Sblocco Conto Corrente Pignorato Da Agenzia Delle Entrate

Il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione rappresenta una delle misure più incisive e temute per il recupero dei crediti tributari. Questo strumento legale permette all’ente di riscossione di bloccare i fondi presenti nel conto del debitore per garantire il pagamento di debiti fiscali non saldati. La procedura, disciplinata dal Codice di Procedura Civile e da altre normative specifiche, viene attivata quando un contribuente non adempie agli obblighi tributari e l’Agenzia delle Entrate decide di adottare misure coercitive per recuperare quanto dovuto.

Secondo i dati più recenti, l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha intensificato l’uso del pignoramento del conto corrente come strumento di recupero crediti. Nel 2022, sono stati registrati oltre 200.000 casi di pignoramento di conti correnti in tutta Italia, con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. Questo aumento è dovuto, in parte, alla maggiore efficienza dell’Agenzia delle Entrate Riscossione nel monitorare i debiti dei contribuenti e all’adozione di tecnologie avanzate per tracciare i flussi finanziari.

La normativa che regola il pignoramento dei conti correnti è complessa e prevede varie tutele per il debitore. In base all’articolo 72-bis del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può disporre il pignoramento dei conti correnti senza previa autorizzazione del giudice. Tuttavia, il debitore ha il diritto di ricevere una notifica del pignoramento, che deve indicare chiaramente l’importo dovuto e le modalità per contestare l’azione esecutiva.

Una delle principali preoccupazioni per i debitori è la possibilità di ottenere lo sblocco del conto corrente pignorato. Di regola, il pignoramento cessa solo quando il debito è interamente saldato. Tuttavia, esistono tre principali eccezioni che permettono di sbloccare il conto corrente pignorato.

La prima eccezione riguarda la rateizzazione del debito. Secondo l’articolo 19 del DPR n. 602/1973, il debitore può presentare un’istanza di rateizzazione all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Durante l’esame dell’istanza, l’ente non può avviare nuove esecuzioni forzate. Se l’istanza viene accolta, con il pagamento della prima rata il pignoramento viene sospeso e, di fatto, estinto. Questo strumento è particolarmente utile per i contribuenti che, pur non potendo saldare il debito in un’unica soluzione, sono in grado di rispettare un piano di pagamento dilazionato.

La seconda eccezione consiste nella contestazione del pignoramento davanti al giudice. Il debitore può eccepire l’estinzione del diritto di credito a seguito del pagamento del debito, della prescrizione del credito (ossia il decorso del termine legale di 5 o 10 anni) o della mancata notifica degli atti presupposto (come la cartella esattoriale o l’avviso di accertamento esecutivo). In tali casi, il debitore deve avviare un contenzioso legale, presentando un’opposizione ex art. 615 c.p.c. o impugnando l’atto di pignoramento davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di primo grado. Durante il procedimento, il debitore può chiedere la sospensione dell’esecuzione per evitare un danno grave e irreparabile, ma la decisione finale spetta al giudice.

La terza eccezione è rappresentata dalle procedure di sovraindebitamento previste dal Decreto Legislativo 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza). Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può attivare una delle procedure previste, come il piano del consumatore, l’accordo di composizione della crisi o la liquidazione del patrimonio. Queste procedure consentono di ristrutturare o cancellare il debito, spesso con un piano di pagamento sostenibile. Durante il procedimento, è possibile ottenere la sospensione dei pignoramenti in corso, in attesa della conclusione della procedura.

Il pignoramento del conto corrente comporta serie implicazioni per il debitore. Non solo limita l’accesso ai fondi necessari per le spese quotidiane, ma può anche causare un notevole stress finanziario e psicologico. In Italia, il pignoramento del conto corrente è una misura che viene applicata con crescente frequenza, riflettendo una strategia di recupero crediti sempre più aggressiva da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2021, il valore complessivo dei crediti recuperati tramite pignoramento dei conti correnti è aumentato del 20% rispetto all’anno precedente.

Le tutele previste dalla legge per il debitore sono fondamentali per garantire un equilibrio tra l’esigenza dell’erario di recuperare le somme dovute e il diritto del debitore a mantenere un livello minimo di sussistenza. Ad esempio, l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce che non possono essere pignorati i crediti alimentari e i sussidi destinati a garantire la sussistenza del debitore e della sua famiglia. Inoltre, l’ultimo stipendio accreditato sul conto corrente non può essere pignorato, e se il conto corrente contiene somme provenienti da pensioni, queste possono essere pignorate solo nella misura eccedente il triplo dell’assegno sociale (3.019,92 euro per il 2023).

Un altro aspetto importante riguarda i diritti del debitore durante la procedura di pignoramento. Il debitore ha il diritto di essere informato di tutte le azioni esecutive intraprese nei suoi confronti e di contestare tali azioni se ritiene che vi siano irregolarità o abusi. Ad esempio, se il debitore non ha ricevuto correttamente la notifica degli atti presupposto, può presentare un’opposizione per invalidare il pignoramento.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente disposto dall’Agenzia delle Entrate Riscossione è una misura severa ma necessaria per garantire il recupero dei crediti tributari. Tuttavia, esistono diverse soluzioni per sbloccare il conto corrente pignorato, tra cui la rateizzazione del debito, la contestazione legale del pignoramento e l’attivazione delle procedure di sovraindebitamento. È fondamentale che i debitori siano consapevoli dei loro diritti e delle opzioni disponibili per difendersi in modo efficace e che, se necessario, si avvalgano dell’assistenza di professionisti legali esperti per navigare attraverso queste complesse procedure legali. La conoscenza e l’applicazione corretta delle leggi vigenti sono essenziali per proteggere i propri interessi e raggiungere una soluzione equa e sostenibile al problema del debito.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Come sbloccare il conto corrente pignorato dall’Agenzia Entrate Riscossione?

Rateizzazione del Debito

Domanda: Come può la rateizzazione del debito aiutare a sbloccare un conto corrente pignorato?

Risposta: La rateizzazione del debito è una delle principali modalità per ottenere lo sblocco di un conto corrente pignorato dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. Una volta presentata l’istanza di rateizzazione, l’Agente della Riscossione non può avviare nuove esecuzioni fino all’eventuale rigetto dell’istanza. In caso di accoglimento della domanda, con il pagamento della prima rata si determina l’estinzione del pignoramento in corso del conto corrente. Questo significa che se il tuo conto corrente è stato pignorato, puoi presentare una richiesta di rateizzazione del debito. Se questa viene accolta e paghi la prima rata, l’esecuzione si blocca e il pignoramento viene estinto automaticamente.

Contestazione del Pignoramento

Domanda: In quali casi è possibile contestare il pignoramento del conto corrente davanti al giudice?

Risposta: Esistono tre principali situazioni in cui è possibile contestare il pignoramento del conto corrente disposto dall’Agenzia delle Entrate Riscossione:

  1. Estinzione del diritto di credito per pagamento del debito: Se il debitore ha già pagato il debito ma l’ente creditore non ha registrato il pagamento.
  2. Intervenuta prescrizione: Se è decorso il termine di 5 o 10 anni tra l’ultimo atto notificato al contribuente e il pignoramento.
  3. Mancata notifica degli atti presupposto: Se non sono stati notificati correttamente la cartella esattoriale o l’avviso di accertamento esecutivo, che devono precedere l’esecuzione forzata.

Per contestare il pignoramento è necessario proporre un contenzioso davanti al giudice. A seconda delle eccezioni, il giudice competente potrebbe essere il Tribunale ordinario (opposizione ex art. 615 c.p.c.) o la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado (impugnazione dell’atto di pignoramento). Durante il contenzioso, il debitore può chiedere la sospensione dell’esecuzione se vi sono gravi motivi e un fondato pericolo di subire un danno grave e irreparabile. In questo caso, spetta al giudice decidere se concedere la sospensione temporanea del pignoramento fino al deposito della sentenza.

Procedure di Sovraindebitamento

Domanda: Come possono le procedure di sovraindebitamento aiutare a sbloccare un conto corrente pignorato?

Risposta: Se il debitore si trova in una situazione di sovraindebitamento, può attivare una delle quattro procedure previste dal Decreto Legislativo 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza). Queste procedure permettono di ridurre o cancellare integralmente il debito, spesso con un piano di pagamento rateale sostenibile. Una volta attivate, prevedono la sospensione dei pignoramenti in corso fino al termine del procedimento. Le quattro procedure principali sono:

  1. Piano del Consumatore: Riservato ai debitori non fallibili che hanno contratto debiti per scopi estranei alla loro attività imprenditoriale o professionale.
  2. Accordo di Composizione della Crisi: Adatto per imprenditori agricoli, artigiani, piccoli imprenditori e professionisti.
  3. Liquidazione del Patrimonio: Prevede la liquidazione dei beni del debitore per soddisfare i creditori.
  4. Esdebitazione del Sovraindebitato: Consente di cancellare i debiti residui se il debitore dimostra di aver agito in buona fede e che la situazione di sovraindebitamento non è stata causata da comportamenti dolosi.

Altre Domande Frequenti

Domanda: Quali sono le principali cause di pignoramento del conto corrente?

Risposta: Le principali cause di pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione includono:

  • Debiti tributari: Tasse non pagate come IRPEF, IVA, IRES, ecc.
  • Contributi previdenziali non versati: Contributi dovuti all’INPS o ad altri enti previdenziali.
  • Multe e sanzioni amministrative: Importi dovuti a seguito di contravvenzioni o altre sanzioni amministrative.

Domanda: Esistono limiti al pignoramento del conto corrente?

Risposta: Sì, esistono limiti al pignoramento del conto corrente. L’ultimo stipendio accreditato sul conto corrente non può essere pignorato. Inoltre, se il conto corrente contiene somme provenienti da pensioni, esse possono essere pignorate solo nella misura eccedente il triplo dell’assegno sociale (3.019,92 euro per il 2023). Gli importi accreditati successivamente possono essere pignorati nei limiti previsti per il pignoramento delle pensioni.

Domanda: Quali sono le conseguenze del mancato pagamento del debito dopo il pignoramento del conto corrente?

Risposta: Se il debitore non paga il debito dopo il pignoramento del conto corrente, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere con ulteriori azioni esecutive. Queste possono includere il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore, il pignoramento dello stipendio o della pensione, e altre misure coercitive per recuperare il credito. Il mancato pagamento può anche comportare l’accumulo di ulteriori interessi e sanzioni, aumentando l’importo complessivo del debito.

Domanda: Quali sono i diritti del debitore durante la procedura di pignoramento?

Risposta: Il debitore ha diversi diritti durante la procedura di pignoramento, tra cui:

  • Diritto di opposizione: Il debitore può opporsi al pignoramento presentando un ricorso al giudice.
  • Diritto alla notifica degli atti: Tutti gli atti esecutivi devono essere notificati al debitore.
  • Diritto alla sospensione dell’esecuzione: In caso di gravi motivi, il debitore può chiedere al giudice la sospensione temporanea del pignoramento.
  • Diritto alla tutela del minimo vitale: Una parte del reddito e dei beni necessari per la sopravvivenza del debitore e della sua famiglia non può essere pignorata.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con L’Agenzia delle Entrate-Riscossione

Affrontare un pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione è un’esperienza estremamente stressante e complessa, con implicazioni significative per la stabilità finanziaria e personale del debitore. Questo tipo di pignoramento implica il blocco dei fondi disponibili sul conto corrente del debitore per garantire il pagamento dei debiti fiscali accumulati. Nonostante le difficoltà, è fondamentale sapere che esistono modalità legali per sbloccare il conto corrente e che la presenza di un avvocato esperto in cancellazione debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione può fare una differenza significativa nel gestire e risolvere tali situazioni.

Un avvocato specializzato in cancellazione debiti è in grado di navigare efficacemente attraverso le complesse normative e procedure che regolano il pignoramento dei conti correnti. Queste procedure sono disciplinate principalmente dal Codice di Procedura Civile, dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 e dal più recente Decreto Legislativo 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza). Con la loro conoscenza approfondita delle leggi e delle regolamentazioni, gli avvocati possono analizzare dettagliatamente il caso specifico, identificare eventuali irregolarità e proporre le migliori strategie legali per ottenere lo sblocco del conto.

Uno degli strumenti più efficaci per affrontare un pignoramento è la richiesta di rateizzazione del debito. La legge prevede che il debitore possa presentare un’istanza di rateizzazione all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Durante l’esame di questa istanza, l’ente non può avviare nuove esecuzioni forzate. Se la rateizzazione viene approvata, il pagamento della prima rata comporta la sospensione e successivamente l’estinzione del pignoramento in corso. Un avvocato esperto può assistere nella compilazione e presentazione della domanda di rateizzazione, garantendo che sia completa e correttamente formulata, aumentando così le probabilità di accoglimento.

Un altro percorso che può essere intrapreso è la contestazione legale del pignoramento. Questo può avvenire se il debitore può dimostrare che il debito è stato già pagato, che è intervenuta la prescrizione del credito, o che non sono stati notificati correttamente gli atti presupposto, come la cartella esattoriale o l’avviso di accertamento esecutivo. In tali casi, il debitore deve avviare un contenzioso legale, presentando un’opposizione al pignoramento davanti al Tribunale ordinario o impugnando l’atto di pignoramento davanti alla Corte di Giustizia Tributaria. Un avvocato esperto in cancellazione debiti è essenziale in questo processo per garantire che tutte le azioni legali siano tempestive e adeguatamente supportate da prove e argomentazioni legali.

In situazioni di grave difficoltà economica, dove il debitore si trova in una condizione di sovraindebitamento, le procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offrono soluzioni strutturate. Queste includono il piano del consumatore, l’accordo di composizione della crisi e la liquidazione del patrimonio, che permettono di ristrutturare o cancellare i debiti, spesso attraverso un piano di pagamento sostenibile. Un avvocato esperto può guidare il debitore attraverso queste procedure, presentando istanze ben documentate e garantendo che tutte le condizioni legali siano rispettate.

Oltre alla gestione delle procedure legali, un avvocato esperto offre un sostegno significativo nell’ambito della consulenza e della strategia legale. Questo include la valutazione delle finanze del debitore, la pianificazione fiscale e contributiva e la revisione dei processi aziendali per assicurarsi che i contributi vengano versati puntualmente. La prevenzione di future situazioni di indebitamento è una componente critica della consulenza legale, e un avvocato può aiutare a instaurare pratiche che minimizzino il rischio di accumulare nuovi debiti.

L’importanza di avere un avvocato esperto non si limita solo agli aspetti tecnici e legali. Affrontare un pignoramento e le relative conseguenze finanziarie può essere estremamente stressante dal punto di vista psicologico. Avere al proprio fianco un professionista competente può ridurre notevolmente l’ansia e la preoccupazione, offrendo un senso di sicurezza e supporto. Sapere che c’è qualcuno che si occupa del proprio caso con competenza e dedizione permette al debitore di concentrarsi su altri aspetti della propria vita, mentre l’avvocato gestisce le complicazioni legali.

Infine, la presenza di un avvocato esperto in cancellazione debiti garantisce che i diritti del debitore siano pienamente rispettati. Questo include il diritto alla notifica degli atti esecutivi, il diritto di opposizione e il diritto alla tutela del minimo vitale. La legge italiana prevede che una parte del reddito e dei beni necessari per la sopravvivenza del debitore e della sua famiglia non possa essere pignorata. Un avvocato esperto è in grado di assicurarsi che queste protezioni siano applicate correttamente e che qualsiasi abuso o irregolarità venga prontamente contestato.

In conclusione, affrontare un pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione richiede una conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure, nonché una strategia legale ben strutturata. Un avvocato esperto in cancellazione debiti è un alleato indispensabile in questo processo, offrendo competenza legale, supporto strategico e un sostegno psicologico essenziale. La loro assistenza può fare la differenza tra una soluzione equa e sostenibile e ulteriori complicazioni finanziarie. In un contesto economico difficile, la protezione dei propri diritti e la gestione efficace del debito sono fondamentali, e un avvocato specializzato è la chiave per navigare con successo attraverso queste sfide.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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