere sospesi o annullati, permettendo al debitore di rientrare nella propria situazione finanziaria senza ulteriori blocchi.

Senza l’assistenza di un avvocato esperto, il debitore rischia di non sfruttare appieno queste possibilità. Le normative sono complesse e in continua evoluzione, richiedendo una conoscenza approfondita delle leggi vigenti e delle opzioni a disposizione per affrontare i creditori. Un errore procedurale o una mancata azione in tempi rapidi possono comportare il prolungamento del pignoramento, causando ulteriori difficoltà economiche e danni al patrimonio del debitore.

In molti casi, un avvocato può anche aiutare a negoziare direttamente con il creditore, evitando il ricorso a procedure giudiziali più lunghe e costose. Questa capacità di mediazione è particolarmente importante quando il debitore vuole evitare il pignoramento e cercare una soluzione meno invasiva, come un accordo stragiudiziale per la riduzione o la rinegoziazione del debito. Un avvocato esperto è in grado di comprendere le esigenze di entrambe le parti e di proporre soluzioni vantaggiose, evitando ulteriori complicazioni legali.

La presenza di un legale diventa essenziale anche quando il pignoramento coinvolge conti cointestati. In queste situazioni, è fondamentale che solo la parte di competenza del debitore venga bloccata, ma spesso accade che l’intero saldo del conto venga congelato. Un avvocato può intervenire rapidamente per tutelare i diritti del cointestatario non debitore e sbloccare la sua parte dei fondi. Senza assistenza legale, il rischio è che la situazione si complichi ulteriormente, portando a un danno ingiusto al cointestatario.

In sintesi, un avvocato esperto in cancellazione debiti e pignoramenti non solo protegge il debitore da ulteriori conseguenze economiche, ma assicura anche che tutte le opzioni legali vengano esaminate e utilizzate per ottenere il miglior risultato possibile. La consulenza legale diventa un elemento imprescindibile per affrontare il pignoramento con efficacia, evitando errori e accelerando il processo di risoluzione. La complessità del sistema giuridico e le possibili implicazioni finanziarie rendono difficile, se non impossibile, per il debitore gestire da solo la situazione. Un avvocato è in grado di fornire il supporto strategico necessario, proteggendo i diritti del debitore e garantendo che tutte le procedure vengano seguite nel modo corretto.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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