Debiti INPS e Partita IVA: Cosa Succede e Come Difenderti

Il tema dei debiti con l’INPS per i titolari di partita IVA è di fondamentale importanza per molti lavoratori autonomi in Italia. L’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è l’ente previdenziale italiano che gestisce la maggior parte della previdenza sociale nel Paese, compresi i contributi pensionistici e le prestazioni sociali. Per chi possiede una partita IVA, i debiti con l’INPS possono diventare una questione critica, influenzando sia la gestione finanziaria dell’attività che la tranquillità personale del contribuente.

Secondo i dati dell’INPS, nel 2023, circa il 25% dei titolari di partita IVA ha accumulato debiti previdenziali. Questi debiti possono sorgere per diverse ragioni, tra cui la mancata o ritardata contribuzione, errori nella dichiarazione dei redditi, o difficoltà economiche che impediscono il pagamento delle quote dovute. Le somme in questione possono variare notevolmente, ma spesso raggiungono importi significativi a causa degli interessi di mora e delle sanzioni applicate per i ritardi.

La normativa italiana prevede obblighi stringenti per i lavoratori autonomi in termini di contribuzione previdenziale. La legge n. 335 del 1995, nota come “Riforma Dini”, ha introdotto il sistema contributivo, che richiede ai lavoratori autonomi di versare una percentuale del proprio reddito lordo all’INPS. Attualmente, la percentuale contributiva per i lavoratori autonomi è fissata al 25,72%, con un ulteriore contributo aggiuntivo per coloro che non hanno altre forme di copertura previdenziale.

Gli articoli 23 e 24 del D.Lgs. n. 241 del 1997 stabiliscono le modalità di calcolo e pagamento dei contributi dovuti. Il mancato rispetto di queste disposizioni comporta l’applicazione di sanzioni amministrative e interessi di mora, che possono aumentare considerevolmente l’ammontare del debito iniziale. Ad esempio, l’articolo 13 del D.Lgs. n. 471 del 1997 stabilisce che le sanzioni per omesso o insufficiente versamento dei contributi previdenziali variano dal 30% al 50% dell’importo dovuto, con l’aggiunta di interessi legali che attualmente sono fissati al 3% annuo.

Le conseguenze dei debiti con l’INPS possono essere gravi. Oltre alla crescita del debito a causa delle sanzioni e degli interessi, l’INPS ha il potere di attivare procedure di recupero coattivo. Questo può includere il pignoramento dei beni mobili e immobili, il blocco dei conti correnti, e l’iscrizione di ipoteche sugli immobili di proprietà del debitore. Tali misure sono disciplinate dal D.P.R. n. 602 del 1973, che regola la riscossione delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali. L’articolo 72-bis di questo decreto, ad esempio, consente all’INPS di richiedere il pignoramento presso terzi, inclusi i conti bancari, senza necessità di ottenere un preventivo titolo esecutivo.

Per i titolari di partita IVA che si trovano in difficoltà nel pagamento dei contributi, esistono alcune strategie per gestire e risolvere la situazione debitoria con l’INPS. Una delle prime azioni da intraprendere è la verifica della correttezza dei calcoli effettuati dall’INPS. Spesso, errori amministrativi o di comunicazione possono portare a indebiti richieste di pagamento. In questi casi, è possibile presentare un ricorso amministrativo entro 90 giorni dalla ricezione della comunicazione di debito, come previsto dall’articolo 24 del D.Lgs. n. 46 del 1999.

Un’altra opzione è quella di richiedere una rateizzazione del debito. L’articolo 2, comma 11, del D.L. n. 338 del 1989, convertito nella legge n. 389 del 1989, consente ai contribuenti in difficoltà di richiedere un piano di rateizzazione, che può estendersi fino a un massimo di 72 rate mensili. La concessione di tale rateizzazione è soggetta alla valutazione delle condizioni economiche del debitore e della sua capacità di adempiere agli impegni assunti. Durante il periodo di rateizzazione, il contribuente deve comunque continuare a versare i contributi correnti, per evitare l’accumulo di ulteriori debiti.

In alcuni casi, può essere utile rivolgersi a un professionista, come un commercialista o un avvocato specializzato in diritto tributario, per ottenere assistenza nella gestione del debito e nelle trattative con l’INPS. Questi professionisti possono aiutare a verificare la correttezza delle richieste di pagamento, presentare ricorsi, e negoziare soluzioni alternative, come la riduzione delle sanzioni o la revisione dei piani di pagamento.

Un aspetto importante da considerare è la possibilità di accedere a misure di esdebitazione, previste dalla legge n. 3 del 2012, nota come “legge sul sovraindebitamento”. Questa normativa offre una soluzione ai piccoli imprenditori e lavoratori autonomi che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica e non riescono a far fronte ai debiti accumulati. Attraverso una procedura di composizione della crisi, il debitore può proporre un piano di ristrutturazione dei debiti, che, se approvato dal tribunale, consente di ridurre l’ammontare del debito e di ottenere una dilazione dei pagamenti.

Infine, è fondamentale mantenere una gestione accurata e tempestiva della contabilità e delle dichiarazioni fiscali. L’uso di software di gestione contabile e il supporto di un consulente fiscale possono aiutare a evitare errori e ritardi nei pagamenti, riducendo così il rischio di accumulare debiti con l’INPS. Inoltre, è consigliabile tenere sotto controllo il proprio estratto conto contributivo, disponibile online sul sito dell’INPS, per verificare la corretta registrazione dei pagamenti e prevenire eventuali contestazioni future.

In conclusione, i debiti con l’INPS rappresentano una sfida significativa per molti titolari di partita IVA, ma con una corretta gestione e l’accesso alle giuste informazioni e risorse, è possibile affrontare e risolvere queste situazioni. La conoscenza delle normative vigenti, delle procedure di ricorso, delle possibilità di rateizzazione e delle misure di esdebitazione può fare la differenza nella capacità di gestire efficacemente i debiti previdenziali e garantire la continuità dell’attività lavorativa.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cosa succede se non pago i contributi INPS?

Se non paghi i contributi INPS, le conseguenze possono essere serie e complesse. Inizialmente, l’INPS invia una comunicazione di sollecito, informandoti del mancato pagamento e invitandoti a regolarizzare la situazione. Se non rispondi o non effettui il pagamento, l’INPS procede con l’applicazione di sanzioni e interessi di mora. Le sanzioni possono variare dal 30% al 50% dell’importo dovuto, mentre gli interessi legali sono attualmente fissati al 3% annuo. Questi costi aggiuntivi possono far lievitare rapidamente il debito originale.

Se il debito rimane insoluto, l’INPS può avviare procedure di recupero coattivo. Questo significa che possono essere intraprese azioni legali per recuperare l’importo dovuto, tra cui il pignoramento dei beni mobili e immobili, il blocco dei conti correnti, e l’iscrizione di ipoteche sugli immobili di proprietà del debitore. Queste misure sono disciplinate dal D.P.R. n. 602 del 1973, che regola la riscossione delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali.

Uno dei metodi più diretti che l’INPS può utilizzare è il pignoramento presso terzi, inclusi i conti bancari. Questo permette all’INPS di prelevare direttamente dal tuo conto corrente l’importo dovuto, senza bisogno di un preventivo titolo esecutivo. La legge consente all’INPS di richiedere al tuo datore di lavoro, se sei anche dipendente, o ai tuoi clienti, se sei un lavoratore autonomo, di versare parte dei tuoi compensi direttamente all’ente previdenziale per saldare il debito.

Oltre alle sanzioni economiche, esistono anche conseguenze più ampie. L’accumulo di debiti con l’INPS può influenzare negativamente il tuo credito e la tua capacità di ottenere finanziamenti. Le informazioni sui debiti possono essere segnalate alle centrali rischi finanziarie, rendendo più difficile ottenere prestiti o mutui. Inoltre, le irregolarità contributive possono compromettere la tua posizione nei confronti di bandi pubblici o gare d’appalto, dove spesso è richiesto un certificato di regolarità contributiva.

Se ti trovi in difficoltà nel pagamento dei contributi, è possibile richiedere una rateizzazione del debito. L’INPS consente di suddividere il pagamento in rate mensili, fino a un massimo di 72 rate, sulla base delle tue condizioni economiche e della capacità di rimborso. Durante il periodo di rateizzazione, è necessario continuare a versare i contributi correnti per evitare l’accumulo di ulteriori debiti.

In casi di grave difficoltà economica, puoi valutare la possibilità di accedere a procedure di esdebitazione previste dalla legge n. 3 del 2012. Questa normativa offre una soluzione per i piccoli imprenditori e lavoratori autonomi che non riescono a far fronte ai debiti accumulati, permettendo di proporre un piano di ristrutturazione dei debiti che, se approvato dal tribunale, consente di ridurre l’ammontare complessivo del debito e ottenere una dilazione dei pagamenti.

In sintesi, il mancato pagamento dei contributi INPS comporta conseguenze gravi che vanno oltre l’aumento del debito a causa di sanzioni e interessi. Include l’avvio di procedure legali di recupero, possibili restrizioni finanziarie e impatti negativi sulla tua attività professionale. È cruciale affrontare tempestivamente le difficoltà contributive, cercando soluzioni come la rateizzazione o la consulenza professionale per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.

Quali sono le sanzioni previste per il mancato pagamento dei contributi INPS?

Le sanzioni per il mancato pagamento dei contributi INPS variano in base al tempo di ritardo. Ecco un riepilogo:

  • Ravvedimento sprint: multa dello 0,1% al giorno, se il pagamento avviene entro 14 giorni.
  • Ravvedimento breve: multa dell’1,5% se il pagamento avviene entro 30 giorni.
  • Ravvedimento intermedio: multa dell’1,67% se il pagamento avviene entro 90 giorni.
  • Ravvedimento lungo: multa del 3,75% se il pagamento avviene entro 1 anno.
  • Ravvedimento biennale: multa del 4,29% se il pagamento avviene entro 2 anni.
  • Ravvedimento lunghissimo: multa del 5% se il pagamento avviene oltre 2 anni.

Queste sanzioni sono calcolate sull’importo dei contributi non versati.

Cosa devo fare se ricevo un avviso bonario dall’Agenzia delle Entrate?

Se ricevi un avviso bonario dall’Agenzia delle Entrate, è fondamentale agire prontamente e con attenzione per evitare conseguenze negative. L’avviso bonario è una comunicazione che l’Agenzia delle Entrate invia quando rileva delle anomalie o irregolarità nelle dichiarazioni dei redditi o nel pagamento delle imposte. Di seguito sono elencati i passaggi da seguire per gestire al meglio questa situazione.

Per prima cosa, leggi attentamente l’avviso bonario per comprendere esattamente qual è la problematica segnalata. L’avviso indica l’importo dovuto, la natura dell’irregolarità e le eventuali sanzioni e interessi applicati. Controlla i dati riportati e confrontali con le tue dichiarazioni fiscali e i pagamenti effettuati per verificare se ci sono errori o omissioni.

Se ritieni che l’avviso bonario sia corretto e riconosci l’errore, puoi procedere al pagamento entro i termini indicati nella comunicazione. Solitamente, l’Agenzia delle Entrate offre una riduzione delle sanzioni se il pagamento viene effettuato entro 30 giorni dal ricevimento dell’avviso. Il pagamento può essere effettuato online tramite il servizio F24, presso le banche, gli uffici postali o utilizzando i servizi di home banking.

Nel caso in cui non sia possibile effettuare il pagamento in un’unica soluzione, puoi richiedere una rateizzazione del debito. L’Agenzia delle Entrate consente di suddividere l’importo dovuto in rate mensili. Per avvalerti di questa opzione, è necessario presentare una richiesta di rateizzazione, specificando il numero di rate desiderato e le motivazioni della difficoltà economica. La richiesta può essere effettuata tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate o presso gli uffici territoriali.

Se, invece, ritieni che l’avviso bonario contenga errori o che le somme richieste non siano dovute, puoi presentare un’istanza di autotutela. L’autotutela è una procedura amministrativa che consente di correggere eventuali errori materiali o di calcolo contenuti nell’avviso. Per avviare questa procedura, è necessario inviare una comunicazione scritta all’Agenzia delle Entrate, allegando la documentazione che prova l’errore o la non spettanza delle somme richieste. L’istanza di autotutela può essere presentata direttamente online, tramite raccomandata A/R o presso gli uffici competenti.

È consigliabile, inoltre, rivolgersi a un commercialista o a un consulente fiscale per ottenere assistenza professionale nella gestione dell’avviso bonario. Un esperto può aiutarti a verificare la correttezza dei calcoli, predisporre la documentazione necessaria per eventuali ricorsi e fornire consigli su come affrontare al meglio la situazione.

Nel caso in cui l’istanza di autotutela non venga accolta, puoi presentare un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dal ricevimento del rigetto dell’istanza. Il ricorso deve essere motivato e corredato da tutta la documentazione necessaria a supportare le tue argomentazioni. Anche in questo caso, è altamente consigliato avvalersi della consulenza di un professionista del settore.

Infine, è importante tenere sotto controllo i termini e le scadenze indicati nell’avviso bonario. Ignorare o trascurare l’avviso può comportare l’aggravamento della situazione debitoria, con l’applicazione di sanzioni maggiori e l’avvio di procedure di recupero coattivo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Pertanto, agire tempestivamente e con attenzione è fondamentale per evitare conseguenze peggiori e per risolvere la situazione nel modo più favorevole possibile.

Cosa succede se ignoro l’avviso bonario?

Ignorare l’avviso bonario comporta il passaggio della pratica all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che emetterà una cartella esattoriale. Questa cartella includerà non solo i contributi non pagati, ma anche una sanzione del 30% sull’importo dovuto. A questo punto, la situazione diventa più grave, poiché l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare procedure esecutive per recuperare il credito, inclusi pignoramenti su conti correnti, stipendi o beni immobili.

Posso sanare la mia posizione prima di ricevere un avviso bonario?

Sì, puoi sanare la tua posizione prima di ricevere un avviso bonario attraverso il ravvedimento operoso. Questa procedura ti consente di pagare i contributi dovuti insieme a una sanzione ridotta, che varia a seconda dei giorni di ritardo rispetto alla scadenza. Ad esempio, se paghi entro 14 giorni dalla scadenza, la sanzione è dello 0,1% al giorno. Questa soluzione è vantaggiosa perché evita ulteriori sanzioni e l’intervento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Come posso verificare se sono in regola con il versamento dei contributi?

Puoi verificare se sei in regola con il versamento dei contributi richiedendo il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) all’INPS o all’INAIL. Il DURC attesta la regolarità contributiva di un soggetto e viene richiesto in varie circostanze, come la partecipazione a gare d’appalto o l’accesso a determinati benefici fiscali. È possibile richiedere il DURC online attraverso i servizi telematici dell’INPS o dell’INAIL.

Cosa posso fare se non riesco a pagare i contributi in tempo?

Se prevedi di non riuscire a pagare i contributi in tempo, è importante agire tempestivamente. Puoi richiedere una rateizzazione del debito contributivo all’INPS. La rateizzazione ti consente di dilazionare il pagamento del debito in più rate mensili, rendendo più gestibile il saldo del debito. È necessario presentare una domanda di rateizzazione, corredata dalla documentazione che attesti la tua situazione economica. L’INPS valuterà la domanda e, se approvata, stabilirà un piano di pagamento rateale.

Quali sono le conseguenze di una cartella esattoriale dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Ricevere una cartella esattoriale dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avere conseguenze gravi. Se non paghi entro il termine indicato nella cartella, l’Agenzia può avviare procedure esecutive per recuperare il credito. Queste procedure possono includere il pignoramento del conto corrente, dello stipendio o della pensione, il fermo amministrativo dei veicoli e l’ipoteca sugli immobili. È quindi fondamentale affrontare tempestivamente una cartella esattoriale, cercando di negoziare un piano di pagamento o contestando eventuali errori.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti INPS

Affrontare i debiti con l’INPS può essere un compito arduo e complesso per molti titolari di partita IVA. Le normative previdenziali italiane sono articolate e in costante evoluzione, rendendo difficile per i lavoratori autonomi mantenere la conformità senza un’adeguata assistenza professionale. Quando si accumulano debiti con l’INPS, le conseguenze possono essere gravi, spaziando dall’aumento esponenziale del debito dovuto a sanzioni e interessi, fino all’avvio di procedure di recupero coattivo come pignoramenti e ipoteche. In questo contesto, l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione dei debiti con l’INPS diventa evidente.

Un avvocato specializzato in diritto previdenziale e nella gestione dei debiti con l’INPS offre competenze specifiche che possono fare una significativa differenza nella risoluzione delle problematiche debitorie. La conoscenza approfondita delle leggi e dei regolamenti consente a questi professionisti di analizzare accuratamente la situazione debitoria del cliente, identificando eventuali errori nei calcoli dell’INPS o nelle procedure seguite dall’ente. Un controllo accurato della correttezza delle richieste di pagamento può portare alla riduzione o all’annullamento delle somme richieste indebitamente, risparmiando al contribuente importi considerevoli.

Oltre alla verifica della correttezza dei debiti, un avvocato esperto può assistere nella presentazione di ricorsi amministrativi e nell’istanza di autotutela. La procedura di autotutela permette di correggere eventuali errori materiali o di calcolo contenuti nelle comunicazioni dell’INPS. Tuttavia, la preparazione e la presentazione di tali istanze richiedono una conoscenza dettagliata delle normative e delle procedure amministrative. Un avvocato esperto è in grado di preparare la documentazione necessaria e di formulare le argomentazioni più efficaci per ottenere un esito favorevole.

In situazioni in cui l’istanza di autotutela non venga accolta, l’avvocato può assistere nel presentare un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. Questo passo è cruciale per contestare formalmente le richieste dell’INPS e richiede una preparazione meticolosa del caso. L’avvocato si occuperà di raccogliere tutte le prove necessarie, di redigere il ricorso in maniera dettagliata e di rappresentare il cliente nelle udienze, garantendo che i suoi diritti siano adeguatamente difesi.

Un altro aspetto fondamentale in cui un avvocato esperto può fare la differenza è la negoziazione di piani di rateizzazione del debito. Quando un contribuente si trova in difficoltà economica, può richiedere all’INPS la suddivisione del debito in rate mensili. Tuttavia, la concessione di tale rateizzazione è soggetta alla valutazione delle condizioni economiche del debitore e alla sua capacità di adempiere agli impegni assunti. Un avvocato può negoziare con l’INPS per ottenere un piano di pagamento che sia sostenibile per il cliente, evitando così ulteriori aggravamenti della situazione debitoria.

Inoltre, un avvocato esperto può fornire consulenza sulla possibilità di accedere a misure di esdebitazione previste dalla legge n. 3 del 2012. Questa normativa offre una via d’uscita per i piccoli imprenditori e lavoratori autonomi che si trovano in una situazione di grave difficoltà economica e non riescono a far fronte ai debiti accumulati. Attraverso la procedura di composizione della crisi, il debitore può proporre un piano di ristrutturazione dei debiti, che, se approvato dal tribunale, consente di ridurre l’ammontare del debito e di ottenere una dilazione dei pagamenti. Un avvocato con esperienza in questo campo può guidare il cliente attraverso l’intero processo, dalla valutazione iniziale della situazione economica alla predisposizione del piano di ristrutturazione e alla sua presentazione in tribunale.

Oltre a fornire assistenza legale diretta, un avvocato esperto può anche offrire una consulenza continua per garantire che il contribuente rimanga conforme alle normative previdenziali. Questo include l’assistenza nella gestione della contabilità e delle dichiarazioni fiscali, la verifica periodica dell’estratto conto contributivo e la consulenza su eventuali modifiche normative che possano influenzare la posizione del cliente. Un approccio proattivo nella gestione delle questioni previdenziali può prevenire l’insorgere di nuovi debiti e ridurre il rischio di future controversie con l’INPS.

In conclusione, affrontare i debiti con l’INPS senza l’assistenza di un professionista qualificato può risultare estremamente difficile e rischioso. Le normative complesse, le procedure amministrative e legali articolate, e le potenziali conseguenze finanziarie e legali richiedono una competenza specifica che solo un avvocato esperto può offrire. Avvalersi della consulenza di un avvocato specializzato in cancellazione dei debiti con l’INPS non solo aumenta le probabilità di risolvere positivamente la situazione debitoria, ma offre anche una maggiore tranquillità al contribuente, sapendo di essere supportato da un professionista capace e competente. La gestione efficace dei debiti previdenziali, l’ottenimento di condizioni di pagamento favorevoli e la difesa dei propri diritti sono obiettivi raggiungibili con l’assistenza di un avvocato esperto, rendendo questo supporto una componente essenziale nella strategia di gestione delle problematiche debitorie con l’INPS.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo riflettono il punto di vista personale degli Autori, maturato sulla base della loro esperienza professionale. Non devono essere considerate come consulenza tecnica o legale. Per chiarimenti specifici o ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si invita a tenere presente che l’articolo fa riferimento al contesto normativo vigente alla data di redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono cambiare nel tempo. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per un utilizzo inappropriato delle informazioni contenute in queste pagine.
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Giuseppe Monardo

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