Come Impugnare Un Accertamento Fiscale nel 2024

Impugnare un accertamento fiscale nel 2024 è un processo complesso che richiede una conoscenza approfondita delle normative tributarie e delle procedure legali. Quando l’Agenzia delle Entrate emette un avviso di accertamento, notifica al contribuente che, secondo le verifiche svolte, vi è un debito tributario non pagato o pagato in misura inferiore rispetto a quanto dovuto. Questo strumento, fondamentale per l’attività di riscossione fiscale, può riguardare vari tributi, come l’IMU, il bollo auto, l’IVA, l’IRAP e le imposte sui redditi. Nel 2024, con le nuove modifiche normative, è essenziale comprendere le modalità di impugnazione per proteggere i propri diritti e gestire efficacemente le controversie fiscali.

Una volta ricevuto l’avviso di accertamento, il contribuente ha un termine di 60 giorni per reagire. Questo periodo è cruciale, poiché qualsiasi ritardo può comportare la perdita del diritto di contestare l’accertamento e l’aggravarsi della situazione finanziaria con ulteriori sanzioni e interessi. La prima fase del processo di impugnazione prevede la presentazione di una richiesta di riesame all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate, in cui si chiede di riesaminare gli elementi e i dati contenuti nell’atto. Tuttavia, è importante notare che questa richiesta non sospende né il termine per il pagamento delle somme dovute né il termine per presentare ricorso.

Se il riesame non porta all’annullamento dell’avviso, il contribuente può presentare un ricorso giurisdizionale alla Corte di giustizia tributaria di primo grado. Il ricorso deve contenere specifici elementi, tra cui le generalità del ricorrente e dell’ente impositore, l’esposizione dei fatti e dei motivi di diritto, le conclusioni e la firma del ricorrente o del suo rappresentante. Questo documento deve essere notificato all’Ufficio che ha emanato l’atto tramite posta elettronica certificata (PEC) entro 60 giorni dalla ricezione dell’avviso. È importante sottolineare che il termine di 60 giorni è sospeso nel periodo dal 1° agosto al 31 agosto, offrendo un periodo di respiro durante le ferie estive.

La presentazione del ricorso in via telematica è obbligatoria secondo il decreto ministeriale 23 dicembre 2013, n. 163, che ha modernizzato e reso più efficiente il processo tributario. Utilizzando il Sistema Informativo della Giustizia Tributaria (S.I.Gi.T), i contribuenti possono presentare il ricorso e tutta la documentazione necessaria online, riducendo i tempi di gestione e migliorando la trasparenza del processo. Questo sistema, accessibile dal Portale della Giustizia Tributaria, è un passo avanti significativo nella digitalizzazione dei servizi pubblici.

Il valore della controversia gioca un ruolo cruciale nel determinare se il contribuente può agire autonomamente o necessita dell’assistenza di un difensore. Per controversie di valore non superiore a 3.000 euro, il contribuente può stare in giudizio senza assistenza tecnica. In tali casi, la notifica del ricorso può avvenire anche in forma cartacea tramite consegna diretta presso l’Ufficio, invio tramite posta raccomandata con avviso di ricevimento, o tramite ufficiale giudiziario. Per controversie di valore superiore a 3.000 euro, invece, è obbligatoria l’assistenza di un difensore individuato dall’articolo 12 del D.Lgs. n. 546 del 1992. Il valore della controversia è calcolato sull’importo del tributo contestato al netto di interessi, sanzioni e altri importi accessori.

Prima di costituirsi in giudizio presso la Corte di giustizia tributaria, è necessario pagare il contributo unificato, il cui importo varia in base al valore della controversia. Questo contributo, previsto all’articolo 13, comma 6-quater del DPR n. 115/2002, rappresenta un costo iniziale che il contribuente deve sostenere per avviare il processo legale.

La costituzione in giudizio richiede che il contribuente depositi il ricorso e il proprio fascicolo, comprensivo della copia dell’atto impugnato e di tutti i documenti rilevanti, presso la Corte di giustizia tributaria di primo grado. Questo deposito avviene tramite il sistema telematico S.I.Gi.T., garantendo una gestione più snella e tracciabile del contenzioso. La trasparenza e l’efficienza di questo sistema sono cruciali per un processo giusto e tempestivo.

Anche durante il ricorso, il contribuente deve versare in forma provvisoria e, in alcuni casi, parziale le somme richieste con l’atto impugnato. Ad esempio, per le imposte dirette e per l’IVA è prevista l’iscrizione a ruolo di un terzo delle somme. Se il ricorso viene accolto, le somme pagate in eccesso devono essere rimborsate entro 90 giorni dalla notificazione della sentenza. Questo meccanismo garantisce che, nonostante il ricorso, l’Amministrazione finanziaria possa continuare a riscuotere parte del debito, limitando il rischio di evasione.

Il contribuente può anche chiedere al giudice la sospensione del pagamento se ritiene che l’atto impugnato possa causargli un danno grave e irreparabile, come previsto dall’articolo 47 del D. Lgs. n. 546 del 1992. La richiesta di sospensione può essere inserita nel ricorso oppure presentata con atto separato. Questa richiesta deve essere notificata alle altre parti e depositata presso la segreteria della Corte di giustizia tributaria. La sospensione concessa dal giudice viene meno con la pubblicazione della sentenza, garantendo una protezione temporanea al contribuente.

La controversia viene trattata dai giudici in “camera di consiglio”, senza la presenza delle parti, ma sia il contribuente che l’Ufficio possono chiedere che la discussione avvenga in pubblica udienza. Questo permette una maggiore trasparenza e offre alle parti l’opportunità di presentare direttamente le proprie argomentazioni.

La parte soccombente è condannata a rimborsare le spese del giudizio, come stabilito dall’articolo 15 del D.Lgs. n. 546 del 1992. Questo principio di chi perde paga le spese garantisce che la parte vincente non sia ulteriormente penalizzata dai costi del processo.

Dopo la sentenza della Corte di giustizia tributaria di primo grado, è possibile ricorrere in appello alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il ricorso in appello deve essere proposto nelle stesse forme del ricorso iniziale e deve essere depositato entro trenta giorni dalla proposizione. Le sentenze pronunciate in grado d’appello possono essere impugnate con ricorso per Cassazione, per i motivi fissati dalla legge (articolo 360 codice di procedura civile). Il ricorso per Cassazione deve essere sottoscritto da un avvocato iscritto nell’apposito albo e munito di procura speciale.

La conciliazione giudiziale è un’ulteriore via per risolvere il contenzioso. Può essere proposta dal giudice o dalle parti e permette al contribuente di usufruire di una riduzione delle sanzioni amministrative del 60% in primo grado, del 50% in secondo grado e del 40% nel corso dei giudizi di Cassazione. Se il tentativo di conciliazione fallisce, il contenzioso può comunque proseguire.

In conclusione, impugnare un accertamento fiscale nel 2024 richiede una conoscenza dettagliata delle procedure legali e delle normative vigenti. Il contribuente deve seguire attentamente i passaggi per presentare il ricorso, inclusi la notifica e il deposito degli atti, e deve essere pronto a sostenere i costi associati. La presenza di un difensore qualificato è essenziale per le controversie di valore superiore a 3.000 euro e può fare una grande differenza nell’esito del ricorso. Affrontare tempestivamente e con competenza un avviso di accertamento è fondamentale per proteggere i propri diritti e minimizzare l’impatto finanziario.

Ma andiamo nei dettagli con domande e risposte.

Come si presenta il ricorso per un accertamento fiscale nel 2024

Quali sono i passaggi preliminari?

Il contribuente può presentare una richiesta di riesame all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate per chiedere di riesaminare gli elementi e i dati contenuti nell’atto, in tutto o in parte. È importante notare che la richiesta di riesame non sospende né il termine per il pagamento delle somme dovute né il termine per presentare ricorso. La procedura di presentazione del ricorso avviene in via telematica, secondo le regole del decreto ministeriale 23 dicembre 2013, n. 163.

Cosa deve contenere il ricorso?

Il ricorso deve includere gli elementi indicati dall’articolo 18 del D. Lgs. n. 546 del 1992. Questi elementi comprendono: l’indicazione della Corte di giustizia tributaria competente, le generalità del ricorrente e dell’ente impositore, l’esposizione dei fatti e dei motivi di diritto, le conclusioni, e la firma del ricorrente o del suo rappresentante. Il ricorso deve essere notificato all’Ufficio che ha emanato l’atto tramite posta elettronica certificata (PEC) entro 60 giorni dalla ricezione dell’atto. Questo termine è sospeso dal 1° agosto al 31 agosto.

Chi può presentare il ricorso?

Se il valore della controversia non supera i 3.000 euro, il contribuente può stare in giudizio senza assistenza tecnica. In questo caso, la notifica del ricorso può avvenire anche in forma cartacea tramite consegna presso l’Ufficio, invio tramite posta raccomandata (senza busta e con avviso di ricevimento) oppure tramite ufficiale giudiziario. Per controversie di valore superiore a 3.000 euro, è obbligatoria l’assistenza di un difensore individuato dall’articolo 12 del D.Lgs. n. 546 del 1992. Il valore della controversia è determinato dall’importo del tributo contestato al netto di interessi, sanzioni e altri importi accessori. Se l’atto riguarda esclusivamente sanzioni, il valore è dato dalla somma di queste.

Quali sono i costi del ricorso?

Prima della costituzione in giudizio presso la Corte di giustizia tributaria, è dovuto il contributo unificato, il cui importo varia in base al valore della controversia secondo gli importi previsti all’articolo 13, comma 6-quater del DPR n. 115/2002.

Costituzione in giudizio

Come si effettua la costituzione in giudizio?

Dopo aver notificato il ricorso all’Ufficio, il contribuente deve costituirsi in giudizio depositando alla Corte di giustizia tributaria di primo grado il ricorso e il proprio fascicolo, con la copia dell’atto impugnato e i documenti da presentare in giudizio. La costituzione in giudizio va effettuata in via telematica attraverso il Sistema Informativo della Giustizia Tributaria (S.I.Gi.T), accessibile dal Portale della Giustizia tributaria.

Cosa accade in pendenza del giudizio di primo grado?

Anche in caso di ricorso, il contribuente deve versare in forma provvisoria e in alcuni casi parziale le somme richieste con l’atto impugnato. Ad esempio, per le imposte dirette e per l’IVA è prevista l’iscrizione a ruolo di un terzo delle somme. Se il ricorso viene accolto, le somme pagate in eccesso rispetto a quanto stabilito dalla sentenza devono essere rimborsate entro 90 giorni dalla notificazione della sentenza.

È possibile chiedere la sospensione dell’atto impugnato?

Il contribuente può chiedere al giudice la sospensione del pagamento se ritiene che l’atto impugnato possa causargli un danno grave e irreparabile, ai sensi dell’articolo 47 del D. Lgs. n. 546 del 1992. La richiesta di sospensione può essere inserita nel ricorso oppure presentata con atto separato e deve essere notificata alle altre parti e depositata presso la segreteria della Corte di giustizia tributaria. La sospensione concessa dal giudice viene meno con la pubblicazione della sentenza.

Trattazione della controversia

Come avviene la trattazione della controversia?

La controversia è trattata dai giudici in “camera di consiglio”, ossia senza la presenza delle parti. Tuttavia, sia il contribuente che l’Ufficio possono chiedere che la discussione avvenga in pubblica udienza.

Quali sono le spese del giudizio?

La parte soccombente è condannata a rimborsare le spese del giudizio, come stabilito dall’articolo 15 del D.Lgs. n. 546 del 1992. Questo significa che se il contribuente perde il ricorso, dovrà pagare le spese legali dell’Amministrazione finanziaria.

I gradi di giudizio successivi al primo

Cosa accade dopo la sentenza della Corte di giustizia tributaria di primo grado?

Dopo la sentenza della Corte di giustizia tributaria di primo grado, è possibile ricorrere in appello alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado competente. Il ricorso in appello deve essere proposto nelle stesse forme e con le stesse modalità del ricorso alla Corte di giustizia tributaria di primo grado e deve essere depositato nella segreteria della Corte di giustizia tributaria di secondo grado entro trenta giorni dalla proposizione.

Quali sono le possibilità di ricorso ulteriori?

Le sentenze pronunciate in grado d’appello possono essere impugnate con ricorso per Cassazione, per i motivi previsti dalla legge, come indicato dall’articolo 360 del codice di procedura civile. Il ricorso per Cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato iscritto nell’apposito albo e munito di procura speciale.

Conciliazione giudiziale

Cos’è la conciliazione giudiziale?

Il contenzioso può essere definito attraverso la conciliazione giudiziale, che può essere proposta dal giudice o dalle parti, secondo gli articoli 48, 48-bis e 48-ter del D. Lgs. n. 546 del 1992. La conciliazione giudiziale permette al contribuente di usufruire di una riduzione delle sanzioni amministrative: del 60% in primo grado, del 50% in secondo grado e del 40% nel corso dei giudizi di Cassazione. In caso di esito negativo del tentativo di conciliazione, è sempre possibile proseguire con il contenzioso.

Quali sono i vantaggi della conciliazione giudiziale?

La conciliazione giudiziale offre una soluzione rapida e meno costosa per risolvere le controversie fiscali, evitando la lunghezza e i costi dei procedimenti giudiziari. Inoltre, permette al contribuente di ottenere significative riduzioni delle sanzioni, riducendo l’onere finanziario complessivo.

Conclusioni e Come Possiamo Aiutarti In Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati Nell’Impugnare Accertamenti Fiscali

Affrontare un accertamento fiscale può essere un’esperienza complessa e spesso scoraggiante per qualsiasi contribuente. Gli avvisi di accertamento sono strumenti potenti utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per garantire la corretta riscossione delle imposte, ma possono risultare opprimenti per chi non possiede una conoscenza approfondita delle normative fiscali e delle procedure legali. In questo contesto, l’importanza di avere al proprio fianco un avvocato specializzato in accertamenti fiscali non può essere sottovalutata.

Un avvocato esperto offre competenze specifiche che sono essenziali per navigare attraverso le complessità delle leggi tributarie. La normativa fiscale italiana è intricata e in continua evoluzione, con regole dettagliate che disciplinano ogni aspetto della tassazione. Un avvocato specializzato è aggiornato su tutte le novità legislative e giurisprudenziali, garantendo che il contribuente riceva una consulenza precisa e tempestiva. Questa conoscenza approfondita permette di individuare rapidamente eventuali errori o abusi di potere da parte dell’Amministrazione finanziaria, costruendo una difesa solida e informata.

La preparazione di un ricorso contro un avviso di accertamento richiede una meticolosa attenzione ai dettagli. Un avvocato specializzato è in grado di analizzare minuziosamente l’avviso ricevuto, identificando ogni possibile vizio di forma o sostanza. La presentazione di un ricorso ben strutturato, che evidenzi chiaramente questi vizi, è fondamentale per aumentare le probabilità di successo. Inoltre, un avvocato può consigliare il contribuente sulla strategia migliore da adottare, sia essa la richiesta di riesame in via di autotutela o il ricorso giurisdizionale, e assisterlo nella compilazione e presentazione di tutta la documentazione necessaria.

La gestione dei termini e delle scadenze è un altro aspetto critico del processo di impugnazione. La mancata osservanza dei tempi previsti può comportare la decadenza del diritto di ricorso, con conseguenze finanziarie molto gravose. Un avvocato specializzato monitora attentamente tutte le scadenze, assicurando che ogni azione venga intrapresa entro i termini stabiliti. Questo include la presentazione del ricorso entro i 60 giorni dalla notifica dell’avviso di accertamento, il pagamento del contributo unificato e la costituzione in giudizio presso la Corte di giustizia tributaria.

Oltre alla preparazione del ricorso, un avvocato esperto può rappresentare il contribuente durante tutto il processo di contenzioso. Questo include la fase di discussione in “camera di consiglio” e, se richiesto, la partecipazione alle udienze pubbliche. La rappresentanza legale è essenziale non solo per presentare le argomentazioni del contribuente in modo chiaro e persuasivo, ma anche per rispondere tempestivamente a qualsiasi controargomentazione presentata dall’Amministrazione finanziaria. La presenza di un avvocato garantisce che i diritti del contribuente siano adeguatamente difesi in ogni fase del procedimento.

Un altro vantaggio significativo di avere un avvocato specializzato è la possibilità di esplorare soluzioni alternative al contenzioso, come l’acquiescenza e l’accertamento con adesione. Queste procedure possono offrire vantaggi notevoli, come la riduzione delle sanzioni e la possibilità di rateizzare il debito. Un avvocato può guidare il contribuente attraverso queste opzioni, negoziando direttamente con l’Amministrazione finanziaria per ottenere le condizioni più favorevoli. Questa capacità di mediazione può risparmiare tempo e denaro, evitando le lunghe e costose battaglie legali.

La complessità del contenzioso tributario spesso comporta il rischio di sanzioni finanziarie significative in caso di soccombenza. Un avvocato specializzato può mitigare questo rischio, costruendo una difesa basata su solidi principi giuridici e su una comprensione dettagliata delle circostanze specifiche del caso. Inoltre, in caso di esito favorevole, un avvocato può assistere il contribuente nel recupero delle somme pagate in eccesso, garantendo che venga seguito l’iter corretto per ottenere il rimborso entro i termini previsti dalla legge.

È importante considerare anche l’aspetto psicologico del contenzioso tributario. Affrontare un accertamento fiscale può essere stressante e intimidatorio. La presenza di un avvocato esperto non solo offre supporto tecnico, ma anche un sostegno morale significativo. Sapere di poter contare su un professionista qualificato che difenderà i propri interessi permette di affrontare la situazione con maggiore serenità e fiducia. L’avvocato diventa un alleato prezioso, in grado di fornire consulenza strategica e di rassicurare il contribuente durante tutte le fasi del procedimento.

In conclusione, avere al proprio fianco un avvocato specializzato in accertamenti fiscali è un investimento fondamentale per qualsiasi contribuente che si trovi ad affrontare un avviso di accertamento. La competenza legale, la capacità di gestione delle scadenze, la rappresentanza in giudizio e la possibilità di esplorare soluzioni alternative sono solo alcuni dei vantaggi offerti da un professionista esperto. La complessità delle normative fiscali e le gravi conseguenze finanziarie di una gestione inadeguata rendono indispensabile il supporto di un avvocato qualificato. Affidarsi a un professionista del settore non solo aumenta le probabilità di successo nel contenzioso, ma garantisce anche una protezione efficace dei diritti e degli interessi del contribuente.

A tal riguardo, l’avvocato Monardo, coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, è gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Ha conseguito poi l’abilitazione professionale di Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021).

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Giuseppe Monardo

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