In Quale Caso Non Si Può Pignorare Lo Stipendio?

Il pignoramento dello stipendio rappresenta uno strumento legale essenziale per i creditori che cercano di recuperare crediti non pagati. Tuttavia, la legislazione italiana stabilisce una serie di limiti e condizioni rigorose per garantire che il debitore mantenga un livello minimo di reddito necessario per il proprio sostentamento. Questo minimo vitale, insieme ad altre specifiche tutele legali, definisce in quali casi lo stipendio non può essere pignorato o lo può essere solo in parte.

Il Codice di Procedura Civile italiano, all’articolo 545, stabilisce che lo stipendio di un lavoratore può essere pignorato fino a un massimo di un quinto del suo importo netto. Questo limite è stato introdotto per assicurare che il debitore possa comunque disporre di una parte significativa del proprio reddito per far fronte alle necessità quotidiane. Ad esempio, se un lavoratore ha uno stipendio netto di 1.000 euro, solo 200 euro possono essere pignorati, lasciando 800 euro come minimo vitale. Questo principio è essenziale per bilanciare il diritto del creditore a recuperare il proprio credito con il diritto del lavoratore a mantenere un livello di vita dignitoso.

Un’ulteriore protezione è prevista nel caso in cui il pignoramento riguardi somme già accreditate su conto corrente. Secondo la legge, le somme depositate sul conto corrente al momento della notifica del pignoramento possono essere aggredite solo per l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale. Per il 2024, l’assegno sociale è stato fissato a 534,41 euro, il che significa che il pignoramento non può riguardare somme inferiori a 1.603,23 euro. Pertanto, se un lavoratore ha un saldo di 3.000 euro sul conto corrente, solo 1.396,77 euro possono essere pignorati.

Le disposizioni relative al minimo vitale e al limite di pignoramento su conto corrente sono soggette a rivalutazioni annuali. L’assegno sociale, che determina la soglia del minimo vitale, viene adeguato annualmente in base all’inflazione e alle variazioni del costo della vita. Ad esempio, nel 2023 l’assegno sociale era di 503,27 euro, e la soglia per il pignoramento era fissata a 1.509,81 euro. L’adeguamento per il 2024 ha portato un incremento del 5,4%, aumentando così la soglia a 1.603,23 euro.

Il pignoramento dello stipendio può subire delle eccezioni in determinate circostanze. Se un debitore ha debiti per diverse cause, come il mancato pagamento di onorari professionali o tasse statali, la legge consente che il pignoramento possa superare il limite del quinto, ma non può mai eccedere la metà dello stipendio netto. Questo significa che, in casi estremi, fino al 50% dello stipendio netto può essere pignorato, garantendo comunque che il lavoratore disponga di almeno la metà del suo reddito per le spese essenziali.

Un caso particolare riguarda i debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Per questi debiti, la legge prevede limiti differenti: se lo stipendio netto è inferiore a 2.500 euro, può essere pignorato solo un decimo; se è compreso tra 2.500 e 5.000 euro, il limite è di un settimo; e se supera i 5.000 euro, si applica il consueto limite di un quinto. Questo sistema progressivo tiene conto delle diverse capacità contributive dei debitori, adattando la percentuale pignorabile all’ammontare dello stipendio.

Non esistono stipendi totalmente impignorabili, ma la legge garantisce sempre che una parte dello stipendio, definita come minimo vitale, non possa essere toccata. Anche stipendi molto bassi, come quelli di 300 euro al mese, possono essere pignorati, ma solo per la parte eccedente il minimo vitale. In questo caso, ad esempio, il pignoramento sarà di 60 euro, lasciando 240 euro al lavoratore.

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è un altro elemento dello stipendio che può essere pignorato, sempre nel limite di un quinto dell’importo netto totale. Anche qui, la protezione del minimo vitale rimane un principio fondamentale, garantendo che il lavoratore possa accedere a una parte consistente del TFR per le proprie necessità.

Il pignoramento dello stipendio non può essere disposto senza una procedura specifica. È necessario che il creditore ottenga un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo, e che questo venga notificato al debitore. Successivamente, il creditore deve notificare l’atto di pignoramento al datore di lavoro, che sarà tenuto a trattenere la quota pignorabile dello stipendio e a versarla direttamente al creditore.

Il rispetto delle procedure legali è essenziale per garantire la legittimità del pignoramento. Qualsiasi irregolarità, come la mancata notifica al datore di lavoro o l’errato calcolo della quota pignorabile, può invalidare l’atto di pignoramento. Inoltre, il debitore ha il diritto di opporsi al pignoramento, presentando ricorso al giudice dell’esecuzione se ritiene che le somme pignorate eccedano i limiti di legge o se vi sono altre irregolarità nella procedura.

In conclusione, il pignoramento dello stipendio è un meccanismo giuridico complesso, regolato da una serie di norme volte a bilanciare gli interessi dei creditori e i diritti dei debitori. La protezione del minimo vitale, i limiti specifici per il pignoramento su conto corrente e le eccezioni per debiti multipli rappresentano strumenti fondamentali per garantire che il debitore possa mantenere un livello minimo di reddito necessario per la propria sussistenza. Le rivalutazioni annuali dell’assegno sociale e l’adattamento delle norme alle variazioni economiche sono ulteriori misure che assicurano l’equità e l’efficacia del sistema di pignoramento dello stipendio.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Limiti al Pignoramento dello Stipendio

Il Minimo Vitale

Uno dei principali concetti che regolano il pignoramento dello stipendio è il “minimo vitale”. Questo termine si riferisce alla quota di reddito che deve rimanere nelle disponibilità del lavoratore per garantire il sostentamento suo e della sua famiglia. La legge italiana stabilisce che, in generale, lo stipendio netto può essere pignorato fino a un massimo di un quinto. Questo significa che, su uno stipendio netto di 1.000 euro, solo 200 euro possono essere pignorati, mentre i restanti 800 euro sono protetti come minimo vitale.

Eccezioni e Variazioni

Esistono, tuttavia, delle eccezioni a questa regola generale. Ad esempio, quando il debitore ha accumulato debiti per più motivi diversi, come mancato pagamento di onorari professionali e tasse statali, il pignoramento può superare la soglia di un quinto, ma non può mai andare oltre la metà dell’ammontare dello stipendio netto.

Pignoramento su Conto Corrente

Un’altra importante distinzione riguarda il pignoramento dello stipendio accreditato su conto corrente. Se il pignoramento viene eseguito su somme già accreditate, esso può avvenire solo per l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale. Ad esempio, nel 2024, con un assegno sociale di 534,41 euro, il pignoramento non è possibile per somme inferiori a 1.603,23 euro presenti sul conto corrente.

Casi Specifici di Impignorabilità

Stipendi Bassi

Non esistono stipendi totalmente impignorabili, ma la legge garantisce sempre la protezione del minimo vitale. Anche se lo stipendio è molto basso, una parte di esso può essere comunque pignorata, ma sempre garantendo che il debitore mantenga il minimo vitale. Ad esempio, uno stipendio di 300 euro può essere pignorato per un massimo di 60 euro, lasciando 240 euro al lavoratore.

Debitori Plurimi

Quando un debitore ha debiti verso più creditori, le norme consentono di superare il limite di un quinto dello stipendio pignorabile. Tuttavia, anche in questo caso, esiste un tetto massimo: non più della metà dello stipendio netto può essere pignorata, indipendentemente dal numero di creditori.

Aggiornamenti Annuali

Il valore dell’assegno sociale è soggetto a rivalutazione annuale, influenzando così il limite delle somme pignorabili. Per il 2024, l’assegno sociale è stato incrementato del 5,4%, passando da 503,27 euro a 534,41 euro. Questo aggiornamento risponde all’inflazione e alle variazioni del costo della vita, assicurando che il minimo vitale sia sempre adeguato alle esigenze del debitore.

Esempi Pratici

Caso 1: Stipendio Netto di 2.500 Euro

Consideriamo un lavoratore con uno stipendio netto di 2.500 euro. Secondo la normativa, il pignoramento può avvenire nella misura di un quinto, ovvero 500 euro. Tuttavia, se il debitore ha più debiti, il pignoramento potrebbe aumentare fino a 1.250 euro (la metà dello stipendio netto), ma non oltre.

Caso 2: Stipendio Accreditato su Conto Corrente

Se un lavoratore ha uno stipendio accreditato di 3.000 euro sul conto corrente, e la notifica del pignoramento arriva dopo l’accredito, solo la somma eccedente il triplo dell’assegno sociale può essere pignorata. Con l’assegno sociale di 534,41 euro per il 2024, il triplo è 1.603,23 euro. Pertanto, possono essere pignorati solo 1.396,77 euro.

Domande Frequenti

Quali Sono le Novità sui Pignoramenti nel 2024?

Le novità sui pignoramenti nel 2024 riflettono un aggiornamento significativo delle norme esistenti, in particolare per quanto riguarda i limiti e gli importi applicabili. Questi cambiamenti sono stati introdotti per adeguare le protezioni per i debitori alle condizioni economiche attuali e per garantire un equilibrio tra il diritto dei creditori di recuperare i propri crediti e la necessità dei debitori di mantenere un livello di vita dignitoso.

Una delle principali novità riguarda l’aggiornamento dell’assegno sociale, che influisce direttamente sui limiti di pignoramento. Nel 2024, l’assegno sociale è stato aumentato del 5,4%, passando da 503,27 euro a 534,41 euro. Questo incremento ha un impatto significativo sui pignoramenti, in quanto il limite per il pignoramento delle somme accreditate sul conto corrente è determinato in base al triplo dell’assegno sociale. Pertanto, con l’assegno sociale fissato a 534,41 euro, il limite di impignorabilità per il saldo del conto corrente è salito a 1.603,23 euro. Ciò significa che le somme inferiori a questa soglia non possono essere pignorate, garantendo una maggiore protezione per i debitori.

Il Codice di Procedura Civile, all’articolo 545, stabilisce che lo stipendio può essere pignorato fino a un massimo di un quinto del netto. Tuttavia, in situazioni particolari, come nel caso di debiti multipli, il pignoramento può superare questo limite, ma non può mai eccedere la metà dello stipendio netto. Questa disposizione è stata mantenuta anche nel 2024, con l’obiettivo di garantire che i debitori possano comunque disporre di una parte significativa del loro reddito per le necessità quotidiane.

Un’altra importante novità riguarda il pignoramento degli stipendi da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. In questi casi, i limiti sono più severi rispetto a quelli standard. Se lo stipendio netto è inferiore a 2.500 euro, può essere pignorato solo un decimo; se è compreso tra 2.500 e 5.000 euro, il limite è di un settimo; e se supera i 5.000 euro, si applica il consueto limite di un quinto. Questo sistema progressivo tiene conto delle diverse capacità contributive dei debitori, adattando la percentuale pignorabile all’ammontare dello stipendio.

Le modifiche del 2024 si sono rese necessarie anche per adeguare il sistema di pignoramento alle nuove condizioni economiche, caratterizzate da un’inflazione elevata e un aumento del costo della vita. L’aggiornamento dell’assegno sociale è stato concepito proprio per rispondere a queste sfide, assicurando che il minimo vitale garantito ai debitori sia adeguato alle necessità attuali. Questo adeguamento annuale permette di mantenere un equilibrio tra la tutela del debitore e le esigenze del creditore.

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) continua ad essere soggetto a pignoramento, ma sempre entro il limite di un quinto dell’importo netto totale. Anche per il TFR, le norme del 2024 mantengono la protezione del minimo vitale, garantendo che i lavoratori possano accedere a una parte significativa di queste somme al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

Le novità del 2024 includono anche una maggiore chiarezza procedurale per il pignoramento degli stipendi. È essenziale che il creditore ottenga un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo, prima di poter procedere al pignoramento. Successivamente, deve notificare l’atto di pignoramento al datore di lavoro del debitore, il quale è tenuto a trattenere la quota pignorabile dello stipendio e a versarla direttamente al creditore. Questa procedura è fondamentale per garantire la legittimità del pignoramento e per proteggere i diritti di entrambe le parti coinvolte.

Le nuove norme del 2024 confermano anche il diritto del debitore di opporsi al pignoramento. Il debitore può presentare ricorso al giudice dell’esecuzione se ritiene che le somme pignorate eccedano i limiti di legge o se vi sono altre irregolarità nella procedura. Questo diritto di opposizione è una garanzia cruciale per evitare abusi e per assicurare che il pignoramento venga effettuato in modo equo e legittimo.

In sintesi, le novità sui pignoramenti nel 2024 mirano a bilanciare in modo equo le esigenze dei creditori e dei debitori. L’aggiornamento dell’assegno sociale, l’introduzione di limiti progressivi per i pignoramenti da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, e la conferma delle procedure legali necessarie per il pignoramento degli stipendi sono tutte misure volte a garantire che i debitori possano mantenere un livello di vita dignitoso, pur permettendo ai creditori di recuperare i propri crediti in modo efficace e giusto.

Come Si Calcola il Minimo Vitale?

Il minimo vitale si calcola garantendo al debitore una quota dello stipendio non pignorabile pari ai quattro quinti del netto. Ad esempio, su uno stipendio netto di 1.000 euro, il minimo vitale sarà di 800 euro.

È Possibile Pignorare Più di un Quinto dello Stipendio?

Sì, è possibile pignorare più di un quinto dello stipendio se il debitore ha debiti verso più creditori. In questo caso, il pignoramento può arrivare fino a un massimo della metà dello stipendio netto.

Cosa Succede se lo Stipendio è Molto Basso?

Anche se lo stipendio è molto basso, una parte di esso può essere pignorata, garantendo sempre che il debitore mantenga il minimo vitale. Ad esempio, su uno stipendio di 300 euro, possono essere pignorati al massimo 60 euro.

Come Influisce l’Accredito sul Conto Corrente?

L’accredito dello stipendio sul conto corrente influisce significativamente sul processo di pignoramento, poiché la normativa italiana prevede specifiche tutele per proteggere il minimo vitale del debitore. La legislazione vigente, in particolare l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, stabilisce che le somme già accreditate sul conto corrente del debitore possono essere pignorate solo per l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale. Questa misura mira a garantire che il debitore mantenga una parte sufficiente del proprio reddito per le necessità quotidiane.

Per comprendere l’impatto di queste disposizioni, è essenziale considerare l’assegno sociale, che viene aggiornato annualmente per riflettere le variazioni del costo della vita. Nel 2024, l’assegno sociale è stato incrementato del 5,4%, passando da 503,27 euro a 534,41 euro. Questo significa che il limite di impignorabilità per le somme accreditate sul conto corrente è ora fissato a 1.603,23 euro. In pratica, se il saldo del conto corrente di un lavoratore è inferiore a questa soglia, esso non può essere pignorato. Ad esempio, se un lavoratore ha un saldo di 3.000 euro, la somma pignorabile sarà solo l’importo eccedente i 1.603,23 euro, ovvero 1.396,77 euro.

Questa normativa si applica solo alle somme già accreditate sul conto corrente al momento della notifica dell’atto di pignoramento. Per quanto riguarda le somme accreditate successivamente, il datore di lavoro trattiene direttamente la quota pignorabile, che è generalmente pari a un quinto dello stipendio netto. Questo meccanismo assicura che il lavoratore mantenga un reddito minimo vitale anche dopo l’esecuzione del pignoramento.

La rivalutazione annuale dell’assegno sociale è una componente fondamentale di questa normativa, poiché garantisce che il limite di impignorabilità sia adeguato alle condizioni economiche correnti. Nel 2024, l’aumento del 5,4% dell’assegno sociale risponde all’inflazione e alle necessità di adeguamento del minimo vitale, riflettendo l’incremento del costo della vita. Questo adeguamento è cruciale per proteggere il potere d’acquisto dei debitori e assicurare che le somme impignorabili siano sufficienti per coprire le spese essenziali.

Oltre all’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, altre disposizioni influenzano il pignoramento dello stipendio accreditato sul conto corrente. Ad esempio, in caso di debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, i limiti di pignoramento variano in base all’importo dello stipendio. Se lo stipendio netto è inferiore a 2.500 euro, può essere pignorato solo un decimo; se è compreso tra 2.500 e 5.000 euro, il limite è di un settimo; e se supera i 5.000 euro, si applica il consueto limite di un quinto. Queste differenze nei limiti di pignoramento riflettono un approccio progressivo che tiene conto delle diverse capacità contributive dei debitori.

Un altro aspetto rilevante è la procedura legale necessaria per il pignoramento delle somme accreditate sul conto corrente. Il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, come una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo, e notificare l’atto di pignoramento al debitore e alla banca presso cui è accreditato lo stipendio. La banca è quindi obbligata a trattenere la quota pignorabile e a versarla al creditore. Questa procedura è fondamentale per garantire la legittimità del pignoramento e proteggere i diritti di entrambe le parti coinvolte.

Il debitore ha il diritto di opporsi al pignoramento, presentando ricorso al giudice dell’esecuzione se ritiene che le somme pignorate eccedano i limiti di legge o se vi sono altre irregolarità nella procedura. Questo diritto di opposizione è una garanzia essenziale per evitare abusi e assicurare che il pignoramento venga effettuato in modo equo e legittimo.

In conclusione, l’accredito dello stipendio sul conto corrente ha un impatto significativo sulle modalità di pignoramento, con normative specifiche volte a proteggere il minimo vitale del debitore. Le disposizioni relative al triplo dell’assegno sociale, i limiti progressivi per i debiti fiscali, e le procedure legali necessarie per il pignoramento sono tutti elementi fondamentali che garantiscono un equilibrio tra la tutela dei debitori e i diritti dei creditori. Le rivalutazioni annuali dell’assegno sociale assicurano che il limite di impignorabilità sia adeguato alle condizioni economiche correnti, proteggendo così il potere d’acquisto dei debitori.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Opposizione a Pignoramenti

La questione del pignoramento dello stipendio rappresenta un aspetto cruciale del diritto esecutivo italiano, con impatti significativi sia sui creditori che sui debitori. Le normative esistenti, come l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, sono state progettate per bilanciare i diritti dei creditori di recuperare i loro crediti con la necessità di proteggere il minimo vitale dei debitori. Tuttavia, la complessità e le frequenti modifiche legislative rendono essenziale avere un avvocato esperto al proprio fianco per navigare questo terreno insidioso.

Le disposizioni relative al pignoramento dello stipendio e dei conti correnti sono intricate e soggette a cambiamenti annuali. Ad esempio, l’adeguamento dell’assegno sociale, che per il 2024 è stato incrementato a 534,41 euro, influisce direttamente sui limiti di pignoramento. Questo adeguamento, sebbene finalizzato a mantenere il potere d’acquisto dei debitori di fronte all’inflazione, richiede una costante attenzione da parte dei debitori per garantire che i loro diritti siano rispettati. Un avvocato specializzato in opposizione a pignoramenti può fornire la guida necessaria per comprendere e applicare correttamente queste normative.

Un aspetto critico è la procedura legale necessaria per il pignoramento delle somme accreditate sul conto corrente. La complessità della procedura, che include l’ottenimento di un titolo esecutivo e la notifica dell’atto di pignoramento, può essere scoraggiante per i debitori. Inoltre, eventuali irregolarità, come errori nella notifica o nel calcolo delle somme pignorabili, possono compromettere la legittimità del pignoramento. Un avvocato esperto può identificare e contestare tali irregolarità, presentando ricorso al giudice dell’esecuzione per proteggere i diritti del debitore.

Le variazioni nei limiti di pignoramento per debiti fiscali rappresentano un ulteriore strato di complessità. Ad esempio, la legge stabilisce che lo stipendio può essere pignorato fino a un decimo se l’importo netto è inferiore a 2.500 euro, fino a un settimo se compreso tra 2.500 e 5.000 euro, e fino a un quinto se supera i 5.000 euro. Questi limiti progressivi richiedono una comprensione approfondita delle normative per garantire che il debitore non sia penalizzato oltre i limiti legali. Un avvocato con esperienza in questo campo può fornire consulenza specializzata per assicurare che i limiti siano correttamente applicati.

Il ruolo di un avvocato non si limita alla difesa contro pignoramenti illegittimi o eccessivi. La consulenza legale preventiva può aiutare i debitori a comprendere le loro responsabilità finanziarie e a prendere misure proattive per evitare il pignoramento. Ad esempio, un avvocato può consigliare sulle migliori pratiche per la gestione del debito, negoziare con i creditori per piani di pagamento alternativi, e rappresentare il debitore in procedimenti di conciliazione. Questa assistenza può prevenire molte delle difficoltà che i debitori affrontano una volta che il pignoramento è in corso.

La possibilità di opposizione al pignoramento è una garanzia fondamentale nel sistema legale italiano. Il debitore ha il diritto di contestare il pignoramento se ritiene che le somme pignorate eccedano i limiti di legge o se vi sono altre irregolarità nella procedura. Questo processo di opposizione richiede una conoscenza dettagliata delle normative e delle procedure legali, competenze che un avvocato esperto può fornire. La presentazione di un ricorso ben documentato e argomentato può fare la differenza tra il successo e il fallimento della contestazione.

La protezione del minimo vitale è un principio chiave nelle normative sul pignoramento. Questo principio assicura che i debitori possano mantenere un livello di vita dignitoso, anche quando sono soggetti a pignoramento. Tuttavia, garantire che il minimo vitale sia rispettato richiede un’analisi accurata delle circostanze individuali e delle somme pignorabili. Un avvocato esperto può calcolare correttamente il minimo vitale, assicurando che il debitore non sia privato delle risorse necessarie per il proprio sostentamento.

Inoltre, l’evoluzione continua delle normative richiede un aggiornamento costante. Le rivalutazioni annuali dell’assegno sociale, le modifiche ai limiti di pignoramento e le nuove interpretazioni giurisprudenziali influenzano costantemente il panorama legale. Un avvocato specializzato è in grado di rimanere aggiornato su queste modifiche, offrendo ai debitori una protezione efficace e informata. Questo aggiornamento costante è essenziale per garantire che i diritti dei debitori siano sempre protetti in modo adeguato.

L’importanza di avere un avvocato esperto in opposizione a pignoramenti è dunque evidente. Questo professionista non solo fornisce una difesa legale efficace, ma anche una consulenza preventiva e una rappresentanza nei procedimenti legali. La complessità delle normative sul pignoramento e le frequenti modifiche legislative rendono essenziale l’assistenza di un avvocato per proteggere i diritti dei debitori. La loro competenza e conoscenza approfondita del diritto esecutivo possono fare la differenza tra la protezione dei diritti del debitore e la perdita ingiusta di risorse vitali.

Infine, è importante sottolineare che il pignoramento dello stipendio non è solo una questione legale, ma anche una questione di dignità e sopravvivenza per molti debitori. La protezione del minimo vitale non è solo un principio giuridico, ma un impegno etico e sociale per garantire che tutti i cittadini possano mantenere un livello di vita dignitoso, anche in presenza di debiti. L’assistenza legale specializzata è quindi fondamentale non solo per navigare le complessità del diritto, ma anche per garantire che questo principio fondamentale sia sempre rispettato.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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