Limiti Pignoramento Presso Terzi Agenzia Entrate Riscossione

Il pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione rappresenta una delle misure più efficaci e spesso invasive utilizzate per recuperare i crediti vantati nei confronti dei debitori. Questa procedura permette all’Agenzia di rivolgersi a soggetti terzi, come datori di lavoro o istituti bancari, per prelevare direttamente le somme dovute dal debitore. Tuttavia, esistono limiti ben precisi stabiliti dalla legge per garantire che i debitori mantengano un minimo vitale per le loro necessità quotidiane. La normativa italiana in materia di pignoramento presso terzi è complessa e regolamentata da una serie di articoli di legge che determinano quali somme possono essere pignorate e in che misura.

Uno degli aspetti fondamentali del pignoramento presso terzi riguarda i limiti imposti dalla legge per proteggere i debitori. Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, esistono specifici crediti che non possono essere pignorati. Tra questi rientrano i crediti alimentari, i sussidi di grazia o di sostentamento per le persone incluse nell’elenco dei poveri, e i sussidi dovuti per maternità, malattie o funerali da casse di assicurazione, enti di assistenza o istituti di beneficenza. Questi crediti sono considerati indispensabili per la sopravvivenza del debitore e della sua famiglia e, pertanto, sono protetti dalla legge.

Un altro aspetto rilevante è il pignoramento dei canoni di affitto e locazione. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha il potere di pignorare i canoni di locazione che l’inquilino deve al debitore. Questo avviene perché i contratti di locazione devono essere registrati all’Agenzia delle Entrate, permettendo all’ente di verificare facilmente l’esistenza di tali contratti. Quando l’agenzia individua un contratto di locazione attivo, può notificare all’inquilino l’ordine di pagare direttamente i canoni all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questo ordine si applica sia ai canoni scaduti e non pagati entro 15 giorni dalla notifica, sia ai canoni futuri fino a coprire l’intero ammontare del debito. Questa procedura permette all’Agenzia di recuperare rapidamente le somme dovute, riducendo il rischio di insolvenza.

Il pignoramento dello stipendio è un’altra forma comune di pignoramento presso terzi. Secondo la normativa vigente, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare una parte dello stipendio del debitore direttamente dal datore di lavoro. Tuttavia, esistono limiti specifici alla quota pignorabile per garantire che il debitore disponga di risorse sufficienti per vivere. Le somme pignorabili variano in base all’importo dello stipendio: per importi inferiori a 2.500 euro, la quota pignorabile è un decimo; per importi compresi tra 2.500 e 5.000 euro, la quota pignorabile è un settimo; per importi superiori a 5.000 euro, la quota pignorabile è un quinto. Questi limiti sono stati introdotti per evitare che il pignoramento renda il debitore incapace di far fronte alle spese essenziali.

La pensione del debitore può essere anch’essa soggetta a pignoramento, ma con restrizioni precise. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce che le somme dovute a titolo di pensione non possono essere pignorate per un importo corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, pari a 1.068,80 euro nel 2024, con un minimo di 1.000 euro. La parte eccedente tale soglia può essere pignorata nei limiti in cui è pignorabile lo stipendio. Questa norma protegge i pensionati, garantendo loro un reddito minimo indispensabile per le necessità quotidiane.

Il pignoramento del conto corrente è una delle forme più utilizzate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per recuperare i crediti. Le somme presenti sul conto corrente del debitore possono essere pignorate, ma esistono due limiti importanti. Se sul conto corrente è accreditato lo stipendio o un’altra indennità derivante da un rapporto di lavoro dipendente, il pignoramento non può estendersi all’ultimo emolumento accreditato. Inoltre, se sul conto corrente è accreditata una pensione o un’indennità che tiene luogo della pensione, le somme non possono essere pignorate per un importo pari al triplo dell’assegno sociale, pari a 1.603,20 euro. L’eccedenza può essere pignorata integralmente, mentre gli accrediti successivi possono essere pignorati nei limiti in cui è pignorabile la pensione.

La normativa italiana prevede anche misure specifiche per altre tipologie di crediti. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare qualunque altro credito di cui il debitore sia titolare verso soggetti terzi. Ad esempio, nel caso in cui il debitore sia un lavoratore autonomo, un professionista o un imprenditore, l’agenzia può verificare chi sono i clienti abituali e pignorare i crediti che il debitore ha verso questi soggetti. Questa procedura è resa possibile dall’accesso dell’Agenzia alle banche dati che contengono informazioni sui redditi e i rapporti economici del debitore.

Difendersi dal pignoramento è possibile, ma richiede una conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure. Una delle prime opzioni per il debitore è la rateizzazione del debito. La Legge n. 176/2020, derivante dal Decreto Legge n. 137/2020 (“Decreto Ristori”), ha reso più flessibile l’istituto della rateizzazione, permettendo ai debitori di dilazionare il pagamento del debito in più rate. Durante il periodo di rateizzazione, e finché si è in regola con i pagamenti, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può avviare nuove procedure esecutive. Il pagamento della prima rata comporta l’estinzione delle procedure esecutive avviate, salvo alcune eccezioni specifiche.

È anche possibile richiedere la sospensione legale della riscossione nei casi e nei termini previsti dalla legge. La Legge di conversione del “Decreto Sostegni-ter” (Legge n. 25/2022) ha stabilito l’estinzione delle procedure esecutive per mancato o parziale pagamento delle rate scadute della “Rottamazione-ter” e del “Saldo e stralcio”. Un avvocato esperto in cancellazione debiti può assistere il debitore in tutte le fasi di questo processo, garantendo che tutti i diritti siano rispettati e che vengano utilizzati tutti i mezzi legali a disposizione per difendersi dal pignoramento.

Un avvocato può anche verificare la legittimità delle azioni esecutive intraprese dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In alcuni casi, le procedure esecutive possono essere contestate se non sono state rispettate le normative vigenti o se ci sono stati errori procedurali. L’avvocato può presentare ricorsi e opposizioni, difendendo i diritti del debitore e cercando di bloccare o annullare il pignoramento.

In conclusione, il pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura rigorosamente regolata che può avere gravi conseguenze per i debitori. Conoscere i limiti di pignoramento e le opzioni di difesa disponibili è fondamentale per proteggere i propri beni e affrontare efficacemente queste situazioni. La rateizzazione del debito, la sospensione legale della riscossione e il ricorso alle misure agevolative sono strategie che possono aiutare a gestire il debito in modo più sostenibile e a evitare la perdita dei propri beni.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Limiti al pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione

Domanda: Quali sono i limiti generali al pignoramento presso terzi?

Risposta: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può pignorare alcune tipologie di crediti, a prescindere dalla situazione del debitore. Nello specifico, non possono essere pignorati:

  • I crediti alimentari.
  • I crediti aventi per oggetto sussidi di grazia o di sostentamento a persone comprese nell’elenco dei poveri.
  • I sussidi dovuti per maternità, malattie o funerali da casse di assicurazione, enti di assistenza o istituti di beneficenza.

Questi tipi di crediti sono protetti dalla legge e non possono essere oggetto di pignoramento, assicurando che i debitori più vulnerabili possano comunque avere accesso ai mezzi essenziali per vivere.

Esempio: Mario, un pensionato che riceve sussidi per malattia, non può vedersi pignorare tali sussidi dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, poiché questi sono protetti dalla legge.

Il pignoramento dei canoni di affitto e locazione da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione

Domanda: Come funziona il pignoramento dei canoni di affitto o locazione?

Risposta: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare i canoni di affitto o locazione che un inquilino deve al debitore. I contratti di locazione devono essere registrati all’Agenzia delle Entrate, il che permette all’agenzia di verificare facilmente se il debitore ha un contratto di locazione o affitto attivo. In caso affermativo, l’Agenzia può procedere a pignorare questi crediti notificando all’inquilino l’ordine di pagare direttamente all’Agenzia delle Entrate-Riscossione i canoni dovuti, sia quelli scaduti che non sono stati corrisposti entro 15 giorni dalla notifica, sia quelli futuri fino a concorrenza del credito per cui si procede.

Esempio: Se Luigi, proprietario di un appartamento affittato a Giulia, ha debiti non saldati, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può ordinare a Giulia di pagare i canoni di affitto direttamente all’agenzia anziché a Luigi.

Il pignoramento dello stipendio da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (e relativi limiti)

Domanda: Quali sono i limiti al pignoramento dello stipendio?

Risposta: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare lo stipendio del debitore, ma esistono importanti limitazioni. Le somme pignorabili variano in base all’importo dello stipendio:

  • Per importi inferiori a 2.500 euro, la quota pignorabile è un decimo.
  • Per importi compresi tra 2.500 e 5.000 euro, la quota pignorabile è un settimo.
  • Per importi superiori a 5.000 euro, la quota pignorabile è un quinto.

Questi limiti sono specifici per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione; per altri creditori, il limite generale è un quinto dello stipendio.

Esempio: Se Carla ha uno stipendio di 4.000 euro e ha un debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la quota pignorabile sarà di un settimo, ossia circa 571 euro al mese.

Il pignoramento della pensione da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (e relativi limiti)

Domanda: Come funziona il pignoramento della pensione e quali sono i limiti?

Risposta: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare le somme dovute a titolo di pensione, ma ci sono dei limiti per proteggere i pensionati. Le somme non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, pari a 1.068,80 euro nel 2024, con un minimo di 1.000 euro. La parte eccedente tale soglia può essere pignorata nei limiti in cui è pignorabile lo stipendio.

Esempio: Se Giovanni riceve una pensione di 1.500 euro, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare solo la parte eccedente i 1.068,80 euro, quindi circa 431,20 euro.

Il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (e relativi limiti)

Domanda: Quali sono i limiti al pignoramento del conto corrente?

Risposta: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare le somme presenti sul conto corrente del debitore, ma ci sono due limiti importanti:

  1. Se sul conto corrente è accreditato lo stipendio o un’altra indennità derivante da un rapporto di lavoro dipendente, il pignoramento non può estendersi all’ultimo emolumento accreditato.
  2. Se sul conto corrente è accreditata una pensione o un’indennità che tiene luogo della pensione, le somme non possono essere pignorate per un importo pari al triplo dell’assegno sociale, pari a 1.603,20 euro. L’eccedenza può essere pignorata integralmente, mentre gli accrediti successivi possono essere pignorati nei limiti in cui è pignorabile la pensione.

Esempio: Se Francesca ha un saldo di 2.000 euro sul suo conto corrente e riceve una pensione, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare solo l’importo eccedente i 1.603,20 euro, quindi circa 396,80 euro.

Il pignoramento presso terzi di ogni altro credito

Domanda: Quali altri crediti può pignorare l’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Risposta: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare qualunque altra tipologia di credito di cui il debitore sia titolare verso soggetti terzi. Ad esempio, nel caso in cui il debitore sia un lavoratore autonomo, un professionista o un imprenditore, l’agenzia può verificare chi sono i clienti abituali e pignorare i crediti che il debitore ha verso questi soggetti.

Domanda: Esistono altre forme di pignoramento?

Risposta: Sì, oltre ai pignoramenti già menzionati, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può utilizzare altre forme di pignoramento per recuperare i crediti. Ad esempio, può pignorare somme dovute per lavori eseguiti, rimborsi fiscali, premi assicurativi e qualsiasi altro credito del debitore. L’agenzia può anche collaborare con altre istituzioni finanziarie e utilizzare le banche dati a sua disposizione per identificare e pignorare questi crediti.

Difendersi dal pignoramento

Domanda: Come ci si può difendere dal pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Risposta: Esistono diverse strategie e strumenti legali per difendersi dal pignoramento. Una delle prime opzioni è la rateizzazione del debito. La Legge n. 176/2020, derivante dal Decreto Legge n. 137/2020 (“Decreto Ristori”), ha reso più flessibile l’istituto della rateizzazione, permettendo ai debitori di dilazionare il pagamento del debito in più rate. Durante il periodo di rateizzazione, e finché si è in regola con i pagamenti, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può avviare nuove procedure esecutive. Il pagamento della prima rata comporta l’estinzione delle procedure esecutive avviate, salvo alcune eccezioni specifiche.

Domanda: È possibile sospendere la riscossione?

Risposta: Sì, è possibile richiedere la sospensione legale della riscossione nei casi e nei termini previsti dalla legge. La Legge di conversione del “Decreto Sostegni-ter” (Legge n. 25/2022) ha stabilito l’estinzione delle procedure esecutive per mancato o parziale pagamento delle rate scadute della “Rottamazione-ter” e del “Saldo e stralcio”. Un avvocato esperto in cancellazione debiti può assistere il debitore in tutte le fasi di questo processo.

Domanda: Quali altre opzioni legali esistono per difendersi dal pignoramento?

Risposta: Un avvocato può aiutare a verificare la legittimità delle azioni esecutive intraprese dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In alcuni casi, le procedure esecutive possono essere contestate se non sono state rispettate le normative vigenti o se ci sono stati errori.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti Con L’Agenzia delle Entrate-Riscossione

Affrontare il pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione rappresenta una sfida complessa e spesso stressante per molti debitori. Questa procedura esecutiva può coinvolgere vari aspetti delle finanze personali, inclusi stipendi, pensioni, conti correnti e canoni di affitto, rendendo essenziale una comprensione approfondita delle normative e dei limiti legali per difendersi efficacemente. In questo contesto, l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti con l’Agenzia delle Entrate non può essere sottolineata abbastanza.

Un avvocato specializzato in questa materia possiede la conoscenza e l’esperienza necessarie per navigare attraverso le complessità delle leggi fiscali e delle procedure esecutive. La normativa italiana, come specificato nell’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, prevede limiti stringenti su ciò che può essere pignorato. Ad esempio, i crediti alimentari, i sussidi per maternità, malattie o funerali, e i sussidi di sostentamento per le persone povere sono protetti e non possono essere pignorati. Questi dettagli, apparentemente semplici, possono diventare complicati senza la guida di un professionista legale.

Consideriamo il pignoramento dello stipendio. La legge stabilisce limiti precisi per garantire che i debitori possano mantenere una certa somma per le spese essenziali. Le somme pignorabili variano: per importi inferiori a 2.500 euro, la quota pignorabile è un decimo; tra 2.500 e 5.000 euro, la quota pignorabile è un settimo; e per importi superiori a 5.000 euro, la quota pignorabile è un quinto. Un avvocato può aiutare a verificare che questi limiti siano rispettati e, se necessario, presentare ricorsi per contestare eventuali irregolarità.

Analogamente, il pignoramento della pensione è soggetto a restrizioni significative. La legge prevede che le somme dovute a titolo di pensione non possano essere pignorate per un importo corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Solo la parte eccedente questa soglia può essere pignorata nei limiti in cui è pignorabile lo stipendio. Questa protezione è cruciale per i pensionati, ma può essere difficile da applicare senza assistenza legale.

Un avvocato esperto può anche fornire un aiuto indispensabile nella gestione del pignoramento dei conti correnti. La legge stabilisce che se sul conto corrente sono accreditati lo stipendio o la pensione, esistono limiti specifici sul pignoramento delle somme. Ad esempio, l’ultimo stipendio o pensione accreditati non possono essere pignorati. Inoltre, se sul conto corrente è accreditata una pensione, le somme non possono essere pignorate per un importo pari al triplo dell’assegno sociale. La parte eccedente può essere pignorata integralmente, mentre gli accrediti successivi sono soggetti agli stessi limiti del pignoramento delle pensioni.

La consulenza di un avvocato può anche essere fondamentale per esplorare le opzioni di difesa disponibili. La rateizzazione del debito è una delle strategie più comuni e accessibili. La Legge n. 176/2020 e il Decreto Legge n. 137/2020 (“Decreto Ristori”) hanno reso più flessibile l’istituto della rateizzazione, permettendo ai debitori di dilazionare il pagamento del debito in più rate. Durante il periodo di rateizzazione, e finché si è in regola con i pagamenti, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può avviare nuove procedure esecutive. Il pagamento della prima rata comporta l’estinzione delle procedure esecutive avviate, salvo alcune eccezioni specifiche. Un avvocato può assistere il debitore nel negoziare le condizioni di rateizzazione e nel presentare la documentazione necessaria per accedere a questa misura.

Oltre alla rateizzazione, un’altra opzione legale è la sospensione della riscossione. La Legge di conversione del “Decreto Sostegni-ter” (Legge n. 25/2022) ha stabilito l’estinzione delle procedure esecutive per mancato o parziale pagamento delle rate scadute della “Rottamazione-ter” e del “Saldo e stralcio”. Un avvocato può fornire consulenza su come richiedere la sospensione e rappresentare il debitore in caso di controversie con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Inoltre, un avvocato esperto può verificare la legittimità delle azioni esecutive intraprese dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In alcuni casi, le procedure esecutive possono essere contestate se non sono state rispettate le normative vigenti o se ci sono stati errori procedurali. L’avvocato può presentare ricorsi e opposizioni, difendendo i diritti del debitore e cercando di bloccare o annullare il pignoramento. Questo può includere la verifica della corretta notifica dell’avviso di intimazione, la valutazione delle somme pignorate rispetto ai limiti legali e la presentazione di prove per contestare l’importo del debito.

La gestione dei beni pignorati è un’altra area in cui l’assistenza legale è cruciale. Ad esempio, nel caso di pignoramento immobiliare, il debitore ha la possibilità di vendere personalmente l’immobile pignorato entro i 5 giorni che precedono il primo incanto o entro il giorno precedente al secondo incanto. Questa opzione permette al debitore di ottenere un prezzo di vendita potenzialmente più alto rispetto a quello dell’asta, utilizzando il ricavato per saldare il debito. L’avvocato può assistere in tutte le fasi di questa vendita, garantendo che tutte le procedure siano seguite correttamente e che i diritti del debitore siano protetti.

In conclusione, affrontare il pignoramento presso terzi da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura complessa che richiede una gestione attenta e competente. Conoscere i limiti di pignoramento e le opzioni di difesa disponibili è fondamentale per proteggere i propri beni e mantenere la stabilità finanziaria. Avere al proprio fianco un avvocato esperto in cancellazione debiti con l’Agenzia delle Entrate è essenziale per navigare attraverso le complessità legali e trovare soluzioni adeguate per evitare il pignoramento e proteggere i propri beni. La consulenza legale professionale offre non solo soluzioni pratiche ma anche tranquillità, permettendo al debitore di affrontare la situazione con sicurezza e determinazione. Un avvocato può fare la differenza tra una soluzione efficace e il peggioramento della situazione debitoria, assicurando che ogni passo sia compiuto nel rispetto della legge e con il massimo beneficio per il cliente.

Da questo punto di vista, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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