Quando Cadono In Prescrizione I Debiti Con L’INPS?

Il tema della prescrizione dei debiti con l’INPS è di fondamentale importanza per chiunque sia tenuto al versamento dei contributi previdenziali. La prescrizione è il periodo oltre il quale il credito non può più essere legalmente esigito. In altre parole, se l’INPS non agisce entro un certo lasso di tempo per riscuotere i contributi dovuti, il debitore non è più obbligato a pagare. Questa norma tutela i contribuenti da richieste di pagamento tardive, ma è anche soggetta a precise regole e interpretazioni giurisprudenziali.

La legge n. 335 del 1995 stabilisce che i contributi previdenziali cadono in prescrizione dopo cinque anni se non viene emessa alcuna notifica di pagamento. Questo termine di prescrizione si applica sia ai contributi versati ma non dichiarati, sia a quelli non versati e dichiarati. Tuttavia, la giurisprudenza ha più volte chiarito che la prescrizione può essere interrotta da atti formali di recupero del credito, come la notifica di una cartella esattoriale o di un avviso di pagamento.

Ad esempio, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6173 del 2018, ha ribadito che i debiti previdenziali si prescrivono in cinque anni. Questa sentenza ha anche stabilito che l’INPS deve restituire le somme versate spontaneamente dal contribuente se il debito era già prescritto al momento del pagamento. Nonostante ciò, il Codice civile italiano prevede che chi effettua volontariamente il pagamento di un debito prescritto non può richiedere il rimborso. Questo crea una certa ambiguità che spesso richiede l’intervento di un avvocato esperto per essere risolta.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Quando Cadono in Prescrizione i Debiti Con L’INPS?

Il termine di prescrizione per i debiti contributivi con l’INPS è generalmente di cinque anni. Questo periodo decorre dalla data in cui il versamento doveva essere effettuato. La prescrizione può essere interrotta da qualsiasi atto formale di richiesta di pagamento da parte dell’INPS, come la notifica di una cartella esattoriale. Se entro cinque anni non viene notificato alcun atto di riscossione, il debito si considera prescritto.

Qual è la Differenza tra Contributi Versati ma Non Dichiarati e Contributi Non Versati e Non Dichiarati?

I contributi versati ma non dichiarati si riferiscono a quei contributi che il contribuente ha effettivamente pagato, ma che non sono stati riportati nelle dichiarazioni fiscali. Per questi contributi, la prescrizione inizia a decorrere dalla data del versamento. D’altra parte, i contributi non versati e non dichiarati sono quelli che il contribuente né ha pagato né ha riportato nelle dichiarazioni fiscali. In questo caso, l’INPS potrebbe sostenere che la prescrizione è sospesa fino a quando non venga scoperta l’omissione tramite un controllo fiscale. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14410 del 2019, ha stabilito che la mancata denuncia del reddito non costituisce un occultamento doloso del debito, escludendo l’applicazione dell’articolo 2941 del Codice civile che sospenderebbe la prescrizione.

Cosa Succede se il Debito è Prescritto ma il Contribuente Effettua Comunque il Pagamento?

Se il contribuente paga un debito già prescritto, secondo la legge n. 335 del 1995 e le successive interpretazioni giurisprudenziali, ha diritto alla restituzione delle somme versate. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’INPS deve restituire i contributi pagati spontaneamente se il debito era già prescritto al momento del pagamento. Tuttavia, il Codice civile italiano stabilisce che chi paga volontariamente un debito prescritto non può richiedere il rimborso, creando una contraddizione che spesso richiede l’intervento di un legale per essere risolta.

Quali Sono le Conseguenze della Prescrizione per il Contribuente?

Quando un debito si prescrive, il contribuente non è più legalmente obbligato a pagare le somme dovute. Questo significa che l’INPS non può più avviare azioni di recupero coattivo, come pignoramenti o ipoteche. Tuttavia, la prescrizione non cancella automaticamente il debito; è necessario che il contribuente sollevi l’eccezione di prescrizione in sede giudiziale o amministrativa per ottenere la cancellazione del debito.

Come Può un Avvocato Specializzato Aiutare nella Gestione dei Debiti INPS Prescritti?

Un avvocato specializzato in diritto previdenziale può fornire un supporto essenziale nella gestione dei debiti con l’INPS, in particolare per quanto riguarda la prescrizione. Può verificare se i termini di prescrizione sono effettivamente scaduti, assistere nella presentazione di ricorsi contro atti di recupero coattivo basati su debiti prescritti e negoziare con l’INPS per ottenere la cancellazione del debito. Inoltre, un avvocato può aiutare a recuperare le somme pagate indebitamente su debiti prescritti, navigando tra le contraddizioni della normativa italiana e le interpretazioni giurisprudenziali.

Esempi di Casi Pratici

Un esempio pratico potrebbe essere un lavoratore autonomo che ha omesso di versare i contributi per alcuni anni e non ha ricevuto alcuna notifica di pagamento dall’INPS entro i cinque anni successivi alla scadenza del pagamento. In questo caso, il debito si considera prescritto. Se l’INPS invia successivamente una cartella esattoriale, il lavoratore può sollevare l’eccezione di prescrizione per evitare il pagamento.

Un altro esempio potrebbe essere un’azienda che ha pagato spontaneamente contributi prescritti dopo aver ricevuto una cartella esattoriale. In questo caso, l’azienda può richiedere la restituzione delle somme pagate, ma potrebbe dover affrontare un contenzioso legale se l’INPS rifiuta il rimborso, citando il principio del Codice civile che impedisce il rimborso di pagamenti volontari su debiti prescritti.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti INPS

Affrontare un debito con l’INPS è una situazione complessa e delicata che richiede una profonda conoscenza delle normative previdenziali e delle procedure legali. La gestione di questi debiti senza un’adeguata assistenza può portare a gravi conseguenze economiche e legali. L’importanza di avere al proprio fianco un avvocato specializzato in diritto previdenziale e cancellazione dei debiti INPS è quindi cruciale.

Innanzitutto, è fondamentale comprendere che i debiti con l’INPS possono sorgere per diverse ragioni, tra cui errori nelle dichiarazioni fiscali, difficoltà economiche che impediscono il pagamento dei contributi, o semplicemente la mancata consapevolezza delle scadenze e degli obblighi contributivi. Quando un debito con l’INPS viene rilevato, le sanzioni possono essere molto severe. Secondo l’articolo 13 del D.Lgs. n. 471 del 1997, le sanzioni per il mancato pagamento dei contributi possono variare dal 30% al 50% dell’importo dovuto, con interessi legali attualmente fissati al 3% annuo. Queste sanzioni possono rapidamente far lievitare l’importo del debito, rendendo ancora più difficile la sua gestione.

Il Decreto Lavoro (D.L. n. 48/2023) ha introdotto ulteriori modifiche al regime sanzionatorio per l’omesso versamento delle ritenute previdenziali. In particolare, per importi superiori a 10.000 euro annui, il datore di lavoro può essere punito con la reclusione fino a tre anni e una multa fino a 1.032 euro. Per importi inferiori, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria che varia da una volta e mezza a quattro volte l’importo omesso. Queste disposizioni sottolineano l’importanza di una gestione tempestiva e accurata dei contributi previdenziali per evitare gravi conseguenze legali e finanziarie.

Le procedure di recupero coattivo, come previsto dal D.P.R. n. 602 del 1973, includono il pignoramento dei beni mobili e immobili, il blocco dei conti correnti e l’iscrizione di ipoteche sugli immobili di proprietà del debitore. L’articolo 72-bis del D.P.R. n. 602 del 1973 consente all’INPS di richiedere il pignoramento presso terzi, inclusi i conti bancari, senza necessità di ottenere un preventivo titolo esecutivo. Queste misure possono avere un impatto devastante sulle finanze personali e sulla stabilità economica del debitore.

Un avvocato specializzato in diritto previdenziale può fornire un supporto essenziale in tutte le fasi della gestione del debito contributivo. Questo include la verifica della correttezza delle richieste di pagamento, la presentazione di ricorsi amministrativi e giudiziari, la negoziazione di piani di rateizzazione e l’assistenza nella procedura di esdebitazione. L’esperienza di un avvocato può fare la differenza tra una risoluzione favorevole e una situazione che peggiora. Ad esempio, un avvocato può aiutare a presentare un’istanza di autotutela, che consente di correggere eventuali errori materiali o di calcolo contenuti nell’avviso di addebito. Se l’istanza di autotutela non viene accolta, l’avvocato può presentare un ricorso al giudice del lavoro entro 40 giorni dalla notifica dell’avviso di addebito. Durante la presentazione del ricorso, l’avvocato può anche richiedere la sospensione dell’esecuzione dell’avviso di addebito, evitando che il contribuente debba pagare somme non dovute o sproporzionate rispetto alla sua reale situazione contributiva.

Inoltre, un avvocato specializzato può assistere nella negoziazione di un piano di rateizzazione del debito. L’INPS consente di suddividere l’importo dovuto in rate mensili, fino a un massimo di 72 rate. Durante il periodo di rateizzazione, il contribuente deve continuare a versare i contributi correnti per evitare l’accumulo di ulteriori debiti. Il mancato pagamento di due rate consecutive comporta la decadenza dal beneficio della rateizzazione, rendendo l’intero debito residuo immediatamente esigibile. Un avvocato può negoziare condizioni di pagamento più favorevoli, basate sulla situazione economica del cliente, e può rappresentare il debitore nelle trattative con l’INPS per ottenere soluzioni più sostenibili.

L’accesso alle misure di esdebitazione previste dalla legge n. 3 del 2012, nota come “legge sul sovraindebitamento”, è un altro ambito in cui l’assistenza legale è cruciale. Questa normativa offre una soluzione ai piccoli imprenditori e lavoratori autonomi che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica. Attraverso una procedura di composizione della crisi, il debitore può proporre un piano di ristrutturazione dei debiti che, se approvato dal tribunale, consente di ridurre l’ammontare complessivo del debito e ottenere una dilazione dei pagamenti. L’avvocato può guidare il cliente attraverso l’intero processo, dalla valutazione iniziale della situazione economica alla predisposizione del piano di ristrutturazione e alla sua presentazione in tribunale.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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