Opposizione Pignoramento Agenzia Entrate: Come Fare

Affrontare un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate è una delle situazioni più complesse e delicate che un contribuente possa sperimentare. La procedura può mettere a rischio non solo le finanze personali, ma anche la stabilità economica della famiglia. Nel 2024, le normative e le procedure legali in Italia offrono diverse opportunità per opporsi a tali azioni esecutive, ma è essenziale comprendere chiaramente ogni passo da seguire e agire con tempestività. Secondo i dati recenti, l’Agenzia delle Entrate ha intensificato le sue attività di recupero crediti, con un incremento del 15% delle notifiche di pignoramento nel 2023 rispetto all’anno precedente. Questa tendenza è stata alimentata dalla necessità di risanare le finanze pubbliche dopo gli anni di crisi economica globale e le spese straordinarie dovute alla pandemia di COVID-19.

La legge italiana prevede diverse modalità di opposizione al pignoramento, regolamentate principalmente dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/1973, che disciplina la riscossione delle imposte sul reddito, e dal Codice di Procedura Civile. Tra le possibilità di opposizione, spiccano l’istanza di autotutela, l’opposizione all’esecuzione e l’opposizione agli atti esecutivi. Ogni forma di opposizione ha i suoi specifici requisiti e procedure, ma tutte mirano a garantire che i diritti del debitore siano rispettati e che eventuali errori o abusi da parte dell’Agenzia delle Entrate possano essere corretti.

L’istanza di autotutela è uno strumento amministrativo che permette ai contribuenti di richiedere la revisione di un atto esecutivo direttamente all’Agenzia delle Entrate. Questa procedura è particolarmente utile quando si riscontrano errori materiali, di calcolo o di diritto nell’atto di pignoramento. Per esempio, se un contribuente riceve una cartella esattoriale con un importo errato o duplicato, può presentare un’istanza di autotutela per chiedere la correzione dell’errore. L’istanza deve essere presentata per iscritto e accompagnata da tutta la documentazione necessaria a supportare le affermazioni del contribuente, come ricevute di pagamento, documenti fiscali e altre prove pertinenti. La risposta dell’Agenzia delle Entrate all’istanza di autotutela deve avvenire entro un termine ragionevole, e può portare all’annullamento o alla rettifica dell’atto impugnato.

Un altro strumento fondamentale è l’opposizione all’esecuzione, una procedura giudiziaria che permette di contestare la legittimità stessa del pignoramento. Questo tipo di opposizione può essere basato su diverse motivazioni, come la non debenza del debito, errori di calcolo nell’importo dovuto o violazioni delle procedure legali previste. Ad esempio, se un contribuente ritiene che il debito fiscale sia già stato pagato o che il pignoramento sia stato eseguito senza il rispetto delle formalità previste, può presentare un ricorso al tribunale competente. Il ricorso deve essere dettagliato e supportato da prove documentali, e il tribunale valuterà le argomentazioni presentate per decidere se confermare, annullare o modificare il pignoramento.

L’opposizione agli atti esecutivi, invece, permette di contestare specifici atti esecutivi del pignoramento, come la notifica della cartella di pagamento o l’avviso di intimazione. In questo caso, il contribuente può sollevare questioni riguardanti la correttezza e la validità delle notifiche e delle comunicazioni inviate dall’Agenzia delle Entrate. Se, ad esempio, la notifica della cartella di pagamento non è stata effettuata secondo le modalità previste dalla legge, il contribuente può presentare un’opposizione agli atti esecutivi per contestare la validità del pignoramento.

Un aspetto cruciale da considerare è il rispetto dei termini per presentare l’opposizione. Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/1973 prevede che il contribuente abbia un tempo di soli 20 giorni dalla ricezione dell’atto di pignoramento per presentare ricorso ed opporsi. Questo termine ristretto richiede un’azione rapida e ben informata. La tempestività è fondamentale per garantire che tutte le procedure siano seguite correttamente e che il ricorso sia presentato entro i termini previsti dalla legge.

La legge italiana stabilisce anche dei limiti precisi al pignoramento dello stipendio per garantire che il debitore possa mantenere un livello di vita dignitoso. Il Decreto Legge n. 16/2012 prevede che per redditi netti fino a 2.500 euro, il pignoramento possa essere fino a un massimo di un quinto dello stipendio. Per redditi superiori a 2.500 euro e fino a 5.000 euro, il pignoramento può arrivare fino a un massimo di un terzo dello stipendio. Per i redditi superiori a 5.000 euro, può essere pignorata una quota maggiore, ma sempre nel rispetto dei limiti previsti per garantire la sussistenza del debitore. Inoltre, alcune somme sono considerate impignorabili per legge, come i sussidi di sostentamento e gli assegni familiari, garantendo che i debitori possano continuare a mantenere un livello di vita minimo accettabile.

È importante sottolineare che affrontare un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate senza l’assistenza di un avvocato esperto può comportare rischi significativi. Gli errori nella presentazione dell’istanza di autotutela o del ricorso, la mancata comprensione dei propri diritti e delle procedure legali, e la mancanza di una rappresentanza efficace in tribunale possono compromettere seriamente le possibilità di successo. Un avvocato specializzato in diritto fiscale può fornire una consulenza legale personalizzata, aiutare nella preparazione e presentazione dell’istanza di autotutela, rappresentare il debitore in tribunale e fornire un supporto continuo per migliorare la stabilità finanziaria a lungo termine.

Le statistiche dimostrano che un numero significativo di contribuenti italiani affronta difficoltà finanziarie e pignoramenti. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, nel 2023 sono stati emessi oltre 500.000 atti di pignoramento, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Questo aumento è attribuibile non solo alla crisi economica, ma anche all’implementazione di nuove tecnologie e procedure che hanno reso più efficaci le attività di recupero crediti dell’Agenzia delle Entrate. Essere informati sui propri diritti e avvalersi dell’assistenza di un avvocato esperto sono passaggi essenziali per affrontare e risolvere efficacemente una situazione di pignoramento.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Quali sono le tre principali possibilità di opposizione al pignoramento dell’Agenzia delle Entrate?

L’iter previsto per avviare una procedura di pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia delle Entrate inizia con la notifica dell’atto di pignoramento al terzo che tecnicamente detiene il bene pignorabile. Da questo punto in poi, il debitore ha diverse possibilità di opposizione, che includono:

  1. Istanza di autotutela: Consente di chiedere all’Agenzia delle Entrate di riesaminare l’atto esecutivo per errori o irregolarità.
  2. Opposizione all’esecuzione: Contestare la legittimità del pignoramento in tribunale.
  3. Opposizione agli atti esecutivi: Contestare specifici atti esecutivi del pignoramento.

Queste procedure offrono diversi gradi di protezione e richiedono approcci distinti per essere efficaci.

Come funziona l’istanza di autotutela?

L’istanza di autotutela è uno strumento amministrativo che permette ai debitori di richiedere la revisione di un atto impositivo o esecutivo direttamente all’Agenzia delle Entrate. Questo strumento consente di correggere eventuali errori materiali, di calcolo, o di diritto presenti nell’atto contestato, senza dover necessariamente ricorrere al giudice.

Presentazione dell’istanza

L’istanza di autotutela deve essere redatta in forma scritta e contenere una descrizione dettagliata delle ragioni per cui si chiede la revisione dell’atto. È importante specificare chiaramente l’atto contestato, il motivo dell’errore o dell’ingiustizia percepita e le correzioni richieste. L’istanza deve essere accompagnata da tutta la documentazione necessaria a supportare le affermazioni del contribuente, come ricevute di pagamento, documenti fiscali e qualsiasi altra prova rilevante.

Valutazione dell’istanza

Una volta ricevuta l’istanza, l’Agenzia delle Entrate esamina le motivazioni e i documenti presentati. Questo esame è volto a verificare se sussistono errori materiali o di diritto nell’atto contestato. L’agenzia valuta anche se l’istanza presenta elementi sufficienti per giustificare una revisione dell’atto. La risposta dell’agenzia può essere positiva, con l’annullamento o la rettifica dell’atto impugnato, o negativa, con il rigetto dell’istanza.

Vantaggi dell’istanza di autotutela

Uno dei principali vantaggi dell’istanza di autotutela è la sua semplicità e rapidità rispetto a un procedimento giudiziario. Questo strumento consente di risolvere rapidamente le contestazioni senza dover affrontare i costi e i tempi di un processo in tribunale. Inoltre, l’istanza può spesso essere risolta in modo informale, senza necessità di udienze o ulteriori formalità. Presentare un’istanza di autotutela è generalmente meno costoso rispetto a un ricorso giudiziario. Non sono previste spese processuali e, in molti casi, non è necessario l’intervento di un avvocato, anche se la consulenza legale può comunque essere utile per assicurarsi che l’istanza sia redatta correttamente.

Come funziona l’opposizione all’esecuzione?

L’opposizione all’esecuzione è una procedura giudiziaria che consente al debitore di contestare la legittimità del pignoramento stesso. Questa forma di opposizione può essere presentata quando il debitore ritiene che il debito richiesto non sia dovuto, che l’importo del debito sia stato calcolato erroneamente, o che il processo di pignoramento non abbia seguito le procedure legali appropriate.

Presentazione del ricorso

Il processo di opposizione all’esecuzione inizia con la presentazione di un ricorso presso il tribunale competente. Il ricorso deve essere redatto in modo dettagliato, specificando le basi legali e fattuali dell’opposizione, e deve essere accompagnato da prove documentali che supportino le argomentazioni del debitore. È consigliabile avvalersi dell’assistenza di un avvocato specializzato in diritto fiscale o diritto civile per assicurarsi che il ricorso sia presentato correttamente e in modo completo.

Esito del processo

Dopo la presentazione del ricorso, il tribunale esamina le argomentazioni e le prove presentate dal debitore e dall’Agenzia delle Entrate. Questo può includere una o più udienze in cui entrambe le parti presentano ulteriori argomentazioni e prove. Il giudice valuta se il pignoramento è stato effettuato in conformità con la legge e decide se deve essere confermato, annullato o modificato.

Come funziona l’opposizione agli atti esecutivi?

L’opposizione agli atti esecutivi è una procedura giudiziaria che consente al debitore di contestare specifici atti esecutivi del pignoramento, come la notifica della cartella di pagamento o l’avviso di intimazione. Il debitore può sollevare questioni riguardanti la correttezza e la validità delle notifiche e delle comunicazioni inviate dall’Agenzia delle Entrate.

Presentazione del ricorso

Anche in questo caso, il processo di opposizione inizia con la presentazione di un ricorso presso il tribunale competente. Il ricorso deve specificare gli atti esecutivi contestati e le ragioni per cui si ritiene che siano stati effettuati in modo non conforme alla legge. Il ricorso deve essere accompagnato da prove documentali che supportino le argomentazioni del debitore.

Esito del processo

Il tribunale esamina le argomentazioni e le prove presentate dalle parti e decide se gli atti esecutivi contestati sono validi o se devono essere annullati o modificati. Se l’opposizione viene accolta, gli atti esecutivi contestati possono essere annullati o rettificati, il che può comportare la sospensione o l’annullamento del pignoramento.

Esempi di motivi validi per l’opposizione al pignoramento dell’Agenzia delle Entrate

Opporsi a un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate può essere una sfida complessa, ma ci sono diversi motivi validi che possono essere utilizzati per contestare la procedura. Di seguito sono riportati alcuni dei motivi più comuni e rilevanti per presentare un’opposizione, con dettagli specifici e riferimenti alle leggi applicabili.

Esempio di Violazione dei Limiti del Pignoramento

Secondo il Decreto Legge n. 16/2012, il pignoramento dello stipendio deve rispettare specifici limiti per garantire che il debitore possa mantenere un livello di vita dignitoso. Per i redditi netti fino a 2.500 euro, il pignoramento può essere fino a un massimo di un quinto dello stipendio. Per i redditi superiori a 2.500 euro e fino a 5.000 euro, il pignoramento può arrivare fino a un massimo di un terzo dello stipendio. Per i redditi superiori a 5.000 euro, può essere pignorata una quota maggiore, ma sempre nel rispetto dei limiti previsti. Se questi limiti vengono superati, il debitore può contestare il pignoramento.

Esempio di Omissione dell’Avviso di Intimazione

La normativa italiana richiede che, se è trascorso più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento, l’Agenzia delle Entrate deve notificare un avviso di intimazione prima di procedere con il pignoramento. Se questo avviso non viene notificato, il pignoramento può essere contestato per violazione delle procedure legali. L’articolo 50, comma 2, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/1973 stabilisce che l’atto di pignoramento deve essere preceduto da un avviso di intimazione se la cartella esattoriale non è stata eseguita entro un anno dalla notifica.

Esempio di Superamento dei Termini per l’Esecuzione

L’articolo 50, comma 1, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/1973 prevede che l’atto di pignoramento deve essere eseguito entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento. Se questo termine viene superato, il debitore ha il diritto di opporsi al pignoramento. Questo è un motivo valido per l’opposizione poiché l’Agenzia delle Entrate è tenuta a rispettare rigorosamente i tempi previsti dalla legge per l’esecuzione dei pignoramenti.

Esempio di Errori Materiali o di Calcolo

Un altro motivo valido per l’opposizione può essere la presenza di errori materiali o di calcolo nell’importo del debito contestato. Ad esempio, se il debito è stato calcolato erroneamente o se ci sono duplicazioni nei pagamenti richiesti, il debitore può presentare un’istanza di autotutela o un’opposizione formale per correggere questi errori. La presentazione di prove documentali, come ricevute di pagamento o estratti conto, è cruciale per supportare l’opposizione.

Esempio di Prescrizione del Debito

La prescrizione è un’altra importante difesa contro il pignoramento. In Italia, i debiti fiscali hanno un periodo di prescrizione che varia a seconda della natura del debito. Ad esempio, i debiti derivanti da imposte sul reddito si prescrivono generalmente in cinque anni dalla data in cui il pagamento è dovuto. Se il debito è prescritto, il debitore può opporsi al pignoramento sostenendo che l’azione di recupero è fuori dai termini legali.

Esempio di Irregolarità nella Notifica

Le notifiche devono essere effettuate secondo le modalità previste dalla legge. Se la notifica della cartella di pagamento, dell’avviso di intimazione o dell’atto di pignoramento non è stata eseguita correttamente, il debitore può contestare la validità dell’atto esecutivo. Ad esempio, la notifica deve essere effettuata tramite ufficiale giudiziario o posta raccomandata con ricevuta di ritorno. Qualsiasi irregolarità in questo processo può costituire un motivo valido per l’opposizione.

Quali sono i termini per presentare un’opposizione?

Il debitore ha un tempo di soli 20 giorni dalla ricezione dell’atto di pignoramento per poter presentare ricorso ed opporsi. È fondamentale agire rapidamente e consultare un avvocato specializzato il prima possibile per garantire che tutte le procedure siano seguite correttamente e che il ricorso sia presentato entro i termini previsti dalla legge.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con L’Agenzia Entrate e Riscossione

Affrontare un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione è un processo complesso e delicato che richiede una conoscenza approfondita delle leggi fiscali e delle procedure legali. La possibilità di opporsi a un pignoramento è un diritto fondamentale per garantire che i debitori possano difendersi da eventuali errori o irregolarità commesse durante il processo di riscossione. Tuttavia, la complessità delle normative e la necessità di seguire procedure rigorose rendono indispensabile l’assistenza di un avvocato esperto in cancellazione debiti con l’Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Un avvocato specializzato in diritto fiscale e in procedure di riscossione può fornire un supporto cruciale in tutte le fasi del processo di opposizione. Dall’analisi preliminare della notifica di pignoramento alla presentazione di un’istanza di autotutela, fino alla rappresentanza in tribunale, l’avvocato è in grado di offrire una consulenza esperta e di agire tempestivamente per proteggere i diritti del debitore. La presenza di un avvocato esperto può fare la differenza tra un esito favorevole e uno sfavorevole nell’opposizione al pignoramento.

Uno degli aspetti più importanti dell’assistenza legale è la capacità di individuare e correggere eventuali errori materiali o di calcolo nell’atto di pignoramento. Gli errori possono includere importi calcolati erroneamente, duplicazioni di debiti o applicazione errata delle aliquote fiscali. Un avvocato esperto può esaminare attentamente la documentazione e presentare prove concrete per dimostrare la presenza di tali errori, aumentando significativamente le possibilità di successo dell’opposizione. Inoltre, l’avvocato può aiutare a raccogliere e presentare tutta la documentazione necessaria per supportare le affermazioni del debitore, come ricevute di pagamento, documenti fiscali e altre prove pertinenti.

Un altro aspetto cruciale dell’assistenza legale riguarda la corretta presentazione dell’istanza di autotutela. Questa procedura amministrativa consente al debitore di richiedere la revisione dell’atto esecutivo direttamente all’Agenzia delle Entrate, senza dover necessariamente ricorrere al giudice. L’istanza deve essere redatta in modo dettagliato e preciso, specificando le basi legali e fattuali dell’opposizione e fornendo le prove documentali necessarie. Un avvocato esperto può assicurarsi che l’istanza sia presentata correttamente e in modo completo, aumentando le possibilità che l’Agenzia delle Entrate riconosca l’errore e annulli o rettifichi l’atto contestato.

La rappresentanza legale in tribunale è un altro elemento fondamentale dell’assistenza di un avvocato specializzato. Se l’istanza di autotutela non viene accolta, il debitore ha il diritto di presentare un ricorso formale presso il tribunale competente. Il ricorso deve essere dettagliato e supportato da prove documentali, e il tribunale valuterà le argomentazioni presentate per decidere se confermare, annullare o modificare il pignoramento. Un avvocato esperto può rappresentare il debitore in tribunale, presentando argomentazioni legali solide e prove convincenti per supportare l’opposizione. La presenza di un avvocato durante le udienze è essenziale per garantire che il caso sia presentato in modo efficace e persuasivo.

Inoltre, l’assistenza legale continua è fondamentale anche dopo che il pignoramento è stato bloccato o modificato. Un avvocato esperto può fornire consulenza su come gestire le finanze in modo più efficace per evitare future situazioni di sovraindebitamento. Questo supporto include la pianificazione finanziaria, la gestione del debito e l’implementazione di strategie per migliorare la stabilità finanziaria a lungo termine. La consulenza legale continua aiuta il debitore a evitare errori finanziari e a prendere decisioni informate che migliorano la sua situazione economica complessiva.

Le statistiche dimostrano che un numero significativo di contribuenti italiani affronta difficoltà finanziarie e pignoramenti. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, nel 2023 sono stati emessi oltre 500.000 atti di pignoramento, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Questo aumento è attribuibile non solo alla crisi economica, ma anche all’implementazione di nuove tecnologie e procedure che hanno reso più efficaci le attività di recupero crediti dell’Agenzia delle Entrate. Essere informati sui propri diritti e avvalersi dell’assistenza di un avvocato esperto sono passaggi essenziali per affrontare e risolvere efficacemente una situazione di pignoramento.

Affrontare un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate senza l’assistenza di un avvocato esperto può comportare rischi significativi. Gli errori nella presentazione dell’istanza di autotutela o del ricorso, la mancata comprensione dei propri diritti e delle procedure legali, e la mancanza di una rappresentanza efficace in tribunale possono compromettere seriamente le possibilità di successo. Un avvocato specializzato offre il supporto necessario per navigare attraverso le complessità legali, garantendo che tutte le azioni siano intraprese in modo corretto e tempestivo.

La consulenza di un avvocato esperto è cruciale per affrontare con successo un’opposizione al pignoramento. L’avvocato può aiutare a individuare i motivi validi per l’opposizione, come la violazione dei limiti del pignoramento, l’omissione dell’avviso di intimazione, il superamento dei termini per l’esecuzione, gli errori materiali o di calcolo, la prescrizione del debito e le irregolarità nella notifica. Ogni motivo richiede una conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure legali, e l’assistenza di un avvocato specializzato è fondamentale per presentare un’opposizione efficace e ben documentata.

Un esempio concreto dell’importanza di un avvocato specializzato riguarda un caso in cui un contribuente ha ricevuto una cartella esattoriale per un debito fiscale di 20.000 euro. L’avvocato ha scoperto che parte del debito era già stata pagata e che l’importo includeva un errore di calcolo. Presentando un’istanza di autotutela ben documentata, l’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto l’errore e ha annullato il pignoramento. Senza l’assistenza dell’avvocato, il contribuente avrebbe potuto affrontare gravi difficoltà finanziarie a causa di un debito inesistente.

In conclusione, l’importanza di avere a fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti con l’Agenzia delle Entrate – Riscossione non può essere sottovalutata. Un avvocato specializzato offre una consulenza legale personalizzata, aiuta nella preparazione e presentazione dell’istanza di autotutela, rappresenta il debitore in tribunale e fornisce un supporto continuo per migliorare la stabilità finanziaria a lungo termine. Essere informati sui propri diritti e avvalersi dell’assistenza di un avvocato esperto sono passaggi essenziali per affrontare e risolvere efficacemente una situazione di pignoramento. La corretta presentazione di un’istanza di autotutela o di un ricorso giudiziario può fare la differenza tra il successo e il fallimento nell’opposizione al pignoramento, garantendo che i diritti del debitore siano protetti e che eventuali errori o abusi da parte dell’Agenzia delle Entrate possano essere corretti.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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