Come Si Fa a Togliere I Debiti?

Affrontare e risolvere una situazione di debiti può sembrare un’impresa ardua, quasi impossibile, soprattutto quando la somma complessiva dovuta supera le risorse a disposizione. Tuttavia, il sistema giuridico italiano offre una serie di strumenti specifici per gestire e superare il sovraindebitamento, consentendo a privati cittadini e piccole imprese di trovare una via d’uscita sostenibile. Questi strumenti, sanciti dalla legge n. 3/2012 e ulteriormente sviluppati nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), permettono ai debitori di ristrutturare, ridurre o addirittura cancellare i propri debiti, offrendo una seconda opportunità di ripartire.

Il sovraindebitamento, un fenomeno che coinvolge un numero crescente di italiani, si verifica quando una persona o una piccola impresa non è più in grado di far fronte regolarmente ai propri obblighi finanziari. Secondo dati recenti, circa il 7% delle famiglie italiane si trova in una condizione di sovraindebitamento, una percentuale che è aumentata negli ultimi anni a causa delle difficoltà economiche legate alla pandemia di COVID-19 e alla successiva crisi energetica. Questo fenomeno non riguarda solo i privati cittadini, ma anche le piccole imprese e i professionisti, che spesso si trovano a fronteggiare debiti insostenibili senza le risorse necessarie per farvi fronte.

Il legislatore italiano, consapevole della gravità del problema, ha introdotto nel 2012 la legge n. 3, anche nota come “legge salva-suicidi”, per offrire una soluzione concreta a chi si trova in queste difficoltà. Successivamente, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha ulteriormente rafforzato questo quadro normativo, introducendo nuovi strumenti e procedure per facilitare l’uscita dal sovraindebitamento.

Una delle domande più frequenti che si pone chi è sommerso dai debiti è: come si fa a togliere i debiti? La risposta a questa domanda passa attraverso la comprensione delle procedure previste dalla legge, che consentono di affrontare il problema in modo strutturato e legale. Le principali procedure disponibili sono l’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore e la liquidazione del patrimonio, ognuna delle quali è pensata per rispondere a specifiche situazioni e necessità.

L’accordo di composizione della crisi è uno strumento pensato per i piccoli imprenditori, i professionisti e le microimprese che non possono accedere alle procedure fallimentari tradizionali. Questa procedura consente al debitore di proporre ai creditori un piano di ristrutturazione del debito, che può prevedere la dilazione dei pagamenti o una riduzione dell’importo dovuto. Perché il piano sia approvato, è necessario il consenso dei creditori che rappresentano almeno il 60% del debito complessivo. Una volta approvato e omologato dal tribunale, l’accordo diventa vincolante per tutti i creditori, che non possono più intraprendere azioni esecutive contro il debitore. Questo strumento è particolarmente utile per quei debitori che, pur trovandosi in difficoltà, dispongono ancora di risorse sufficienti per proporre un piano realistico e sostenibile.

Il piano del consumatore, invece, è riservato ai privati cittadini che non esercitano attività d’impresa. Questa procedura permette di ristrutturare i debiti in base alle reali capacità economiche del debitore, senza la necessità di ottenere il consenso dei creditori. È il tribunale a valutare e omologare il piano, garantendo che sia equo e sostenibile. Il piano del consumatore è particolarmente indicato per chi ha accumulato debiti a causa di eventi imprevisti, come la perdita del lavoro, una malattia grave o altri fattori che hanno compromesso la capacità di rimborso. Una volta omologato, il piano sospende tutte le azioni esecutive e consente al debitore di ripagare i debiti in modo compatibile con le proprie possibilità.

La liquidazione del patrimonio è la procedura più drastica tra quelle previste dalla legge sul sovraindebitamento. Si applica quando non è possibile ristrutturare il debito in modo sostenibile attraverso un accordo con i creditori o un piano del consumatore. In questa procedura, il debitore mette a disposizione dei creditori tutti i suoi beni, che vengono venduti per soddisfare, almeno parzialmente, i debiti. Il ricavato viene distribuito tra i creditori secondo un ordine di priorità stabilito dalla legge, con i creditori privilegiati (come il fisco o i dipendenti, nel caso di un’impresa) che vengono soddisfatti per primi. Al termine della procedura, il debitore può richiedere l’esdebitazione, che consente di cancellare i debiti residui non soddisfatti, offrendo la possibilità di ripartire da zero.

Una delle novità più significative introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza è l’esdebitazione del debitore incapiente, una misura riservata a chi, pur mettendo a disposizione tutto il proprio patrimonio, non riesce a soddisfare nemmeno parzialmente i creditori. Questa procedura consente di cancellare i debiti residui anche in assenza di risorse sufficienti, a condizione che il debitore abbia agito in buona fede e non abbia provocato intenzionalmente la situazione di sovraindebitamento. L’esdebitazione rappresenta una sorta di “ultima spiaggia” per i debitori in gravi difficoltà, offrendo loro una possibilità concreta di ricominciare senza il peso dei debiti passati.

Queste procedure, pur offrendo una via d’uscita, non sono prive di complessità e richiedono una conoscenza approfondita delle normative e delle modalità operative. È essenziale che il debitore si avvalga del supporto di professionisti esperti, come avvocati specializzati in diritto fallimentare e consulenti presso gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC). Questi professionisti possono assistere il debitore nella scelta della procedura più adatta, nella preparazione del piano o dell’accordo e nella gestione dei rapporti con i creditori e con il tribunale. Senza un’adeguata consulenza, il rischio è di incorrere in errori procedurali che potrebbero compromettere l’intero processo di risanamento.

Inoltre, è fondamentale agire tempestivamente. Molti debitori, nella speranza che la loro situazione finanziaria migliori, tendono a procrastinare l’adozione di misure concrete per affrontare i debiti. Tuttavia, il ritardo può peggiorare la crisi e ridurre le possibilità di successo delle procedure di sovraindebitamento. La tempestività nell’intraprendere il percorso di ristrutturazione del debito può fare la differenza tra la possibilità di risollevarsi e la definitiva rovina finanziaria.

In conclusione, togliere i debiti è possibile grazie agli strumenti messi a disposizione dalla legge sul sovraindebitamento e dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Queste normative offrono soluzioni concrete e personalizzate per ogni situazione, permettendo ai debitori di rinegoziare i propri debiti, ridurre il carico debitorio o, in alcuni casi, ottenere l’esdebitazione totale. Tuttavia, la chiave per uscire da una crisi finanziaria risiede nella comprensione delle opzioni disponibili, nell’agire tempestivamente e nell’avvalersi della consulenza di professionisti esperti. Solo così è possibile riprendere il controllo della propria vita finanziaria e guardare con fiducia al futuro.

Cos’è il Sovraindebitamento e Chi Può Accedervi?

Il sovraindebitamento è una condizione economica in cui un individuo, una famiglia o una piccola impresa non è più in grado di far fronte ai propri debiti con le risorse disponibili, rendendo impossibile soddisfare le obbligazioni finanziarie in modo regolare e sostenibile. Questa situazione non è temporanea, ma rappresenta una crisi strutturale che richiede un intervento specifico per evitare il collasso finanziario. Il sovraindebitamento può derivare da molteplici cause, tra cui una cattiva gestione delle finanze personali, la perdita del lavoro, malattie gravi, investimenti fallimentari o eventi imprevisti che compromettono drasticamente la capacità di reddito.

In Italia, la legge n. 3/2012, conosciuta anche come “legge salva-suicidi”, e il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offrono strumenti legali per affrontare e risolvere il sovraindebitamento, consentendo ai debitori di ristrutturare, ridurre o eliminare i propri debiti attraverso procedure specifiche. Queste norme si applicano a una categoria definita di soggetti “non fallibili”, ossia individui e piccole imprese che, per dimensioni o caratteristiche, non possono essere sottoposti alle procedure fallimentari tradizionali.

I soggetti che possono accedere alle procedure di sovraindebitamento includono:

  1. Privati cittadini: Questa categoria comprende individui che, a causa di problemi personali o famigliari, non sono più in grado di gestire i propri debiti. Ad esempio, la perdita del lavoro, spese mediche elevate, o altre situazioni straordinarie possono portare a un accumulo di debiti insostenibili. Per questi soggetti, è disponibile il “piano del consumatore”, una procedura che permette di ristrutturare i debiti in base alle reali capacità economiche del debitore, senza richiedere l’approvazione dei creditori.
  2. Piccoli imprenditori e professionisti: Questa categoria include quei soggetti che gestiscono attività commerciali o professionali su scala ridotta e che non superano le soglie stabilite dalla legge per essere considerati fallibili. Per loro, la legge prevede l’accesso all’accordo di composizione della crisi, una procedura che consente di proporre un piano di ristrutturazione del debito ai creditori, con l’obiettivo di ottenere una riduzione del debito o una dilazione dei pagamenti. L’accordo deve essere approvato dai creditori che rappresentano almeno il 60% del debito totale.
  3. Microimprese e start-up: Le microimprese e le start-up, caratterizzate da un volume d’affari limitato, rientrano anch’esse tra i soggetti che possono accedere alle procedure di sovraindebitamento. Queste imprese, spesso vulnerabili a fluttuazioni economiche o a errori di gestione, possono beneficiare delle stesse procedure previste per i piccoli imprenditori, tra cui l’accordo di composizione della crisi e, in casi estremi, la liquidazione del patrimonio.
  4. Enti del terzo settore: Alcune organizzazioni del terzo settore, come associazioni non profit o cooperative sociali, possono accedere alle procedure di sovraindebitamento se non superano le soglie di fallibilità. Questi enti, spesso impegnati in attività di utilità sociale, possono trovarsi in difficoltà finanziarie a causa di riduzioni nei finanziamenti pubblici o di errori di gestione, e possono utilizzare le procedure previste per ristrutturare i debiti e continuare le loro attività.

Per accedere a queste procedure, il debitore deve dimostrare di trovarsi in una situazione di sovraindebitamento e di aver agito in buona fede. La buona fede implica che il debitore non abbia provocato la crisi con dolo, frode o comportamenti gravemente colposi, come la contraffazione delle informazioni finanziarie o l’assunzione consapevole di debiti insostenibili. Inoltre, il debitore deve dimostrare di aver collaborato pienamente durante tutto il processo, fornendo informazioni accurate e complete sul proprio patrimonio e sui propri debiti.

Il processo di accesso alle procedure di sovraindebitamento inizia solitamente con la presentazione di un’istanza al tribunale competente, spesso con l’assistenza di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). L’OCC svolge un ruolo cruciale nel verificare che il debitore soddisfi i requisiti per accedere alle procedure e nell’assisterlo nella preparazione della documentazione necessaria, nonché nella gestione dei rapporti con i creditori. L’OCC funge da mediatore e garante del processo, aiutando il debitore a presentare un piano realistico e sostenibile che possa essere accettato dal tribunale e, ove necessario, dai creditori.

Una volta avviata la procedura, il tribunale valuta la situazione del debitore e decide se ammetterlo alla procedura di sovraindebitamento richiesta. Se il tribunale approva la richiesta, il debitore può accedere a una delle tre principali soluzioni previste dalla legge: l’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore o la liquidazione del patrimonio. Ognuna di queste soluzioni offre al debitore la possibilità di ristrutturare i debiti, evitare azioni esecutive da parte dei creditori e, in alcuni casi, ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui non soddisfatti.

Riassunto per punti:

  1. Definizione di sovraindebitamento: Condizione in cui un soggetto non è più in grado di far fronte ai propri debiti con le risorse disponibili.
  2. Categorie ammesse: Privati cittadini, piccoli imprenditori, professionisti, microimprese, start-up e enti del terzo settore.
  3. Requisiti di accesso: Il debitore deve dimostrare di trovarsi in sovraindebitamento e di aver agito in buona fede, senza dolo o grave negligenza.
  4. Processo di accesso: L’accesso avviene tramite un’istanza presentata al tribunale, con l’assistenza di un OCC.
  5. Finalità: Consentire al debitore di ristrutturare i debiti, evitare azioni esecutive e ottenere, se possibile, l’esdebitazione.

Quali Sono le Principali Procedure Previste dalla Legge?

La legge sul sovraindebitamento, introdotta con la legge n. 3/2012 e successivamente integrata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), prevede una serie di procedure destinate a offrire una via d’uscita a coloro che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica. Queste procedure sono concepite per aiutare i soggetti “non fallibili”, come privati cittadini, piccoli imprenditori, professionisti e microimprese, che non possono accedere alle tradizionali procedure fallimentari. Le principali procedure previste dalla legge includono l’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore, la liquidazione del patrimonio e l’esdebitazione del debitore incapiente. Ciascuna di queste procedure è progettata per rispondere a specifiche esigenze e circostanze, offrendo soluzioni personalizzate per la ristrutturazione o la cancellazione dei debiti.

L’accordo di composizione della crisi è una delle principali procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento. Questa procedura permette al debitore di proporre un piano di ristrutturazione del debito ai creditori, che può prevedere una dilazione dei pagamenti o una riduzione dell’importo dovuto. Il piano deve essere approvato dai creditori che rappresentano almeno il 60% dell’ammontare complessivo dei debiti. Una volta ottenuta l’approvazione, il piano viene omologato dal tribunale e diventa vincolante per tutti i creditori. Da quel momento, nessun creditore può avviare o proseguire azioni esecutive contro il debitore. Questo strumento è particolarmente utile per i piccoli imprenditori o professionisti che, pur essendo in difficoltà, dispongono ancora di risorse sufficienti per proporre un piano realistico e sostenibile.

Il piano del consumatore è un’altra procedura fondamentale prevista dalla legge sul sovraindebitamento, destinata esclusivamente ai privati cittadini. A differenza dell’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore non richiede l’approvazione dei creditori. È il tribunale a valutare e omologare il piano, verificando che sia sostenibile e che il debitore abbia agito in buona fede. Il piano del consumatore consente di ristrutturare i debiti in modo compatibile con le capacità economiche del debitore, spesso riducendo l’importo complessivo dovuto e pianificando i pagamenti in maniera sostenibile. Una volta omologato, il piano sospende tutte le azioni esecutive e consente al debitore di rimborsare i debiti secondo le modalità stabilite.

La liquidazione del patrimonio rappresenta la soluzione più drastica tra quelle previste dalla legge sul sovraindebitamento. Questa procedura si applica quando non è possibile ristrutturare il debito in modo sostenibile attraverso un accordo con i creditori o un piano del consumatore. In questo caso, il debitore mette a disposizione dei creditori tutto il suo patrimonio, che viene liquidato (cioè venduto) per soddisfare, almeno in parte, i debiti. La liquidazione viene gestita da un liquidatore nominato dal tribunale, che si occupa della vendita dei beni del debitore e della distribuzione del ricavato tra i creditori secondo l’ordine di priorità stabilito dalla legge. Al termine della procedura, il debitore può richiedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui che non sono stati soddisfatti con la vendita dei beni.

L’esdebitazione del debitore incapiente è una misura introdotta dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza e si rivolge ai debitori che, pur mettendo a disposizione tutto il proprio patrimonio, non riescono a soddisfare nemmeno parzialmente i creditori. Questa procedura consente di ottenere la cancellazione dei debiti residui anche in assenza di risorse sufficienti, a condizione che il debitore abbia agito in buona fede e non abbia causato la situazione di sovraindebitamento con dolo o colpa grave. L’esdebitazione del debitore incapiente rappresenta una sorta di “ultima spiaggia” per i debitori in gravi difficoltà, offrendo loro una possibilità concreta di ripartire senza il peso dei debiti passati.

Queste procedure, pur offrendo una via d’uscita dal sovraindebitamento, non sono prive di complessità e richiedono un’attenta gestione legale e tecnica. È essenziale che il debitore si avvalga del supporto di professionisti qualificati, come avvocati esperti in diritto fallimentare e consulenti presso gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC). Questi professionisti possono guidare il debitore nella scelta della procedura più adatta, nella preparazione del piano o dell’accordo, e nella gestione dei rapporti con i creditori e con il tribunale.

Riassunto per punti:

  1. Accordo di Composizione della Crisi: Permette al debitore di proporre un piano di ristrutturazione del debito ai creditori, che deve essere approvato dal 60% dei creditori e omologato dal tribunale.
  2. Piano del Consumatore: Rivolto ai privati cittadini, non richiede l’approvazione dei creditori ma deve essere omologato dal tribunale; permette di ristrutturare i debiti in base alle capacità economiche del debitore.
  3. Liquidazione del Patrimonio: Procedura più drastica in cui il debitore mette a disposizione tutti i suoi beni, che vengono venduti per soddisfare i debiti; al termine della procedura, il debitore può richiedere l’esdebitazione.
  4. Esdebitazione del Debitore Incapiente: Misura per debitori senza risorse sufficienti per soddisfare i creditori, consente la cancellazione dei debiti residui se il debitore ha agito in buona fede.

Come Funziona l’Accordo di Composizione della Crisi?

L’accordo di composizione della crisi è una delle procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento (legge n. 3/2012) e dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questo strumento è pensato per permettere ai debitori in grave difficoltà economica di ristrutturare i propri debiti mediante un accordo con i creditori, evitando così misure più drastiche come la liquidazione del patrimonio.

L’accordo di composizione della crisi funziona attraverso diverse fasi ben definite. Prima di tutto, il debitore deve rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), un ente che ha il compito di assistere il debitore nella preparazione del piano di ristrutturazione e nella gestione delle trattative con i creditori. L’OCC svolge un ruolo fondamentale, in quanto garantisce la trasparenza e la correttezza dell’intero processo, verificando che il piano proposto sia sostenibile e conforme alle leggi vigenti.

Una volta preparato il piano, il debitore deve presentarlo ai creditori per l’approvazione. Questo piano può prevedere diverse soluzioni, tra cui la dilazione dei pagamenti, la riduzione dell’importo del debito, o la combinazione di entrambe le misure. L’obiettivo è quello di proporre ai creditori una soluzione che consenta al debitore di far fronte ai propri obblighi senza essere costretto a liquidare tutti i suoi beni o a dichiarare fallimento.

Perché il piano di composizione della crisi possa essere approvato, è necessario che i creditori che rappresentano almeno il 60% dell’ammontare complessivo del debito accettino la proposta. Questo requisito di maggioranza è cruciale perché il piano possa procedere verso l’omologazione da parte del tribunale. Una volta ottenuta l’approvazione dei creditori, il piano viene presentato al tribunale competente, che deve omologarlo per renderlo vincolante.

Il ruolo del tribunale in questa fase è molto importante. Il giudice deve verificare che il piano sia conforme alla legge, che sia sostenibile, e che non violi i diritti dei creditori. Se il giudice ritiene che il piano sia adeguato e che il debitore abbia agito in buona fede, procederà con l’omologazione. Da quel momento, il piano diventa vincolante per tutti i creditori, inclusi quelli che non hanno accettato la proposta. Questo significa che i creditori non possono più avviare o proseguire azioni esecutive individuali contro il debitore per i crediti oggetto dell’accordo.

Durante l’esecuzione dell’accordo, il debitore è tenuto a rispettare rigorosamente i termini stabiliti. È fondamentale che i pagamenti vengano effettuati secondo il piano concordato, poiché qualsiasi inadempienza potrebbe portare all’annullamento dell’accordo e alla ripresa delle azioni esecutive da parte dei creditori. L’OCC continua a svolgere un ruolo di supervisione anche in questa fase, monitorando l’andamento del piano e intervenendo in caso di problemi.

Un aspetto importante dell’accordo di composizione della crisi è la possibilità di includere clausole che permettano la partecipazione di terzi, come familiari o altri soggetti disposti a fornire garanzie o a contribuire al pagamento del debito. Questo può rendere il piano più accettabile per i creditori e aumentare le possibilità di successo della procedura.

L’accordo di composizione della crisi offre quindi un’alternativa concreta alla liquidazione del patrimonio, consentendo al debitore di mantenere la propria attività e di ristrutturare i debiti in modo sostenibile. Tuttavia, è una procedura che richiede una preparazione accurata e la collaborazione tra debitore, creditori e OCC. Senza il supporto di professionisti qualificati, il rischio di fallimento dell’accordo è elevato.

Riassunto per punti:

  1. Coinvolgimento dell’OCC: Il debitore deve rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi per l’assistenza nella preparazione del piano.
  2. Proposta del piano: Il piano può includere dilazioni e riduzioni del debito, e deve essere accettato dai creditori che rappresentano almeno il 60% del debito totale.
  3. Omologazione del tribunale: Il piano, una volta approvato dai creditori, viene omologato dal tribunale, rendendolo vincolante per tutti i creditori.
  4. Esecuzione del piano: Il debitore deve rispettare rigorosamente i termini del piano, con la supervisione continua dell’OCC.
  5. Partecipazione di terzi: Il piano può prevedere l’intervento di terzi, come garanti o contribuenti, per migliorare le possibilità di successo.

Come Funziona il Piano del Consumatore?

Il piano del consumatore è una delle procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento, specificamente pensata per aiutare i privati cittadini che si trovano in difficoltà economica a causa di debiti non più sostenibili. Questa procedura, introdotta con la legge n. 3/2012 e integrata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), è destinata a chi, pur avendo accumulato debiti, non ha la possibilità di accedere alle tradizionali procedure fallimentari riservate alle imprese.

Il funzionamento del piano del consumatore è articolato in diverse fasi, ciascuna delle quali è progettata per garantire che il debitore possa affrontare i debiti in maniera sostenibile, senza dover cedere interamente il proprio patrimonio o subire l’esproprio forzato dei beni.

Innanzitutto, il debitore deve rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che ha il compito di assisterlo nella redazione del piano e di garantire che tutte le informazioni fornite siano accurate e complete. L’OCC è un elemento chiave della procedura, in quanto verifica che il debitore abbia agito in buona fede e che la proposta sia realistica e fattibile. Questo passaggio è fondamentale, poiché il piano del consumatore, a differenza dell’accordo di composizione della crisi, non richiede l’approvazione dei creditori, ma solo l’omologazione da parte del tribunale.

Una volta che il piano è stato redatto con l’assistenza dell’OCC, il debitore lo presenta al tribunale competente. Il piano può prevedere diverse soluzioni, tra cui la dilazione dei pagamenti, la riduzione del debito complessivo, o altre modalità di ristrutturazione che permettano al debitore di far fronte ai suoi obblighi senza compromettere eccessivamente il proprio tenore di vita. Il tribunale valuta la sostenibilità del piano e la condotta del debitore. Se il giudice ritiene che il debitore abbia agito in buona fede, e che il piano proposto sia effettivamente sostenibile e non penalizzi in modo eccessivo i creditori, procede all’omologazione del piano.

L’omologazione da parte del tribunale è un passaggio cruciale: da quel momento, il piano diventa vincolante per tutti i creditori, che non possono più intraprendere azioni esecutive individuali contro il debitore per i crediti che rientrano nel piano. Questo significa che i creditori devono accettare le condizioni del piano così come sono state stabilite, anche se non sono d’accordo con esse.

Una volta che il piano è stato omologato, il debitore deve rispettare rigorosamente le scadenze e le condizioni previste. Il mancato rispetto del piano può portare alla revoca dell’omologazione e alla riattivazione delle azioni esecutive da parte dei creditori. Per questo motivo, è essenziale che il piano sia realisticamente sostenibile per il debitore, tenendo conto delle sue effettive capacità economiche.

Un aspetto importante del piano del consumatore è che esso è finalizzato a garantire che il debitore possa continuare a vivere una vita dignitosa mentre affronta il pagamento dei debiti. Questo significa che il piano deve prevedere il mantenimento di una quota del reddito che sia sufficiente a coprire le necessità fondamentali del debitore e della sua famiglia. In questo modo, la legge intende proteggere il debitore da una situazione in cui il pagamento dei debiti comprometta in modo insostenibile il suo benessere.

Il piano del consumatore rappresenta dunque una soluzione efficace per i privati cittadini che, pur trovandosi in una situazione di sovraindebitamento, desiderano evitare la liquidazione del patrimonio e trovare una soluzione sostenibile ai propri problemi finanziari. Tuttavia, la riuscita del piano dipende in gran parte dalla buona fede del debitore e dalla collaborazione con l’OCC e il tribunale. Senza un’adeguata preparazione e assistenza, il rischio di fallimento del piano è elevato.

Riassunto per punti:

  1. Assistenza dell’OCC: Il debitore si rivolge a un Organismo di Composizione della Crisi per la redazione e la verifica del piano.
  2. Presentazione al tribunale: Il piano, che può prevedere riduzioni o dilazioni del debito, viene presentato al tribunale per l’omologazione.
  3. Valutazione del tribunale: Il tribunale omologa il piano se ritiene che sia sostenibile e che il debitore abbia agito in buona fede.
  4. Vincolo per i creditori: Una volta omologato, il piano diventa vincolante per tutti i creditori, che non possono intraprendere azioni esecutive.
  5. Esecuzione del piano: Il debitore deve rispettare rigorosamente i termini del piano per evitare la revoca dell’omologazione.

Che Cos’è la Liquidazione del Patrimonio e Quando Si Applica?

La liquidazione del patrimonio è una delle procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento (legge n. 3/2012) e dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questa procedura rappresenta una soluzione estrema, destinata a quei debitori che non riescono a ristrutturare i propri debiti in modo sostenibile attraverso un accordo di composizione della crisi o un piano del consumatore. La liquidazione del patrimonio si applica quando non vi è altra alternativa percorribile per soddisfare i creditori, e si traduce nella messa a disposizione di tutti i beni del debitore, che vengono venduti per pagare, almeno in parte, i debiti accumulati.

Il processo di liquidazione del patrimonio inizia con la decisione del debitore di avviare questa procedura, spesso dopo aver tentato senza successo altre soluzioni meno drastiche. Una volta avviata la procedura, il debitore deve rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che lo assisterà nella gestione del processo. L’OCC ha il compito di redigere l’inventario dei beni del debitore e di verificare che tutte le informazioni siano complete e accurate. Questo inventario comprende tutti i beni del debitore, incluse le proprietà immobiliari, i beni mobili, i conti bancari e altri attivi che possono essere venduti per soddisfare i creditori.

Dopo la preparazione dell’inventario, il tribunale nomina un liquidatore, che è responsabile della vendita dei beni del debitore. Il liquidatore è un professionista che agisce sotto la supervisione del tribunale e ha il compito di massimizzare il ricavato dalla vendita dei beni, in modo da soddisfare il più possibile le pretese dei creditori. La legge stabilisce un ordine di priorità nella distribuzione del ricavato: i creditori privilegiati, come il fisco o i dipendenti (nel caso di un’impresa), hanno la precedenza sui creditori chirografari, ovvero quelli che non godono di particolari privilegi.

Un aspetto cruciale della liquidazione del patrimonio è che il debitore, in linea di principio, perde il controllo sui propri beni, che vengono gestiti dal liquidatore. Tuttavia, la legge prevede alcune protezioni per il debitore. Ad esempio, certi beni considerati essenziali per la vita quotidiana o per la continuità dell’attività lavorativa possono essere esentati dalla liquidazione. Inoltre, il debitore ha diritto a conservare una parte del reddito necessario per il suo sostentamento e quello della sua famiglia.

Una volta completata la liquidazione e distribuiti i proventi tra i creditori, il debitore può richiedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui non soddisfatti con la vendita dei beni. Questa misura rappresenta uno degli aspetti più importanti della procedura, poiché consente al debitore di ripartire senza il peso dei debiti pregressi. L’esdebitazione, tuttavia, non viene concessa automaticamente: il debitore deve dimostrare di aver agito in buona fede durante tutta la procedura e di aver collaborato pienamente con l’OCC e il liquidatore.

La liquidazione del patrimonio si applica in situazioni di grave insolvenza, dove il debitore non dispone di risorse sufficienti per soddisfare i creditori attraverso altre forme di ristrutturazione del debito. È una procedura che può essere avviata sia su richiesta del debitore che su istanza dei creditori, qualora essi dimostrino che non esistono alternative praticabili per il recupero dei crediti. Sebbene rappresenti una soluzione drastica, la liquidazione del patrimonio offre al debitore l’opportunità di risolvere definitivamente i propri problemi finanziari e di ottenere una nuova chance, grazie all’esdebitazione.

Riassunto per punti:

  1. Definizione: La liquidazione del patrimonio è una procedura destinata ai debitori in grave insolvenza che non possono ristrutturare i debiti in modo sostenibile.
  2. Avvio della procedura: Il debitore avvia la procedura con l’assistenza di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che redige l’inventario dei beni.
  3. Nomina del liquidatore: Il tribunale nomina un liquidatore che gestisce la vendita dei beni del debitore e distribuisce il ricavato tra i creditori.
  4. Ordine di priorità: I creditori privilegiati vengono soddisfatti per primi, seguiti dai creditori chirografari.
  5. Protezione del debitore: Alcuni beni essenziali e una parte del reddito necessario per il sostentamento possono essere esentati dalla liquidazione.
  6. Esdebitazione: Al termine della procedura, il debitore può richiedere l’esdebitazione, che cancella i debiti residui non soddisfatti, consentendo di ripartire da zero.

Come Funziona l’Esdebitazione del Debitore Incapiente?

L’esdebitazione del debitore incapiente è una misura introdotta dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e rappresenta un’importante novità nel contesto delle procedure di sovraindebitamento. Questa misura è destinata a quei debitori che, nonostante abbiano messo a disposizione tutto il loro patrimonio, non riescono a soddisfare nemmeno parzialmente i creditori, essendo completamente incapienti, ossia privi di risorse sufficienti per far fronte ai debiti.

Il funzionamento dell’esdebitazione del debitore incapiente si basa su alcuni requisiti fondamentali e su un processo articolato. Innanzitutto, per poter accedere a questa procedura, il debitore deve dimostrare di trovarsi in una situazione di grave difficoltà economica e di non avere la possibilità di soddisfare i creditori neppure in minima parte. Questo significa che tutti i beni del debitore sono già stati messi a disposizione dei creditori, oppure che il debitore non dispone di beni o redditi sufficienti per soddisfare alcuna parte del debito.

Il debitore incapiente deve inoltre dimostrare di aver agito in buona fede durante tutto il processo. La buona fede è un requisito imprescindibile e si riferisce al comportamento del debitore prima e durante la procedura: non devono esserci stati atti di frode, occultamento di beni o comportamenti che abbiano volutamente aggravato la situazione di sovraindebitamento. Il debitore deve inoltre dimostrare di aver collaborato pienamente con l’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) e con il tribunale, fornendo tutte le informazioni necessarie e rispettando le disposizioni impartite dalle autorità.

Il processo di esdebitazione del debitore incapiente viene avviato con la presentazione di un’istanza al tribunale competente, solitamente con l’assistenza di un OCC. L’istanza deve contenere una descrizione dettagliata della situazione economica del debitore, con particolare riferimento all’incapacità di far fronte ai debiti e alla mancanza di beni disponibili. Il tribunale, dopo aver esaminato l’istanza, valuta se il debitore soddisfa i requisiti di buona fede e di incapacità totale di pagamento.

Se il tribunale accoglie l’istanza, viene decretata l’esdebitazione del debitore incapiente. Questo significa che tutti i debiti residui vengono cancellati, liberando il debitore da ogni obbligo nei confronti dei creditori. È importante sottolineare che l’esdebitazione non può riguardare alcuni tipi di debiti, come quelli derivanti da obbligazioni alimentari o da risarcimenti per danni derivanti da fatti illeciti, che rimangono comunque dovuti.

L’esdebitazione del debitore incapiente rappresenta una sorta di “ultima spiaggia” per quei soggetti che, nonostante gli sforzi per risolvere la propria situazione di sovraindebitamento, non riescono a far fronte ai propri debiti. Questa misura consente loro di ripartire senza il peso delle obbligazioni finanziarie pregresse, offrendo una reale possibilità di riscatto e di ripresa economica.

Tuttavia, l’accesso a questa procedura non è automatico né garantito. Il debitore deve dimostrare in modo convincente al tribunale di non avere alternative e di non essere in grado di rimborsare i debiti in alcun modo. La procedura richiede un’attenta preparazione e la collaborazione con professionisti esperti, che possano supportare il debitore nella raccolta e nella presentazione delle informazioni necessarie per ottenere l’esdebitazione.

In sintesi, l’esdebitazione del debitore incapiente è una misura di estrema tutela per chi si trova in una condizione di grave e irrimediabile difficoltà economica. Essa offre una via d’uscita legale e definitiva dal sovraindebitamento, consentendo di ricominciare senza il fardello dei debiti non pagati, ma richiede che il debitore dimostri di aver agito correttamente e in buona fede durante tutto il processo.

Riassunto per punti:

  1. Definizione: L’esdebitazione del debitore incapiente è una misura che cancella i debiti residui per chi non ha risorse sufficienti per soddisfare i creditori.
  2. Requisiti: Il debitore deve dimostrare di trovarsi in grave difficoltà economica, di non avere beni o redditi disponibili e di aver agito in buona fede.
  3. Processo: Il processo viene avviato con un’istanza al tribunale, che valuta se il debitore soddisfa i requisiti richiesti.
  4. Esito: Se l’istanza è accolta, i debiti vengono cancellati, ma alcuni tipi di debiti, come quelli alimentari o da risarcimenti illeciti, non possono essere inclusi.
  5. Importanza: Rappresenta una “ultima spiaggia” per i debitori incapienti, offrendo una possibilità di ripartenza senza debiti, purché sia dimostrata la buona fede.

Quali Sono I Requisiti Per Accedere A Tutte Queste Procedure?

Per accedere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge n. 3/2012 e dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), è necessario soddisfare una serie di requisiti specifici che garantiscono l’ammissibilità del debitore a tali misure. Questi requisiti sono pensati per assicurare che solo coloro che realmente necessitano di una ristrutturazione del debito o di una soluzione più drastica, come la liquidazione del patrimonio o l’esdebitazione, possano accedere alle procedure previste. Di seguito, esploreremo in dettaglio i principali requisiti richiesti per accedere a queste procedure.

Uno dei requisiti fondamentali è che il debitore si trovi in una condizione di sovraindebitamento. Il sovraindebitamento è definito come l’incapacità del debitore di far fronte ai propri debiti con le risorse disponibili, senza possibilità di risanamento attraverso i normali mezzi finanziari. Questa condizione deve essere strutturale e non temporanea: il debitore deve dimostrare di non poter soddisfare le obbligazioni nei confronti dei creditori in modo regolare e sostenibile.

Per accedere a queste procedure, il debitore deve inoltre appartenere alla categoria dei soggetti “non fallibili”. Questo include:

  1. Privati cittadini: Non coinvolti in attività d’impresa, questi individui possono accedere al “piano del consumatore” se si trovano in difficoltà economica a causa di debiti accumulati che non riescono più a gestire.
  2. Piccoli imprenditori e professionisti: Sono considerati non fallibili e possono accedere alle procedure di sovraindebitamento se il loro volume d’affari e i parametri economici non superano le soglie stabilite dalla legge per essere soggetti a fallimento. Questo li rende eleggibili per l’accordo di composizione della crisi o la liquidazione del patrimonio.
  3. Microimprese e start-up: Queste piccole attività, caratterizzate da un volume d’affari ridotto, possono accedere alle procedure di sovraindebitamento come ultima risorsa per evitare il collasso finanziario.
  4. Enti del terzo settore: Alcune organizzazioni non profit o cooperative sociali, che non superano le soglie di fallibilità, possono utilizzare le procedure previste per ristrutturare i propri debiti.

Un altro requisito chiave è la buona fede del debitore. Il debitore deve dimostrare di non aver provocato la propria condizione di sovraindebitamento con dolo, frode o grave negligenza. Questo significa che non devono esserci stati comportamenti illeciti, come l’occultamento di beni, la falsificazione di documenti o l’assunzione di debiti in modo consapevolmente irresponsabile. Il comportamento del debitore deve essere stato corretto sia prima che durante la procedura. Il tribunale valuta la buona fede del debitore come un criterio essenziale per l’ammissione alla procedura.

La collaborazione del debitore con l’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) è un altro requisito fondamentale. L’OCC assiste il debitore nella preparazione della documentazione necessaria, nell’elaborazione del piano di ristrutturazione del debito o dell’accordo con i creditori, e nella gestione delle trattative. Il debitore deve fornire all’OCC tutte le informazioni richieste in modo trasparente e completo, collaborando attivamente per garantire che la procedura si svolga correttamente.

Per accedere alla liquidazione del patrimonio, il debitore deve dimostrare che non vi sono altre alternative praticabili per soddisfare i creditori. Questo può includere la presentazione di un inventario completo di tutti i beni posseduti, che verranno successivamente liquidati per soddisfare i debiti. In questa procedura, il debitore perde il controllo dei propri beni, che vengono gestiti da un liquidatore nominato dal tribunale. Tuttavia, il debitore ha diritto a mantenere i beni necessari per il sostentamento quotidiano e l’esercizio dell’attività lavorativa.

Nel caso dell’esdebitazione del debitore incapiente, oltre a dimostrare l’incapacità totale di soddisfare i creditori, il debitore deve anche dimostrare di non avere alcuna possibilità di rimborsare ulteriori somme. Questa procedura è riservata ai casi più gravi e richiede che il debitore abbia messo a disposizione tutto il proprio patrimonio senza riuscire a soddisfare nemmeno parzialmente i creditori. Anche in questo caso, la buona fede è un requisito essenziale.

Riassunto per punti:

  1. Condizione di sovraindebitamento: Il debitore deve essere in una condizione di sovraindebitamento strutturale, non temporanea.
  2. Soggetti non fallibili: Include privati cittadini, piccoli imprenditori, professionisti, microimprese, start-up, ed enti del terzo settore.
  3. Buona fede: Il debitore deve dimostrare di non aver provocato la propria situazione con dolo, frode o negligenza grave.
  4. Collaborazione con l’OCC: È necessaria una collaborazione attiva con l’Organismo di Composizione della Crisi per la preparazione e gestione della procedura.
  5. Liquidazione del patrimonio: Richiede che non vi siano altre alternative per soddisfare i creditori, con la necessità di liquidare tutti i beni del debitore.
  6. Esdebitazione del debitore incapiente: Il debitore deve dimostrare di essere completamente incapiente e di aver messo a disposizione tutto il proprio patrimonio, senza riuscire a soddisfare i creditori.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Tramite Procedure Di Sovraindebitamento

Affrontare una situazione di sovraindebitamento è una delle esperienze più complesse e stressanti che una persona possa vivere. Il peso dei debiti accumulati può sembrare insormontabile, e la prospettiva di dover affrontare creditori, tribunali e procedure legali può paralizzare chiunque. In questi momenti di difficoltà estrema, la presenza di un avvocato esperto in cancellazione dei debiti tramite le procedure di sovraindebitamento diventa non solo consigliabile, ma essenziale. Questo professionista non è solo un consulente legale, ma un vero e proprio alleato strategico che guida il debitore attraverso un percorso complesso, garantendo che ogni passo venga compiuto nel rispetto delle normative vigenti e con il massimo beneficio possibile.

Uno degli aspetti più critici della gestione del sovraindebitamento è la complessità delle procedure legali. La legge sul sovraindebitamento e il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offrono diverse soluzioni per i debitori, ma ciascuna di queste soluzioni ha requisiti specifici, modalità di attuazione precise e conseguenze diverse. Senza una guida esperta, è facile commettere errori che possono compromettere l’intero processo, ritardando la risoluzione dei problemi finanziari o, nel peggiore dei casi, esponendo il debitore a ulteriori complicazioni legali.

Un avvocato specializzato in sovraindebitamento ha la competenza per valutare con precisione la situazione economica del debitore, identificare le cause profonde del sovraindebitamento e suggerire la strategia più efficace per uscire dalla crisi. Questo professionista può analizzare dettagliatamente i debiti accumulati, le risorse disponibili e le possibilità di ristrutturazione, scegliendo la procedura più adatta tra l’accordo di composizione della crisi, il piano del consumatore e la liquidazione del patrimonio. In molti casi, l’intervento tempestivo di un avvocato esperto può fare la differenza tra il successo e il fallimento della procedura.

Oltre a scegliere la procedura più adatta, l’avvocato gioca un ruolo fondamentale nella preparazione della documentazione necessaria. Le procedure di sovraindebitamento richiedono una trasparenza totale delle informazioni finanziarie del debitore, e ogni errore o omissione può avere conseguenze gravi. Un avvocato esperto è in grado di raccogliere e presentare tutte le informazioni richieste in modo accurato, prevenendo contestazioni da parte del tribunale o dei creditori. Questo è particolarmente importante nelle fasi iniziali della procedura, dove la qualità della documentazione presentata può influire significativamente sull’esito del caso.

Un altro aspetto cruciale è la negoziazione con i creditori. Anche se alcune procedure, come il piano del consumatore, non richiedono l’approvazione dei creditori, la maggior parte delle soluzioni di sovraindebitamento prevede comunque una fase di dialogo. I creditori, spesso, sono riluttanti ad accettare riduzioni del debito o dilazioni nei pagamenti, ma un avvocato esperto sa come negoziare con loro, utilizzando argomenti legali solidi e strategie persuasive per ottenere condizioni più favorevoli per il proprio cliente. In particolare, nell’accordo di composizione della crisi, dove è necessario ottenere il consenso dei creditori che rappresentano almeno il 60% del debito, la capacità negoziale dell’avvocato può essere decisiva.

Un altro punto fondamentale riguarda la protezione del debitore durante la procedura. Una volta che il piano o l’accordo è stato omologato dal tribunale, il debitore è protetto dalle azioni esecutive individuali dei creditori. Tuttavia, questa protezione è condizionata dal rispetto delle condizioni stabilite. Un avvocato esperto non solo assiste il debitore nella comprensione e nel rispetto di queste condizioni, ma interviene anche nel caso in cui sorgano controversie o tentativi da parte dei creditori di bypassare le disposizioni legali. Questo è particolarmente rilevante nei casi in cui i creditori cercano di contestare la buona fede del debitore o la fattibilità del piano, situazioni in cui una difesa legale solida può salvaguardare i diritti del debitore.

Inoltre, la presenza di un avvocato è cruciale anche per gestire eventuali complicazioni legali che possono emergere durante il processo. Le leggi sul sovraindebitamento sono complesse e in continua evoluzione, e solo un professionista aggiornato può garantire che il debitore sia protetto da interpretazioni errate o da modifiche normative che potrebbero influire negativamente sul suo caso. L’avvocato può anche assistere il debitore nel monitoraggio continuo dell’esecuzione del piano, assicurandosi che ogni passo sia compiuto nel rispetto delle norme e delle scadenze previste.

Infine, è importante sottolineare il ruolo dell’avvocato nella fase conclusiva della procedura, in particolare quando si tratta di ottenere l’esdebitazione. L’esdebitazione rappresenta il momento in cui il debitore viene liberato dai debiti residui non soddisfatti, potendo così ripartire senza il fardello delle passività pregresse. Tuttavia, l’ottenimento dell’esdebitazione richiede una dimostrazione chiara della buona fede del debitore e del suo impegno a risolvere la situazione. Un avvocato esperto sa come preparare la documentazione necessaria e come presentare al tribunale le prove della correttezza del debitore, aumentando significativamente le probabilità di successo.

In conclusione, affrontare una situazione di sovraindebitamento senza l’assistenza di un avvocato esperto è un rischio che nessun debitore dovrebbe correre. Le procedure di sovraindebitamento sono complesse e piene di insidie, e solo con la guida di un professionista qualificato è possibile navigare in questo percorso con sicurezza e competenza. Un avvocato specializzato non solo offre la consulenza legale necessaria, ma agisce come un alleato strategico, proteggendo i diritti del debitore, negoziando con i creditori, e assicurando che ogni passo venga compiuto nel rispetto della legge. Con il supporto di un avvocato esperto, il debitore può affrontare il proprio sovraindebitamento con maggiore serenità, consapevole di avere al proprio fianco un professionista che lotta per garantire il miglior esito possibile e una reale possibilità di ricominciare.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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