Quanto Possono Pignorare Sul Conto Corrente? Esempi

Il pignoramento del conto corrente è una delle misure esecutive che possono essere adottate dai creditori per recuperare somme dovute dai debitori inadempienti. Questo strumento legale è previsto e regolato dal Codice di Procedura Civile e dalle normative fiscali vigenti. Nel 2024, il pignoramento del conto corrente continua a rappresentare un’importante risorsa per i creditori, ma è anche soggetto a specifiche limitazioni e tutele, soprattutto quando si tratta di conti correnti che ricevono accrediti derivanti da stipendi o pensioni. Comprendere a fondo questi meccanismi è essenziale per chiunque si trovi in una situazione di debito e rischi di subire tale procedura.

Secondo i dati più recenti, circa il 5% degli italiani si trova in una situazione di sovraindebitamento, con difficoltà a far fronte alle proprie obbligazioni finanziarie. In questo contesto, il pignoramento del conto corrente diventa una delle prime azioni che i creditori possono intraprendere per recuperare le somme dovute. Tuttavia, il legislatore ha previsto una serie di limiti per garantire che il debitore mantenga una somma minima necessaria per la propria sopravvivenza. Questi limiti variano a seconda della natura dei redditi accreditati sul conto corrente.

In generale, non esiste un limite al di sotto del quale un creditore non possa procedere al pignoramento del conto. Questa regola vale sia per i creditori privati, come ad esempio le finanziarie o le società di leasing, sia per i creditori pubblici, come l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Pertanto, anche un debito di modesta entità può portare al pignoramento del conto corrente. Ad esempio, un debito di 150 euro potrebbe risultare in un pignoramento per un importo massimo di 225 euro, tenendo conto della necessità di coprire anche gli interessi e le spese procedurali.

Il processo di pignoramento inizia con la notifica al debitore del cosiddetto titolo esecutivo, che può essere una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo. In caso di debiti fiscali, come quelli derivanti da cartelle esattoriali, non è necessaria una sentenza del giudice, poiché questi atti hanno già natura esecutiva. Successivamente, il creditore deve notificare al debitore un atto di precetto, che costituisce un ultimo avvertimento a pagare entro 10 giorni. Se il debitore non provvede al pagamento, si procede con la notifica del pignoramento sia al debitore sia alla banca che detiene il conto corrente.

Quando il pignoramento viene notificato alla banca, questa è tenuta a bloccare le somme presenti sul conto fino alla concorrenza dell’importo indicato nell’atto di pignoramento. Se il saldo del conto è inferiore alla somma dovuta, il blocco si estende anche ai successivi accrediti fino a copertura del debito. Ad esempio, se un conto corrente ha un saldo di 300 euro e il debito è di 500 euro, la banca bloccherà i 300 euro presenti e tratterrà ulteriori 200 euro dai successivi accrediti.

Una distinzione fondamentale riguarda i conti correnti di lavoratori dipendenti e pensionati. Per questi conti, la legge prevede una soglia di impignorabilità al fine di garantire al debitore il minimo vitale. Secondo il Codice di Procedura Civile, solo le somme eccedenti il triplo dell’assegno sociale possono essere pignorate. Nel 2024, l’assegno sociale è pari a 600 euro mensili, pertanto il triplo corrisponde a 1.800 euro. Questo significa che, al momento della notifica del pignoramento, se un conto corrente ha una giacenza pari o inferiore a 1.800 euro, tale somma non può essere pignorata. Eventuali somme eccedenti questo limite sono invece pignorabili.

Per comprendere meglio come funzionano queste regole, consideriamo alcuni esempi pratici. Supponiamo che Maria, una pensionata, abbia un conto corrente con un saldo di 2.000 euro al momento della notifica del pignoramento. In questo caso, il creditore potrà pignorare solo la differenza tra 2.000 euro e 1.800 euro, ossia 200 euro. Questo garantisce che Maria possa comunque disporre di un importo sufficiente per le sue necessità vitali. Analogamente, se Luigi, un lavoratore dipendente, ha una pensione di 1.500 euro al mese, il minimo vitale impignorabile è pari al doppio dell’assegno sociale, cioè 1.200 euro. Pertanto, su una pensione di 1.500 euro si potrà pignorare solo il 20% della differenza tra 1.500 e 1.200 euro, che ammonta a 60 euro.

È importante notare che queste regole si applicano anche ai conti correnti su cui vengono accreditati gli stipendi. Ad esempio, se Giovanni, un impiegato, ha un conto corrente con un saldo di 1.900 euro al momento del pignoramento, la banca bloccherà solo 100 euro, permettendogli di utilizzare il resto. Questo sistema di protezione è stato pensato per evitare che il debitore si trovi in una situazione di grave disagio economico.

Un’altra questione rilevante riguarda l’apertura di nuovi conti correnti. In caso di pignoramento di un conto, il debitore potrebbe chiedersi se è possibile aprire un nuovo conto presso un’altra banca e trasferire su di esso i propri risparmi e accrediti futuri. Sebbene questa operazione non sia vietata, è importante considerare che il creditore ha la facoltà di avviare un nuovo pignoramento anche su questo nuovo conto, una volta identificato. Inoltre, con l’istituzione dell’anagrafe dei conti correnti, è ormai estremamente facile per il creditore sapere dove il debitore deposita i propri risparmi. Con un’istanza al Presidente del Tribunale, il creditore può ottenere l’autorizzazione a ricercare telematicamente i beni del debitore nelle banche dati in uso alle pubbliche amministrazioni.

La complessità delle normative e delle procedure di pignoramento del conto corrente rende essenziale per i debitori essere ben informati sui propri diritti e sulle possibili soluzioni per tutelarsi. Ad esempio, una delle strategie più efficaci per bloccare il pignoramento è la richiesta di rateizzazione del debito, che sospende temporaneamente le azioni esecutive. Inoltre, è sempre consigliabile avvalersi dell’assistenza legale di un avvocato specializzato in diritto esecutivo, che possa offrire consulenza e supporto durante tutto il processo, assicurando che le procedure vengano seguite correttamente e che i diritti del debitore siano pienamente rispettati.

In sintesi, il pignoramento del conto corrente rappresenta una misura esecutiva potente a disposizione dei creditori, ma è circondata da una serie di limiti e tutele che mirano a proteggere i diritti fondamentali dei debitori. Le nuove disposizioni del 2024 rafforzano ulteriormente queste tutele, rendendo essenziale per i debitori conoscere i propri diritti e, se necessario, avvalersi dell’assistenza legale per proteggere il proprio sostentamento e garantire un trattamento equo e conforme alle normative vigenti.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Cosa succede in caso di pignoramento del conto corrente?

Se il conto corrente contiene somme inferiori rispetto a quelle per le quali il pignoramento viene intrapreso, lo stesso rapporto viene bloccato: il correntista non potrà eseguire alcun prelievo o pagamento. Anzi, tutti i successivi bonifici in entrata verranno trattenuti dalla banca per poterli poi versare al creditore procedente (previo ordine del giudice).

Viceversa, se il conto ha una capienza superiore al debito, il correntista potrà usare le somme eccedenti a quelle pignorate. Tuttavia, da un estratto conto, egli non troverà più l’accredito degli importi pignorati: in pratica, tali soldi risulteranno come “spariti”.

Qual è l’importo minimo non pignorabile?

Vediamo ora quale cifra non può essere pignorata. A riguardo dobbiamo operare un’importante differenza tra:

  • conti correnti di professionisti, imprenditori, autonomi, studenti, disoccupati, Partite Iva e co.co.co.;
  • conti correnti di lavoratori con contratto di lavoro dipendente e pensionati.

Solo per i secondi infatti viene prevista una soglia di impignorabilità del conto, almeno per quanto riguarda le somme che sono già depositate al momento della notifica del pignoramento. Per i primi, invece, il conto può essere pignorato per intero.

Facciamo alcuni esempi pratici.

Esempio 1: Marco ha un contratto di prestazione occasionale con un’azienda. Antonio è un procacciatore di affari con Partita Iva. Samuele è un agente di commercio monomandatario. Tutti e tre ricevono mensilmente i compensi da parte del committente. Ebbene, in caso di pignoramento del conto la banca potrà trattenere tutte le somme ivi depositate, senza lasciare loro nemmeno lo stretto indispensabile per vivere.

Esempio 2: Carla è una disoccupata con un piccolo risparmio nel suo conto corrente. Giulia è una studentessa che riceve mensilmente un piccolo aiuto economico dai genitori. In caso di pignoramento del conto corrente, la banca potrà trattenere tutte le somme ivi depositate, senza eccezioni.

Esempio 3: Giovanni è un professionista che lavora come consulente aziendale e ha un conto corrente in cui riceve i pagamenti dei suoi clienti. In caso di pignoramento, tutte le somme sul conto di Giovanni possono essere trattenute dalla banca fino a soddisfare il credito.

Conti correnti di lavoratori dipendenti e pensionati

Diverso è il discorso per i conti correnti di appoggio di stipendi e pensioni. Per questi vige una disciplina speciale.

Innanzitutto il Codice di procedura civile prevede la possibilità di pignorare solo le somme depositate in banca o alle Poste che, alla data di notifica dell’atto di pignoramento, eccedono il triplo della misura dell’assegno sociale (per come rivalutato annualmente). Al di sotto di tale importo, il pignoramento non è possibile.

Per l’anno 2024, l’assegno sociale è pari a 600 euro. Il triplo quindi corrisponde a 1.800 euro. Dunque, un conto con una giacenza pari o inferiore a tale ammontare non può essere pignorato. Saranno invece pignorabili i successivi accrediti dello stipendio o della pensione, ad eccezione solo dell’ultimo, quello cioè immediatamente dopo il pignoramento (da ritenersi intoccabile al fine di garantire al debitore la sopravvivenza).

Esempi pratici

Esempio 4: Maria ha un conto corrente con una giacenza di 2.000 euro derivanti dal suo stipendio. Il creditore potrà pignorare solo la differenza tra 2.000 euro e 1.800 euro: ossia 200 euro.

Esempio 5: Luigi ha una pensione di 1.500 euro al mese. Il minimo vitale impignorabile è pari al doppio dell’assegno sociale, quindi 1.200 euro. Pertanto, su una pensione di 1.500 euro si potrà pignorare solo il 20% (un quinto) di 300 euro (ossia la differenza tra 1.500 e 1.200 euro), che ammonta a 60 euro.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Difesa Da Pignoramenti Del Conto Corrente

Avere al proprio fianco un avvocato specializzato in pignoramenti del conto corrente è di fondamentale importanza per affrontare efficacemente le complessità di questa procedura e per garantire la tutela dei propri diritti. La normativa che regola il pignoramento del conto corrente è intricata e in continua evoluzione, e solo un professionista esperto può navigare con competenza questo campo, fornendo consigli e strategie personalizzate per ogni situazione.

Innanzitutto, un avvocato specializzato è in grado di valutare accuratamente la situazione finanziaria del debitore, individuando le soluzioni più appropriate per evitare o mitigare gli effetti del pignoramento. Questo può includere la negoziazione con i creditori per ottenere una rateizzazione del debito, che può sospendere temporaneamente le azioni esecutive e dare al debitore il tempo necessario per riorganizzare le proprie finanze. La rateizzazione è spesso una delle prime linee di difesa contro il pignoramento, ma per essere efficace deve essere gestita con precisione e competenza, elementi che un avvocato esperto può garantire.

Un avvocato può inoltre fornire un supporto cruciale durante tutto il processo legale, dal momento della notifica del pignoramento fino all’udienza di assegnazione delle somme. La procedura di pignoramento prevede una serie di passaggi formali che devono essere seguiti rigorosamente. Un errore o una mancata osservanza di questi passaggi può avere conseguenze significative, fino alla perdita definitiva delle somme pignorate. Un avvocato esperto in pignoramenti conosce a fondo questi passaggi e può assicurarsi che tutte le azioni legali siano eseguite correttamente, minimizzando il rischio di errori.

La consulenza legale è essenziale anche per comprendere appieno i propri diritti e le tutele previste dalla legge. Ad esempio, la legge prevede specifiche protezioni per i conti correnti su cui vengono accreditati stipendi o pensioni, garantendo che il debitore mantenga un importo minimo necessario per il sostentamento. Un avvocato può aiutare a verificare che queste protezioni siano rispettate e può intervenire se vengono violati i limiti di impignorabilità stabiliti dalla normativa. Questo è particolarmente importante perché la violazione di questi limiti può portare a gravi conseguenze per il debitore, che può ritrovarsi senza le risorse necessarie per vivere.

Inoltre, un avvocato specializzato può assistere nel caso in cui il debitore decida di aprire un nuovo conto corrente presso un’altra banca per evitare il pignoramento. Sebbene questa operazione possa sembrare una soluzione semplice, in realtà è soggetta a diverse complicazioni legali. Il creditore può facilmente identificare il nuovo conto tramite l’anagrafe dei conti correnti e avviare un nuovo pignoramento. Un avvocato può consigliare su come procedere in modo legale e strategico per minimizzare i rischi di ulteriori pignoramenti.

Un altro aspetto cruciale è la capacità di contestare il pignoramento in caso di irregolarità. Esistono situazioni in cui il pignoramento viene eseguito in maniera illegittima, ad esempio se non vengono rispettati i limiti di impignorabilità o se la procedura non segue le disposizioni del Codice di Procedura Civile. Un avvocato esperto può individuare queste irregolarità e presentare le opportune opposizioni davanti al giudice, cercando di ottenere la revoca o la sospensione del pignoramento. Questa capacità di intervento è fondamentale per proteggere i diritti del debitore e per garantire che non vengano subite ingiustizie.

Oltre agli aspetti strettamente legali, un avvocato può fornire un supporto strategico e pratico, aiutando il debitore a esplorare tutte le opzioni disponibili per risolvere la situazione debitoria. Questo può includere la valutazione della possibilità di avviare una procedura di sovraindebitamento, che può offrire una soluzione più strutturata e completa per riorganizzare i debiti e ripristinare la stabilità finanziaria. Le procedure di sovraindebitamento, previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, possono portare alla ristrutturazione dei debiti o alla loro cancellazione parziale o totale, fornendo una via d’uscita sostenibile per i debitori in gravi difficoltà economiche.

Infine, è importante considerare l’aspetto psicologico e umano della situazione. Affrontare un pignoramento può essere estremamente stressante e debilitante. Sapere di avere al proprio fianco un professionista competente e affidabile può fare una grande differenza in termini di tranquillità mentale e fiducia nel futuro. Un avvocato specializzato non solo offre competenza legale, ma anche supporto morale, guidando il debitore attraverso momenti difficili con empatia e comprensione.

In conclusione, la complessità delle procedure di pignoramento del conto corrente rende essenziale l’assistenza di un avvocato specializzato. Questo professionista non solo garantisce che i diritti del debitore siano protetti, ma offre anche strategie efficaci per gestire il debito, prevenire ulteriori azioni esecutive e, in ultima analisi, ripristinare la stabilità finanziaria. Avere un avvocato esperto al proprio fianco significa affrontare il pignoramento con una guida sicura e competente, capace di navigare le sfide legali e di trovare soluzioni praticabili in un contesto spesso complesso e intimidatorio.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

Perciò se hai bisogno di un avvocato specializzato in pignoramenti del conto corrente, qui di seguito trovi tutti i nostri contatti per un aiuto rapido e sicuro.

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Giuseppe Monardo

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